Allenare una squadra femminile. Quali le differenze con i maschi. ?

Marzo 23, 2021 2062

Nel mio percorso di allenatore di squadre femminili di pallavolo ho sempre pensato alle differenze di metodologie e soprattutto di linguaggi che formano la relazione tra i giocatori e l'allenatore. Ho trovato interessante la relazione di Bruna Rossi in occasione di un seminario internazionale dal titolo " la donna atleta" organizzato dal Coni. Nell'articolo Stefano Lorusso ha preso lo spunto  ,  sul blog  VOLLEY PROJECT  per approfondire l'argomento in cui si toccano  i punti essenziali dellle dinamiche che un allenatore deve aver presente quando decide di allenare una squadra femminile, che qui vi propongo.

Una serie di lavori recenti si sono occupati di indagare quali siano, secondo gli atleti di ambo i sessi, le qualità peculiari che un allenatore dovrebbe possedere. Le tre caratteristiche prioritarie sono le stesse sia per gli atleti maschi sia per le femmine e privilegiano la sfera emotiva. L’autorevolezza, la capacità di comunicare e di prendersi cura dell’atleta sono le doti più apprezzate. Soprattutto le atlete ritengono che l’allenatore debba avere conoscenze tecniche elevate, energico, determinato, avere una buona capacità d’insegnare, essere “freddo” in situazioni di stress, cooperativo e voglioso di aiutare, rispettoso dell’atleta e motivato ad allenare quella squadra a prescindere dal livello. Secondo le atlete, inoltre le allenatrici incoraggiano maggiormente, sono più attente alle relazioni, hanno maggiori capacità comunicative, usano mediamente toni più pacati, sdrammatizzano l’errore e dedicano più tempo anche al di fuori dell’allenamento. Gli allenatori invece sono più strutturati e organizzati, più esigenti e con maggiori aspettative dalle atlete. Al contrario delle allenatrici danno maggiori e dettagliate informazioni tecniche, sono più aggressivi non ammettono discussioni, urlano spesso anche senza motivo apparente, pretendono più disciplina e non motivano in termini positivi. In maniera sorprendete, però il 75% delle atlete intervistate, dichiara di preferire gli allenatori maschi. Se passiamo ad analizzare quali sono le caratteristiche che differenziano gli atleti dalle atlete secondo gli allenatori di sesso maschile, troviamo un accordo elevato sulle seguenti peculiarità. Le atlete sono mediamente: Più puntuali, disciplinate e serie Prendono tutto più personalmente Entrano in “risonanza” emotiva con più facilità. Investono sulla persona intera (hanno con l’allenatore un rapporto più emozionale.) Vivono la gara come più stressante Sono più “complicate” Sono più conflittuali in situazioni di gruppo.L’allenatore è in posizione di potere e questo può determinare un’attrazione che aggiunta alla seduzione come modalità di comunicazione “tipica della donna” che rischia di provocare situazioni difficili da gestire e assolutamente da evitare.Poiché sia le atlete che le allenatrici tendono a stabilire rapporti più emotivi e personali, la relazione, normalmente è molto soddisfacente e funzionale per entrambe, ma diventa più problematica da gestire in situazioni di conflitto. Questo meccanismo può dare origine a contrasti più accesi e protratti nel tempo.Se analizziamo la letteratura recente, in campo della psicologia sportiva, si trae la conclusione che diversi fattori richiedono un approccio differente da parte dell’allenatore.

Tali fattori sono: La filosofia di allenamento Le metodiche di allenamento La capacità motivazionale Lo stile comunicativo La modalità di relazionarsi con l’atletaSi ritiene, in sintesi, che la donna – atleta necessiti, per dare il meglio di un trattamento diverso da parte dell’allenatore. Anche se non è opportuno generalizzare, è possibile fornire una serie di consigli che si rivelano utili per l’allenatore. In allenamento. Va sottolineato che in allenamento le atlete sono mediamente più disciplinate e più serie consentendo all’allenatore di lavorare in modo più sereno. Per quello che attiene al rapporto, un ascolto più attento ed una comunicazione empatica sono preferibili. Urlare, utilizzando sistemi coercitivi, non è mai utile. Tale comportamento non trova applicazione con le ragazze, soprattutto perché le rende più insicure e vulnerabili a discapito di un proficuo apprendimento. È meglio utilizzare l’autorevolezza come forma alternativa di leadership. Essere troppo aggressivi complica il rapporto interpersonale tra atleta e allenatore e fa si che le informazioni tecniche non vengono elaborate in modo corretto, causando un vissuto conflittuale sia a livello personale, “poca autostima” sia a livello relazionale nel gruppo. Il segreto sta nel saper essere carismatici, positivi, preparati e motivati. La PNL “programmazione neuro linguistica, fornisce, attraverso tecniche di comunicazione efficace un valido aiuto per gli allenatori.” È, quindi più opportuno utilizzare in maniera più accorta livelli di comunicazione, notoriamente “sotto il controllo” cosciente della persona quali il livello para – verbale ( volume della voce, timbrica, ecc..) e non verbale (sguardo, atteggiamento posturale, ecc..) che hanno un impatto molto forte sulla relazione e sono alla base di incomprensioni apparentemente inspiegabili. Per quello che riguarda in generale la relazione con l’atleta, è necessaria una maggiore attenzione alla persona nella sua interezza. Con le donne è importante non ignorare problematiche personali, extra – sportive. Un altro aspetto essenziale è quello concernente il feedback. È fondamentale: Incoraggiare Usare la tecnica del “sandwich” (informazione positiva iniziale, rilievo su quello che deve essere modificato e nuovamente feedback positivo) o, comunque premurarsi di aggiungere un supporto di tipo emotivo, è di notevole efficacia. Sdrammatizzare l’errore è importantissimo soprattutto in gara, l’atleta donna tende a colpevolizzarsi più dei maschi. È da ricordare che gli errori si correggono in allenamento. Per quanto riguarda la gestione del gruppo è importante dare un maggiore spazio alla discussione per arrivare a decisioni condivise. La tendenza a socializzare per “diadi” o comunque in sottogruppi ristretti, tipica delle ragazze, va presa in considerazione. Per evitare di sanzionare tale comportamento utilizzare la strategia della rotazione delle coppie durante gli esercizi, è un buon mezzo per ottenere una maggiore coesione del gruppo. Per quanto riguarda la gara c’è da sottolineare che la donna, tendenzialmente ha un approccio ansiogeno sia nel periodo che precede la gara sia durante la stessa. L’allenatore deve tenere in considerazione che la somatizzazione dell’ansia da performance crea modificazioni sotto il profilo respiratorio, cardiaco e nervoso, diminuendo la componente cognitiva aumentando lo stato di stress e di stanchezza generale.Il consiglio è di non caricare a livello emotivo la gara, ponendo obiettivi troppo precisi .Meglio dire: “Ragazze coraggio oggi andiamo a vincere” che “ ragazze mi raccomando oggi dobbiamo vincere”, anche l’espressione “oggi vinciamo” potrebbe creare reazioni ansiogene.Il concetto fondamentale è di avere sempre un atteggiamento positivo e di fiducia nei confronti della squadra. Nel periodo pre – gara, che si rivela essenziale per la donna, è utile utilizzare, prima di svolgere i classici esercizi di riscaldamento alcuni movimenti di ball – handling o, soprattutto per i settori giovanili dei semplici giochi con la palla. Durante la gara è importante non utilizzare mai il termine non sbagliare, cercando di essere più direttivi e meno correttivi. In conclusione possiamo considerare che allenare le donne costituisce sempre una grande opportunità per chi allena arricchendo il proprio bagaglio di esperienza e capacità di comprensione e di intervento. La diversità di approccio mentale e pedagogico in genere elementi ricerca e crescita continua.

 

Ultima modifica il Martedì, 23 Marzo 2021 16:57