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Nella società moderna appare alquanto paradossale che ad un bambino di 7 anni venga negato il diritto allo studio a causa di beghe familiari e che nessuna Istituzione, alla quale le parti si sono rivolte, riesca a risolvere la questione.
Dopo aver ricevuto una lettera da una mamma di Ribera, ho deciso di sollevare il caso, scrivendo all'assessore regionale all'Istruzione, al sindaco del Comune in provincia di Agrigento, all'Ufficio scolastico regionale e al dirigente scolastico dell'Istituto.
Ci troviamo davanti ad un caso surreale in cui un bambino è impossibilitato ad andare a scuola e a frequentare compagni e maestre a causa di controversie familiari.
Il papà e la mamma del piccolo sono separati e il giudice ha assegnato l'affidamento congiunto. La donna con il bambino si trasferisce dalla Puglia in Sicilia per motivi di lavoro e viene richiesta alla scuola frequentata dal bambino lo scorso anno il nulla osta per permettergli l'iscrizione nel nuovo istituto scolastico.
La scuola di provenienza nega però più volte il rilascio del documento per mancanza di assenso da parte del padre e così il bambino, ad oggi, è a casa. Mi appello alle istituzioni affinchè qualcuno prenda, nel più breve tempo possibile, la responsabilità e metta un punto alla questione, per garantire al piccolo un imprescindibile diritto, quale quello di avere una regolare frequenza scolastica.
Non possiamo permettere che controversie familiari neghino un diritto del genere.
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