Lo scorso 30 marzo il senato ha dato il suo via libera alla proposta di legge che prevede la delega al governo per l'istituzione di un assegno unico e universale per i figli. Tale passaggio parlamentare è stato celebrato come l’atto finale dell’iter. La politica ha parlato di un "cambiamento epocale per combattere la denatalità”. In realtà però la misura è ancora tutta da scrivere. Nonostante gli annunci di questi giorni infatti sia l'ammontare dell'assegno che la sua effettiva entrata in vigore sono ancora da definire. Nella legge delega vengono semplicemente elencati alcuni profili generali a cui attenersi ma sarà poi l'esecutivo a dover stabilire come funzionerà la nuova misura in concreto. L’iter è quindi lontano dall’essere concluso. L'effetto degli annunci fatti in questi giorni è quindi solo quello di rendere ancora meno comprensibile e trasparente l'iter legislativo. Inoltre, c'è il rischio che il dibattito si focalizzi solo sull’entità finale del contributo che ogni famiglia riceverà. Concentrarsi su questo aspetto però significa non affrontare una riflessione complessiva sul sistema di welfare nel nostro paese, di cui invece l’assegno unico dovrebbe essere il primo tassello.
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