Articoli filtrati per data: Dicembre 2024

Domenica 8 dicembre, presso la splendida cornice del Teatro Garibaldi di Piazza Armerina (En), è andata in scena l’evento “Celebriamo il Sorriso”, dove arte, spettacolo e solidarietà si sono fusi per dar vita ad una serata indimenticabile.

L’evento, patrocinato dal Comune di Piazza Armerina nonché primo Assessorato al Sorriso, è stato fortemente voluto dall’ideatore del Gogòl, Mauro Todaro, e dall’Associazione “Per Un Mondo di Sorrisi”.

Dalla sua nascita, nel lontano 2016, ad oggi, l’ormai famoso “omino giallo” ha fatto tanta strada, portando gioia e sorrisi in tutto il mondo. E domenica, per la prima volta, approda a teatro, con una scaletta ricca di sorprese e colpi di scena.

Nel corso della serata è stato presentato il Calendario Artistico Gogòl 2025 che, giunto alla sua seconda edizione, quest’anno ha visto raddoppiati i partners del progetto e di conseguenza la sua tiratura.

Inoltre, è stata presentata l’iniziativa dell’Assessorato al Sorriso di Gogòl, nata dall’impegno dell’Associazione e accolta con entusiasmo da ben dodici Comuni siciliani, i cui Ambasciatori al Sorriso ne hanno fatto richiesta. Comuni valutati virtuosi e meritevoli per l’impegno profuso nel sociale.

L’iniziativa, unica nel suo genere, mira a trasformare il sorriso in un valore condiviso e a promuovere azioni concrete che favoriscano il benessere della collettività e lo sviluppo del territorio di riferimento e non solo.

Nel corso della serata tanti gli artisti intervenuti per intrattenere il pubblico: presentatori, musicisti, comici e molto altro ancora.

 

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La " cuccia" in onore di Santa Lucia è stato e sarà quell'appuntamento annuale da non mancare durante la Festa della Santa che sarà celebrata il prossimo 13 dicembre con l'apertara della chiesetta sulla somità della collina che sovrasta Regalbuto. La produzione del tradizionale piatto regalbutese è stato voluto dall'associazione AVAS Mons Piemonte e , vogliate consentirmi questa divagazione, marcherà l'assenza di Nino Bonina. Per me sarebbe facile parlare di Nino ma è giusto ricordarlo per il suo costante e infaticabile impegno nel volontariato e soprattutto in quell'impegno sociale volto alla crescita del paese che è riuscito a trasmettere ai volontari dell'Avas che il 13 dicembre in Piazza ricorderanno i sapori di un tempo , i sapori poveri delle famiglie che attorno a una tavola si scaldavano con un piatto dove Fede e devozione, tradizione e folklore si mescolano all’atmosfera della festa e si traducono in una pietanza tipica , la cuccia di Santa Lucia. La nostra città si sveglierà al suono della campana della chiesetta e lungo Via Santa Lucia fin su al santuario , si snoderà la processione dei fedeli devoti alla martire . Al santuario, tuttora frequentato, era legata una insolita espressione di pietà popolare nota come - corsa del fuoco o "delle frasche" - Annualmente la sera del 13 dicembre tutti gli adolescenti ed i ragazzi, escluse le donne, salivano al santuario di S. Lucia, dove i giovani più grandi e gli anziani avevano già preparato le "frasche": fascine a forma di cono eseguite con legna minuta e 'canne legate con rami di oleastro. Quindi accese le torce i giovani più grandi dinanzi e i più piccoli dietro si lanciavano, gridando e correndo, lungo il pendio della strada che va dal santuario al centro abitato, e arrivati nella attuale piazza Vittorio Veneto giravano per tre volte intorno ad una catasta di legna, approntata in precedenza, e vi appiccavano il fuoco. Iniziava allora l'ultima fase del rito. I giovani riuniti in cerchio attorno al falò, per dar prova di virilità e coraggio, si lanciavano tra le fiamme saltandole. Naturalmente più grande era la fiamma e il salto, più alta era la considerazione che il ragazzo acquistava tra i suoi coetanei e, soprattutto, tra le sue coetanee. Vana appare ogni ricerca per determinare l'origine della singolare "processione": nata al sorgere dei tempi in essi si perde. Inoltre non bisogna dimenticare che le "frasche", portate da adolescenti, erano a forma di cornucopia. Questo simbolo era particolarmente caro all'adolescente Attis, dio delle piante e figlio della dea Cibele; e il culto di Attis e di Cibele doveva essere particolarmente vivo qui da noi, come inducono a pensare i numerosi reperti votivi dedicati a questi dei e ritrovati in varie zone del territorio rebalbutese.

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Il 13 Dicembre prossimo si aprirà l'edizione 2024 della " festa dell'Olio Regalbutese" con i canti natalizi eseguiti dagli alunni dell'Istituto Comprensivo G. F. Ingrassia nella " cittadella del Natale" in Piazza della Repubblica. Una festa che arriva in un momento di crisi del comparto , ma che rappresenta la speranza di rinascita dell'intera filiera di produzione di olio d'oliva. A seguire , alle ore 20,00 lo Show Cooking a opera di Tosca Piemonte dell'associazione provinciale cuochi e pasticcieri e di Maria Rita Russo dell'Istituto Don Pino Publisi di Centuripe. Sabato 14 alle ore 16,00 ci sarà la tanto attesa apertura degli Stand e a seguire il Workshop curato da Sergio Pappalardo per gli alunni dell'Istituto Comprensivol. Il Trenino Express e i giochi di animazione in piazza per bambini anticiperanno lo spettacolo delle 21,30  di Camera a Sud. Domenica 15 da registrare alle 16,30 il Workshop per i bambini curato dal Molino Paratore a seguire l'animazione curata dall'associazione Le ali della Vita e per finire lo spettacolo di Cucina di Marco Cannizzaro, vincitore del programma televisivo 4 Ristoranti.

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Oggi ultimo giorno di Più Libri Più Liberi. La casa editrice ha stretto nuovi partenariati, conosciuto altre realtà del mondo dell'editoria, realizzato l'ennesimo piccolo passo verso il proprio futuro.
Con la speranza di ripetere questo straordinario 2024 anche il prossimo anno.
Ci vediamo al Salone del Libro di Torino dal 15 al 19 maggio '25.
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Con l’Immacolata scatta la corsa all’addobbo per l’87% degli italiani che non rinunciano alla tradizione dell’albero di Natale, tra quanti sceglieranno l’abete naturale e chi si indirizzerà verso quello di plastica. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixe’ diffusa in occasione dell’8 dicembre che segna tradizionalmente il via alle feste. Se la preparazione dell’albero si conferma l’usanza più gettonata, resiste anche quella del presepe, che verrà allestito da un 57% di cittadini, seppur con notevoli differenze lungo la Penisola. Al Nord Ovest la percentuale di chi fa l’albero scende all’83% mentre al Sud sale al 91%. I cittadini del Meridione si rivelano peraltro quelli più affezionati agli addobbi se si tiene conto che ben il 76% allestisce il presepe, che trova meno consensi soprattutto al Centro (47%).

Il valore green dell’abete naturale

L’albero vero troverà posto quest’anno in 3,7 milioni di case – rilevano Coldiretti/Ixe’ -, per una spesa media per l’acquisto di 39 euro tra vivai, garden, mercati contadini e supermercati, seppur con grande variabilità a seconda di specie e dimensioni. Si va dai 20/30 euro per le piante più piccole fino ai 150 o addirittura 200 per le specie più alte. Le varietà principali in vendita sono l’Abete rosso e la Normandiana.

L’albero naturale italiano concilia il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente poiché è coltivato soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono – rileva Coldiretti – e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi. Il consiglio al momento della scelta è quello di verificarne la certificazione presente sul cartellino, preferendo quelli di origine italiana, magari acquistati direttamente dai vivaisti.

L’albero finto inquina 

Se l’albero di plastica resta la soluzione più gettonata da 3 famiglie su 4, non va dimenticato che questa scelta ha un alto costo ambientale, considerato che l’abete finto impiega oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente. La coltivazione di un albero naturale sottrae 47 grammi di CO2 dall’atmosfera, la produzione invece di un albero sintetico rilascia nell’atmosfera tra i 40-60 kg di CO2, secondo l’analisi Coldiretti.

Toscana e Veneto “capitali” degli abeti

In Italia la coltivazione dell’albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana (province di Arezzo e Pistoia) ed in Veneto (specie nel Bellunese), secondo l’analisi di Coldiretti. Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio derivano per circa il 90% da coltivazioni vivaistiche mentre il restante 10% (cimali o punte di abete) dalla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di “sfolli”, diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco.

Gli abeti ad uso natalizio vengono coltivati come una qualsiasi altra pianta ornamentale, sono commercializzati al 4°-5° anno di coltivazione, con taglie tra i 1,20-1,80 metri  e provengono da vivai autorizzati dalle regioni con apposita iscrizione. gni singolo abete è accompagnato da cartellino identificativo riportante i dati dell’impresa produttrice con il relativo codice di autorizzazione, oltre alla dicitura che trattasi di soggetti “non per uso forestale”.

I consigli per gestire l’albero naturale

Il consiglio della Coldiretti è quello di sistemare l’albero di natale in un luogo luminoso, fresco, lontano da fonti di calore, come stufe e termosifoni e al riparo da correnti d’aria o folate di vento, per la vicinanza a porte e finestre. Meglio poi non spruzzare neve sintetica perché l’albero e vivo e respira. La terra nel vaso va mantenuta umida, ma non eccessivamente bagnata, con l’utilizzo di un nebulizzatore.

Al termine delle festività, se non ci sono le condizioni per piantare l’albero in giardino, si può cercare un centro di recupero, presente in alcuni vivai, ma anche nei Comuni e presso la Forestale che quando è possibile provvedono a ripiantarli in ambienti adatti.

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Domenica, 08 Dicembre 2024 10:13

COGNOMI DI REGALBUTO DALLA A ALLA Z GRUPPO: F

FABBIO

Cognome diffuso in circa 40 comuni localizzati in varie regioni italiane: Veneto, Lombardia, Campania, Piemonte, Lazio, Emilia Romagna, Toscana, Sicilia, Liguria, Marche. In Sicilia è presente nelle province di Catania (Misterbianco, Catania), Messina (Longi), Siracusa (Noto), Enna (Regalbuto).

Fabbio è probabilmente errata trascrizione del cognome Fabio. I nomi Fabius e Fabia continuano il nome latino “Fabium” e venivano utilizzati nella Roma antica per riferirsi ai componenti della Gens Fabia che secondo la leggenda discende da un figlio di Ercole. È quindi un nome patronimico. Ma a Roma molte famiglie derivavano il proprio nome dal tipo di coltivazioni cui erano soliti dedicarsi: quindi si può anche ipotizzare che il significato di Fabio sia legato alla coltivazione delle fave (in latino faba).

Personaggi: Giovanni Battista Fabbio (La Maddalena 27/9/1828 – Santa Teresa di Gallura (25/2/1915), ebanista. Entrato come volontario nell’Armata di Mare del Regno di Sardegna, partecipò alla Guerra di Crimea (1854/1855); nel 1859 prese parte alla Seconda guerra d’indipendenza italiana per la quale ricevette la medaglia d’argento al Valor Militare nel 1860. Successivamente, per essersi distinto durante la battaglia di Lissa (1866), ricevette una seconda medaglia d’argento al Valor Militare.

 

FAILLA

Il cognome deriva dal termine latino “favilla”, con il significato identico a quello dell'italiano odierno, favilla, scintilla. “Poca favilla gran fiamma seconda” è un verso del 1^ canto del Paradiso di Dante (I,34); da favilla sono derivate le forme faylla, faglila, failla, faidda. Dal dialettale siciliano “faidda” nasce il verbo faiddïari = sprizzare scintille, e dicesi di forno che ha quasi raggiunto la temperatura per cuocervi il pane. (cfr. Voc. Sicil. Piccitto). Failla è diffuso in circa 290 comuni in gran parte siciliani; qua e là è presente in quasi tutte le regioni italiane fra cui Lombardia, Lazio, Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, ecc. In Sicilia è noto in tutte le province, in particolare nel Ragusano (Vittoria, Ragusa, Acate, ecc.), nel Siracusano (Siracusa, Sortino, Carlentini, ecc.), nel Trapanese (Custonaci, Alcamo, San Vito Lo Capo, ecc.), nel Catanese (Catania, Caltagirone, Vizzini, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Castelbuono, Monreale, ecc.), nell’Ennese (Piazza

Armerina, Nicosia, Regalbuto, Catenanuova, Assoro, Enna, ecc.).

Personaggio. Salvatore Enrico Failla (Catania 24/3/1938 – 27/10/2008), musicologo, musicista e compositore. Per quasi un trentennio fu direttore artistico dell’Associazione Musicale Etnea e, in tale veste, ideò e diresse per alcuni anni le rassegne “Catania Musica Estate” e “Siculorum Gymnasii Musica”. Fu consigliere di amministrazione del Teatro Massimo Bellini di Catania. Ha lasciato un patrimonio culturale costituito da 59 scatole di libri, riviste e autografi, 35 scatole di spartiti musicali, 4 scatole di rulli musicali, una pianola meccanica, materiale indicato come “Fondo Failla” e conservato nell’Archivio Storico e Museo teatrale del Teatro Massimo Bellini di Catania.

 

FALCONE

Falcone è cognome di larga diffusione, è presente in circa 1080 comuni, soprattutto del meridione (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) e poi, Lombardia, Lazio, Piemonte, Abruzzo, Emilia Romagna, ecc. In Sicilia è noto in tutte le province, in particolare nel Catanese (Catania, Caltagirone, Grammichele, Vizzini, ecc.), nel Messinese (Messina, Graniti, Patti, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Alia, Ficarazzi, ecc.), nel Siracusano (Francofonte, Floridia, Siracusa, ecc.), nell’Ennese (Piazza Armerina, Regalbuto, Assoro, ecc.), 

Le varianti di Falcone sono Falchi, Falcon, Falconcini, Falconetti, Falconi, Falconieri, ecc.; tutti derivano, direttamente o tramite forme ipocoristiche o accrescitive, dall'antico nome greco Phalces che nel tardo latino diventa Falco e Falconius, in Francia Falcard, in Germania Falk, fino al medioevale Falco e Falcone. Si potrebbero ipotizzare derivazioni dai numerosi toponimi quali Falconara Albanese (CS), Falconara, comune in provincia di Ancona, Falcone, comune in provincia di Messina, ecc., o dall'attività di falconiere esercitata dal capostipite che era solito addestrare falchi per la caccia.

Riferimenti storici e personaggi - Falcone fu un'antica famiglia probabilmente originaria della Lombardia, trapiantata in Sicilia nell'XI secolo con Ettore Falcone, milite al servizio dell'esarca (comandante militare) bizantino Giorgio Maniace. La famiglia godette di nobiltà a Messina, Siracusa, Milazzo, Palermo e possedette varie baronie, Casalvecchio, Saccolino, Carrubba, Cava della donna e Magrentini, ecc; un ramo di questa famiglia si trasferì a Lentini. Giovanni Falcone (Palermo 20/5/1939 - 23/5/1992) – magistrato italiano, assassinato dalla mafia il 23 maggio 1992 nei pressi di Capaci: 500 chili di tritolo fecero saltare in aria l’auto su cui viaggiava Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo, Vito Schifani.  

 

FALLETTA

Cognome diffuso in circa 150 comuni molti dei quali si trovano in Sicilia; con piccoli nuclei è presente in altre regioni italiane: Piemonte, Liguria, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Veneto, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Trentino- Alto Adige. In Sicilia è molto diffuso nelle province di Palermo e Agrigento, ma è presente anche nelle altre province; nell'Ennese è noto nel comune di Regalbuto.

Il cognome deriva da un termine dialettale siciliano, Falletta o Faddetta, ed ha il significato di gonnella, grembiule da donna; nella tradizione popolare “fadetta” è detto un uomo debole, succube della moglie. Il riferimento va probabilmente ad un soprannome del capostipite che si trovava in queste condizioni. Potrebbe trattarsi di forma aferetica di alterato, anche dialettale, del nome Cristofalo.

Tracce storiche e personaggi – Raffaele Falletta – fu nominato cardinale dal pontefice Pio IX nel Concistoro del 13 marzo 1868; apparteneva ad una antica famiglia feudataria di Tricarico in Basilicata, poi diramatasi in Marsico nel 1400 e quindi in Eboli (H.I)

 

FAMÀ

Cognome diffuso in poco più di 220 comuni molti dei quali sono siciliani; con nuclei poco numerosi si trova anche in molte altre regioni, in Lombardia, Calabria, Piemonte, Lazio, Liguria, Puglia, Campania, ecc. In Sicilia è noto in tutte le province soprattutto Messina (28 comuni, Messina, Barcellona Pozzo di Gotto, S. Lucia del Mela, ecc.), Catania (16 comuni, Catania, Fiumefreddo, Paternò, ecc.), Caltanissetta, Palermo; nell’Ennese è noto solo nei comuni di Regalbuto ed Assoro.

E’ un cognome tipico siciliano, di origine linguistica greca (φαμάς), diffuso maggiormente nelle zone dello Stretto, Messinese e sud della Calabria e considerato (D. Macris) un cognome agentis o epanghelmatico con suffisso in “άς”, cioè significante mestiere (non viene specificato quale). viene anche fatto derivare dal cognomen latino Famia. Gerard Rohfls (1892/1986), filologo tedesco, linguista e glottologo, lo fa derivare dal toponimo Famà, contrada di Alì Terme (Messina) e toponimo nei pressi di Arena (CZ); l'origine sarebbe il nome di persona greco Famàis, presente in molti papiri.

Tracce storiche e personaggi: Serafino Famà (Misterbianco 3/4/1938 – Catania 9/11/1995) – avvocato, vittima della mafia; una targa lo ricorda a Catania, nei pressi del piazzale Raffaello Sanzio.

 

FAMIANO

Cognome raro, diffuso in circa 30 comuni di molte regioni italiane; in Sicilia è presente nelle province di Messina (Sant’Agata Militello e Torregrossa), di Caltanissetta (San Cataldo e Caltanissetta) e, quindi, nell'Agrigentino, nel Palermitano, nel Siracusano, nell'Ennese (comuni di Nicosia e Regalbuto). Con piccoli nuclei si trova anche in Umbria, Lazio, Sardegna, Campania, Toscana, Friuli, ecc.

Il cognome deriva dal nome latino Famianus, che vuol dire “che ha acquistato fama”; probabilmente è legato al culto a San Famiano, frate cistercense di origine tedesca che fu per molti anni eremita in Spagna. Era nato a Colonia nel 1019 e si chiamava Quardo; più tardi venne chiamato Famiano per la fama acquistata con i miracoli: morì a Gallese, presso Viterbo, nel 1150.

 

FARACI

Le ipotesi sull’ origine di questo cognome sono tante; alcuni lo fanno derivare dal soprannome di origine araba “Faragh”, che significa felice, contento, o dall’arabo “Farag o Farah”, che vuol dire gioia. (Pellegrini, Rohlfs e Caracausi); qualcuno lo vuole nato dal neogreco “faràkion”, diminutivo di fàros = faro,  o come variante di Faraco, neogreco Faràkos. Per ultimo potrebbe provenire dal toponimo Valle Farace di Castroreale (ME) o da apocope del termine dialettale “faracicu” usato per indicare il lavorante di tonnaja (Diz. Siciliano Mortillaro). Faraci è diffuso in poco più di 250 comuni di varie regioni italiane: Sicilia, Piemonte, Lombardia, Lazio, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, ecc. In Sicilia è presente in tutte le province: più diffuso nel Palermitano (Palermo, Borgetto, Bagheria, ecc.), nel Messinese (Messina, Sant’Agata Militello, Alcara Li Fusi, ecc.), nel Siracusano (Siracusa, Floridia, Melilli, ecc.), nel Catanese (Catania, Scordia, Paternò, ecc.), nel Trapanese (Alcamo, Trapani, Gibellina, ecc.), nell’Ennese (Enna, Piazza Armerina, Regalbuto, Valguarnera Caropepe, Villarosa, ecc.).

Riferimenti storici e personaggi - Tracce di questa cognominizzazione sono state trovate in Sicilia con un Faràki Beiskòmes del 1137, un Tomasius Farachius a Catania nel 1286, un Farachius Levi, ebreo a Palermo, nel 1286 e a Brindisi nel 1274, un Nicolaus Faraciis. Un sacerdote, Ottavio Farace fu commissario dell’Inquisizione a Paternò nel XVII secolo; un sacerdote, Cesare Farace, nipote del precedente, fu un letterato del XVII secolo (Ciccia). Una famiglia Faraci, nobile dei baroni del Prato, ebbe dimora a Messina e Paternò; fra i suoi esponenti ebbe un Biagio Faraci, barone del Prato, giurato di Militello nell’anno 1812/13:  .

 

FARANDA – FARANNA

Faranda è diffuso in circa 175 comuni di varie regioni italiane; originario della Sicilia orientale, è presente soprattutto nelle province di Messina e Catania, ma anche Palermo, Siracusa, Ragusa ed Enna (nei comuni di Centuripe, Nicosia, Agira); con piccoli gruppi è presente anche in altre regioni, Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia Romagna, ecc.

Faranna è un cognome diffuso in circa 70 comuni della Sicilia ma anche della Lombardia, Piemonte, Toscana, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Puglia, Trentino, Friuli, ecc. In Sicilia è presente nelle province di Palermo, Enna (nei comuni di Leonforte, Enna, Villarosa, Regalbuto, Centuripe.

Il cognome Faranna con molta probabilità è una variante di Faranda, ed è nato da una assimilazione dialettale della “d” alla “n”. I due cognomi potrebbero derivare da una modificazione dialettale del nome medioevale Ferrando (modificazione di Ferdinando) o dal toponimo in zona etnea Faranda o da Faranda, contrada di Ucrìa (comune in provincia di Messina). Per ultimo, potrebbe derivare dal termine “farandola” che indica un ballo popolare della Provenza, molto vivace e chiassoso (Diz. Palazzi).

Tracce storiche e personaggi – Una famiglia Faranda, originaria di Tortorici, nel secolo XIX si trasferì a Palermo e prese dimora nel palazzo ex Fici, oggi conosciuto come “palazzo Faranda”. Fra i componenti di questa famiglia vengono ricordati: Giuseppe Faranda, deputato al parlamento nazionale dal 1906 al 1927; Francesco Faranda (Falcone 1835-Messina 1914), deputato al parlamento nazionale, docente universitario e autore di numerose pubblicazioni. Ricordiamo anche Adriana Faranda, nata a Tortorici nel 1950 – nota brigatista rossa, “postina” delle BR durante il sequestro Moro, scrittrice

 

FASCETTO SIVILLO

Doppio cognome diffuso in pochi comuni siciliani, ma presente anche in Toscana, Lazio, Puglia, Calabria; in Sicilia è presente nelle province di Messina (Capizzi), Enna (Agira, Nicosia, Cerami, Regalbuto), Catania.

Secondo il Caracausi, Fascetto deriverebbe dal nome personale “Fascio” o “Fasio”, variante palatilizzata di “Fassio”, e ne sarebbe un ipocoristico diminutivo. Molto più semplicemente, potrebbe invece essere un diminutivo del termine “fascio”, sinonimo di mazzo, fastello, inteso come “insieme di erbe o rami dello stesso tipo, legati fra loro (Sabatini- Coletti). Nulla si sa del cognome “Sivillo”(Vezzelli)

 

FASCIANA

Cognome diffuso in circa 60 comuni di alcune regioni italiane: Sicilia, Piemonte, Lombardia, Emilia, Toscana, Liguria, Abruzzo, Lazio. In Sicilia è concentrato soprattutto in provincia di Caltanissetta (Gela, San Cataldo, Caltanissetta, Marianopoli, Vallelunga Pratameno, Villalba, Butera, Delia, Serradifalco), poi Enna (comuni di Villarosa e Regalbuto), Palermo, Messina, Catania, Ragusa.

Il cognome Fasciana deriva probabilmente da una errata trascrizione di Fasano, Fasana; a loro volta, questi ultimi, derivano da un soprannome originato dal vocabolo dialettale “fasana” che significa fagiana, forse a sottolineare una notevole tendenza del capostipite a pavoneggiarsi come un fagiano.

Tracce storiche e personaggi - Tracce storiche di Fasana si trovano a Lignana, nel vercellese, quando un Fasana fonda il locale ospedale di Santa Maria detto poi del Fasana.

 

FAULISI

Cognome diffuso in 56 comuni di alcune regioni italiane: Sicilia, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Puglia, Lazio, Campania, Veneto, Liguria, Toscana. In Sicilia è presente nelle province di Palermo, Catania, Caltanissetta, Messina, Enna (nei comuni di Cerami e Regalbuto).

Cognome di origine incerta, potrebbe derivare dall’aggettivo latino fabūlis, usato al posto di fabālis e che significa “che è proprio delle fave”, trattandosi forse di un soprannome di un capostipite la cui attività aveva attinenza con la coltivazione delle fave.

Tracce storiche e personaggi - Sembra che questa famiglia sia originaria di Fontanelle, comune in provincia di Asti, e si sia propagata poi in Casale Monferrato, Mantova e Alessandria; fra i suoi esponenti si ricorda Ferdinando Faulisi che fu cavaliere di Malta nel 1580 (H.I.). Un ramo cadetto da Velletri si portò a Messina ad opera di Antonio Faulis o Faulisi che fu al servigio di Guglielmo il Malo (Antonio Faulisi in facebook

 

FAZIO

Fazio è cognominizzazione del nome medioevale FATIUS, ipocoristico aferetico di Bonifazio, nome augurale con funzione propiziatoria che i genitori imponevano ai figli ai quali auguravano di “avere un buon destino”: Bonifazio deriva, infatti, dal latino BONUM = buono e FATUM = destino. Fazio si presenta anche, in molte regioni italiane come patronimico preceduto da “di (Fazio)” o “de (Fazio)”. Il cognome è diffuso in quasi mille comuni delle varie regioni italiane: ha la maggiore concentrazione in Sicilia e in Calabria, ma è abbastanza frequente anche nelle altre regioni come Lombardia, Liguria, Lazio, Puglia, Piemonte, ecc. Nell’Isola è presente in tutte le province, in particolare nel Messinese (Messina, Barcellona Pozzo di Gotto, Galati Mamertino, Capo d’Orlando, ecc.), nel Catanese (Catania, Paternò, Misterbianco, Gravina di Catania, Acireale, Bronte, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Cefalù, Geraci Siculo, Campofelice di Roccella, Giuliana,, ecc.), nel Trapanese (Erice, Marsala, Trapani, Paceco, Mazara del Vallo, Castellammare del Golfo, ecc.), nel Siracusano (Augusta, Siracusa, Melilli), nell’Ennese (Regalbuto, Centuripe, Catenanuova, Enna, Piazza Armerina, Villarosa, ecc.).  

Personaggi – Tracce di questo cognome si trovano nel monastero di S. Maria di Malfinò (PA) con un Facius de Parma, 1296 e a Palermo con un Symon de Facio, 1328.  Una famiglia Fazio, di origine calabrese, nota già nel XV secolo, si trasferì a Napoli nel XVII secolo. Antonio Fazio (Alvito, FR, 11/10/1936), economista, governatore della Banca d’Italia dal 1993 al 2005. È riconosciuto come uno dei principali fautori in Italia della stabilità economica necessaria per il passaggio dalla lira all’euro, avvenuto fra il 1999 e il 2002. Fabio Fazio (Savona 30/11/1964), noto conduttore televisivo, impegnato attualmente con la trasmissione “Che tempo che fa” sul NOVE. Ha condotto il festival di Sanremo negli anni 1999 e 2000 e, poi ancora, nel 2013 e nel 2014, in collaborazione con Luciana Littizzetto.

 

FELICE - FELICI

Felice, cognome prevalentemente meridionale, è diffuso in poco meno di 400 comuni, è attestato nelle regioni Sicilia, Molise, Lombardia, Calabria, Abruzzo, Lazio, Friuli, Puglia, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Campania, ecc. In Sicilia è diffuso in tutte le province soprattutto Palermo, Catania, Siracusa, Enna, Agrigento; nell’Ennese è noto nei comuni di Centuripe, Troina, Leonforte, Enna, Regalbuto.

La forma Felici prevale nelle regioni centro-settentrionali, circa 480 comuni di Lazio, Toscana, Marche, Umbria, Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Veneto, Abruzzo, Piemonte, Trentino-Alto Adige, ma anche Puglia e Sicilia. Nell’isola è presente nelle province di Catania, Caltanissetta, Enna, Messina, Agrigento; nell’Ennese è noto nei comuni di Regalbuto, Agira, Troina, Centuripe. I due cognomi hanno come varianti Felicino, Felicini, Felicione, Felicioni. Tutti derivano, direttamente o tramite ipocoristici o accrescitivi dal nome italiano Felice, che è un nome augurale di origine latina (da felix) e che vuol dire “possa tu avere tutto ciò che desideri e sentirti soddisfatto”

Tracce storiche e personaggiGiuseppe Felici (Cagli 1839 – Roma 12/3/1923), fotografo, noto per essere stato fotografo ufficiale di numerosi avvenimenti vaticani. Le sue foto hanno documentato, fra tanti altri, la visita a papa Leone XIII di Guglielmo II di Germania nel 1903, l’elezione di papa Pio X nell’agosto 1903, il conclave per l’elezione di papa Benedetto XIV nel 1914. Giuseppe Felice (Cerda, Palermo 1920), cavalleggero del Reggimento Cavalleggeri Guide. Partito per il servizio di leva nel marzo 1940, mobilitato alla frontiera albanese-iugoslava, il 10 marzo fu colpito a morte mentre sosteneva da solo l’attacco di un nucleo di nemici. Medaglia d’Oro al valore militare.

 

FELLI

Cognome diffuso in 174 comuni di varie regioni italiane; nel Lazio ha un consistente nucleo nella zona centro-meridionale (province di Roma e Frosinone); con piccoli nuclei, è presente nelle regioni Abruzzo, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Campania, Marche, Piemonte, ecc. In Sicilia è noto nelle province di Messina, Palermo, Siracusa, Trapani (Campobello di Mazara), Enna (Regalbuto).

Il cognome Felli, che ha come varianti le forme Fello, Fella, Felle, deriva da soprannomi basati sul termine latino “felo” che significa “ribelle”, “perfido”, il quale a sua volta viene fatto risalire al termine sassone “felen, fellan” = cadere, errare, ingannare, dal quale è poi derivato il moderno fellone. Nulla si sa sulle motivazioni di tale soprannome (cognomiitaliani.it).

Riferimenti storici e personaggi. Felli fu famiglia francese, antica e nobile che, nel corso dei secoli, si propagò in molte città italiane dove i suoi membri ebbero cariche importanti ed acquisirono prestigio e titoli. Giuseppe Domenico Felli (Carrara 1733 – Roma 1816), scultore e artista, noto per il suo contributo all’arte neoclassica. La sua abilità nell’uso del marmo lo resero apprezzato nella rappresentazione delle figure umane. Le sue opere più celebri, statue e rilievi, evidenziano un forte senso di movimento e una grande attenzione ai dettagli anatomici.

 

FERRANTE

Cognome diffuso in circa 1250 comuni di tutte le regioni italiane, Campania, Sicilia, Lazio, Lombardia, Abruzzo, Piemonte, Veneto, Calabria, Molise, Emilia Romagna, Toscana, Liguria, ecc. In Sicilia è presente in tutte le province, soprattutto Palermo, Agrigento, Trapani, Siracusa, Catania; nell'Ennese è noto nei comuni di Regalbuto, Piazza Armerina, Enna, Gagliano, Valguarnera Caropepe, Assoro.

Ha molte varianti, Ferranta, Ferrantello, Ferrantelli, Ferranti, Ferrantin, Ferrantini, Ferrantino, Ferrantone.

Tutti questi cognomi potrebbero derivare da ferrare = mettere i ferri (ai cavalli), detto di un capostipite che esercitava probabilmente il mestiere di fabbro-maniscalco, in francese cheval-ferrant.

Alcuni studiosi (De Felice, Cosmai, Sala Gallini-Moiraghi), partendo dal nome francese Ferrant o Ferrand, arrivano ad avvicinarlo al termine napoletano “ferrante”, che si riferisce ad alcuni cavalli nel cui mantello domina il colore grigio ferro e rossiccio. Anche in Sicilia il termine “firranti” si riferisce al colore del mantello grigio chiaro di alcuni asini o anche di altri il cui mantello è di colore rosso bruno (Vocab. Sicil. Piccitto). Ferrante, e tutte le sue varianti, perciò, potrebbero originare dal fatto che il capostipite avesse il colore dei capelli con queste caratteristiche.

Tracce storiche e personaggi - Ferrante I (Mantova 1507-Bruxelles 1557) della famiglia dei Gonzaga, condottiero italiano, vicerè di Sicilia dal 1535 al 1546, conte di Guastalla dal 1539 e governatore di Milano dal 1546 al 1630; Ferrante II (1563/1630, figlio di Cesare I Gonzaga – conte di Guastalla e duca di Amalfi dal 1621 al 1630; Ferrante III (1618/1678) – figlio del duca Cesare II Gonzaga di Guastalla, divenne suo successore a partire dal 1632.  Francesco Ferrante (Palermo 23/3/1961), Ambientalista e politico, è stato senatore della Repubblica Italiana nella XV e XVI legislatura per il Partito Democratico; è stato direttore di Legambiente dal 1995 al 2007. Ricopre incarichi in diverse associazioni e organizzazioni ambientaliste. Elena Ferrante (Napoli 1943), è lo pseudonimo di una scrittrice italiana autrice di alcuni romanzi noti come “L’amore molesto” e “L’amica geniale”. Il settimanale statunitense Time l’ha inserita nella lista delle 100 persone più influenti al mondo.

 

FERRARA - FERRARO

Ferrara e Ferraro sono cognomi molto diffusi in modo omogeneo in tutt’Italia: Ferrara è presente in circa 1900 comuni, Ferraro in circa 1760 comuni di varie regioni italiane. Ferrara ha i ceppi più consistenti in Campania e in Sicilia, ma ha grossi nuclei anche in Lombardia, Puglia, Lazio, Piemonte, Basilicata, Toscana, Abruzzo, Veneto. In Sicilia è presente in tutte le province, in particolare Palermo, Messina, Catania, Agrigento, Siracusa; nell'Ennese è noto nei comuni di Valguarnera Caropepe, Nicosia, Villarosa, Enna, Leonforte, Sperlinga, Calascibetta, Centuripe, Piazza Armerina.

Ferraro ha ceppi più consistenti in Campania, Calabria, Sicilia, poi, Piemonte, Veneto, Lombardia, Liguria, Lazio, Puglia, Toscana, Emilia Romagna, ecc. In Sicilia è presente in tutte le province, in particolare Palermo, Agrigento, Messina, Ragusa, Catania; nell’Ennese è noto nei comuni di Enna, Calascibetta, Valguarnera Caropepe, Agira, Leonforte, Sperlinga, Villarosa, Nicosia, Regalbuto.

I due cognomi hanno molte varianti: Ferrari, Ferrarini, Ferraio, Ferraris, Ferrarotto, Ferrazzano, Ferrieri, Ferriero, ecc. Tutti derivano, direttamente o tramite ipocoristici o alterazioni varie, da soprannomi che si rifanno al mestiere del capostipite, il fabbro (in latino faber ferrarius) o lavorante per l’estrazione o fusione del ferro. Nel linguaggio dialettale, derivano da “firraru” (fabbro, maniscalco). Hanno un toponimo in Ferrara, capoluogo di provincia dell'Emilia Romagna.

Tracce storiche e personaggi – Un antico casato del sud Italia, indicato indistintamente come Ferraro, Ferrari, Ferrara, si propagò poi, nel corso dei secoli, in tutte le regioni italiane: una famiglia Ferraro dimorò a Napoli dal 1625 con Gioacchino Ferraro. Poi Filippo Ferraro nel 1653 ebbe dal re Filippo IV il diploma di nobiltà; la famiglia risulta iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922. Carmelo Ferraro (Santa Croce Camerina 12/9/1932) – nominato nel 2000 da papa Giovanni Paolo II arcivescovo metropolita di Agrigento; dal 2008 è arcivescovo metropolita emerito. Luigi Ferraro (Quarto dei Mille 3/11/1914 – Genova 5/1/2006) – ufficiale della Marina Militare e pioniere della Subacquea Italiana. Prestò servizio come incursore nella X MAS durante la II Guerra mondiale; Medaglia d’Oro al merito militare. Giuliano Ferrara (Roma 7/1/1952) – giornalista, conduttore televisivo, politico. Dopo la militanza nel PCI e nel PSI (fu europarlamentare PSI dal 1989 al 1994), negli anni novanta è stato sostenitore del governo Berlusconi di cui è stato ministro Fondatore de “il Foglio”, ne è stato direttore .per 15 anni.

 

FERRAROTTO

Ferrarotto e le sue tante varianti, Ferrarotti, Ferrari, Ferrarini, Ferrario, Ferraris, Ferraro, Ferrazzano, Ferrieri, Ferriero, Ferrigno, ecc. dovrebbero derivare, direttamente o tramite ipocoristici o alterazioni varie, da soprannomi legati al mestiere di fabbro (dal latino faber ferrarius) o di lavorante all'estrazione e alla fusione del ferro. Cognome poco conosciuto, Ferrarotto è diffuso in poco più di 30 comuni delle regioni Sicilia, Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Piemonte, Sardegna, Emilia Romagna. In Sicilia è presente nel Messinese (Messina, Capo d’Orlando, Naso, Montalbano Elicona, Furci Siculo, Militello Rosmarino, Capri Leone, Torrenova, Sant’Alessio Siculo, ecc.), nel Catanese (Catania, San Michele di Ganzaria, Mirabella Imbaccari, Acireale, Castiglione di Sicilia, ecc.), nell’Ennese (Regalbuto), nel Palermitano (Palermo).

Riferimenti storici e personaggi - Una famiglia Ferrarotto godette nobiltà in Messina e Catania. Un Antonio Ferrarotto fu giudice delle appellazioni di Messina nel 1542, giudice della Corte straticoziale (magistrato-stratega) e giudice del Tribunale della Gran Corte Civile di Messina. Vincenzo Ferrarotto (Messina 1559/1608), giurista, magistrato e storico; intraprese studi giuridici che lo portarono, dopo la laurea conseguita a Catania, ad una fortunata carriera forense e ad una fervida attività pubblica. Fu giudice della Regia Corte straticoziale per ben otto volte, dal 1583 al 1607. Antonino Ferrarotto Alessi (Catania) nobile patrizio catanese, che nel 1905 donò 80 mila lire per la realizzazione dell’Ospedale Civico “Vittorio Emanuele” di Catania.  

 

FERRENTINO

Cognome diffuso in 123 comuni, tipico della Campania, presente nel Salernitano, Napoletano, e nelle province di Caserta e d Avellino. Con piccoli nuclei si trova anche in Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Toscana, Calabria, ecc. In Sicilia è presente solo nell’Ennese (comune di Regalbuto).

Ferrentino è una delle varianti del cognome Ferrante e, insieme alle altre, deriva, probabilmente, da ferrare = mettere i ferri (ai cavalli), detto di un capostipite che esercitava probabilmente il mestiere di fabbro-maniscalco, in francese cheval-ferrant.

Alcuni studiosi (De Felice, Cosmai, Sala Gallini-Moiraghi), partendo dal nome francese Ferrant o Ferrand, arrivano ad avvicinarlo al termine napoletano “ferrante”, che si riferisce ad alcuni cavalli nel cui mantello domina il colore grigio ferro e rossiccio. Anche in Sicilia il termine “firranti” si riferisce al colore del mantello grigio chiaro di alcuni asini o anche di altri il cui mantello è di colore rosso bruno (Vocab. Sicil. Piccitto). Ferrante, e tutte le sue varianti, perciò, potrebbero originare dal fatto che il capostipite avesse il colore dei capelli con queste caratteristiche.

Personaggi: Sergio Ferrentino (Ivrea 7/8/1956), regista, conduttore radiofonico, autore teatrale, radiofonico e televisivo, docente in corsi universitari, produttore.

 

FERRERA

Cognome diffuso in circa 240 comuni di quasi tutte le regioni italiane: Sicilia, Liguria, Lazio, Piemonte, Lombardia, Toscana, Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Trentino, Calabria, ecc. In Sicilia è presente in tutte le province Ragusa, Caltanissetta, Palermo, Catania, ecc.; nell'Ennese è noto nei comuni di Barrafranca, Nicosia, Enna, Valguarnera, Pietraperzia, Piazza Armerina, Regalbuto, Nissoria, Gagliano. Ha come variante Ferrea, Ferreri, Ferrieri. 

Ferrera e Ferrea avrebbero come base diversi toponimi come Ferrera di Varese, Ferrera Erbognone (PV), ecc. Il cognome Ferrera potrebbe derivare da ferraria, termine di origine linguistica latina che vuol dire miniera di ferro, o sempre dal latino, da faber ferrarius, fabbro ferrario, attività svolta dal capostipite.

Tracce storiche e personaggi - Si ha notizia di una famiglia cagliaritana, di origine catalana, del XV secolo; un Monserrato Ferrera, notaio, nel 1440 ottenne in feudo il castello di Baratuli, nel territorio di Monastir (CA), che suo figlio Michele vendette ai  Bellit nel 1455. Un Marcantonio Ferrera, barone di Pettineo, fu senatore nel 1602/606 (H.I.) Marella Ferrera (Catania 1960) – Stilista di Alta Moda; ha partecipato a numerose sfilate a Milano, Roma e nelle maggiori città italiane ed europee. A Catania ha uno studio-atelier dedicato al mondo della sposa e un laboratorio teatrale per la realizzazione di costumi di scena. Ha collaborato con il Teatro Stabile di Catania; nel 2010 è stata insignita dell'onorificenza di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica.

 

FERRIGNO

Cognome diffuso in circa 420 comuni, frequente in Campania, e presente in tutte le altre regioni italiane: Sicilia, Lazio, Piemonte, Lombardia, Liguria, Calabria, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Veneto, ecc. In Sicilia è diffuso in tutte le province, Caltanissetta, Palermo, Messina, Catania, ecc.; nell'Ennese è noto nei comuni di Barrafranca, Gagliano Castelferrato, Piazza Armerina, Villarosa, Regalbuto, Centuripe, ecc. Ha come variante il cognome Ferrigni. Ferrigno deriva da una variazione del nome normanno Ferry o da un soprannome del capostipite legato al mestiere di fabbro ferraio (dal latino faber ferrarius); potrebbe avere anche origine linguistica siciliana considerato il termine “firrigno” con il significato di forte, robusto, molto duro e resistente come il ferro. (Voc. Sicil. Piccitto).

Tracce storiche e personaggi - Giuseppe e Marco Ferrigno (padre e figlio) – maestri nell'arte della terracotta napoletana. Giuseppe è stato un caposcuola, l'unico maestro di pastori in terracotta; Marco continua l'opera del padre, produce, accanto ai personaggi tradizionali del presepe, le figure care alla tradizione iconografica della sceneggiata napoletana.

 

FERRO

Questo cognome, che ha numerose varianti, deriva dal nome medioevale “Ferro”, attribuito dai genitori ai figli a cui si augurava la tempra e la resistenza del ferro; può derivare, inoltre, da soprannomi legati al lavoro di estrazione e fusione del ferro, praticato dai capostipiti.

Ferro è cognome pan-italiano, diffuso in circa 5400 comuni, principalmente in Veneto e Sicilia, ma anche in tutte le altre regioni italiane, in particolare, Piemonte, Lombardia, Liguria, Campania, Lazio. In Sicilia ha gruppi numerosi soprattutto nel Messinese (Messina, Caronia, Taormina, ecc.), nel Catanese (Catania, Mirabella Imbaccari, Scordia, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Partinico, ecc.), nel Ragusano, nel Trapanese, nell’Ennese (Enna, Piazza Armerina, Regalbuto, ecc.) ma è molto noto anche nelle restanti province.

Riferimenti storici e personaggi – Secondo un'antica tradizione i Ferro, provenienti dalla Fiandra, passarono nel 1359 a Venezia con un Lazzaro che prese stabile dimora in quella città. Nel XVI secolo i Ferro si divisero in due rami: la prima rimase a Venezia, la seconda passò a Pordenone. Nelle due città ebbero numerosi titoli nobiliari; la famiglia venne a Marsala con i normanni. Risulta iscritta nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922.  Salvatore Ferro Berardi di Trapani, vescovo di Catania dal 16/3/1818 al 15/12/1819. Salvatore (Turi) Ferro (Catania 10/1/1921 – 11/5/2001) – noto attore di teatro e cinema, uno dei maggiori interpreti di Pirandello e Verga.  

 

FERRUGGIA

Cognome diffuso in poco più di 50 comuni di varie regioni italiane: Sicilia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, Veneto, Umbria, Campania, Puglia; in Sicilia è presente nelle province di Palermo, Trapani, Catania, Enna, Messina; nell'Ennese è noto nei comuni di Pietraperzia, Agira, Regalbuto. Ha come variante Ferrugia. Per Ferruggia e sua variante potrebbe trattarsi di forme alterate del cognome Farruggia, diffuso in 160 comuni italiani di varie regioni, o derivare dalla voce dialettale calabrese “ferruggia” = ferula, pianta erbacea perenne, alta fino a 4 metri, originaria del bacino del Mediterraneo o dell'Asia centrale; nella civiltà romana la bacchetta di ferula veniva usata per punire gli scolari. Ferruggia potrebbe, inoltre, derivare da un soprannome originato dal vocabolo arabo farrug o farrudja = pollastro.

Riferimenti storici e personaggi - Un Pietro Ferruggia fu giudice della Corte Pretoriana di Palermo nell'anno 1761, e giudice della Gran Corte Civile nel 1772. Gemma Ferruggia (Livorno 1867-Milano 1930) – scrittrice, giornalista, autrice di romanzi e novelle; partecipe del dibattito emancipazionista di inizio secolo XX.

 

FIAMMA

Cognome diffuso in circa 80 comuni di buona parte delle regioni italiane, Campania, Sicilia, Piemonte, Puglia, Lazio, Abruzzo, Lombardia, ecc. In Sicilia è presente, con piccoli gruppi, nelle province di Siracusa, Enna (nei comuni di Regalbuto e Gagliano Castelferrato), Caltanissetta, Agrigento, Catania, Palermo, Trapani.

Questo cognome corrisponde alla cognominizzazione del nome medioevale “Fiamma” il cui significato è molto trasparente nel senso di “lingua di fuoco”; esso può avere anche un'accezione religiosa, come “fonte di salvezza e di luce”. Nel senso laico e simbolico, Fiamma era “colei che splende come una fiaccola”, che “ha il calore e la luce di una fiamma”. Come nome augurale avrebbe il significato di “che sia da guida e di riferimento” (V. Blunda)

 

FICHERA

Il cognome deriva dal mestiere di venditore o coltivatore di fichi esercitato dal capostipite o dal fatto che la sua famiglia abitasse nei pressi di una grossa concentrazione di alberi di fichi (ficheto o fichereto). Fichera, nel linguaggio dialettale siciliano e calabrese, indica un albero di fichi.

Fichera è diffuso in tutte le regioni italiane: Sicilia, Lombardia, Piemonte, Lazio, Liguria, Veneto, Toscana, Friuli, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Puglia, ecc. In Sicilia ha molte frequenze soprattutto nel Catanese (Catania, Acireale, Giarre, Aci Catena, ecc.), nel Messinese (Messina, Taormina, San Fratello, ecc.), nel Siracusano (Augusta, Siracusa, Melilli, ecc.), nell’Ennese (Catenanuova, Centuripe, Regalbuto, ecc.), nell’Agrigentino (Canicattì, Naro, Licata, ecc.)

Riferimenti storici e personaggi - Fichera o Fighera fu una nobile famiglia di Acireale della quale si ricorda un Antonio che nel 1670 ebbe il titolo di barone di Villanova e un Vincenzo Fichera che ebbe la carica di acatapano (alto ufficiale) nobile di Acireale nell'anno 1756/57.

Gaetano Fichera (Acireale 8/2/1922-Roma 1/6/1996) – matematico, professore decano dell’Università di Roma “La Sapienza”. Francesco Fichera (Catania 16/6/1881- 1/6/1950) – architetto e ingegnere catanese; dal 1914 fu docente presso l'Università di Catania, autore di numerosi scritti su Luigi Vanvitelli e Giovan Battista Vaccarini.  Gaetano Fichera (Catania 8/3/1880 – Milano 21/5/1935), medico patologo, insegnò Patologia generale e Patologia chirurgica presso le università di Roma, Cagliari, Messina, Pavia.   Filadelfo Fichera (Catania 1850/1909), ingegnere, architetto, si occupò del piano di risanamento igienico di Catania colpita dal colera del 1866. Realizzò il Giardino Bellini di Catania e, in qualità di direttore dell’Ufficio tecnico del comune, completò il cimitero della città etnea.

 

FILETTI

Cognome diffuso in circa 100 comuni di molte regioni italiane: Sicilia, Lombardia, Campania, Lazio, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Piemonte, Veneto, ecc.; in Sicilia è presente nelle province di Catania, Siracusa, Messina, Caltanissetta, Ragusa, Enna (Piazza Armerina. Aidone, Regalbuto).

Il cognome potrebbe originare da soprannome derivato dal dialettale “filettu” che ha diversi significati; è un taglio di carne bovina, il frenello della lingua, il filetto della briglia o anche la striscia di un terreno, o i “filetti du cuoddu”, fasci muscolari che permettono l'articolazione della testa (cfr. Voc. Sicil. Piccitto). Questo cognome ha numerosi toponimi: Felitti in Salerno, Filettino a Frosinone, Filetto a Torino, San Pietro di Filetto a Treviso, ecc.

Riferimenti storici e personaggi - Tracce di questa cognominizzazione si trovano con un Leo Da Filictu seu Filectu, Amalfi 1157/1197. Salvo Filetti (Catania 1965) – Hair designer (stilista dei capelli) – co-fondatore del marchio internazionale Compagnia della Bellezza, primo franchising di parrucchieri, con 300 atelier in città italiane, europee e mondiali.

 

FILIPPELLI

Cognome diffuso in circa 260 comuni italiani, ha consistenti nuclei in Calabria, Campania, Toscana, e gruppi meno numerosi in Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Liguria, Sicilia, Piemonte, Puglia, ecc. In Sicilia è presente nelle province di Catania (Paternò e Camporotondo), Enna (Enna e Regalbuto), Messina (Saponara), Agrigento, Caltanissetta, Siracusa. Appartiene ad un numeroso gruppo di varianti, Filippazzi, Filippetti, Filippi, Filippini, Filippo, Filippone, Filipponi, ecc.; tutti derivano, direttamente o tramite variazioni ipocoristiche, accrescitive o peggiorative, anche dialettali, con senso patronimico, dal cognomen latino Philippus, proveniente dal greco Φιλππος, composto dal verbo philein (amare) e hippos (cavallo) = amante dei cavalli o abile con i cavalli.

Tracce storiche e personaggi – Renato Filippelli (Cascano 19/2/193- Formia 20/5/2010), poeta e saggista italiano.

 

FINA

Cognome diffuso in circa 270 comuni sparsi in tutt’Italia, con nuclei in Piemonte, Puglia, Lombardia, Campania, Sicilia, Veneto, Lazio, Sardegna, Abruzzo, Emilia Romagna, ecc. In Sicilia è presente nelle province di Palermo, Trapani, Catania, Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, Messina, Enna (Pietraperzia e Regalbuto). Ha molte varianti: Finelli, Fini, Finis, Finacci, Finazzi, Finazzo, Finella, Finello, Finelli, Finetti; tutti potrebbero derivare da toponimi contenenti “Fino”, come Fino Mornasco (CO), o dal nome medioevale Fino/Fina, o dall’aferesi di nomi come Serafino, Serafina, Rufino, Adolfino, Pandulfinus o altri nomi longobardi.

Personaggi: Michele Fina (Avezzano 30/9/1978), senatore della Repubblica Italiana nell’attuale XIX legislatura, eletto nella lista del Partito Democratico, di cui è anche tesoriere.

 

FINOCCHIARO

Finocchiaro deriva dal latino “fenucularium” (campo di finocchi), forse soprannome del capostipite, legato o alla vicinanza della sua abitazione a campi di finocchio (dialettale “finucchiara”) o al mestiere di coltivatore o venditore di finocchi (dialettale “u finucchiaru”). È un cognome diffuso in circa 350 comuni di quasi tutte le regioni italiane: nella Sicilia orientale ha un ceppo molto consistente; è concentrato nel Catanese (Catania, Aci Sant'Antonio, Aci Catena, Giarre, Misterbianco, Acicastello, Gravina di Catania, Biancavilla, Mascalucia, ecc.), con diramazioni nel Messinese (Messina, Lipari, Librizzi, Gaggi, Milazzo, Santa Teresa Riva, Taormina, Sant’Alessio Siculo, ecc.), nel Siracusano (Siracusa, Noto, Avola, Sortino, Augusta, Lentini,  ecc.); è noto, inoltre, nel Palermitano (Palermo, Misilmeri, Scillato, Montelepre, ecc.), nel Ragusano (Ragusa, Modica), nell’Ennese (Troina, Centuripe, Catenanuova, Regalbuto). Famiglie Finocchiaro sono censite anche in Lombardia, Lazio, Piemonte, Liguria e, qua e là, in altre regioni italiane.

Riferimenti storici e personaggi - Antica famiglia che godette di nobiltà a Randazzo e ad Acireale ed ebbe i titoli di duca di San Gregorio del Borgo e di barone di Lupo. La famiglia risulta iscritta nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922. Andrea Finocchiaro Aprile (Lercara Friddi 26/6/1878 – Palermo 15/1/1964) – avvocato, politico italiano, leader del MIS (Movimento Indipendentista Siciliano); promosse la nascita dell'EVIS (Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia). Angela Finocchiaro (Milano 20/11/1955) – attrice e comica italiana.  

 

FIORE

Cognome conosciuto in tutt'Italia, diffuso in più di 1500 comuni di tutte le regioni, nell'ordine  Sicilia, Piemonte, Lombardia, Basilicata, Calabria, Abruzzo, Emilia Romagna, Toscana, Liguria, Veneto, ecc. In Sicilia è presente in tutte le province: Palermo, Messina, Catania, Agrigento, Ragusa, Enna (Troina, Nicosia, Regalbuto, Valguarnera Caropepe, Nissoria, Barrafranca.

Ha numerose varianti: Fior, Fiore, Fiori, Fioretti, Fiorio, Fioroni; tutti dovrebbero derivare, direttamente o tramite ipocoristici o accrescitivi, dal cognomen latino Florens e dal nomen Florius o dal medioevale Fiore, o dai molti toponimi come San Giovanni in Fiore, Santa Maria del Fiore, ecc.

Tracce storiche e personaggi - Tracce storiche di questo cognome si trovano con un Simon de Flor, Palermo 1283 e a Cividale nel 1409 dove si legge “Florius foro iuliensis de liberis de cividato...” Peppe Fiore (Napoli 1981), scrittore e sceneggiatore, vincitore del Nastro d’Argento alla migliore serie TV crime nel 2024. Ha pubblicato due raccolte di racconti e quattro romanzi.

 

FIORENZA

Fiorenza ha molte varianti, Fiorenzo, Fiorenzi, Florenza, Florenzi, Florenzo: tutti dovrebbero derivare dal nome personale augurale latino Florens, participio presente del verbo ‘florere’ (fiorire); significa ‘colei che fiorisce’, ‘prospera’, ‘fiorente’. Fiorenza potrebbe risalire ad una forma matronimica del nome medioevale Fiorenza, probabilmente appartenente alla capostipite. Poiché Florentia era l’antico nome della città di Firenze, potrebbe, inoltre, Fiorenza’ essere considerato cognome etnico, derivato dal termine latino ‘florentinus’ riferito, appunto, a chi proveniva da Firenze. Fiorenza è presente in tutta la penisola, diffuso soprattutto in Sicilia, nel Catanese (Catania, Bronte, Belpasso, ecc.), nell’Ennese (Centuripe, Leonforte, Agira, Regalbuto, ecc.), nel Palermitano (Palermo, San Giuseppe Jato, Piana degli Albanesi, ecc.), nel Siracusano (Augusta, Floridia, ecc.), nel Trapanese (Trapani, Castelvetrano, ecc.). I Fiorenza sono presenti, con considerevoli occorrenze, anche in Campania, Lazio, Calabria, Lombardia, Piemonte, Puglia, ecc.

Riferimenti storici e personaggi. A. Mango di Casalgerardo, nel suo Nobiliario, annota una famiglia Fiorenza o Firenze o Florenza, ed elenca alcuni personaggi: un ONOFRIO FLORENZA, giudice della Corte straticoziale di Messina nell’anno 1448/1449; un Emanuele Fiorenza, che nel 1656 ottenne il titolo di barone di San Giovanni ed un Antonio Fiorenza e VENTIMIGLIA, che nel 1658 tenne la carica di proconservatore di Regalbuto e fu barone di Saccolino.

 

FIRMINO

Cognome molto raro, presente solo in sette comuni italiani delle regioni Veneto, Campania, Lazio, Puglia, Sicilia (in provincia di Enna, nei comuni di Regalbuto e Leonforte).

Deriva dal nome medioevale Firminus che significa “costante, saldo nei propositi”.

Tracce storiche e personaggi - San Firmino di Amiens (Pamplona ca.272- Amiens 25/9/303) – di origine spagnola, figlio di un senatore pagano di nome Firmo. Fu vescovo di Amiens e fondatore della prima chiesa in città.

 

FISCELLA

Cognome poco noto; è diffuso in circa 70 comuni di varie regioni italiane, Sicilia, Lombardia, Toscana, Basilicata, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria, ecc. In Sicilia è presente nelle province di Catania, Palermo, Messina, Caltanissetta, Siracusa, Enna (Nicosia, Nissoria, Piazza Armerina, Agira, Regalbuto, Catenanuova.

In italiano “fiscella” è il cestello di vimini usato per far scolare il siero della ricotta fresca; in dialetto siciliano è chiamato “fascedda” ed ha lo stesso significato; un detto recita “iànca iànca 'nta fascedda”, e significa “evidente, chiaro come il sole”, e un altro “è na fascedda di rricotta”, per dire è “debole, privo di forze” (Voc. Sicil. Piccitto). Fiscella ha origine probabilmente dalla cognominizzazione di soprannome del/i capostipite/i, produttori o venditori di ricotta e altri latticini.

Tracce storiche e personaggi - Fiscella è l'antico nome di un celebre quadro ad olio su tela di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, realizzato nel 1569 ed oggi noto come “canestra di frutta”.  

 

FISICARO

Fisicaro ha origine linguistica latina: nella Roma repubblicana il physicarius era una delle più importanti figure curanti, specialista di medicina interna; il cognome probabilmente deriva dall’attività del capostipite. È di origine siciliana e tipico del Siracusano: è diffuso in più di 100 comuni di varie regioni italiane: Sicilia, Lombardia, Toscana, Veneto, Piemonte, Lazio, Emilia Romagna, Campania, Friuli, ecc. In Sicilia è noto oltre che nel Siracusano Lentini, Ferla, Carlentini, Siracusa, Floridia, Francofonte, Melilli, Buscemi, ecc.), anche nel Catanese (Tremestieri Etneo, Gravina di Catania, San Gregorio di Catania, San Giovanni La Punta, Sant’Agata Li Battiati, Mascali, ecc.), nell’Ennese (Agira, Regalbuto, Centuripe, Troina, Piazza Armerina, ecc.), nel Trapanese, nel Messinese, nel Palermitano).

Riferimenti storici e personaggi - Una famiglia Fisicaro godette di nobiltà in monte San Giuliano e Trapani; nel 1741 ebbe il titolo di barone di Cuddia Balati e Risalfi, con Marcello Fisicaro che nel 1759 ebbe parere favorevole per la nomina a conte e marchese di Santa Severina. La famiglia risulta iscritta nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922. Rosario Fisicaro (Padre Domenico) – (Troina 17/12/1871 – Troina 214/11/1945), cappuccino, insegnante, predicatore, scrittore. Giovanissimo sostenne e superò il concorso di Lettore per la Filosofia e la Teologia. Si dedicò con trasporto alla predicazione

 

FIUME

Il cognome Fiume deriva dai tanti toponimi italiani contenenti la radice “fiume” (Fiumefreddo di Sicilia, Fiume Veneto, Fiume Bruzio, ecc.) o da soprannomi legati in vario modo al fiume (latino flumen) e legati alla zona di provenienza del capostipite.

Fiume è diffuso in circa 230 comuni di varie regioni italiane: Puglia, Campania, Sicilia, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio, Calabria, Toscana, Veneto, ecc. In Sicilia il cognome è presente in quasi tutte le province, ovunque con piccoli nuclei, nel Palermitano (Palermo, Petralia Soprana, Baucina), nel Messinese (Messina, Lipari, Leni), nel Catanese (Catania, Gravina di Catania, Fiumefreddo di Sicilia), nel Ragusano (Comiso, Vittoria, Scicli), nell’Agrigentino (Naro, Agrigento), nell’Ennese (Regalbuto, Centuripe)

Riferimenti storici e personaggi – Salvatore Fiume (Comiso 23/10/1915 – Milano 3/6/1997) – pittore, scultore, architetto, scrittore e scenografo, molto noto in Italia e nel mondo. Sue opere si trovano nei più importanti musei del mondo (Musei Vaticani, Museo Hermitage di San Pietroburgo, il NoMA di New York, Museo Puskin di Mosca, Galleria d'Arte Moderna di Milano. Marinella Fiume (Noto 1949), docente, scrittrice, sindaco del comune di Fiumefreddo di Sicilia per due mandati, dal 1993 al 2002. Da sempre impegnata nelle battaglie civili del movimento delle donne e nelle battaglie condotte dal WWF e da Lega Ambiente per la difesa dei valori e per la tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio.  Oltre a testi storici e narrativi, ha curato il dizionario bibliografico Siciliane (2006), 333 profili di donne dal Medioevo ai nostri giorni.

 

FIUMEFREDDO

Fiumefreddo dovrebbe derivare dal toponimo Fiumefreddo di Sicilia, comune del Catanese che sorge nei pressi dell’omonimo fiume (flumen frigidum), lungo la SS.114, probabile luogo d’origine dei capostipiti. Prima della imposizione e nascita dei cognomi era spesso diffuso un metodo particolare per identificare le persone: venivano individuate e distinte secondo il loro luogo di origine o di residenza. È un raro cognome, specifico della Sicilia, diffuso con piccoli nuclei anche in altre regioni italiane come Piemonte, Lombardia, Liguria, Lazio, Campania, ecc.; il ceppo più numeroso si trova nel Palermitano (Palermo, Baucina, Misilmeri, Villabate, Bolognetta, Ficarazzi, Ciminna, Balestrate, Monreale, ecc.), ceppi meno consistenti sono nel Catanese (Catania, Misterbianco, Gravina di Catania, Aci Sant’Antonio, Caltagirone, ecc.) e nell’Ennese (Regalbuto, Troina, Piazza Armerina, Gagliano Castelferrato); il cognome è noto anche nel Messinese (Messina) e nel Trapanese (Alcamo)  

Riferimenti storici e personaggi. Le prime tracce di questa cognominizzazione risalgono al XII secolo; le testimonianze sono contenute in documenti, testamenti, partecipazione a battaglie o a feste religiose. I Paesi del mondo con più Fiumefreddo sono: Usa, Italia, Belgio, Svizzera, Argentina, Francia, Inghilterra. Fra i personaggi noti troviamo: Sara Fiumefreddo (Molfetta 1/2/2001), giornalista pubblicista, scrittrice e copywriter. Nei suoi scritti pubblicati sul quotidiano on line del circuito Viva Network, racconta la Puglia e Molfetta, la sua città. Antonio Fiumefreddo (Catania 10/5/1964), avvocato penalista, commerciale e societario, docente a contratto di diritto e procedura penale in università italiane e straniere

 

FOGLIANO

Cognome diffuso in circa 70 comuni di alcune regioni italiane; ha ceppi in Piemonte, in Sicilia, in Campania e in Umbria, ed è presente, con piccoli gruppi anche in regioni come Lombardia, Lazio, Puglia, ecc. In Sicilia è presente nelle province di Catania (Catania, Misterbianco, Pedara, Aci Catena, San Giovanni La Punta, Mascalucia, ecc.) e Messina (Galati Mamertino, Messina, Castell’Umberto, San Teodoro, San Filippo del Mela, ecc.), ma anche nel Palermitano e nel Siracusano; nell'Ennese è noto nel comune di Regalbuto.

Fogliano è un cognome prediale, cioè derivato dal nome di un possedimento terriero, riconducibile, nella fattispecie, a proprietà della gens romana “Folia”; vale quindi come “ager folianus” (possedimento della gens Folia) o anche “libertus folianus” (servo liberato della gens Folia).

Tracce storiche e personaggi – Giovanni Fogliani Sforza d'Aragona (Piacenza 3/10/1697 – Castelnuovo Fogliani 10/3/1780) – politico e diplomatico al servizio del Regno di Napoli e di Sicilia; fu viceré di Sicilia.

 

FORACI

Cognome molto raro, diffuso solo in 11 comuni delle regioni Sicilia, Toscana, Lombardia, Liguria. In Sicilia è presente nelle province di Trapani (Mazara del Vallo, Campobello di Mazara, Alcamo), Catania (Misterbianco, San Giovanni La Punta, Belpasso), Messina (Tortorici, Messina), Enna (nel comune di Regalbuto). Questo cognome, molto probabilmente, è una variante di Faraci, termine derivato dall’arabo farag che significa gioia, allegria, o dal toponimo Farace, località in provincia di Messina.

Riferimenti storici e territoriali. Azienda agricola Foraci: 60 ettari nei territori di Mazara del Vallo e Partanna, produce agrumi, vino, olive e olio.

 

FORLEO

È difficile individuare l’origine del cognome Forleo: c’è chi ipotizza una derivazione dall’etnico del toponimo Forlì del Sannio, comune in provincia di Isernia, che anticamente era detto Foruli, Forolo, Foroli. Forleo sarebbe, allora, “proveniente da Foruli”. Ma c’è chi ritiene Forleo variante della forma base Forlè, che origina da un non meglio specificato toponimo, in provincia di Foggia. Il cognome è accentrato in Puglia, nel Tarantino, nel Barese e nel Brindisino, con un nucleo principale a Villafranca Fontana, e diffuso in altre regioni italiane: Lombardia, Piemonte, Lazio, Calabria, Campania, Toscana, Emilia-Romagna, ecc. In Sicilia è poco noto, lo troviamo nel Catanese (Castel di Judica, Paternò), nel Palermitano (Palermo), nel Messinese (Messina, Milazzo), nell’Ennese (Regalbuto): in tutto in circa 130 comuni.

Riferimenti storici e personaggi. Tracce di questa cognominizzazione si trovano nella Francavilla del 1600: con un atto di donazione del 16/3/1656 i fratelli Pio e Giambattista Forleo donarono al convento dei frati domenicani un frantoio oleario. Risulta che il capitano di ventura Giosuè Forleo era al seguito delle truppe napoleoniche.

 

FORNITO

Cognome diffuso in 57 comuni di varie regioni italiane: Sicilia, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Lazio, Campania, Abruzzo, Marche, Friuli, Calabria, Molise, ecc. In Sicilia è presente nelle province di Catania (comuni di Randazzo, Bronte, Riposto, Gravina di Catania, Aci Catena, Mascali), Messina (Lipari, Milazzo), Enna (nei comuni di Leonforte e Regalbuto).

Il cognome Fornito sembra sia una forma errata di Fornitto, a sua volta alterato di forno, inteso anche come miniera o officina di ferro. Possibili altre derivazioni, come “fornito”, nel significato di provvisto di... coraggio, pazienza, ecc.; fòrnito, di etimo ignoto, in botanica è un nome dato ai siconi del fico che maturano verso la fine dell'estate, tardivi.

 

FOTI

Il cognome deriva dal greco φώς - φωτός = luce, illuminazione, sapienza, ma potrebbe anche derivare dalla troncatura del nome medioevale Fotinus, o dal greco bizantino Fotius; potrebbe derivare inoltre da mestieri che hanno attinenza con la “luce” e con il “fuoco”.

Foti, noto in tutt'Italia, è diffuso in circa 650 comuni di quasi tutte le regioni italiane, particolarmente in Sicilia, Calabria, Lombardia, Lazio, Piemonte, Liguria, Toscana, Campania, Emilia-Romagna, Puglia, ecc. Nell’Isola è presente in tutte le province, in particolare nel Messinese (Messina, Milazzo, Tortorici, Furci Siculo, ecc.), nel Catanese (Catania, Acireale, Giarre, Riposto, ecc.), nell’Agrigentino (Agrigento, Santa Elisabetta, Licata, ecc.), nel Siracusano (Siracusa, Carlentini, Augusta, ecc.). Nell’Ennese

Tracce storiche e personaggi - Ricordiamo FOTIUS, patriarca di Costantinopoli, vissuto nel XV secolo. Una famiglia Foti fu nobile in Messina ed ebbe il titolo di marchese di Inardo o San Leonardo (con Simone Foti nel 1727) e di barone di Rotolo (con Antonino Foti). Angela Foti (Acireale 20/12/1975), deputata regionale del M5S (Movimento Cinque Stelle) per due legislature (XVI e XVII. Con altri attivisti ha fondato l’associazione RZC (Rifiuti Zero Catania) e l’associazione RZS (Rifiuti Zero Sicilia). Antonino Foti (Reggio Calabria 8/7/1958), politico, deputato nazionale per il Popolo della Libertà dal 29/4/2008 al 14/3/2013

 

FRAGATI

Cognome molto raro, diffuso solo in Sicilia, nel Catanese (Catania), nel Nisseno (Caltanissetta), nell’Ennese (Nicosia e Regalbuto). Fragati probabilmente è una variante di Fragata, cognome più noto anche se anch'esso raro, originario del Sassarese in Sardegna e diffuso in pochi comuni della Lombardia, Sicilia, Liguria, Lazio, Sardegna. I due cognomi sono di significato ed origine incerti; potrebbero derivare dal termine di origine spagnola“fraga” = fratta, sterpeto, per cui fragata sarebbe uguale a “campo di sterpi, erbacce”. Potrebbe derivare dal termine dialettale “fragata” che è una “donna svelta nel disbrigo delle faccende di casa” (Piccitto), o dal latino fraga = fragola.

Tracce storiche e personaggi - Una famiglia Fragata, assai antica e nobile, era originaria della Sardegna ed aveva residenza nel Sassarese; i nomi dei suoi componenti sono ricordati in contratti di acquisto di terre e case.

 

FRANCHINA

Alla base del cognome Franchina, e di tutte le numerose varianti, c’è il nome di origine germanica Franco, che risale come etimo lontano all’aggettivo germanico “franka” (da cui in nome Frank), che traduce i termini “coraggioso, ardito, libero”. Franco, Franchina, Franchetti, Di Franco, ecc. segnano una duplice condizione: la prima di carattere etnico, che determina l’appartenenza al popolo dei Franchi; la seconda di carattere politico-sociale, che determina la condizione di “liberi”, “detentori di tutti i diritti”, che era solo dei Franchi nelle zone da essi dominate. Franchina è cognome ampiamente diffuso nel Messinese (Galati Mamertino, San Salvatore di Fitalia, Tortorici, Messina, Castell’Umberto, Capo d’Orlando, ecc.), ma è noto anche nel Catanese (Paternò, Catania, Bronte, Acireale, Santa Maria di Licodia, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Montemaggiore Belsito, Alia, Termini Imerese, Piana degli Albanesi, ecc.), nel Siracusano (Priolo Gargallo, Siracusa, Palazzolo Acreide), nel Trapanese (Castelvetrano, Mazara del Vallo), nell’Ennese (Centuripe, Regalbuto). Famiglie Franchina, sono attestate, inoltre, in Lombardia, Piemonte, Lazio e in altre regioni italiane

Riferimenti storici e personaggi. L’origine del cognome Franco è antica e risale al 1066; allora a Capua era. censita una famiglia Franco i cui membri si trasferirono poi in Irpinia e nel beneventano; qui nel 1550 un Nicolò Franco venne imprigionato dall’inquisizione per aver scritto versi satirici contro papa Antonio Ghisleri (Pio V). Alcuni scritti del 1600 nel bergamasco citano delle famiglie Franchino e Franchina. Gaetano Franchina (Tortorici 25/2/1908), avvocato, politico, deputato all’ARS dalla prima alla sesta legislatura, dirigente del PSI; fu consigliere comunale e sindaco di Tortorici negli anni dal 1952 al 1960 e dal 1965 al 1968.

 

FRANZONE

Franzone ha numerose varianti, Franzin, Franzino, Franzini, Franzon, Franzoni, Franzosi, Franzoso; tutti dovrebbero derivare da soprannome originato dall'identificatore etnico Franzino, Franzone, Franzoso, che significa “francese”, originario della Francia. Potrebbero anche derivare dal nome germanico Franz (il nostro Franco), che, con variante accrescitiva, diventerebbe Franzone (Francone). Franzone è maggiormente diffuso in Liguria (nel Genovese, nel Savonese, nell’Imperiese), in Lombardia (nel Pavese e nel Milanese), in Sicilia, in particolare nel Catanese (Catania, Bronte, Mascali, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Partinico, Castelbuono, ecc.), nel Messinese (San Piero Patti, Messina, Mistretta, ecc.), nell’Ennese (Agira, Pietraperzia, Aidone, Regalbuto, ecc.). Famiglie Franzone sono attestate, inoltre, in alcune altre regioni italiane, Lazio, Campania, Calabria, Emilia-Romagna, Toscana, ecc.

Riferimenti storici e personaggi. La tradizione fa risalire la famiglia patrizia genovese Franzone ai Franzoni di Locarno, derivati, a loro volta dall’unione, avvenuta sul finire dell’anno 1000, di un Giovanni Galba, gentiluomo di Digione, con Pulcheria, figlia del duca d’Aquitania.

 

FRENI

Cognome di origine meridionale, diffuso in circa 150 comuni di varie regioni; oltre che in Sicilia, Calabria e Campania, si trova anche in altre regioni italiane, Lombardia, Piemonte, Lazio, Liguria, Toscana, ecc. In Sicilia ha ceppi nel Catanese (16 comuni, fra cui Catania, Gravina di Catania, Paternò, Giarre, Acireale, ecc.) e nel Messinese (18 comuni, fra cui Messina, Itala, Alì Terme, Scaletta Zanclea, Sant'Agata Militello, Barcellona Pozzo di Gotto, ecc.) ed è presente anche nelle province di Palermo (Petralia Soprana, Monreale), Siracusa (Canicattini Bagni), Trapani (Marsala), Enna (Regalbuto).

Freni, secondo Rohlfs e Caracausi, deriverebbe dalla voce dialettale calabrese “frenu” che significa “fieno”, forse ad indicare che il capostipite svolgeva l'attività di stalliere o coltivatore di fieno.

Personaggi: Saro Freni, dottore di ricerca in Studi politici, scrive per il periodico ticinese “Il Cantonetto” e per la “Rivista di Locarno”. È stato coordinatore della Scuola di Liberalismo di Roma;

 

FRONTINO

Cognome diffuso in circa 80 comuni di varie regioni italiane, Puglia, Lombardia, Sicilia, Piemonte, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo, Toscana, ecc. In Sicilia è presente soprattutto nel Messinese (San Piero Patti, Ucria, Piraino, Sant’Agata Militello, Ficarazzi, Acquedolci, Patti, Torrenova, ecc.) e, con pochi nuclei familiari, anche nell’Ennese (Barrafranca, Regalbuto, Enna), nel Siracusano (Siracusa, nel Catanese (Catania), nel Trapanese (Gibellina), nel Palermitano (Palermo).

Frontino potrebbe derivare dal toponimo Frontino, piccolo comune in provincia di Pesaro-Urbino (l’antico Castrum Frontini, di derivazione romana). Secondo altri genealogisti, l’origine di tale cognominizzazione potrebbe rifarsi ad una forma ipocoristica del nome augurale medievale Fronte che significa “che sia orgoglioso della sua Fede” (V. Blunda). Potrebbe anche rifarsi al significato italiano del vocabolo, derivato da fronte, e che è un “colpo non molto forte dato a qualcuno col palmo della mano” o “parrucchino usato per nascondere un'accentuata stempiatura dei capelli”, o “finimento del cavallo, detto anche frontale” (vocabolario. Treccani).

Tracce storiche e personaggi - Il cognome Frontino è attestato per la prima volta in un diploma di Ottone IV del 7/10/1209. Il nobile consiglio della città di Jesi (AN) il 24/7/1797 concesse alla famiglia Frontino, con trasmissibilità in perpetuo, il titolo di “Nobile di Jesi” (H.I.)

 

FRUSTACI

Cognome diffuso in circa 80 comuni di varie regioni, Calabria, Lazio, Lombardia, Toscana, Liguria, Trentino, Veneto, Campania, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia (nelle province di Agrigento ed Enna); nell'Ennese è noto solo nel comune di Regalbuto. E’ un cognome di origine calabrese, del Catanzarese e del Crotonese; potrebbe derivare dalla italianizzazione del cognome slavo Frostaky o anche da un soprannome grecanico che sta per “guardiano delle spighe di grano” (fonte: Retaggio.it). Ha come variante Frustace.  

Personaggi: Anna Maria Frustaci (Catanzaro), magistrata del pool antimafia creato a Catanzaro dal procuratore Nicola Gratteri. Autrice del testo “La ragazza che sognava di sconfiggere la mafia”

 

FUCILIERI

Cognome molto raro, presente in Sicilia, nelle province di Palermo ed Enna (Regalbuto), ma anche in Lombardia, Marche e Abruzzo.

Fucilieri significa, molto semplicemente, “soldato dotato di fucile”; questo cognome starebbe, quindi, ad indicare l'attività, temporanea o prolungata, dei capostipiti.

 

FURIA

Furia (varianti: Furìa, Furi, Furio, Di Furia) è un cognome panitaliano, con ceppi sia al nord che al centro e a sud; è diffuso in circa 300 comuni di varie regioni italiane, con nuclei abbastanza numerosi in Lombardia, Sicilia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Toscana, Piemonte, Campania, ecc. In Sicilia è presente soprattutto nel Palermitano (Palermo, Ficarazzi, San Mauro Castelverde, Cefalù, Misilmeri, Partinico, Caltavuturo, Altavilla Milicia, ecc.), nel Catanese (Catania, Misterbianco, Pedara, Acireale, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia, ecc.), nel Nisseno (Mazzarino, San Cataldo, Santa Caterina Villarmosa, Caltanissetta, Marianopoli, Resuttano), nell’Agrigentino (Bivona, Canicattì, Palma Montechiaro, Camastra), nell’Ennese (Troina, Regalbuto, Gagliano Castelferrato). Il cognome deriva, probabilmente, dalla Gens Furia, una delle famiglie più importanti della romanità, o dal nomen latino Furius. Nella mitologia romana “furia” era la personificazione dell'impeto iroso, della violenza, della passione.

Riferimenti storici e personaggi - Furia è anche il nome di una famiglia romana, originaria di Medullia, città del Lazio, la quale si stabilì a Roma sotto il regno di Romolo e fu ammessa nell'ordine dei patrizi; il dittatore

Furio Camillo fu il primo personaggio di questa casata che si sia reso celebre. A Roma, quasi di prospetto al sepolcro degli Scipioni nella vigna Moroni, furono scoperti due altri sepolcri antichi, i quali, dalle iscrizioni ritrovate, vengono ricondotti l'uno alla famiglia Furia, l'altro alla famiglia Manilia. (L. Canina, Indicazione topografica di Roma antica, Roma 1831, Canina). Salvatore Furia (Catania 24/11/1924 – Varese 12/8/2010) – meteorologo e poeta italiano, fondatore della “Società astronomica G.V. Schiapparelli” di Varese – Campo dei Fiori – Centro popolare divulgativo di scienza della natura.

 

FURNO'

Cognome diffuso in circa 50 comuni di varie regioni italiane, Piemonte, Campania, Sicilia, Lombardia, Lazio, Liguria, Emilia Romagna, Veneto, Puglia, Toscana, ecc. In Sicilia è presente in quasi tutte le province in particolare nel Siracusano (Lentini, Carlentini, Siracusa, Noto, ecc.), nel Catanese (Catania, Palagonia, Piedimonte Etneo, Adrano, Biancavilla, Paternò, ecc.), nel Ragusano (Pozzallo, Ispica, Ragusa, ecc.), nell’Ennese (Leonforte, Regalbuto, Nissoria).

Furnò fa parte di un numeroso gruppo di cognomi che comprende Furno, Furnàri, Fùrnari, Furnàro, Fùrnaro, Forno, Forni, Fornelli, Forner, Fornèris, Fornèro, Fornètti. Fùrnaro – Furno; i Furnò sono tipici del sud Italia. Tutti questi cognomi ruotano attorno all'originario nome comune “forno”, dal latino furnus o fornus, con il significato di splendere o ardere, affine al greco thermon = calore, luogo caldo (Francipane).

Tracce storiche e personaggi - Tracce di questa cognominizzazione si trovano in una scrittura di convalida del 1268, fatta da un notaio Furnus, di un Instrumentum subiectonis dell'anno 1175 a Voghera (PA). Domenico Furnò (1892/1983) – poeta dialettale napoletano autore di celebri canzoni anche in lingua; ad esempio “Non ti scordar di me”, con musica di Ernesto De Curtis. Loredana Furno (1941) – ballerina e coreografa di fama internazionale. Dal 1964 dirige la Scuola di Danza Classica e Perfezionamento da cui sono usciti numerosi professionisti. E' stata docente di storia della danza alla Facoltà di Magistero di Torino.

 

FUSARI

Cognome diffuso in più di 360 comuni in maggior parte del centro nord, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Marche, Lazio, Toscana, Trentino-Alto Adige, Abruzzo, Piemonte, Umbria, Sardegna, ecc., e qualche ramificazione nel meridione, in Sicilia (nel Catanese, nell’Ennese, nel Messinese), in Puglia, in Campania. Nell'Ennese è noto nei comuni di Troina, Regalbuto, Gagliano Castelferrato. Ha molte varianti, Fusar, Fusaro, Fusaroli, Fusarri, Fuser, Fuseri, Fusero. Tutti derivano, direttamente o tramite ipocoristici o accrescitivi, da soprannomi legati a vocaboli dialettali che indicavano un capostipite fonditore di metalli o lavoratore con fusi, cioè filatore di fibre tessili. Fusaru è un termine siciliano che indica chi costruiva o vendeva fusi per filare (Piccitto).

Riferimenti storici e personaggi. A Bologna esiste una via Fusari che avrebbe preso il nome dai tornitori che li facevano i fusi. Nel XVI secolo, in quella via, all’angolo con via Santa Margherita, abitavano Pietro e Antonio Fusari.

 

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Dopo essere stato preso in giro più volte per avere un telefono con lo schermo rotto, che in realtà poteva benissimo cambiare con il denaro che guadagna, il giocatore senegalese del Liverpool Sadio Mané ha risposto:
''Perché dovrei cambiarlo? Volendo potrei acquistare 10 Ferrari, 20 Rolex o due aerei privati, ma per cosa? Ci sono cose più importanti nella vita, ricordo bene da dove arrivo, quando avevo fame e dovevo lavorare nei campi assetato.
Sono sopravvissuto a guerre, carestie, fame, ho giocato a calcio scalzo, non ho potuto studiato e una lista infinita di altre cose, ma oggi grazie a quello che guadagno dal calcio posso aiutare la mia gente.
Finanzio la costruzione di scuole, ospedali, parchi giochi e compro vestiti, scarpe e cibo a persone che vivono in condizioni di estrema povertà, come vivevo anche io in passato.
Inoltre do 70 euro al mese a tutte le famiglie più povere della mia regione del Senegal, per contribuire all'economia familiare.
Non è necessario sfoggiare un cellulare costoso di ultima generazione, un rolex d'oro, un'auto di lusso, ville di lusso e viaggi in jet privato, preferisco viaggiare in classe economy.
Preferisco che la mia gente riceva un po' di ciò che la vita mi ha dato.
Questa si chiama lotta onorevole contro l'egoismo, contro la povertà, contro la fame in tutte le parti del mondo, non solo nel mio Paese.
(Tratto da: "RAGGIO DI SOLE"

 

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Il circolo di Fratelli d'Italia di Regalbuto ha recentemente incontrato i rappresentanti di vari partiti del centrodestra per discutere di importanti tematiche locali e nazionali. L'incontro, svoltosi in un clima di collaborazione e dialogo costruttivo, ha visto la partecipazione di esponenti di Forza Italia e Democrazia Cristiana . Durante la riunione, i partecipanti hanno affrontato questioni cruciali per il territorio, tra cui lo sviluppo economico, la sicurezza e le politiche sociali. È emersa una forte volontà di lavorare insieme per il bene della comunità, con l'obiettivo di promuovere iniziative concrete e condivise. Il coordinamento  del circolo di Fratelli d'Italia di Regalbuto ha dichiarato: "Siamo molto soddisfatti dell'esito di questo incontro. La collaborazione tra i partiti del centrodestra è fondamentale per affrontare le sfide che ci attendono e per garantire un futuro migliore ai nostri cittadini."
I rappresentanti dei partiti presenti hanno espresso il loro impegno a continuare il dialogo e a lavorare in sinergia per il raggiungimento degli obiettivi comuni. "

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Un’azione strategica per contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa degli studenti siciliani del primo ciclo di istruzione. È l’obiettivo della circolare firmata dall’assessore regionale all’Istruzione e alla formazione professionale, Mimmo Turano, che stanzia 1,5 milioni di euro in favore delle scuole primarie con un indice di dispersione, nell’anno scolastico 2023/24, pari o superiore a 1,5.

Le scuole statali potranno redigere e presentare i progetti entro quindici giorni dalla pubblicazione della circolare, avvenuta oggi, prevedendo iniziative in favore di ragazzi e ragazze a rischio di esclusione dai percorsi scolastici. Le attività, che potranno essere realizzate anche con il ricorso a organizzazioni non profit, prevedono la costituzione di equipe di supporto che dovranno mirare a individuare eventuali casi di disagio e conflittualità, promuovendo interventi a sostegno di docenti, studenti e famiglie, fornire assistenza per orientare gli alunni nella scelta dei cicli scolastici successivi. I progetti dovranno prevedere anche attività co-curriculari per il rafforzamento delle competenze e di didattica esperienziale extracurricolare come visite guidate, corsi di orienteering, di problem solving, lavoro di squadra, per lo sviluppo di competenze critiche, abilità manageriali, autonomia e autostima. Il contributo per le scuole è ripartito tra una quota fissa di cinquemila euro e una variabile proporzionata al numero di studenti iscritti al primo ciclo.

«Il fenomeno dell’abbandono della scuola – dice l’assessore Turano - è ancora troppo diffuso in Sicilia e la Regione punta a intervenire su alcune delle cause, coinvolgendo le stese istituzioni scolastiche, le famiglie e gli altri attori del mondo dell'educazione che operano sul territorio. La dispersione penalizza i nostri giovani, non soltanto sul piano della crescita educativa e delle competenze, ma impoverisce anche la formazione di una cultura sociale e relazionale, oltre a limitare lo sviluppo emotivo. Per questo l’azione strategica che abbiamo avviato punta sul dialogo con i nuclei familiari, ma anche su attività sportive e culturali che si affianchino a quelle didattiche».

 
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Nei primi otto mesi del 2024 superato il valore registrato nell’intero 2023 ma è sos speculazioni e Xylella, a rischio anche la piana degli alberi monumentali 

E’ record storico in valore per le esportazioni di olio d’oliva italiano che nei primi otto mesi del 2024 hanno già superato i 2 miliardi di euro “fatturati” in tutto il 2023 grazie ad un aumento del 59% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E’ l’analisi Coldiretti/Unaprol su dati Istat sul commercio estero relativi a gennaio-agosto diffusa in occasione della Giornata mondiale dell’olivo, varata dall’Unesco e promossa dal Coi il 26 novembre per celebrare un prodotto fondamentale per la Dieta mediterranea e per la salute. Circa un terzo del totale esportato in valore finisce negli Stati Uniti che rappresentano il primo mercato per l’olio d’oliva italiano – rileva Coldiretti – davanti a Germania e Francia.

n successo trainato dalla nuova sensibilità verso il prodotto certificato 100% italiano che negli ultimi anni è ormai arrivato a rappresentare quasi quattro bottiglie di dieci tra quelle prodotto, secondo un’analisi Ismea. A livello di consumi l’extravergine Made in Italy non ha, infatti, registrato flessioni negli acquisti anche nelle annate di minor produzione, quando i prezzi sono inevitabilmente cresciuti, secondo Unaprol, a testimonianza di una accresciuta cultura dell’origine del prodotto che ha premiato coloro che hanno scommesso sulla tracciabilità e sulla trasparenza.

Un comparto strategico per il Made in Italy
L’olio extravergine d’oliva rappresenta un comparto strategico per il Made in Italy agroalimentare, grazie all’impegno delle circa 400mila aziende agricole nazionali per garantire un prodotto dagli standard elevatissimi, con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo, secondo l’analisi Coldiretti. L’Italia ha la leadership in Europa per il maggior numero di oli extravergini a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp). L’Italia è anche il primo consumatore mondiale di olio, con 8,3 litri all’anno a persona, oltre che il secondo produttore ed esportatore dopo la Spagna. Un patrimonio del Paese sul quale bisogna però tenere alta la guardia rispetto al rischio di manovre speculative che hanno l’obiettivo di mettere all’angolo i produttori italiani di extravergine, costringendoli a vendere sottocosto.

Le multinazionali vogliono dimezzare il valore dell’oro verde
“In piena raccolta, l’olio extravergine d’oliva italiano è vittima di speculazioni sul prezzo all’origine, aggravate da un’impennata ingiustificata delle importazioni da Spagna, Portogallo, Tunisia e Turchia – denuncia David Granieri, Vice Presidente Coldiretti e Presidente Unaprol -. Le grandi multinazionali puntano a dimezzare il valore del nostro oro verde, ma Coldiretti non accetta questo gioco al ribasso che penalizza olivicoltori e frantoiani, custodi della qualità del nostro prodotto. Un olio venduto a prezzi stracciati non è italiano né di qualità. L’olio evo italiano deve mantenere un prezzo minimo per tutelare olivicoltori e frantoiani, che garantiscono qualità eccellente nonostante le difficoltà. Contro frodi e speculazioni, chiediamo controlli severi per proteggere un prodotto unico, pilastro della Dieta Mediterranea e simbolo dell’Italia nel mondo. La filiera deve riconoscere un equo valore ai produttori: senza di loro, non esiste futuro per l’olio extravergine italiano”.

Un patrimonio storico a rischio Xylella 
Ma sul futuro degli olivi italiani pesa anche la Xylella, arrivata in Italia portata da piante tropicali giunte dall’America latina, che fino ad oggi ha contagiato oltre 21 milioni di piante. Una minaccia dinanzi alla quale – rilevano Coldiretti e Unaprol – occorre non abbassare la guardia, cercando di contenere il batterio nelle zone di avanzamento, riducenti gli insetti vettori, innestando gli ulivi secolari con il leccino e ripiantando nelle zone colpite le varietà resistenti. In tale ottica Unaprol Consorzio Olivicolo Italiano e Cai Consorzi Agrari d’Italia assieme alla Coldiretti Puglia hanno dato vita a un grande Polo antixylella per accompagnare le aziende olivicole nella realizzazione dei nuovi impianti e promuovere la ricerca di nuove varietà. L’obiettivo è difendere un patrimonio non solo economico ma anche storico, paesaggistico, ambientale e turistico, considerato che la piana degli ulivi monumentali in Puglia ospita il più grande numero di piante plurisecolari al mondo, direttamente minacciato dal diffondersi del batterio.

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