Dopo avere ricevuto la croce di cavaliere della Repubblica dalle mani del Presidente, Giorgio Napolitano, Franca Viola – colei che disse no al picciotto di mafia che l’aveva rapita per sposarla – ha detto di volere dedicare quel riconoscimento al padre, che era stato sempre dalla sua parte, e al marito, che l’avrebbe poi portata all’altare. Una dedica a due uomini nella giornata della donna. E’ trascorso più di mezzo secolo, Franca Viola è rimasta una grande siciliana.
Ma non fu certo l’unica a subire le angherie del suo tempo, come donna. Qualche anno dopo una ragazza diciottenne di Gela che chiameremo Concetta con un nome di fantasia – ha diritto all’oblio – fu sequestrata dal fidanzato con l’aiuto dei familiari di lei, come nel film “Sedotta e abbandonata” di Pietro Germi. Non voleva sentirne dello spasimante e la sua riluttanza, tenace, rischiava di mandare all’aria il contratto di matrimonio stipulato fra le due famiglie. A mali estremi, estremi rimedi. I genitori della fanciulla, con l’accordo dei parenti dello spasimante, decisero di mettere sul fatto compiuto la sposa riluttante. Come? Un sequestro di persona, organizzato in pieno centro, come nel copione del film di Germi.
L’episodio non destò alcuna sorpresa a Gela, perché negli anni Sessanta le fuitine erano all’ordine del giorno. Nessuno credette in un sequestro ma all’ennesima “scappatina” di due ragazzi che hanno deciso di “consumare” per affrettare le nozze oppure per “saltare” le spese della costosa festa di nozze. Questa consuetudine, peraltro, poteva contare su esperti “mediatori”, procuratori di matrimoni. Un’attività fiorente, redditizia e rispettata.
Il fatto è che stavolta arrivò all’orecchio del pretore di Gela, Mario Fantacchiotti, una informazione curiosa, attraverso i carabinieri, che cioè Concetta non era affatto d’accordo e che non si trattava della solita “scappatina” organizzzata con la benedizione dei familiari, ma di un sequestro di persone bello e buono.