Dove non arrivano i Sindaci , forse riuscirà Asso-Consum , la quale ha già diffidato Acqua Enna a non  emettere nelle prossime bollette la voce "partite pregresse" . A darne notizia è Pippo Bruno il quale ha annunciato che a muoversi è lo stesso presidente nazionale Ettore Salvadori  al fine di tutelare i cittadini e invitare Acqua Enna al rispetto delle sentenze della Corte di Cassazione e del Tribunale di Enna che hanno ritenuto illegittime i pagamenti delle  partite pregresse, attivando  le procedure previste dal Codice del Consumo finalizzate ad ottenere dalla competente Autorità Giudiziaria un mirato provvedimento inibitorio nei confronti della società “Acqua-Enna”.  Sarà un muro contro muro a furor di carte bollate che non mancherà di riempire ancora le cronache di una vicenda frutto solamente dalla negligenza e dal silenzio dei Sindaci del territorio che forse hanno perso l'occasione per mettere la parola fine a una vicenda  che nel tempo ha finito per alzare il costo dell'acqua potabile a discapito dei propri cittadini. 

Stop ai tamponi per chi è asintomatico. L’appello è stato fatto dai governatori delle Regioni al governo, dal momento che l’operazione di test, dato l’elevatissimo numero di contagi e di richieste di tamponi di questo periodo, è diventata insostenibile. Gli hub dove poter fare i tamponi sono inavvicinabili e il sistema di tracciamento è andato in tilt. Inoltre per molti presidenti di Regione il costo dei test sta pesando eccessivamente sulle casse e il tracciamento si sta rivelando uno spreco di risorse e personale che potrebbe invece essere utilizzato per incrementare il ritmo delle vaccinazioni giornaliere .Sulla proposta delle Regioni il Governo assicura un confronto in tempi strettissimi con il Cts: spetterà dunque all’organo sanitario prendere una decisione in tal senso ."Ho chiesto ai ministri Gelmini e Speranza di poter smettere di fare tamponi a raffica sulle persone asintomatiche perché oggettivamente questo sistema non regge più in tutta Italia. Tutte le Regioni sono disperate. È impossibile fare un tracciamento quando i casi sono milioni e nel giro di una settimana andrebbe tracciata quasi tutta la popolazione”, ha sottolineato il presidente dell'Abruzzo, Marco Marsilio.A margine della riunione dell'Unità di crisi regionale, il governatore ha spiegato come si stia “cercando di incrementare al massimo possibile la capacità di vaccinazione” e la questione dei tamponi non può che incidere sulla somministrazione delle dosi per l’immunizzazione. “Non si è in grado di sostenere questa mole di casi positivi e di tracciamento e fare contestualmente la campagna vaccinale, gli screening” Dello stesso parere anche Donato Toma, governatore del Molise: "Stiamo facendo tanti tamponi ai negativi asintomatici e questo ci sottrae risorse. Il tampone andrebbe fatto secondo me al primo sintomo sospetto, su questo le Regioni sono compatte. È una raccomandazione che facciamo per non sovraccaricare un sistema già in fibrillazione. Basterebbe rispettare un'auto-sorveglianza precisa e consapevole” Anche dallo Spallanzani di Roma arriva un appello a evitare tamponi moleocolari superflui. "Non facciamo test inutili. Nell'ultima settimana è andata crescendo la richiesta di tamponi per SARS CoV2. E si sta già determinando in alcune situazioni una difficoltà ad ottenere un tampone molecolare in tempi brevi. Ma le alternative ci sono. In moltissimi casi, ad esempio tamponi fatti da persone asintomatiche a basso rischio, basta il risultato di un tampone antigenico".

Fonte Sky tg24

Si ha l'impressione di essersi " incartati" ( come si dice di solito quando una persona non riesce più a capire come risolvere un problema. Perchè , piaccia o no , il problema è quello del rirtorno a scuola alla luce dell'aumento incessante dei contagi. A chiedere la Dad sono i capi d'Istituto i quali sostengono che il ritorno in aula degli studenti sarebbe ingestibile. ”Si tratta di una situazione epocale, mai sperimentata prima- scrivono i dirigenti-, rischiosa e ad oggi già prevedibile. Non è possibile non tenerne conto. Una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa”. A tre giorni dall'inzio delle lezioni sembra che il Governo Nazionale voglia resistere nel mantenere intatte le proprie decisioni e che si sia creato un muro contro muro che ha finito per generare confusione , incertezza , sconcerto con l'effetto sicuramente prevedibile che alla fine saranno i genitori coloro che prenderanno le decisioni secondo coscienza per tutelare i propri figli. Altro tema scottante è quello dei trasporti. Su questo argomento è meglio stendere un velo pietoso perchè nessun Ministro e nessun Governo è riuscito a trovare la soluzione non solo sui controlli ma anche nell'intera organizzazione dei traporti locali. Insomma la Omicron avanza e si diffonde a tal punto che i medici di alcune ASL hanno lanciato l'allarme di eventuale zone nere. " Già adesso - scrivono - siamo al collasso." Temono cioè di trovarsi a decidere chi curare e chi no.

Ricorre oggi il 38esimo anniversario dell'omicidio di Giuseppe Fava. Il cronista e scrittore, fondatore del mensile "I Siciliani", fu assassinato dalla mafia la sera del 5 gennaio 1984, davanti all'ingresso del teatro Stabile di Catania. Nella ricorrenza dell'anniversario, su iniziativa della Fondazione Giuseppe Fava, il giornalista e scrittore siciliano verrà ricordato con l'assegnazione del Premio Nazionale Giornalistico a lui intitolato "Nient'altro che la verità. Scritture e immagini contro le mafie".

Lo ha detto  rispondendo ai cronisti a Palazzo Orleans. " Con questa tendenza di contagi la zona arancione sarà inevitabile, dobbiamo allungare più possibile la permanenza in zona gialla» A proposito del diffondersi del virus in Sicilia, il Presidente della regione ha poi detto che : " «A Palermo il 70% dei ricoverati per il Covid non è vaccinato. Il paradosso è che queste persone chiedono di non essere curate, perché negano persino l’esistenza del contagio. Rifiutano le cure mediche, questo è un dato davvero allarmante. Dobbiamo non solo lavorare per curare quelli che sono vaccinati con sintomatologia assolutamente lieve ma dobbiamo convincere i no vax a farsi curare e diventa più problematico». E ancora sul rientro a scuola: «Il tema delle riaperture delle scuole sarà affrontato entro le prossime 24 ore, stamattina ne ho discusso con l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla. Attendiamo che il governo centrale faccia capire le sue intenzioni, a ore si riunirà la Conferenza Stato-Regioni, noi vorremmo che la scuola fosse l’ultimo spazio a chiudere. Fino all’ultimo minuto dobbiamo guardare alla tendenza delle curva epidemiologica». 

Una mascherina Ffp2 su Amazon costa 24 centesimi nella versione più economica, 80 centesimi in quella più sofisticata. In farmacia il prezzo schizza a 2,50 euro e anche di più. Soprattutto ora che il prodotto è diventato merce rara: da Natale è obbligatorio anche per i vaccinati con terza dose per entrare in cinema, teatri, sale da concerto, musei e mezzi di trasporto pubblici. E va a ruba. Alla quarta ondata di pandemia suonano come un pessimo dejà vu sia la polemica sui prezzi sia la caccia spasmodica alle mascherine introvabili, le cui vendite sono aumentate di oltre il 70% in pochi giorni. E anche a questo giro il mercato si è fatto trovare impreparato alle normative. Il Governo solo adesso sta cercando di correre ai ripari . Verrà incaricata la struttura commissariale guidata dal commissario Figliuolo - anticipa il sottosegretario alla Salute Andrea Costa - Codacons alza l'asticella e chiede che mascherine e tamponi siano gratuiti per i vaccinati come in Germania. «L'esperienza del passato ci insegna che il Covid ha portato ad un'impennata dei listini al dettaglio dei prodotti più richiesti - denuncia il presidente di Codacons Carlo Rienzi - e il rischio concreto è che dopo le festività, con la ripresa delle attività e degli spostamenti, il prezzo delle Ffp2, che già in queste ore inizia a subire rincari, possa schizzare alle stelle. A tale situazione si aggiunge il caos tamponi e costi immensi per la collettività pari a circa 15 milioni di euro al giorno solo per i test».

 “In relazione alla riapertura delle scuole, sento circolare l’ipotesi di tenere a casa i bambini non vaccinati. Mi sembrerebbe una misura tanto odiosa e discriminatoria, quanto ingestibile. Credo che si debbano prendere misure semplici ed equilibrate, con l’obiettivo di aprire le scuole in presenza quanto prima e per sempre”. A dirlo in una nota il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. “Nel quadro attuale di diffusione del contagio fra i giovanissimi, mi parrebbe una misura equilibrata e di grande utilità il semplice rinvio del ritorno a scuola – aggiunge -. Prendere 20/30 giorni di respiro, consentirebbe di raffreddare il picco di contagio – che avrà a gennaio probabilmente un’altra spinta – e di sviluppare, in questi giorni, la più vasta campagna di vaccinazione possibile per la popolazione studentesca”.
Secondo De Luca “non sarebbe di certo una misura ideale, ma consentirebbe di riprendere a breve le lezioni in presenza con maggiore serenità per gli alunni, per le famiglie, per il personale scolastico”.
(ITALPRESS).

Sulle partite pregresse sono poche le voci di Sindaci e Consiglieri Comunali che con ogni mezzo cercano di far prevalere il diritto dei cittadini sancito peraltro dalle sentente della Corte Costituzionale e del Tribunale di Enna. Una di queste voci è stata ed è quella della Consigliere Comunale di Regalbuto Santa Todaro , la quale ci invia un suo Comunicato che pubblichiamo. Su questo argomento , abbiamo scritto in un nostro precedente articolo, crediamo che si giocherà una parte cospicua della prossima campagna elettorale per le amministrative che a Regalbuto si svolgeranno nella prossima primavera. Su questo argomento i prossimi candidati a Sindaco dovranno , a parer nostro, dire parole chiare con la manifestazione di un Si o un No al mantenimmento in bolletta della voce " partite pregresse".

"A distanza di tre mesi dall’ordinanza della Suprema Corte di Cassazione che dichiara illegittima la richiesta agli utenti,da parte del gestore idrico, di riscossione di somme retroattive ;Dopo la sentenza d’appello del Tribunale di Enna del 14/12/2021, conforme all’ordinanza della Corte di Cassazione, che dà ragione ai cittadini sulla illegittimità delle “partite pregresse”: I Sindaci della ex provincia di Enna decidono di……TACERE .Dal mese di settembre si attende di conoscere la loro posizione circa le azioni da intraprendere al fine di percorrere la via giusta che metta fine alla disputa che da anni contrappone i cittadini rappresentati dall’associazione dei consumatori e da diversi comitati che si sono formati nel corso degli anni, confortati da numerose sentenze di Giudici di Pace che hanno confermato l’illegittimità della richiesta di partite pregresse, e l’ambiguo comportamento dei Sindaci che disertano le assemblee ATI continuando a rinviare la trattazione dell’argomento. CODARDIA o COLLUSIONE? L’amara constatazione  è, che un problema così chiaramente lesivo per la collettività, venga gestito da politicanti i quali più che perseguire il bene comune preferiscono il proprio tornaconto personale  politico-elettorale. La maggioranza dei nostri Sindaci ha preferito disertare l’assemblea convocata il 21 dicembre e poi riconvocata il 29/12 in videoconferenza,con un solo punto all’o.d.g. (partite pregresse alla luce della sentenza di cassazione). Soltanto 5 Sindaci su 25 rappresentanti erano presenti e precisamente i Sindaci di AGIRA,CENTURIPE,CATENANUOVA,CALASCIBETTA e PIAZZA ARMERINA (il quale è presidente). In tal modo,venendo a mancare il numero legale, l’argomento non si è potuto trattare. Nel frattempo cresce la rabbia dei cittadini che si sentono presi in giro dai loro rappresentanti, mentre il gestore idrico acquaenna continua a richiedere in bolletta, alla voce “Partite Pregresse”, somme che per la giustizia civile non sono dovute dai cittadini.  "                                                                 

 Consigliere Comunale Santa Todaro

Il settore alimentare è uno dei principali responsabili delle emissioni di gas serra e, in vista della neutralità climatica, l’Unione europea si sta impegnando a limitarne l’impatto negativo. Una delle strategie è quella di introdurre etichette sui cibi per indicarne la sostenibilità e permettere così ai consumatori di compiere scelte maggiormente informate. Le potenzialità sono molte, ma gli strumenti sono ancora limitati. Secondo la commissione europea, il settore alimentare contribuisce per almeno un terzo alle emissioni globali di gas serra. A seconda del paese, in Ue questa quota si attesta tra il 25% e il 42%. In vista degli impegni presi per lo European green deal, che prevede la neutralità climatica entro il 2050, è quindi necessario limitare la capacità inquinante di questo settore. In questo senso è stata proposta l’introduzione delle etichette “a semaforo” simili a quelle relative all’efficienza energetica degli elettrodomestici. Questo sistema sta acquisendo grande popolarità in molti paesi europei. Le etichette indicherebbero le quantità di Co2 associate al prodotto che si intende acquistare.Al momento, su molti prodotti già si trovano etichette che indicano se l’alimento in questione è stato prodotto secondo certi standard. Parliamo ad esempio dell’etichetta attribuita ai prodotti biologici o del mercato equo-solidale, ma ce ne sono molte altre. Queste etichette, chiamate anche “etichette singole”, aiutano i consumatori a compiere una scelta consapevole quando fanno acquisti e sono inoltre un indicatore importante dell’impegno delle aziende verso standard elevati di produzione.Si tratta però di strumenti limitati, perché forniscono informazioni su un singolo aspetto del processo produttivo. Alcune poi sono ideate dalle stesse aziende produttrici, che in diversi casi non sono trasparenti rispetto ai criteri seguiti e si limitano a utilizzare termini generici come “green” o “ecologico”.Un’etichetta prodotta sulla base di standard definiti chiaramente e che tenga in considerazione vari fattori ambientali non solo sarebbe capace di fornire informazioni più complete ai consumatori, ma potrebbe essere anche uno strumento efficace per ridurre le emissioni legate al settore alimentare.Una recente ricerca dell’università di Oxford dimostra infatti che le etichette possono effettivamente influenzare le decisioni dei consumatori e persuaderli a scegliere i cibi meno inquinanti.Attraverso la strategia Farm to fork, parte dello European green deal, l’Ue intende armonizzare l’etichettatura dei cibi entro la fine del 2022. Sono 3 le principali proposte intorno alle quali si sta articolando il dibattito. In primo luogo, l’introduzione del “Nutri-score“, che classificherebbe gli alimenti secondo le loro qualità nutrizionali. Poi, un’etichetta riguardo il benessere degli animali durante il processo produttivo e un possibile ampliamento della gamma di prodotti per cui deve essere indicato il paese di origine. Non è ancora certo che la valutazione ambientale venga inclusa nel Nutri-score.Tuttavia, secondo uno studio del 2020, più della metà della popolazione Ue vorrebbe avere un’idea più chiara dell’impatto ambientale dei cibi da loro consumati.A giugno del 2020, un’iniziativa di cittadini europei ha proposto l’introduzione di un Eco-score, prendendo spunto dai progetti nazionali lanciati da alcuni paesi membri tra cui la Francia e la Germania. Un altro programma pilota, cui hanno partecipato una serie di grandi imprese, è quello dell'”Enviroscore“, che ha preso il via nell’autunno 2020.Il rischio che queste iniziative non abbiano effetti sostanziali, ma solo di facciata, è sempre alto. Il principale elemento critico sono i criteri utilizzati per la formulazione delle etichette. Spesso, questi trascurano aspetti importanti come l’uso di pesticidi, la biodiversità, il benessere animale e ambientale. Questioni che sono state incluse, per esempio, nel sistema di etichettatura francese “Planet-score”.Per contrastare efficacemente il fenomeno però, la soluzione migliore sarebbe quella di avere un’unica modalità di etichettatura a livello europeo, che faccia uso di criteri comprensivi. Anche se il Nutri-score, volendo congiungere la parte nutrizionale e quella ambientale, potrebbe paradossalmente risultare troppo ampia.

fonte Openpolis

Gli infortuni sul posto di lavoro sono ancora una realtà in Europa e molte persone perdono la vita in questo modo. La Francia, in particolare, è il paese in cui nel 2018 sono stati registrati più episodi di questo tipo: 3.400 ogni 100mila occupati. Mentre il numero maggiore di incidenti fatali è stato riportato in Austria, con 4,31 decessi ogni 100mila lavoratori. La pandemia ha avuto un impatto su questo fenomeno, riducendo, con il lockdown, le occasioni per incidenti "tradizionali" ma creando allo stesso tempo insicurezza sanitaria. In Italia le denunce per infortunio mortale registrate  nel 2020 rispetto al 2019 sono del 34,5 % . Nel 2020, rispetto all'anno precedente, è diminuito in Italia il numero di denunce sporte per infortunio sul posto di lavoro (-11%), ma è aumentato significativamente il numero degli incidenti mortali. Per quanto riguarda i dati relativi ai primi mesi del 2021, la tendenza sembra si stia invertendo, ma si tratta di informazioni da analizzare con cautela considerata la tardività delle denunce.