La sentenza 16/2021 con cui la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della “riforma” del codice degli appalti voluta da Musumeci dichiarata parzialmente illegittima.  “Prendiamo atto della sentenza della Corte Costituzionale - dichiara ’assessore regionale Marco Falcone  - che ricolloca la competenza nella disciplina dei pubblici appalti in capo allo Stato. Sapevamo, quando abbiamo avviato il contenzioso, che il giudizio aveva margini stretti, ma valeva la pena farlo per il merito della questione, nonché nel rispetto dello spirito dello Statuto siciliano. In questo anno e mezzo, la norma voluta da tutte le Associazioni datoriali ha comunque sortito il positivo effetto di comprimere i ribassi praticati dalle imprese. Questo ha portato al beneficio di lavori aggiudicati con un ragionevole utile di impresa, scongiurando il rischio che offerte troppo al limite potessero incidere sulla qualità delle opere. Altro elemento essenziale: sono state espletate circa duecento gare con un contenzioso ridotto praticamente a zero. Qualcuno, prima di commentare, dovrebbe studiare o comunque approfondire meglio l’argomento. Il Governo Musumeci, come naturale, darà applicazione al dettato della Corte”. A ribattere le parole dell'Assessore Falcone interviene il PD siciliano per bocca del suo segretario regionale “La solita leggina in salsa siciliana è stata bocciata nettamente dal giudice del leggi. E’ l’ennesimo flop del governo Musumeci che, senza scrupoli, pensava di lucrare il voto di qualche piccolo imprenditore edile”.  “Insomma un governo che anziché risolvere i problemi – prosegue Barbagallo – genera confusione, contenziosi e risarcimenti del danno. Mandando letteralmente in tilt il sistema, le stazioni appaltanti, i comuni e le imprese. Il PD ha votato contro in commissione ed in Aula all’Ars, lamentando l’evidente illegittimità della norma. Musumeci, giunto al 4 anno di legislatura, dovrebbe concentrarsi di più per governare la Sicilia – conclude il segretario regionale dem -, ascoltando anche i suggerimenti che provengono dall’opposizione, anziché pensare solo agli annunci e alle conferenze stampa che ricordano tanto passerelle d’altri tempi”.

CATANIA (ITALPRESS) – La Procura Distrettuale e la Procura per i Minorenni di Catania hanno disposto numerose perquisizioni e sequestri, eseguiti dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, nei confronti di persone indagate a vario titolo per divulgazione di pornografia minorile e istigazione ad atti di pedofilia. Al momento sono 25 gli indagati, di cui 15 minorenni, residenti nella provincia di Catania e di età compresa tra i 14 ed i 25 anni.
Le indagini sono state svolte dalla Polizia Postale di Catania sotto la direzione del Centro Nazionale Contrasto Pedo Pornografia on-line (CNCPO) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Gli accertamenti sono scattati in seguito alla denuncia di una donna, madre di una adolescente, all’epoca 16enne, che era venuta a conoscenza che su due gruppi WhatsApp, uno dei quali nominato “Borghetto”, come un luogo di ritrovo tra ragazzi di Catania, circolavano video e immagini della figlia in pose sessualmente esplicite.
La donna ha consegnato il telefonino in uso alla figlia al personale della Polizia Postale che ha acquisito con sofisticate strumentazioni forensi il contenuto dei gruppi WhatsApp, che annoveravano circa 450 iscritti in tutto.
E’ iniziato, così, un meticoloso lavoro investigativo finalizzato a ricostruire le dinamiche e le eventuali condotte penalmente rilevanti dei singoli aderenti ai gruppi, identificando coloro che avevano divulgato o richiesto i video o le immagini di pornografia minorile. Sulla base delle risultanze d’indagine le autorità giudiziarie hanno immediatamente ordinato le perquisizioni, domiciliari ed informatiche, eseguite dalla Polizia.
Decine di minorenni sono stati, inoltre, segnalati alla competente Procura perchè dileggiavano e offendevano gravemente la vittima, personalmente conosciuta da parecchi di loro.
Numeroso il materiale informatico sequestrato, costituito in gran parte da smartphone, che sarà sottoposto ad approfondite analisi informatiche al fine di confermare le responsabilità degli indagati.
(ITALPRESS).

“Superati i 40 mila cittadini con più di 80 anni che hanno potuto prenotare il proprio vaccino. Un risultato che fa ben sperare”. Lo ha detto l’assessore alla Salute della Regione siciliana, Ruggero Razza, nel corso di una diretta Facebook.
“Le forniture attuali ci consentono di potere fare 6 mila vaccini al giorno – ha detto Razza -. Siamo confidenti che nelle prossime settimane, dopo il mese di febbraio, possa aumentare la dotazione”.
Sul portale è stato realizzato il 97% delle prenotazioni, mentre il call center ha effettuato il restante 3%.

Screening a campione sugli studenti e test mensili sul personale scolastico per contenere la diffusione del virus in Sicilia. È la strategia messa in campo dal governo Musumeci per garantire controllo e sicurezza nella ripresa delle attività scolastiche in presenza anche nelle scuole superiori. Una circolare dell'assessorato regionale della Salute, in accordo con l'assessorato regionale dell'Istruzione, è stata inviata ai direttori generali delle nove Aziende sanitarie provinciali, ai commissari Covid di Catania, Messina e Palermo, all'Anci Sicilia e al direttore dell'Ufficio scolastico regionale, per avviare adeguati strumenti in grado di monitorare l'evoluzione dell'epidemia e potenziare le capacità del sistema sanitario di intercettare e tracciare tempestivamente eventuali focolai.

Le Asp sono chiamate a predisporre piani di sorveglianza e di screening per il contenimento del contagio, attraverso una sorveglianza attiva sulla popolazione scolastica tramite le Unità speciali di continuità assistenziale scolastica (Uscas). In particolare, ogni Asp potrà promuovere periodiche attività di screening negli istituti in relazione ai dati epidemiologici in possesso e a ipotizzabili livelli di prioritario rischio sanitario.
Per gli studenti delle scuole superiori, che rientreranno in classe al 50 per cento da lunedì 8 febbraio, è previsto il periodico campionamento a rotazione per identificare eventuali portatori
asintomatici: attraverso test antigenici effettuati contemporaneamente e ripetuti nel tempo, potranno essere monitorati piccoli gruppi di ragazzi a cadenza regolare. Le Asp provvederanno a elaborare piani di screening territoriali, d'intesa con le istituzioni scolastiche, nei drive-in o nelle stesse scuole. Parallelamente l'offerta di screening sarà rivolta anche al personale scolastico, docente e non docente, con esecuzione di test antigenici nei drive-in (con accesso dedicato), almeno una volta al mese.

«Mantenendo gli impegni assunti da parte del governo Musumeci, abbiamo avviato un processo attivo di monitoraggio che parte dalle Asp attraverso le Uscas e intendiamo garantire la ripresa in sicurezza delle attività didattiche in presenza, fugando le preoccupazioni delle famiglie» afferma l'assessore regionale della Salute, Ruggero Razza.

«Grazie alla collaborazione tra i due assessorati e come largamente richiesto dagli operatori scolastici e dalle famiglie, il governo regionale si impegna per garantire i più alti e possibili livelli di sicurezza sanitaria in ambito scolastico - sottolinea l'assessore regionale dell'Istruzione Roberto Lagalla - Tuttavia gli istituti scolastici non sono luoghi Covid-free e pertanto vanno richiamati l'impegno e la responsabilità di tutti, mantenendo comportamenti scrupolosi e corretti anche e soprattutto fuori dalle scuole».

Occorreranno alcuni giorni per capire se Draghi scioglierà la riserva. In ogni caso - come riporta Openpolis - è interessante osservare come non sia la prima volta che a un ex governatore della banca d’Italia viene chiesto di formare un governo in un momento di crisi. Un bacino, quello della banca d’Italia, da cui la politica ha spesso attinto  per la nomina dei ministri e, in alcuni casi, per la stessa presidenza della repubblica. Un incarico quest’ultimo di cui si è parlato anche in relazione allo stesso Draghi che, rispetto ai suoi predecessori, ha un’esperienza che va ben oltre i confini italiani, essendo stato governatore della banca centrale europea in una fase particolarmente difficile. 

Come accennato, già altre due figure di vertice della banca d’Italia hanno ricoperto l’incarico di presidente del consiglio.

Il primo fu Carlo Azeglio Ciampi, già governatore della banca d’Italia, che nel 1993 fu chiamato a ricoprire questo incarico dall’allora presidente della repubblica Scalfaro. In quel momento il paese affrontava una grave crisi politica, iniziata con tangentopoli, che portò alla fine della prima repubblica.

Solo due anni dopo, sempre Scalfaro, affidò a Lamberto Dini l’incarico di formare il governo. Dini non era stato governatore della banca d’Italia, ma aveva ricoperto il ruolo di direttore generale. Inoltre rispetto a Ciampi in quel momento non era estraneo alle dinamiche politiche. Infatti subito prima, aveva ricoperto l’incarico di ministro dell’economia del primo governo Berlusconi. L’incarico di presidente del consiglio quindi, gli fu conferito proprio a causa della caduta del governo di cui era membro. 

Ma oltre alla presidenza del consiglio un ruolo ancora più prestigioso è stato ricoperto da 2 governatori della banca d'Italia, quello di capo dello stato.

Innanzitutto Luigi Einaudi, secondo presidente della repubblica della storia italiana, ma primo ad essere eletto dopo l'entrata in vigore della costituzione. Oltre al ruolo di governatore aveva anche ricoperto alcuni incarichi di ministro nei governi di transizione che si susseguirono tra la caduta del fascismo e l'entrata in vigore della costituzione.

Il secondo è stato Carlo Azeglio Ciampi. Dopo il primo incarico come presidente del Consiglo Ciampi continuò a ricoprire ruoli politici di rilievo come ministro del tesoro del primo governo Prodi e del primo governo D'Alema. Quest'ultimo incarico si concluse proprio in seguito alla sua nomina a presidente della repubblica.

fonte Openpolis 

Governo tutto da rifare.

Febbraio 03, 2021

Avevamo titolato in un nostro precedente articolo : " punto e accapo". La conferma che la politica aveva mostrato il peggio di sè mostrando di fregarsene degli italiani è arrivata puntuale come sempre. Il sistema politico è fallito da tempo ed è ora mettere le mani per cambiarlo perchè se così non fosse andremmo avanti fino all'infinito con un Governo ogni anno. Non bastano la pandemia, la crisi economico-finanziaria, la crescente disoccupazione , il fatto che a Marzo scadrà il divieto di licenziamento e l'avvio quasi lento delle vaccinazioni per far comprendere soprattutto ai Renziani che è il tempo delle responsabilità. Ha ragione il Presidente Mattarella a voler affidare l'incarico a Mario Draghi perchè Draghi sarebbe la persona giusta per dare sicurezza all'Europa sia sul piano dell'utilizzo dei miliardi di euro che ci sono stati destinati, sia sul piano degli equilibri politici europei. La speranza è che Draghi riesca a mettere in campo un progetto che abbia l'appoggio di tutti i partiti e movimenti perchè lo ripetiamo che questo è il momento delle responsabilità e come tale andrebbe vissuto. Per quel che conta vogliamo rivolgere a Conte il nostro ringraziamento per la signorilità dimostrata in questi anni, per lo spirito di sacrificio e soprattutto per quella rara onestò politica difficile al giorno d'oggi da trovare. 

A dicembre l'occupazione diminuisce dello 0,4% su novembre con un calo di 101.000 unità. Lo rileva l'Istat sulla base dei dati provvisori sottolineando che rispetto a dicembre 2019 si registrano 444.000 occupati in meno (-1,9%).Nel mese si registra un incremento dei disoccupati e degli inattivi. La diminuzione dell'occupazione rispetto a novembre coinvolge le donne, i lavoratori sia dipendenti sia autonomi e caratterizza tutte le classi d'età, con l'unica eccezione degli ultracinquantenni. I livelli di occupazione è inferiore a quello di febbraio 2020 di oltre 420 mila unità.Il tasso di disoccupazione sale a dicembre al 9,0% (+0,2 punti). Anche il tasso tra i giovani cresce e segna un 29,7% (+0,3 punti). I disoccupati complessivi sono 2.257.000 con un aumento di 34.000 unità su novembre e un calo di 222,000 su dicembre 2019. Il dato risente del largo utilizzo della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti oltre che dall'uscita dal mercato del lavoro delle persone che non hanno fiducia nella possibilità di trovare un lavoro. Gli inattivi sono 13.759.000 e crescono di +42.000 unità su novembre e di 482.000 unità su dicembre 2019 (+3,6%).Crollo dell'occupazione indipendente con la pandemia e la crisi economica: a dicembre rileva l'Istat sulla base dei dati provvisori - gli occupati indipendenti sono diminuiti di 79.000 unità rispetto a novembre (su 101.000 occupati in meno complessivi) mentre hanno perso 209.000 unità su dicembre 2019 a fronte di 444.000 occupati in meno totali. Su dicembre 2019 soffre anche il lavoro dipendente a termine con 393.000 occupati in meno mentre i dipendenti permanenti crescono con 158.000 persone al lavoro in più rispetto a dicembre 2019. Quest'ultimo dato è legato al blocco dei licenziamenti e all'utilizzo della cassa integrazione.

FONTE AGENZIA ANSA
   

" Tanto per fare chiarezza" 

" Giorno 27 gennaio 2021 su giornali e testate on line, a firma delle Organizzazioni Sindacali Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals è comparso un articolo il cui contenuto contiene errori e/o falsità che lo rendono, strano, inappropriato oltre che disdicevole ed offensivo sia per chi lo scrive che per i lavoratori che ne subirebbero le conseguenze.
I fatti. Il Liceo Linguistico MLKing – sede di Agira, associato all'I.I.S. "A. Lincoln" di Enna -, dal punto di vista dell'accorpamento di istituti, ha rappresentato una assoluta anomalia, forse in tutta Italia. Infatti, non si è mai sentito o letto che una scuola (MLK) di un ambito territoriale (ambito 11) fosse accorpata ad una (IIS Lincln) di altro ambito territoriale (ambito 12). Ciò è quello che è accaduto fino all'anno scorso ad Enna, nonostante la legge non avesse previsto tale fattispecie, anzi la escludeva.
I Sindacati, in questo caso, anziché lottare per il rispetto delle regole e delle leggi si sono prestati a questi giochetti di palazzo per proteggere gli interessi di pochi o di qualcuno, piuttosto che garantire il rispetto di tutta la classe docente e di tutto il personale della scuola.
Siamo delusi e arrabbiati. Pensiamo che i nostri rappresentanti sindacali dovrebbero garantire tutti allo stesso modo.
Le OO.SS. provinciali firmatarie del comunicato stampa di ieri, avendo scritto ciò che abbiamo letto, si sono inopportunamente ed apertamente schierate a tutela degli interessi esclusivi del Lincoln di Enna e del suo personale, dimenticando del tutto il rischio del NOSTRO sottodimensionamento. Forse che i lavoratori del "F. Fedele" siano figli di nessuno?
Da notare l'inesattezza, non si sa quanto dovuta ad una svista o ad una poco attenta lettura dei dati o ad altro, dei numeri riportati nell'articolo. Infatti, si parla del Lincoln e dell'eventuale rischio di sotto-dimensionamento con 591 alunni (Enna dai parametri attuali è Comune montano e il parametro per la conservazione dell’autonomia è di 400 alunni, mentre non si parla affatto del rischio dell’Istituto “F. Fedele” di Agira, che con poco più di 600 alunni, appena sopra il limite (proprio 600), rischia il sotto-dimensionamento, con conseguente perdita dell’autonomia e di posti di lavoro. Anzi, nell'articolo viene artatamente scritto che il F. Fedele abbia 800 alunni, quindi a loro dire, abbondantemente sopra il limite. Chi si vuole convincere con la pubblicazione di questi dati?
I sindacati, per definizione, debbono tutelare tutti i lavoratori e non solo una parte.
E non ci si venga a dire che le loro prospettazioni siano profezie!
Inviamo questa nota perché anche noi abbiamo una storia ed una attualità da tutelare e perché non vogliamo che debbano esistere docenti e personale ata di serie A e quelli (NOI del F. Fedele) di serie B, figli di un Dio minore.
Pertanto, riteniamo giusta la decisione maturata durante l’ultimo incontro promosso dall’Assessorato Regionale all’Istruzione e alla Formazione Professionale, tenutosi nella giornata del 18 Gennaio 2021, nel corso del quale è stata presentata la delibera del tavolo tecnico provinciale, con la decisione di procedere all’ aggregazione del Liceo Linguistico Martin L. KIng di Agira dal Liceo Linguistico “A. Lincoln” di Enna all’Istituto “F. Fedele” di Agira. Tale decisione appare a nostro avviso, in linea con quanto previsto dalla legge sul dimensionamento scolastico e dalla delibera approvata a larga maggioranza dal tavolo tecnico istituito presso la Provincia Regionale di Enna, ma anche rispettosa della tutela dei posti di lavoro di tutto il personale dei citati istituti e non di una sola parte.
Per concludere riteniamo che non si può strumentalizzare un argomento così delicato, senza aver sentito le istanze delle parti coinvolte che le Organizzazioni Sindacali FlcCgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals dovrebbero rappresentare. Crediamo che il comportamento oggi criticato sia contro l'etica e la deontologia della lotta sindacale." 

Firmato i docenti e il personale ATA dell’Istituto “F. Fedele”

Con solo il 27,6% di laureati tra 30-34 anni, l'Italia è penultima in classifica, seguita solo dalla Romania, a quota 25,8%. Da notare che tra i maggiori paesi anche la Germania occupa uno degli ultimi posti, con una percentuale (35,5%) inferiore di 6 punti alla media europea (41,6%). Al lato opposto e con un ampio divario, invece, paesi come Cipro, Irlanda e Paesi Bassi, dove sono più della metà i laureati nella fascia d'età di riferimento.Il mercato del lavoro in Italia e nel mondo è diventato sempre più competitivo nel corso degli anni. Sono aumentate le conoscenze richieste per accedervi e con esse l’importanza di un percorso di studio adeguato. Maggiori competenze permettono ai singoli individui di aspirare a migliori posizioni lavorative e, nell’insieme, una popolazione altamente istruita può favorire la crescita economica e sociale di uno stato.In questo senso, nella strategia Europa 2020  l’Ue invita i paesi a promuovere il conseguimento di un livello di istruzione elevato per tutti, fissando un obiettivo chiaro sull’educazione terziaria.

Per approfondire la questione, un altro indicatore interessante da considerare è la percentuale di neo-diplomati che si iscrivono all'università nello stesso anno in cui hanno conseguito il diploma.Un elemento che ci può dire molto sulla percezione o meno dell'educazione terziaria come di un percorso appetibile alla fine delle scuole superiori. La mappa dei territori è molto variegata. È il caso ad esempio della Lombardia, dove la provincia di Lecco è al quinto posto tra quelle italiane a quota 59,3% e la provincia di Sondrio è ultima con solo il 37,1% di iscritti. Situazioni simili anche in Piemonte e Liguria, con alcune province che superano la metà dei neo-diplomati iscritti e altre invece fanalino di coda.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: giovedì 8 Ottobre 2020)

 

Sono la Sicilia e la Campania a detenere il triste primato delle regioni italiane con la maggiore “povertà educativa”, cioè quelle in cui è più scarsa e inadeguata l’offerta di servizi e opportunità formative che consentano ai minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Fanno da contraltare Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, le aree più “ricche” di offerta formativa ed extracurriculare per i minori. Questo il ritratto a chiaroscuro di un’Italia lontana dai target europei, in cui le opportunità per bambini e adolescenti sono esigue sia a scuola che fuori, come emerge dal rapporto inedito di Save the Children Liberare i bambini dalla povertà educativa del 2016. In Sicilia è scarsa l’offerta di servizi all’infanzia, con una percentuale del 6 % di bambini tra gli 0 e i 2 anni riesce ad andare al nido o usufruisce di servizi integrativi, a fronte di una media nazionale del 13%, ma addirittura è la regione con la peggiore offerta di mense scolastiche in Italia (non ne usufruiscono l’ 80% degli alunni, contro la media nazionale del 48% ). La regione ha un altro primato negativo per quanto riguarda il tempo pieno nelle scuole primarie (non presente nel 92% delle classi, 68% il dato nazionale), mentre si allinea per quelle secondarie di primo grado (79% delle classi ne è privo a fronte dell’80% in Italia).  In Sicilia è scarsa l’offerta di servizi all’infanzia, con una percentuale del 6 % di bambini tra gli 0 e i 2 anni riesce ad andare al nido o usufruisce di servizi integrativi, a fronte di una media nazionale del 13%, ma addirittura è la regione con la peggiore offerta di mense scolastiche in Italia (non ne usufruiscono l’ 80% degli alunni, contro la media nazionale del 48% ). La regione ha un altro primato negativo per quanto riguarda il tempo pieno nelle scuole primarie (non presente nel 92% delle classi, 68% il dato nazionale), mentre si allinea per quelle secondarie di primo grado (79% delle classi ne è privo a fronte dell’80% in Italia).