16. I cognomi dell’ennese: Alloro, Pizzuto, Burrafato, Oieni, di Francesco Miranda
Alloro
Alloro deriva dal nome medievale ALLORO/ALLORA (caduto in disuso) connesso con LAURUS, pianta aromatica appartenente alla famiglia “lauraceae”, diffusa nelle zone di clima mediterraneo. Nella mitologia greco-romana l’alloro era una pianta sacra e simboleggiava la sapienza e la gloria: una corona di alloro cingeva la fronte dei vincitori nei Giochi olimpici e costituiva il massimo onore per un poeta che diveniva un “poeta laureato”.
Il cognome Alloro ha nuclei più consistenti in Sicilia, in Campania (nelle zone di Benevento, Salerno, Napoli) e in Veneto (veronese e vicentino) e presenze rade in alcune altre regioni italiane (Piemonte, Lazio, Liguria, Abruzzo, ecc.): nella nostra Isola è presente nell’agrigentino (Menfi, Sciacca, Sambuca di Sicilia), nel palermitano (Altavilla Milicia, Marineo, Palermo), nel siracusano (Carlentini, Lentini), nell’ennese (Enna), nel trapanese (Marsala), nel catanese, nel nisseno.
Riferimenti storici e personaggi. MARIO ALLORO (Enna 9/9/1960), laurea in giurisprudenza, dirigente IRSAP (Istituto Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive); deputato regionale del P.D, componente della VI Commissione – Servizi sociali e della I Commissione – Affari costituzionali, dalla quale si è dimesso nell’ottobre del 2013. E’ stato consigliere comunale ad Enna e assessore PSI e, dal 2008 al 2013, consigliere provinciale. Al parlamento regionale, in questa XVI legislatura, è primo firmatario di tre disegni di legge: n.454/13 – Norme in materia di disciplina delle guide turistiche; n,631/13 – Nuove norme in materia di interventi di ristrutturazione edilizia; n.757/14 – Semplificazione e riordino della normativa in materia di edilizia abitativa sociale, soppressione degli IACP e istituzione delle Agenzie siciliane per l’edilizia pubblica; è cofirmatario di altri 20 disegni di legge di argomenti vari.
Pizzuto
Il cognome Pizzuto dovrebbe derivare dal nome di località legate al termine “pizzo” (cima) e starebbe ad indicare la provenienza del capostipite da una località montana, come, ad esempio, Monte Pizzuto, montagna dei monti Sabini, nel subappennino laziale, o Castelpizzuto, comune in provincia di Isernia, nel Molise. Non è escluso che, almeno per il ceppo siciliano-meridionale, il cognome provenga dal termine dialettale “pizzuto” che significa pungente, arguto, pronto, vispo, presuntuoso, ecc.; in tal caso sarebbe riferito al comportamento del capostipite o della sua famiglia. Pizzuto è diffuso soprattutto in Sicilia, ma anche in Puglia, Molise, Calabria, Lazio, Piemonte, Lombardia e in quasi tutte le altre regioni italiane. Nella nostra Isola è presente in particolare nel messinese (Ficarra, Capo d’Orlando, Messina, ecc.), nel palermitano (Castronovo di Sicilia, Casteldaccia, Villalba, ecc.), nel catanese (Catania, Motta Sant’Anastasia, San Giovanni La Punta, ecc.), nell’agrigentino (Campobello di Licata, Santo Stefano Quisquina, ecc.), nel nisseno (Caltanissetta, Gela, Butera, ecc.); nell’ennese è noto a Leonforte, Agira, Nicosia.
Riferimenti storici e personaggi. Nelle “Memorie storiche dei cardinali della Santa Romana Chiesa” scritte da Lorenzo Cardella nel 1792, si cita un cardinale GIOVANNI PIZZUTO, vissuto nel XII secolo e morto nel 1180, nel penultimo anno del pontificato di Alessandro III. Di lui si dice che restituì al suo lustro l’Abbazia di San Pietro all’Altare di Napoli e, a sue spese, fece fabbricare un grande edificio che utilizzò come sede dell’Istituto dei Canonici regolari e vi nominò come superiore l’abate Niccolò, canonico di San Vittore a Parigi. ANTONIO PIZZUTO (Palermo 14/5/1893 – Roma 23/11/1976), scrittore provvisto di larga cultura umanistica con accentuati interessi linguistici e filosofici. Si fece conoscere come scrittore in età avanzata, dopo la pensione di funzionario statale. Nelle sue opere c’è la lezione futurista ma anche gli influssi di Joyce, Gadda, il “nouveau roman”. Dopo la laurea in giurisprudenza nel 1915 e in filosofia nel 1922, si arruolò nella polizia di Stato distinguendosi nella caccia agli antifascisti. Nel dopoguerra fu vicequestore a Trento, questore a Bolzano e ad Arezzo e vicepresidente della Commissione Internazionale di Polizia Criminale (Interpol), con sede a Vienna e soggiorni in Francia, Inghilterra, Germania. ANGELO PIZZUTO, presidente del parco delle Madonie: il C.G.A.(Consiglio di Giustizia Amministrativa) lo ha reintegrato nel suo incarico dopo il lungo contenzioso con il governatore della Sicilia Rosario Crocetta che lo aveva sospeso per due volte per presunte irregolarità nella gestione dell’Ente. Angelo Pizzuto era stato nominato prima commissario, poi presidente del parco delle Madonie, nel 2012 dall’allora governatore Raffaele Lombardo.
Burrafato
Burrafato (variante Burrafati) è un cognome di origine linguistica araba, proveniente dal termine BŪ RAHĀDAH, che si traduce con “padre delicato”: probabilmente riferito al capostipite “affettuoso e delicato” (verso i figli e la famiglia). Burrafato è frequente nel ragusano (Comiso, Vittoria, Ragusa, Chiaramonte Gulfi, Modica, Santa Croce Camerina, Pozzallo), nel palermitano (Valledolmo, Palermo, Termini Imerese, Monreale, Trabia), nel messinese (Messina, Caronia), nel catanese (Acicastello), nel trapanese (Castelvetrano), nel nisseno (Marianopoli), nell’ennese (Nicosia); è raro nel resto d’Italia con sparute presenze in Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto.
Riferimenti storici e personaggi. SALVATORE BURRAFATO (Termini Imerese 6/9/1965), sindaco di Termini Imerese dal giugno 2009, riconfermato alla carica nel giugno 2014. Laurea in scienze politiche, è funzionario della Presidenza della Regione Siciliana. Giornalista pubblicista dal 1997, con Vincenzo Bonadonna, giornalista ed ex direttore del quotidiano L’Ora, e con Nicola Sfragano, segretario regionale UIL Pensionati, ha scritto il libro “Un delitto dimenticato. Storia di Antonino Burrafato, vittima della mafia”. Dopo la recente visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi a Termini Imerese, il sindaco Burrafato sogna il rilancio dell’industria del palermitano e il progetto di reindustrializzazione del sito ex Fiat della sua città. E’ figlio di ANTONINO BURRAFATO (Nicosia 13/6/1933 – Termini Imerese 29/6/1982), vicebrigadiere della polizia penitenziaria; in servizio presso la Casa Circondariale dei Cavallacci di Termini Imerese, fu assassinato da un commando di quattro uomini il 29/6/1982, punito per aver detto no al boss Bagarella. Il Ministero della Giustizia lo ha riconosciuto vittima della mafia e vittima del dovere ai sensi della Legge 466/1980; nel 2006 gli è stata conferita la Medaglia d’Oro al merito alla memoria; l’amministrazione comunale di Termini Imerese gli ha intitolato la sala della Presidenza del Consiglio.
Oieni
Oieni nasce da modificazione del nome personale Eugenio, di origine linguistica greca, derivato dal termine ευγενης (eygenés), composto da ευ (bene) e γενες (nato), con il significato di “ben nato, nobile”: molto probabilmente Eugenio era il nome del capostipite.
Si tratta di un cognome molto raro, presente in alcune province siciliane: nel messinese (Mistretta, Castel di Lucio, Brolo, Capo d’Orlando, Capri Leone, Tusa, Santo Stefano di Camastra, Barcellona Pozzo di Gotto, Pettineo, Motta d’Affermo), nel catanese (Ramacca, Acicastello, Paternò), nell’ennese (Aidone, Piazza Armerina), nell’agrigentino (Ravanusa, Agrigento), nel palermitano (Palermo, Cefalù); piccoli nuclei di Oieni si trovano anche in altre regioni italiane, Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige.