Muscarà
Questo cognome dovrebbe derivare da un soprannome basato sul termine grecanico, muscarà, μοσχαρας, che significa “allevatore di vitelli”, riferito, probabilmente ad un capostipite che esercitava tale attività. Qualche altra ipotesi, ma ci sembra meno probabile, lo fa derivare da un soprannome originato dal termine dialettale siciliano, ma anche pugliese, “muscaru” che è un'impalcatura usata per l'essiccazione della frutta (fichi, funghi, ecc.). Muscarà è diffuso nella Sicilia centro-orientale, nel messinese (18 comuni, Messina, Patti, Sant'Angelo di Brolo, ecc.), nel catanese (Catania, Acireale, Caltagirone, ecc.), nel siracusano (Noto, Lentini, Siracusa, ecc.), ma anche nell'agrigentino (Naro, Favara, Agrigento), nell'ennese (Piazza Armerina, Aidone), nel palermitano, nel ragusano, nel nisseno. Presenze poco numerose si rilevano in altre regioni italiane, come Lazio, Puglia, Calabria, Lombardia, Piemonte, ecc.
Tracce storiche e personaggi. Andrea Muscarà fu giudice della Gran Corte del Regno negli anni 1654/1657 e 1663; governatore della Tavola di Palermo nel 1711 e del Monte di Pietà nel 1713; Pietro Muscarà fu senatore di Palermo nel 1688/89 e consigliere della nobile compagnia dei Bianchi della stessa città negli anni 1686-1690-1691. A Librizzi (ME) è ricordato Don Andrea Muscarà, uno dei più celebri avvocati, “esperto dell’uno e dell’altro diritto”; fu insignito di molte onorificenze, assessore della grande curia arcivescovile di Palermo e più volte della gran curia regia; fu giudice del concistoro della regia coscienza e incorruttibile avvocato del fisco. Morì a Palermo l’11 novembre 1666.
Viavattene
Viavattene è un rarissimo cognome di origine apotropaica (esorcizzante), attribuito con lo scopo di allontanare qualcuno o allontanare influssi malefici; potrebbe derivare da soprannome attribuito ad un figlio indesiderato o da cognome di fantasia assegnato da un funzionario dell’anagrafe ad un fanciullo abbandonato con un carattere particolarmente pestifero. Ha origini siciliane ed è diffuso particolarmente in Sicilia, nel catanese (Fiumefreddo di Sicilia, Trecastagni), nel palermitano (Palermo, Bagheria), nell’ennese (Enna), nell’agrigentino (AG), nel siracusano, nel nisseno. Con piccoli nuclei è presente anche in Piemonte (Torino), Campania (Napoli), Lombardia, Toscana.
Tracce storiche e personaggi. Alberto Viavattene (Torino 1986), giovane regista, da sempre appassionato di cinema, realizzò il suo primo cortometraggio all’età di 14 anni. Ha preso parte a numerose produzioni indipendenti. Nel 2007 scrisse e diresse “La donna della toilette” con cui ha partecipato a festival internazionali in Canadà, USA, Messico, Inghilterra, Argentina. Nel 2008 ha fatto parte del cast tecnico de “Il Divo”, film diretto da Paolo Sorrentino.
Termini
Termini è cognome siciliano ma è diffuso in tutt’Italia; in Sicilia deriva dai due toponimi Termini Imerese e Casteltermini, nel resto d’Italia, molto probabilmente, dai molti toponimi esistenti nella penisola. È quindi un cognome toponimico ed indica la provenienza del capostipite da una di queste località. Termini, dal latino “terminus”, era un epiteto di Giove, protettore di ogni diritto e di ogni impegno, divenne in seguito divinità indipendente che vegliava sui confini dei poderi e sulle pietre terminali.
Il cognome Termine è diffuso in tutta la Sicilia, in particolare nel palermitano (Palermo, Monreale, San Giuseppe Jato, ecc.), nell’agrigentino (Ravanusa, Canicattì, Sciacca, Campobello di Licata, ecc.), nel catanese (Catania, Grammichele, Can Cono, ecc.), nell’ennese (Assoro, Enna, Leonforte, Piazza Armerina), nel messinese. Con modesti nuclei è presente anche in altre regioni italiane, fra cui Lombardia, Piemonte, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, ecc.
Tracce storiche e personaggi. Termine fu una nobilissima famiglia di origine catalana, discendente dai conti di Narbona; passò in Sicilia con i fratelli Giovanni ed Oliviero de Termens nel 1209, al seguito della regina Costanza, moglie di Federico II di Svevia. Giovanni ottenne da re come compenso per i suoi servigi militari, l’ufficio di prefetto della Casa Imperiale, la castellania della città di Termini e l’incarico di giustiziere di Girgenti. La famiglia possedette i principati di Baucina e Casteltermine, la ducea di Vatticani, il marchesato di Montemaggiore, la contea di Isnello, le baronie di Aspromonte, Baccarati, Birribalda, Calamonaci, ecc. Molti suoi illustri esponenti ebbero cariche civili, militari, ecclesiastiche in molte città della Sicilia; fra questi va ricordato un Matteo Termine che fu maestro giustiziere in Sicilia nel 1260, studiò all’università di Bologna, vestì l’abito agostiniano e morì a Siena nel 1310: viene venerato dalla chiesa cattolica sotto il nome di beato Agostino novello di Palermo (cfr. Famiglie nobili di Sicilia). Salvatore (Totò) Termine (Enna 3/6/1950), politico, deputato regionale nelle XIV e XV legislature per il Partito democratico. Nell’ultima legislatura è stato vice-presidente della Commissione Verifica dei poteri e componente della IV Commissione – Ambiente e territorio e della Commissione Esame delle attività dell’Unione Europea.