Raccontavamo ai più giovani una tradizione che si tramanda di generazione in generazione, un momento di aggregazione che ha radici lontanissime e che ancora oggi, nel terzo millennio, soprattutto nelle città del sud viene vissuto con entusiasmo. Sono i fuochi di Santa Lucia. Durante i giorni che precedevano la festa , le donne che abitavano nel quartiere di Santa Lucia , si alternavano ad addobbare la chiesetta posta in cima alla collina che sovrasta Regalbuto. Ancora oggi il suono della campanella avvisava la popolazione in onore della Santa e la lunga processione dei fedeli si avviava verso l'antica chiesetta , dove si alternavano le preghiere e si accendeva un cero in onore della Santa. Al calare della sera venivano accese le fascine accese portate di corsa dai ragazzi che accumulavano ancora accese in Piazza Vittorio Veneto , dove si riuniva la piccola folla in attesa che la fiamma si consumasse. Erano e sono i fuochi di Santa Lucia. Una tradizione che da noi è oramai dimenticata nel tempo. La tradizione popolare, come testimonia il detto Santa Lucia è il giorno più corto che sia, associa il giorno più corto dell’anno non al 22 dicembre, vero solstizio invernale, ma al 13 dicembre, Santa Lucia, il cui nome significa luce, dal latino lux. Il motivo? Fino a cinque secoli fa la festa di santa Lucia cadeva proprio in corrispondenza del solstizio d’inverno. Nel 1582 entrò però in vigore il calendario gregoriano, una grande riforma voluta dal papa Gregorio XIII per tamponare agli errori del calendario giuliano, che avrebbe portato la Pasqua a essere celebrata sempre più verso l’estate. Così 440 anni fa vennero eliminati i giorni dal 6 al 15 ottobre e Santa Lucia, che prima coincideva con il solstizio, ora cade una decina di giorni prima. Il solstizio d’inverno è un evento che segna il passaggio dall’autunno all’inverno e indica il giorno più corto dell’anno. Nel 2023 cade venerdì 22 dicembre ed è una giornata in cui il numero delle ore di luce a disposizione è il minore di tutto l’anno. Nell’antica Roma si festeggiavano i Saturnali, una giornata in cui venivano azzerate le distinzioni sociali. Gli schiavi infatti prendevano il posto dei loro padroni e ci si scambiavano dei regali. Ancora oggi viene celebrato in tutto il mondo con l'accensione di fuochi che auspicano la resurrezione dall'abisso del sole invitto. E' celebrato come l’annuncio del rinnovamento esteriore ed interiore della natura e dell’uomo”. Quindi la notte più lunga dell’anno, che verrà celebrata in tutto il mondo con l'accensione di fuochi che auspicano la resurrezione dall'abisso del sole invitto, è il momento più propizio per piantare nella nostra mente e nel nostro cuore il seme, per formulare energicamente quel proposito che determinerà la qualità del prossimo anno. Allontanando dal nostro animo il rancore, la paura e le invidie che ci bloccano. Nel Solstizio d’Estate, se lo abbiamo protetto e nutrito bene, questo seme uscirà dalla terra e apparirà alla luce del sole. Il Solstizio d’Inverno, quindi, è la celebrazione della luce.