La " cuccia" in onore di Santa Lucia è stato e sarà quell'appuntamento annuale da non mancare durante la Festa della Santa che sarà celebrata il prossimo 13 dicembre con l'apertara della chiesetta sulla somità della collina che sovrasta Regalbuto. La produzione del tradizionale piatto regalbutese è stato voluto dall'associazione AVAS Mons Piemonte e , vogliate consentirmi questa divagazione, marcherà l'assenza di Nino Bonina. Per me sarebbe facile parlare di Nino ma è giusto ricordarlo per il suo costante e infaticabile impegno nel volontariato e soprattutto in quell'impegno sociale volto alla crescita del paese che è riuscito a trasmettere ai volontari dell'Avas che il 13 dicembre in Piazza ricorderanno i sapori di un tempo , i sapori poveri delle famiglie che attorno a una tavola si scaldavano con un piatto dove Fede e devozione, tradizione e folklore si mescolano all’atmosfera della festa e si traducono in una pietanza tipica , la cuccia di Santa Lucia. La nostra città si sveglierà al suono della campana della chiesetta e lungo Via Santa Lucia fin su al santuario , si snoderà la processione dei fedeli devoti alla martire . Al santuario, tuttora frequentato, era legata una insolita espressione di pietà popolare nota come - corsa del fuoco o "delle frasche" - Annualmente la sera del 13 dicembre tutti gli adolescenti ed i ragazzi, escluse le donne, salivano al santuario di S. Lucia, dove i giovani più grandi e gli anziani avevano già preparato le "frasche": fascine a forma di cono eseguite con legna minuta e 'canne legate con rami di oleastro. Quindi accese le torce i giovani più grandi dinanzi e i più piccoli dietro si lanciavano, gridando e correndo, lungo il pendio della strada che va dal santuario al centro abitato, e arrivati nella attuale piazza Vittorio Veneto giravano per tre volte intorno ad una catasta di legna, approntata in precedenza, e vi appiccavano il fuoco. Iniziava allora l'ultima fase del rito. I giovani riuniti in cerchio attorno al falò, per dar prova di virilità e coraggio, si lanciavano tra le fiamme saltandole. Naturalmente più grande era la fiamma e il salto, più alta era la considerazione che il ragazzo acquistava tra i suoi coetanei e, soprattutto, tra le sue coetanee. Vana appare ogni ricerca per determinare l'origine della singolare "processione": nata al sorgere dei tempi in essi si perde. Inoltre non bisogna dimenticare che le "frasche", portate da adolescenti, erano a forma di cornucopia. Questo simbolo era particolarmente caro all'adolescente Attis, dio delle piante e figlio della dea Cibele; e il culto di Attis e di Cibele doveva essere particolarmente vivo qui da noi, come inducono a pensare i numerosi reperti votivi dedicati a questi dei e ritrovati in varie zone del territorio rebalbutese.
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