C'è nell'aria un sentore di guerra ! In evidenza

Aprile 12, 2018 523

Stiamo attenti a non abituarci all’idea. Guardiamoci bene dalle profezie che si autoavverano, anche se c’è indubbiamente nell’aria un sentore di guerra, una sensazione sempre più forte di qualcosa che sta per precipitare, quasi un bisogno di venire alle mani per stabilire, una volta per tutte, i rapporti di forza in questo mondo che fa così paura perché non lo si comprende più.

La situazione in cui ci troviamo non si è creata in un giorno. È il portato di una lenta e lunga evoluzione, quasi impercettibile. Ma se dovessimo datare questo cambiamento d’epoca potremmo farlo risalire alla primavera del 2014. Nel marzo di quell’anno, la Russia annette la Crimea ucraina. Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, una potenza europea annette il territorio di un’altra potenza europea e la Russia comincia subito a fomentare, armare e finanziare un movimento di secessione dell’Ucraina orientale, ancora attivo.
Sentire parlare di “bombe-missili intelligenti” e di “guerra come risposta ad armi di distruzione di massa”, lo abbiamo già detto, non fa che riportare alla mente tragici e ingombranti passati: ma quanto sta per avvenire in Siria è purtroppo la stessa medesima conseguenza di una lezione mai imparata da tutti gli attori in campo. Occidente, Onu, Usa, Russia e Medio Oriente: ognuno, per i propri interessi, si muove non tenendo conto del fattore più importante, ovvero che di mezzo ci sono sempre vite umane che vengono “barattate” per calcoli geopolitici ed economici. Assad, contro cui Trump sta per scaricare la furia di un attacco missilistico, è un dittatore spregevole che da anni affama il suo popolo e permette ogni qualsivoglia abuso dei diritti umani. Nelle ultime ore un appello accorato, oltre a quello di Papa Francesco, è giunto dall’ex presidente russo protagonista della storica fase di distensione tra Urss e Usa negli Anni Novanta, rivolto a Putin e al tycoon repubblicano: «Rinsavite e dialogate. Evitiamo una sorta di crisi cubana del 21esimo secolo». Le prossime ore saranno decisive per capire se un accordo in extremis verrà trovato per evitare un evitabilissimo massacro, ma il punto è sempre lo stesso: se non si impara dalle lezioni, durissime, del passato e si continua a ritenersi nel giusto per un proprio mero calcolo politico, sarà difficile uscire dal pantano dell’ennesima inutile strage in Medio Oriente.

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