Pagine di Storia. Regalbuto nel 1500 .

Agosto 13, 2018 633

Regalbuto dal 1500 al 1690 All'inizio del XVI secolo l'economia siciliana non mostrava, almeno apparentemente, segni di crisi: la produzione cerealicola dell'isola aveva ancora, per esempio, la stessa importanza che aveva avuto nel

passato; eppure la Sicilia si trovava in una situazione politico-sociale quanto mai instabile e caotica. A provocarla concorsero senza dubbio le epidemie del 152231 e del 1575-76, il terremoto e l'alluvione del 1542, le ricorrenti rivolte ed insurrezioni quali le sommosse antispagnole e le con giure baronali del 1516, l'ammutinamento di soldati spagnoli in Valdemone del 1439-43, l'insurrezione di Palermo per la carestia del 1560.

Tali eventi, aggiunti al dissesto dell'economia siciliana causato anche dall'espulsione nel 1492 degli Ebrei, che formavano allora una ragguardevole forza politica, e dalla profonda crisi del latifondo, crearono gravi squilibri sociali e nuovi problemi che accompagneranno la vita siciliana sino ai giorni nostri. Infatti tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento dilaga in tutta l'isola il banditismo, che avra' la sua permanente codificazione nella mafia. 

I briganti, battendosi contro i grandi proprietari terrieri, nonostante i proclami e le punizioni esemplari comminate dai vicere' ai favoreggiatori, riuscivano ad ottenere l'appoggio dei contadini, ormai stanchi delle angherie dei baroni. E', in sostanza, una grande rivolta sociale che dividera', sempre piu', la societa' siciliana in due: da una parte i piu' ricchi, i nobili e dall'altra i poveri con la loro infinita e disperata miseria. Nonostante tale situazione l'opinione pubblica guarda ancora con grande rispetto alla monarchia, e numerosi intellettuali e borghesi sperano in una sua iniziativa che limiti gli abusi del baronaggio, favorendo una maggiore connessione tra le classi. Cio' purtroppo non avviene dal momento che la monarchia spagnola, sempre piu' in crisi, e' costretta a vendere i Comuni della corona ai signori e a lasciare ad essi ed alla Chiesa mano libera, accrescendo i loro privilegi a danno delle altre classi sociali. La Chiesa subisce, in questo periodo, il turbamento spirituale provocato dalla scissione luterana.

Ma questo non influisce minimamente sul suo potere temporale. Essa infatti diviene, nel generale degrado e nelle carenze istituzionali, l'unica autorità stabile a cui poter far riferimento. Caratteristica di questo periodo e' la proliferazione di case religiose maschili e femminili sia nelle città che nei piccoli centri, dovuta anche alle leggi sul maggiorasco. Le famiglie aristocratiche e quelle borghesi in seguito, molto spesso, per non dividere il patrimonio, costringevano i figli piy giovani, o le figlie, ad entrare nei conventi o nei monasteri.

La vita religiosa non implicava oltretutto una perdita di rango e poteva anzi far sperare in una brillante carriera ecclesiastica. Ni la religione impediva ai cadetti dell'aristocrazia una vita in-dubbiamente mondana, se non addirittura licenziosa.

L'aumento di potere della Chiesa e le circostanze che la portarono a sostituirsi di fatto in molte funzioni all'autorità regia ci fanno comprendere, in parte, la tenace resistenza che essa ebbe in seguito di fronte a chiunque volesse limitarne i poteri, o riconsiderarne l'immunità. Nascono cosl le premesse che porteranno, in seguito, a molteplici e piy o meno famose controversie e liti giudiziarie in tutta la regione e a cui anche il Comune di Regalbuto non fu estraneo (vedi la controversia sulla chiesa di S. Calogero tra i Regalbutesi e i vescovi di Catania, o ancora la secolare lite giudiziaria tra gli abitanti di Regalbuto e i vescovi di Messina [AA.PP.]).

Tuttavia la chiesa, pur tenendo stretti legami con l'aristocrazia, tenta di ricostruire nuove relazioni con le classi subalterne e propone una nuova serie di interventi, codificati poi dal Concilio. di Trento, miranti a colpire la corruzione che in essa allignava da tempo e dando nuovo impulso a tutti gli ordini religiosi. Gli ordini monastici saranno in conseguenza la cinghia di trasmissione di questi nuovi fermenti, dato che essi assicureranno un indirizzo unitario ed una maggiore espansione ai progetti della Controriforma.

Assistiamo allora in tutta l'Isola, e quindi anche a Regalbuto, a un rifiorire dei vecchi monasteri e all'insediamento di nuovi. A Regalbuto, come d'altra parte in tutta la regione, furono gli ordini monastici gli esclusivi detentori della cultura; essi intuirono la rilevante valenza politica dell'istruzione e stabilirono usi e precetti innovatori, come ad esempio quello sulla gratuita dell'insegnamento, suggeriti dallo stesso vicere' Ferdinando Gonzaga.

Alcuni di questi ordini religiosi sono sicuramente presenti nel nostro Comune sin dall'inizio del XV secolo (A(Tostiniani, Carmelitani, Domenicani, ad esempio); ma solo dopo la seconda meta del Cinquecento, in seguito al moltiplicarsi delle loro iniziative e ad una loro maggiore "specializzazione", essi acquisteranno impulso e vigore. Tra di essi il piu' intraprendente e di gran lunga il piu' importante, nella storia della nostra comunita, fu l'ordine degli Agostiniani.

CONFRATERNITE E CONGREGAZIONI

Oltre agli Ordini religiosi un contributo sicuramente efficace al cambiamento del clima religioso regalbutese negli anni successivi alla chiusura del Concilio tridentino venne dalle confraternite e dalle varie associazioni laicali. I dati fornitici dalla nostra ricerca sono purtroppo incompleti ma sufficienti per esprimere alcune indicazioni e opinioni. La crescita e l'affermarsi di numerose confraternite denotano in questo periodo, la vitalita del fenomeno associativo nel nostro paese. A Regalbuto le diverse forme di associazionismo laicale erano suddivise in confraternite e congregazioni. Le confraternite erano quelle di S. Vito, Santa Maria della Croce, S. Antonio da Padova e di S. Sebastiano. 

Pubblicato da Usef Onlus nell'ottobre 2015

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