“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Questa frase rimasta poi famosa nel patrimonio letterario siciliano è parte di una memorabile scena de film " Il Gattopardo" di Luchino Visconti. La citazione serve ad introdurre la notizia e cioè che : L’assembla regionale siciliana con un blitz alla vigilia di Ferragosto cancella anni di discussione e di riforme delle province e approva, su iniziativa del gruppo di Forza Italia (in minoranza) l’elezione diretta per il presidente dei Liberi consorzi, per il sindaco metropolitano e per i consiglieri di questi enti, che altro non sono che i discendenti delle vecchie e mai rimpiante Province. Se la legge entrerà in vigore le elezioni si dovrebbero svolgere in primavera, quando si voterà per le amministrative. Ma non è l’unica novità destinata a far discutere. Nel provvedimento varato l’altra sera è prevista anche la reintroduzione delle indennità, che per il presidente saranno uguali a quelle del sindaco della città capoluogo. Per i consiglieri, invece, sono previsti dei rimborsi spese.La legge regionale segna un ritorno al passato.L’ennesimo coup de theatre di una riforma, che è nata e si è evoluta a furia di colpi di scena. Una legge regionale pasticciata, quella di Crocetta, nata in tv con l’intento di voler fare prima del resto d’Italia, più volte si è arenata ed è ripartita tra lotte politiche e agguati di palazzo, arrivando a creare alla fine i cosiddetti “liberi consorzi di comuni”, che più che una vera rivoluzione sembrano solo un’etichetta più complicata affibbiata alle vecchie province. Un ritorno al passato dunque e c'è chi ipotizza che si voterà nella primavera del 2018.
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