Tra la fine del secolo VIII e gli inizi del XIX secolo, mons. G. Gravina curò il rifacimento della chiesa nelle sue forme attuali. Dell’architettura pre-settecentesca rimangono pochi elementi.
Il prospetto della chiesa Abbazia disegnato dall’architetto Cadorna crollò nel 1911 in seguito ad una bufera. L’attuale facciata è opera dell’architetto G. Greco, che la realizzò tra il 1916 e il 1928. La grande nicchia centrale con il gruppo di S. Filippo che sconfigge il demonio sovrasta sei nicchie con le statue dei protettori delle altre sei parrocchie di Agira. Nel medaglione sopra la porta principale è raffigurata S. Maria Latina; sopra le altre due porte sono raffigurati S. Filippo diacono e S. Eusebio.
All’interno, le tre navate sono divise da colonne rivestite in marmo rosso. La navata centrale è sovrastata da una volta a botte. Nella navata sinistra si possono osservare i tre pannelli di un polittico del XV secolo che raffigurano la Madonna con bambino, S. Benedetto e S. Calogero. Modi di derivazione tardo bizantina si associano ad elementi gotici legati alla cultura catalana e a motivi orientali derivati in Sicilia dall’influenza degli artigiani arabi.
Dalla stessa navata una scala conduce alla “cateva”, dove è il sepolcro di S. Filippo. Questa grotta fu in origine il luogo dove Filippo si recava con i suoi discepoli per celebrare la messa tra i ruderi del tempio di Gerione. Qui Filippo morì e fu sepolto. In periodo arabo, per timore di perdere le reliquie del santo, la cateva fu murata e ritrovata nel XVI secolo. Sopra la scultura in marmo del XVI secolo, che rappresenta S. Filippo giacente, è una nicchia con rilievo raffigurante il santo. Attraversata la navata, presso il presbiterio, sugli stalli del coro, che è in legno di noce, intagliato nel XIX secolo, sono raffigurati episodi della vita di San Filippo. L’altare fu realizzato negli anni ’60 dall’architetto G. Leone. Nella chiesa sono conservate l’arca d’argento che contiene le reliquie di San Filippo e la statua, pure in argento, del santo. Entrambe sono opere del XVII secolo, realizzate quindi subito dopo la scoperta della tomba del santo.
Quattrocentoventinove pergamene di grande valore e prestigio, che vanno dall’XI secolo al XVI secolo, sono conservate nell’archivio storico.
AGIRA. L'ABBAZIA TRA I BENI DI INTERESSE STORICO. In evidenza
La Soprintendenza Archivistica della Regione Sicilia ha avviato ufficialmente l’iscrizione dell’Archivio e del tabulario dell’Abbazia San Filippo di Agira tra i “Beni di interesse storico particolarmente importante”. La comunicazione a riguardo è stata ufficiale e ad essa faranno seguito disposizioni di protezione, conservazione e vigilanza da parte delle autorità competenti fino al completamento del termine di procedimento.
L’Ufficio regionale per la tutela dei beni culturali ha sottolineato la valenza del sito: l’archivio rappresenta, così scrivono, una testimonianza della storia non solo degli ordini basiliani da cui trae origine la stessa Abbazia, quindi bene culturale di interesse religioso, ma è anche fonte archivistica documentaria di estremo valore per la storia di tutta quanto l’Isola.
Sorto sul tempio di Gerione, il monastero fu fondato, secondo la tradizione, dal patrono San Filippo. Fino al X secolo rivestì un ruolo importante in Sicilia, perché era un luogo di formazione religiosa, in seno al monachesimo basiliano, dei monaci cosiddetti santi e, per questo, meta di numerosi ecclesiastici. Ruggero I, nel XII secolo, lo fece ricostruire e lo affidò ai monaci benedettini. Già nel 1126, come testimonia un documento di quella data, era stato collegato all’abbazia di S. Maria Latina, la più antica fondazione di rito orientale a Gerusalemme. Durante il XV secolo, in seguito all’inaridimento delle campagne del Saladino, gli abati commendatari dell’abbazia di Gerusalemme si trasferirono in gran parte ad Agira, che diventò loro sede permanente sino al 1635, anno in cui si ritirarono nel monastero di San Nicolò a Catania.