I fedeli giunti presso la chiesa, entrano dalla porta centrale e si recano presso l'altare a rendere omaggio al luogo dove il santo operò i suoi prodigi, poi escono dalla porta laterale. Alle 17,00 inizia la processione dell'alloro. Il corteo è aperto da coloro che recano l'antinni, cioè dei pali rivestiti di alloro e addobbati con fazzoletti variopinti e nastri rossi, sono portati da un portatore e mantenuti in equilibrio con delle corde. Seguono tutti i fedeli che recano in mano i rami di alloro addobbati con nastrini rossi (zahareddi) simboli del martirio di S. Vito. Prima vi sono tutti coloro che seguono a piedi, di cui quelli che hanno fatto un voto particolare a piedi scalzi, quindi vi sono gli uomini a cavallo, riccamente addobbati, che fino ad una decina di anni fa, portavano pure i fucili e sparavano in aria a salve lungo il percorso. Da una trentina d'anni seguono anche coloro che partecipano in automobile. Lungo il percorso viene continuamente innalzato il grido di un solista che dice "E gridamu, e gridamu ccu cori cuntritu" e tutti rispondono: "Viva Diu e Santu Vitu". La processione percorre tutta la via Garibaldi fino a piazza V. Veneto, quindi scende dal corso principale via G.F. Ingrassia fino a piazza della Repubblica, quindi sale per via Don G. Campione, via Catania, scende per via Roma fino a piazza V. Veneto per ridiscendere il corso principale fino a piazza della Repubblica dove, dal sagrato della chiesa madre, il sacerdote benedice con l'acqua benedetta l'alloro. Per tradizione tutti passano sotto il sagrato e, dopo aver ricevuto la benedizione, proseguono per via V. Emanuele per fare il giro attorno all'isolato della grande chiesa madre del paese.
La processione dell'alloro apre la festa di S.Vito martire . In evidenza
In questo giorno si svolge la processione dell'alloro, in cui i fedeli esprimono i loro voti al santo mediante questo corteo processionale, che nel passato era la conclusione ufficiale e la raccolta di tutti coloro che erano andati a fare il ‘viaggio’ votivo per tutto il territorio circostante, oggi possiamo dire che è più un’espressione rituale introduttiva alla festività del santo patrono. La presenza del segno dell'alloro richiama la già accreditata ipotesi di transignificazione del segno di gloria e onore pagano, ampiamente utilizzato nella Sicilia antica, confluito con gli stessi significati nella tradizione cristiana. Ma a questa ipotesi, personalmente ritengo se ne possa ricollegare un'altra. Infatti, oltre a tale transignificazione avvenuta in epoca paleocristiana, si è aggiunta una caratterizzazione sedimentatasi in Sicilia grazie alla presenza della tradizione cristiana bizantina mediante gli italo-greci, di cui i monaci basiliani ebbero un ruolo rilevante, sotto il profilo religioso, dal VI al XVI secolo della storia siciliana Non è da trascurare il fatto che nell'area dell'antico val Demone, lì dove vi era la presenza più massiccia dei greci fin dall'epoca araba, nelle espressioni religiose l'uso dell'alloro è diffuso. Così come non va trascurato il fatto che a quest'area appartengono Troina, Cerami, Gagliano e Regalbuto, centri in cui dall'epoca normanna vi erano dei monasteri basiliani dipendenti dall'abbazia di S. Michele di Troina. Non a caso in questi centri vi è lo stesso uso rituale del 'viaggio' per prelevare l'alloro e del corteo processionale dell'alloro in onore del proprio patrono. Il programma rituale di questo giorno a Regalbuto prevede che, a partire dal primo pomeriggio, i fedeli, recando in mano i rami di alloro, vanno a gruppi presso la chiesa dei Cappuccini, lì dove la tradizione vuole che, come abbiamo visto nella Passio, San Vito sia vissuto in una grotta e abbia operato dei miracoli.
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