La Sicilia la Regione con la maggiore "povertà educativa"
Sono la Sicilia e la Campania a detenere il triste primato delle regioni italiane con la maggiore “povertà educativa”, cioè quelle in cui è più scarsa e inadeguata l’offerta di servizi e opportunità formative che consentano ai minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Fanno da contraltare Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, le aree più “ricche” di offerta formativa ed extracurriculare per i minori. Questo il ritratto a chiaroscuro di un’Italia lontana dai target europei, in cui le opportunità per bambini e adolescenti sono esigue sia a scuola che fuori, come emerge dal rapporto inedito di Save the Children Liberare i bambini dalla povertà educativa del 2016. In Sicilia è scarsa l’offerta di servizi all’infanzia, con una percentuale del 6 % di bambini tra gli 0 e i 2 anni riesce ad andare al nido o usufruisce di servizi integrativi, a fronte di una media nazionale del 13%, ma addirittura è la regione con la peggiore offerta di mense scolastiche in Italia (non ne usufruiscono l’ 80% degli alunni, contro la media nazionale del 48% ). La regione ha un altro primato negativo per quanto riguarda il tempo pieno nelle scuole primarie (non presente nel 92% delle classi, 68% il dato nazionale), mentre si allinea per quelle secondarie di primo grado (79% delle classi ne è privo a fronte dell’80% in Italia). In Sicilia è scarsa l’offerta di servizi all’infanzia, con una percentuale del 6 % di bambini tra gli 0 e i 2 anni riesce ad andare al nido o usufruisce di servizi integrativi, a fronte di una media nazionale del 13%, ma addirittura è la regione con la peggiore offerta di mense scolastiche in Italia (non ne usufruiscono l’ 80% degli alunni, contro la media nazionale del 48% ). La regione ha un altro primato negativo per quanto riguarda il tempo pieno nelle scuole primarie (non presente nel 92% delle classi, 68% il dato nazionale), mentre si allinea per quelle secondarie di primo grado (79% delle classi ne è privo a fronte dell’80% in Italia).
Un pò di storia del carnevale di Regalbuto.
Quanto peserà nel 2021 la mancanza della 74^ edizione del Carnevale ? Forse tanto , forse poco ma si sa che la "festa" è uno degli appuntamenti più attesi per i regalbutesi . Abbiamo lanciato l'idea di far rivivere il Carnevale dalle foto , dai video delle passate edizioni . Noi ogni settimana sulla pagina Eventi trarrermo spunto per accennare in piccole pillole, una tradizione che dura da più di 130 anni. ............" Inizialmente, i principi ispiratori di questa manifestazione si basavano sulla magia: eliminare il male che si accumulava durante la stagione invernale, propiziare la fertilità delle campagne, del bestiame e anche delle donne. Agli inizi del Novecento i Regalbutesi celebrano il carnevale in modo trasgressivo e burlesco e, sempre più, esso assume le caratteristiche di una celebrazione di un mondo alla rovescia, per rompere in modo satirico, con la rigidità dei costumi dell’epoca. Oggi, per certi versi, il carnevale regalbutese significa il curioso retaggio del passato, ma è soprattutto una simpatica divagazione che stuzzica tutti. Immersi in un bagno di folla allegra e ballerina, fra giochi di luci e colori, dove impazzano il ritmo della musica e i sacchi di coriandoli, fra maschere, contradanze e carri allegorici, in questi giorni, è impossibile che qualcuno possa avere malinconia o pensieri tristi. Il Nostro Carnevale continua con innovazione e spettacolo e c’è solo un modo per scoprirlo: partecipare! " Tratto dal sito web " Carnevale di Regalbuto"
Italpress - C’è anche il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, tra gli indagati nell’ambito di una maxi operazione contro la ‘ndrangheta, coordinata dalla Procura Distrettuale di Catanzaro. A renderlo noto è lo stesso Cesa, annunciando le dimissioni: “Ho ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017. Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla Procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato”.
ARS .Via libera all'esercizio provvisorio.
Via libera all’Assemblea regionale Siciliana al Ddl sull’esercizio provvisorio. La legge è passata con 39 voti favorevoli, 14 astenuti e sei contrari. Una capigruppo adesso stabilirà l’ordine dei lavori per il prosieguo della settimana.
L’esercizio provvisorio per il 2021 autorizza lo sblocco della spesa regionale di circa 231 milioni di euro fino al 28 febbraio, data entro la quale interverrà l’approvazione del bilancio di previsione e della legge di stabilità per il 2021. Si tratta della prima applicazione dell’intesa conclusa con lo Stato il 14 gennaio scorso.
Oltre a sbloccare le spese di funzionamento della Regione Siciliana, la legge sull’esercizio provvisorio finanzia in dodicesimi la spesa degli enti pubblici regionali, i contributi per la gestione di parchi e riserve naturali, consente il pagamento della quarta trimestralità relativa alle spese di funzio-namento degli enti locali siciliani oltre a riattivare una serie di servizi essenziali come i contributi ai portatori di disabilità e per le modalità di contrasto al COVID 19.
Interventi sono previsti anche in favore dei teatri, musei ed altre attività culturali oltre alle attività sportive e turistiche. La legge approvata istituisce, presso la Regione Siciliana, il Collegio dei Revisori dei Conti, organo di controllo contabile che consentirà la verifica sulla spesa regionale.
Con l’approvazione dell’esercizio provvisorio il Governo dovrà compiutamente definire le misure del piano di risanamento e di riqualificazione della spesa in attuazione dell’accordo stipulato con il Governo nazionale, in modo da approvare entro il 28 febbraio la legge di stabilità in seno alla quale saranno previste specifiche misure di contenimento e razionalizzazione della spesa corrente regionale, misure già avviate dal Governo regionale nell’ultimo triennio che verranno quindi struttu-rate in termini puntuali.
(ITALPRESS).
Modelle minorenni reclutate sui social e poi abusate.
Sicilia in zona rossa . Firmato il nuovo Dpcm.
l premier Giuseppe Conte ha firmato il nuovo Dpcm contenente le misure anti-Covid valide dal 16 gennaio al 5 marzo. Quasi tutta Italia finisce in zona arancione e permane il divieto di spostarsi tra Regioni fino al 15 febbraio. Gli impianti da sci rimangono chiusi fino al 15 febbraio, mentre palestre, piscine e cinema fino al 5 marzo. Cibo e bevande potranno essere acquistati nei bar fino alle 18.
ZONE ROSSE (al momento Bolzano, Lombardia e Sicilia):
- SPOSTAMENTI. Vietato ogni spostamento anche all'interno dei comuni, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute. Sono comunque consentiti gli spostamenti strettamente necessari ad assicurare lo svolgimento della didattica in presenza nei limiti in cui la stessa è consentita. È consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza. Si può andare una sola volta al giorno nel proprio comune, tra le 5 e le 22, a casa di amici e parenti al massimo in due persone (non si contano minori di 14 anni e persone disabili o non autosufficienti conviventi). Per i comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, le visite sono consentite per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.
- NEGOZI. Stop alle attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attivita' di vendita di generi alimentari e di prima necessità. Sono chiusi, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici. Restano aperte le edicole, i tabaccai, le farmacie e le parafarmaci.
- RISTORANTI E BAR. Chiusi, ma è sempre consentito l'asporto (fino alle 22 per i ristoranti, fino alle 18 per i bar) e delivery.
- SPORT. Sospese tutte le attività anche nei centri all'aperto. E' consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con mascherina; è consentito anche lo svolgimento di attività sportiva esclusivamente all'aperto e in forma individuale.
- SCUOLA. Restano aperte scuola dell'infanzia, scuola primaria, servizi educativi per l'infanzia e primo anno delle medie. Le altre attività scolastiche e didattiche si svolgono esclusivamente con modalità a distanza.
Coronavirus. Sicilia verso la zona rossa.
A grandi passi la Sicilia conta le ore che la separano dalla "zona rossa" almeno per due settimane. A chiederlo è stato il Presidente della Regione Musumeci , il quale ha fatto sapere che se Speranza non dovesse accettare la richiesta , sarà lo stesso Musumeci a firmare l'ordinanza che dichiarerà zone rosse molti dei comuni siciliani. Naturalmente manca ancora l'ufficialità ma sarà questione di ore dato che l'ordinanza dovrebbe partire dal 17 gennaio prossimo. Numeri dei casi in aumento, indice di positività più alto d’Italia, ospedali sotto pressione.Questi sono i motivi che in questo momento fanno della Sicilia assieme alla Lombardia le uniche Regioni che potrebbero ricevere il via alla zona rossa. Per oggi sono attese le ordinanze.
Oltre 100 i cambi di casacca durante il Conte II
Li chiamano "responsabili" ma spesse volte dietro il termine responsabili si nasconde il cambio di casacche di deputati e senatori che transitano da un partito all'altro o passano nel cosidetto " gruppo misto " . Deputati e senatori esercitano la loro funzione senza vincolo di mandato. Un principio alla base della nostra democrazia rappresentativa, ma che con il forte incremento dei cambi di gruppo in parlamento viene messo costantemente in discussione. Così come riportato da Openpolis, nel corso della XVIII legislatura i cambi di gruppo totali sono stati 147. Di questi, 118 si sono verificati a seguito dell’insediamento del governo Conte II. 57 sono invece quelli avvenuti nel 2020. La principale vittima di questa dinamica è stata il Movimento 5 stelle che ha perso complessivamente 33 membri. Ma tutte le principali forze politiche nel corso di quest’anno hanno registrato flussi in entrata o in uscita. In questo particolare momento , data l'attuale crisi del Governo Conte , così come avvenuto nel corso della prima legislatura Conte 1 , (cioè dal primo giugno 2018 al 5 settembre 2019) si siano registrati circa 1,61 cambi al mese. Con l'inizio dell'esecutivo giallo-rosso il dato è poi esploso a 7,3. Ciò ha conciso con la nascita di Italia viva che nel settembre 2019 ha portato a 51 cambi di casacca. Nel 2020 infine la media si è attestata a 4,5 cambi al mese. In tale situazione crediamo che i partiti che compongono la maggioranza sono già da tempo in movimento per cercare i numeri necessari a Governare per colmare l'uscita dei deputati e senatori di Italia Viva. Quelloo dei cambi di casacca è un fenomeno che nel corso della prima Repubblica era piuttosto raro che si manifestasse per via del fatto che era piuttosto spiccato in ogni parlamentare , ma non solo, il senso di appartenenza ideologico ad un partito. Oggi con il crollo delle ideologie e la fine dei partiti è facile passare , anche più volte nello stesso anno, da un gruppo all'altro , con la conseguente variazione dei numeri all'interno di ogni gruppo parlamentare.
Quanto spendono i Comuni per la gestione dei rifiuti urbani ?
L’efficacia nella gestione dei rifiuti urbani, della raccolta differenziata e nello smaltimento dei rifiuti industriali rappresenta da sempre un tema caldo nel dibattito locale sui territori. Il tema dei rifiuti urbani è spesso presente nel dibattito pubblico, che si tratti della raccolta di immondizia per le strade o della localizzazione di una nuova discarica. La fondazione Openpolis ha di recente effettuato una ricerca sulla quantità dei rifiuti nelle città Italiane e la relativa spesa pro capite per il cittadino contribuente , i dati si riferiscono all'intervallo di tempo che va dal 2011 al 2019. E' interessante sapere che Il catasto dei rifiuti dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nel suo studio considera le seguenti frazioni merceologiche: rifiuti urbani indifferenziati, rifiuti dallo spazzamento stradale destinati allo smaltimento, altri tipi di rifiuti urbani indifferenziati.Negli anni tra il 2011 e il 2019 la produzione di rifiuti urbani in Italia ha avuto un andamento abbastanza costante. Nel 2011 nel paese si sono prodotti 31,38 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, nel 2019 il dato è sceso a 30,07, con una diminuzione del 4,2%. La produzione minima si è verificata nel 2015 (29,52 milioni di tonnellate).I dati italiani sono sostanzialmente con quelli degli altri paesi europei . Nel 2018, infatti, in Italia si producevano 499 chili pro capite di rifiuti, una cifra di poco superiore alla media dei 28 paesi Ue (489 kg).La competenza per la gestione dei rifiuti urbani non speciali è quasi sempre in capo alle amministrazioni comunali o a società partecipate da enti pubblici, le quali gestiscono il servizio per conto dei comuni. Nei bilanci esiste una voce di spesa chiamata "rifiuti".Si tratta di uno dei capitoli di bilancio della missione "Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente", Nella voce dedicata ai rifiuti le amministrazioni inseriscono importi di spesa in bilancio per l'amministrazione, ispezione, funzionamento o supporto alla raccolta, al trattamento e ai sistemi di smaltimento dei rifiuti.Questo capitolo comprende le spese per la pulizia di strade, piazze, viali, mercati, oltre che per la raccolta di tutti i tipi di rifiuti (da differenziare o smaltire senza differenziazione). Sono inclusi inoltre i costi di trasporto nei luoghi di trattamento o nella discarica.Qui sono infine comprese le spese per sovvenzioni o sussidi a sostegno del settore, per la costruzione o il miglioramento dei sistemi sui rifiuti e per i canoni o i contratti di servizio con le aziende per i servizi di igiene ambientale. Openpolis a questo proposito ha pubblicato il grafico delle spese pro capite dei rifiuti nei comuni con più di 200 mila abitanti.Se consideriamo i grandi comuni italiani, Venezia è quello ad aver speso di più per la gestione dei rifiuti urbani nel 2019: 464,99 euro pro capite. Dietro il capoluogo veneto troviamo Genova (324,61), Roma (273,77) Firenze (234,86) e Torino (230,93).In coda alla classifica delle città con più di 200mila abitanti ci sono tre comuni del nord-est: Padova (205,86), Trieste (162,78) e Verona (161,52). A seguire Openpolis ha pubblicato la spesa di tutti i comuni d'Italia nella gestione dei rifiuti che potrete consultare . Il Comune di Regalbuto nel 2019 ha speso 1.621.966 di eu alla voce "sviluppo sostenibile e tutela del territorio e ambiente " che comprende la somma di tutte le spese per la tutela dell'ambiente, lo smaltimento dei rifiuti e la gestione del servizio idrico. Per una spesa pro capite di 232,00 euro. A Enna nel 2019 la spesa pro capite per la gestione dei rifiuti è stata di 219,32 , a fronte di una spesa globale di 5.846.671.9 eu e un numero di abitanti pari a 27243. Il Comune di Agira nel 2019 ha speso 1.059.187.74 eu a fronte di 8222 abitanti. Abbiamo cercato di pubblicare la spesa anche degli altri Comuni dell'Ennese ma c'è da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Non sono disponibili i dati di alcuni comuni perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2019.
FONTE OPENPOLIS
No alle scorie nucleari in Sicilia.
n Sicilia sono state individuate quattro aree potenzialmente idonee per la costruzione del deposito nazionale nucleare. Si trovano nelle province di Trapani, Palermo e Caltanissetta.Nel dettaglio, i Comuni sono Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera potrebbero ospitare in futuro le scorie nucleari derivanti dalle centrali dismesse. In base a questi pareri, il Ministero dello Sviluppo Economico convaliderà la versione definitiva della Carta, ovvero la Cnai, la Carta Nazionale delle Aree Idonee. La Cnai sarà il risultato dell’aggiornamento della Cnapi sulla base dei contributi emersi durante la consultazione pubblica. Sarà una procedura fortemente partecipata e trasparente, condotta coinvolgendo gli amministratori e i cittadini tutti, e al termine della quale potranno pervenire le candidature dei comuni. Come prevedibile il coro dei NO si è sollevato da tutte le parti siano esse Istituzionali che semplici cittadini , quest'ultimo hanno formato un gruppo sui social che in poco tempo ha raggiunto le 10000 adesioni. Sta per partire anche la consultazione pubblica alla quale ha aderito anche Anci Sicilia.