ACCARDO

Accardo è un cognome di origine longobarda, derivato da nome personale, che esaltava le caratteristiche di individuo forte e coraggioso; “Agi Hardhu”, composto da agin = paura e hardhu= valore, cioè uomo valoroso senza paura (Vito Blunda). Potrebbe derivare dal germanico Akhard e dalla forma latinizzata Achardus, che significa “arma forte, arma da taglio”, cioè forte guerriero (dicriscito.it)

Il cognome ha un grosso ceppo nel napoletano ed uno nella Sicilia occidentale; è diffuso in circa 340 comuni di quasi tutte le regioni italiane, in particolare: Sicilia (in 52 comuni), Campania (in 49 comuni), Lombardia, Lazio, Sardegna, Piemonte, Toscana, ecc. In Sicilia è presente in tutte le province, in particolare Trapani, Palermo, Agrigento, Siracusa, Catania; nell'Ennese è noto nei comuni di Villarosa e Regalbuto.

Riferimenti storici e personaggi – Accardo è stata una nobile famiglia di Messina, originaria di Malta, poi estinta. Salvatore Accardo (Torino 26/9/1941) – originario di Torre del Greco, violinista e direttore d'orchestra, noto per uno straordinario virtuosismo in un vasto repertorio (Bach, Vivaldi, Beethoven, Paganini e molti contemporanei).

 

ACQUAVITE

È un cognome piuttosto raro, diffuso soltanto in Sicilia; è presente nel Catanese (Catania), nel Messinese (San Teodoro), nell’Ennese (Regalbuto). La sua variante Acquaviti, è presente oltre che a Regalbuto, anche nei comuni di Agira e Troina. Acquavite nasce molto probabilmente come cognominizzazione di un mestiere, è riferito cioè all’attività di una famiglia capostipite dedita alla distillazione di acquavite di vino, di sidro, di varia frutta. Il termine nasce in epoca medievale nell'ambiente degli alchimisti che usavano aqua vitae ( = acqua di vita). Si riferisce a molte bevande alcoliche di alta gradazione che prendono nomi diversi nei vari paesi e che sono ottenute per distillazione di liquidi zuccherati fermentati, con contenuto d'alcol che varia da 40 a 70%. Vi sono acquaviti di vino (cognac), di vinacce (grappa), di sidro di varie frutta, di melassa di canna da zucchero, di mosti fermentati e sostanze amidacee (whisky, vodka, ecc.)

 

ADAMO

Adamo ha origine dalla cognominizzazione di un nome personale di capostipite che così si chiamava o che era nato nel giorno di San Adamo, abate vissuto fra la fine del I secolo e l’inizio del II secolo, che la chiesa cattolica festeggia il 3 giugno. Nel tempo il cognome si è evoluto in diverse varianti: Addamo, Adam, Adamuccio, Adamocci, Adamic Adamich, ecc.; le due ultime forme presenti nell’estremo nord-est, sono forse di origine slovena o croata. Adamo è vocabolo biblico di origine ebraica, ādhām, significa “uomo”: è la prima creatura per la religione ebraica e cristiana.

Adamo è un cognome molto diffuso in Italia, è presente in poco più di 800 comuni di tutte le regioni con ceppi più consistenti in Sicilia, Campania, Lombardia, Calabria, Puglia, Lazio, Piemonte, Toscana, ecc. In Sicilia è presente in tutte le province, in prevalenza nel Trapanese (Mazara del Vallo, Alcamo, Trapani, Marsala), nel Ragusano (Modica, Ragusa, Scicli, Comiso, ecc.), nel Catanese (Catania, Scordia, Militello Val di Catania, ecc.), nel Messinese (Messina, Librizzi, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Ciminna, ecc.), nell'Agrigentino (Canicattì, Agrigento, Palma di Montechiaro), nell'Ennese (Enna, Piazza Armerina, Centuripe, Pietraperzia, Nicosia, Regalbuto, Catenanuova.

Riferimenti storici e personaggi - Un ceppo della famiglia Adami, ormai estinto, era originario di Murazzano (CN) e nel 1781, con il titolo di conte, possedeva il feudo di Cavagliano nel cuneese. Salvatore Adamo

(Comiso 1/11/1943) – cantautore italiano naturalizzato belga. Dal 1993 è ambasciatore dell'Unicef per il Belgio; vive nei pressi di Bruxelles. Nel 2018 gli è stato conferito il Premio Tenco per aver diffuso la musica italiana oltreconfine.

 

ADORNETTO

Il cognome Adornetto è presente in circa 80 comuni distribuiti in poche regioni italiane: Sicilia, Calabria, Piemonte, Lazio, Campania, Lombardia. In Sicilia è diffuso in particolare nel Catanese (Misterbianco, Maletto, Catania, Santa Venerina, Bronte, Giarre, Randazzo, Motta Sant’Anastasia, Aci Catena, Mascalucia, Mascali, ecc.), nel Messinese (Roccella Valdemone, Gaggi, Raccuja, Messina, Librizzi, Francavilla di Sicilia, Patti, Capo d’Orlando, Tortorici, Graniti, Floresta, ecc.) ed anche nel Palermitano (Altofonte, San Giuseppe Jato, Palermo, ecc.), nel Siracusano (Lentini, Francofonte), nell’Ennese (Regalbuto). Concentrato nella Calabria meridionale, Adornetto ha un consistente ceppo a Belvedere Marittimo in provincia di Cosenza

Adornetto ha alla base il nome Adorno, oggi raro, ma frequente nel Medio Evo, e documentato nel XIII secolo nelle forme latinizzate Adornus e Adornectus (femm. Adorna); nome augurale formato dall’aggettivo “adorno” e rivolto ai figli, che si volevano adorni (ornati) di doti fisiche e morali. L’aggiunta del suffisso -etto è un espediente linguistico che rende il nome in versione affettuosamente diminutiva (piccolo Adorno).

Tracce storiche e personaggi: - Secondo l'araldica ufficiale, gli Adornetto, famiglia patrizia di origine pisana, furono ramo cadetto dei conti Adorni, nobili di Pisa. Paolo Adornetto (vissuto a Messina fra il XVI e XVII secolo) – fu senatore di Messina negli anni 1601, 1604,1608,1618; viene menzionato negli Annali della città di Messina di Caio Domenico Gallo per l'anno 1601. (Wikipedia)

 

AGLIOZZO

Cognome molto raro, diffuso solo in 22 comuni sparsi fra le regioni Sicilia (dove c'é il nucleo più numeroso), Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Sardegna, Basilicata; in Sicilia è presente nel catanese (comuni di Adrano, Biancavilla, Viagrande, Catania, Mascali, Giarre), nel messinese ( S.Teodoro, Caronia, Cesarò), nell'ennese (Troina, Nissoria, Enna, Regalbuto), nel siracusano (Siracusa).

Questo cognome potrebbe derivare dal vocabolo “aglio”, usato come soprannome, con le tante varianti: Aglietta, Aglini, Agliotto, Agliotti, Aglione, Aglioni, Agliozzi, Agliano, Agliani, Agliardi, Aglieri, Agliata, Agliarolo, e riferito a capostipiti che coltivavano o vendevano aglio; ma anche dai vari toponimi che hanno alla base il latino “allium” = aglio. Va notato, inoltre che potrebbe trattarsi di un dialettale siciliano italianizzato derivato da “agghiuzza”, diminutivo di “agghia” (Piccitto).

Riferimenti storici e personaggi. Andrea Agliozzo è dottore di ricerca in Italianistica a Sorbonne Université e

all’Università Ca’ Foscari di Venezia.

 

ALAIMO

È un tipico cognome siciliano ma è presente anche in altre regioni come Lombardia, Piemonte, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Veneto. (in tutto circa 350 comuni). In Sicilia è diffuso soprattutto nelle province di Agrigento, Palermo, Caltanissetta, Enna, Catania, Siracusa. In provincia di Enna è presente nei comuni di Assoro, Enna, Aidone, Valguarnera Caropepe, Leonforte, Villarosa, Calascibetta, Nissoria, Regalbuto, Catenanuova. Alaimo proviene dal nome germanico Heimo-Haimo ed è forse ipocoristico di nomi come Heimeran o Heimeric. Heim è un vocabolo germanico che vuol dire casa, patria.

Tracce storiche e personaggi - Nel 1200, c'è un conte Alaimo di Lentini, maestro giustiziere del Regno, Governatore di Messina, custode della famiglia reale durante l'assenza del Re angioino. Un Manfredo Alaimo de Chabica possedette il feudo di Chabica (nel territorio di Casteltermini) come figlio legittimo di Giaimo de Aprucio; un Fra' Adinolfo Alaimo nel 1394 è arcidiacono della cattedrale di Catania. MARC'ANTONIO ALAIMO (Racalmuto 1590 – Palermo 1662) - uno dei più celebri medici che illustrarono la Sicilia. Dopo aver conseguito a 20 anni la laurea in medicina nella città di Messina, si stabilì a Palermo, città dove si formò la sua gloria. Nel 1624 Palermo, come tante altre città del regno, era invasa dalla peste: Alaimo si prodigò tanto per debellare quel terribile flagello. Noto in tutta l'Europa, i suoi consulti furono richiesti dai più rinomati medici di paesi stranieri. Morì nell'agosto del 1662 a Palermo e lì è sepolto

 

ALBERTELLI

Albertelli ha diverse varianti: Alberto, Alberti, Aliberto, Aliberta, Albertin, Albertini, Albertino, Albertelia, Albertelli, Albertacci, ecc.; il cognome è sorto inizialmente come Alberto, un nome che è arrivato in Italia con i Longobardi prima e con i Franchi poi. Deriva dal nome Adalberto che, a sua volta, trae origine da due vocaboli germanici, athala (nobiltà) e bert (splendore), ed indica una persona di nobilissima stirpe e di splendente nobiltà. Il nome, in epoca medioevale, venne usato per i bambini come indice di nobiltà e poi di augurio. Il cognome Albertelli ha ceppi in Lombardia (Milano e Cedegolo nel bresciano), in Emilia Romagna (Piacenza e Bettola, nel parmense, a Parma e Corniglio), in Piemonte (nell'alessandrino), in Liguria (a Genova). Piccoli nuclei sono nel Lazio, in Toscana, nel Veneto. In Sicilia è presente nel comune di Regalbuto.

Riferimenti storici e personaggi - Pilo Albertelli, medaglia d'oro al valor militare alla memoria (Parma 10 ottobre 1907 - Roma 24 marzo 1944). Professore di storia e filosofia, nel 1928 venne arrestato con l'accusa di svolgere attività antifascista tra i suoi studenti; per questo fu condannato a cinque anni di confino. Propugnatore del Partito d'Azione, dopo l'8 settembre 1943 fu organizzatore della resistenza. Il 1^ marzo 1944 cadde nelle mani dei fascisti e, alcune settimane dopo, fu ucciso insieme ad altri 334 martiri delle Fosse Ardeatine.

 

ALBERTI

È un cognome pan-italiano, presente in tutte le regioni, con ceppi più consistenti in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, Liguria, Basilicata, Calabria. In Sicilia è diffuso nelle province di Palermo, Catania, Messina, Trapani, Enna (Troina, Valguarnera Caropepe, Piazza Armerina, Cerami, Regalbuto, Catenanuova, Nicosia, Leonforte), Siracusa, Ragusa, Caltanissetta, Agrigento.

Alberti, come il precedente cognome Albertelli, è sorto inizialmente come Alberto, un nome che è arrivato in Italia con i Longobardi prima e con i Franchi poi. Deriva dal nome Adalberto che, a sua volta, trae origine da due vocaboli germanici, athala (nobiltà) e bert (splendore), ed indica una persona di nobilissima stirpe e di splendente nobiltà. Il nome, in epoca medioevale, venne usato per i bambini come indice di nobiltà e poi di augurio. Il cognome origina dal nome, dell'antenato capostipite, chiamato Alberto (è un patronimico).

Riferimenti storici e personaggi - Una nobile famiglia Alberti, originaria di Firenze, passò in Sicilia sotto il regno di Alfonso il Magnanimo e godette nobiltà in Messina dal secolo XV al secolo XVII. Niccolò fu barone di Gurafi Orientale, nel barcellonese, nel 1489; vari membri di questa famiglia furono baroni di Pendidattolo e, in seguito, ebbero il titolo di marchese; essa vanta inoltre due giudici del Concistoro, alcuni cavalieri dell'Ordine di Malta, un governatore dell'Arciconfraternita di San Basilio sotto il titolo degli Azzurri in Messina e un confrate dell'Arciconfraternita della Pace e Bianchi di Messina.

 

ALDERUCCIO

Cognome raro diffuso in poco più di 30 comuni di alcune regioni italiane, in particolare, Sicilia, Piemonte, Toscana, Lazio, Lombardia, Marche, Veneto; in Sicilia ha un grosso nucleo nel siracusano (Floridia, Noto, Siracusa, Augusta, Canicattini Bagni, Buccheri, Ferla, Priolo Gargallo, Sortino), ma è presente anche nelle province di Catania, Trapani, Palermo, Ragusa, Enna (nel comune di Regalbuto).

Alderuccio deriva dalla cognominizzazione del diminutivo del nome personale Alderio; quest’ultimo, a sua volta, deriva dal nome di origine linguistica germanica Aldaricus, composto dalla radice ALD, che significa “vecchio, saggio” e da RIC, che significa potente. Quindi: “colui che è potente nella vecchiaia” o “il potente fra gli anziani. Riccardo Alderuccio (Salò 13/3/1925), poeta, laureato in Storia e Filosofia leggeva agli analfabeti la poesia di Maiakowski. Impegnato in nuove forme d’interpretazione della poesia sollecitata dall’impegno sociale, ha operato a Noto in attività di partito in mezzo agli operai e contadini siciliani; nel 1963 ha pubblicato la raccolta di poesie dal titolo “I Compagni invisibili”.

 

ALECCI

Alecci è diffuso in più di 120 comuni di alcune regioni italiane, in particolare Sicilia, Calabria, Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, ecc. Il Sicilia è presente soprattutto nel Catanese (19 comuni, fra cui Catania, Paternò, Biancavilla, ecc.), nel Ragusano (sette comuni fra cui Modica, Vittoria, Scicli), nel Siracusano (Rosolini, Siracusa, Noto, ecc.), nell’Ennese è noto nei comuni di Enna e Regalbuto.

Il cognome è variante del nome personale Alessi, derivato dal latino Alexius, adattamento del greco Alexios (Αλέξιος), probabilmente derivato dal verbo Alexein (Αλέξειν), che significa “proteggere”; Alessio è “colui che protegge”.

 

ALEDDA

Questo cognome è sicuramente di origine sarda; è presente in circa 50 comuni, in maggior parte sardi e concentrati nelle province di Nuoro, Oristano, Cagliari. Altri piccoli ceppi si trovano in Piemonte, Toscana, Liguria, Lombardia, Lazio, Veneto, Sicilia (nell'ennese, nel comune di Regalbuto).

Aledda significa “piccola ala, aluccia”, probabilmente soprannome del capostipite.

Tracce storiche e personaggi – Aldo Aledda, sociologo, membro della Commissione scientifico-culturale del Panathlon International, componente della Cabina di regia della Conferenza Stato-Regioni-CGIE presso il Ministero Italiano Affari Esteri. Autore di numerose pubblicazioni e di diversi libri, di cui dieci in materia di sport e uno di emigrazione. Tra i suoi libri: “L'importante è vincere. Lo sport in Usa” (2000) e “Sport. Storia politica e sociale” (2002), finalisti del Bancarella Sport e vincitori del Premio Letterario Coni. Fra le ultime pubblicazioni: “Sardi in fuga in Italia e dall’Italia“ (2022), “Don Giovanni per caso” (2020).

 

ALEO

Aleo è un cognome tipicamente siciliano ma diffuso, oltre che in Sicilia, anche in Lombardia, in Piemonte, nel Lazio, in Toscana, Emilia-Romagna, Liguria. In Italia è presente in 132 comuni; in Sicilia è presente nel Catanese (Catania, Caltagirone, Acireale, Aci Catena, Misterbianco), nel Trapanese (Marsala, Paceco, Erice), nell'Agrigentino (Canicattì), nel Nisseno, nel Palermitano, nel Siracusano, nel Messinese. Nell'Ennese è molto diffuso a Barrafranca, a Piazza Armerina, Enna, Assoro, Pietraperzia, Regalbuto, Villarosa.

Il cognome dovrebbe derivare dal latino Aleus o dal nome greco Aleos, che nella mitologia greca è il figlio di Apheidas e re di Tegea in Arcadia. Aleos, inoltre, è la forma maschile di Alea che è un altro nome di Athena (Minerva), la dea della sapienza.

Riferimenti storici e personaggi - Mario d'Aleo (16 febbraio 1954/13 giugno 1983), capitano dei carabinieri, ucciso dalla mafia in un attentato a Palermo, insieme a due sue colleghi, Giuseppe Bommarito e Paolo Morici. Medaglia d'oro al valor civile, alla memoria. E' ricordato ogni anno il 21 marzo nella “Giornata della Memoria e dell'Impegno di Libera”, la rete di associazioni contro le mafie.

 

ALGOZZINO

Algozzino è un cognome tipicamente siciliano con ceppi consistenti nel Palermitano, nell'Ennese, nel Catanese. Ceppi minori si trovano nel Lazio, in Toscana, in Liguria, in Lombardia: in tutto circa 30 comuni italiani. In provincia di Enna è presente nei comuni di Agira, Leonforte, Nicosia, Regalbuto.

Il cognome dovrebbe derivare dal termine arabo al-wazir, che ha il significato di ministro, alto funzionario; probabilmente è riferito ad un capostipite che aveva avuto incarichi di questo genere.

Tracce storiche e personaggi: Sergio Algozzino (Palermo 1978), disegnatore, fumettista, saggista e colorista. Ha iniziato la sua attività in Fandango della Panini Comics. Nel 2008 ha pubblicato una ballata a fumetti dedicata a Fabrizio De Andrè, intitolata, appunto “Ballata per Fabrizio De Andrè” delle edizioni Beccogiallo.

 

ALIBERTI/ALIBERTO

Aliberti deriva dal nome personale germanico “Alipertus”, presente in Italia fin dal VII secolo, diventato poi Alibertus e, infine, Alberto. La sua etimologia ci riporta ai termini germanico-romanzi “alja” (che significa del tutto, molto) e “bertha” (che significa illustre, famoso, splendente). Il suo significato originario sarebbe, quindi, “molto famoso”. E' un cognome molto diffuso in Campania, nel Napoletano e nel Salernitano; il comune di Siano (SA) ne è stato il centro di diffusione, Siano che si trovava nell'antico Ducato Longobardo di Benevento, la famosa Langobardia Minor, dominio longobardo dell'Italia centro-meridionale. Ma Aliberti è diffuso anche nel nord, in Piemonte (nel Torinese e nell'Astigiano) e in Lombardia (nel Milanese), nel Lazio, in Sicilia - nel Messinese (Barcellona Pozzo di Gotto, Rodi Milici), nel Catanese (Catania, Misterbianco), nel Palermitano (Contessa Entellina), nel Trapanese (Erice), nell'Ennese (Villarosa). Aliberto, variante di Aliberti, è diffuso in Sicilia - nel Messinese (Barcellona Pozzo di Gotto), nell'Ennese (Agira, Regalbuto), nel Trapanese, nel Palermitano, nel Catanese - ed anche in Campania, in Toscana, in Lombardia.

Tracce storiche e personaggi - Giovanni Carlo Aliberti (1662 ca/1740), pittore, nato a Canelli, morto ad Asti; fu attivo in Piemonte, lavorò ad Asti e Alessandria. Abile pittore e decoratore di gusto rococò.

Carlo Filippo Aliberti (Asti 1710 ca/1770), figlio di Giovanni Carlo. Fu architetto civile e teatrale; collaborò con Benedetto Alfieri a Torino come progettista. Gli viene attribuita la facciata della Chiesa di Santa Teresa a

Torino. Giuseppe Amedeo Aliberti (Asti 1710 ca/1772), altro figlio di Giovanni Carlo, fu letterato, pittore e scultore (è conosciuto come Abate Aliberti). Di lui ci è nota solo una Sacra Famiglia nella Chiesa del Carmine a Torino.

 

ALLEGRA – ALLEGRO

Questi cognomi dovrebbero derivare dal nome medioevale Alegrus, che è augurale e che signifca “che sia gioiosa e spensierata”, “che porti allegria”.

Il cognome Allegra è presente in tutta Italia (280 comuni circa), con punte più alte in Sicilia e in Piemonte e nuclei meno numerosi in Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Liguria. In Sicilia è diffuso in tutte le province, con gruppi più consistenti a Palermo, Messina, Catania, Enna (nei comuni di Troina, Regalbuto, Nicosia, Villarosa, Leonforte, Nissoria, Gagliano Castelferrato, Enna, Calascibetta). La variante Allegro è diffusa in circa 290 comuni italiani; in Sicilia è presente, ovunque con minore consistenza rispetto al precedente Allegra, in alcune province, Agrigento, Enna, Caltanissetta, Palermo, Catania, Messina, Trapani; nell'ennese è noto nei comuni di Barrafranca, Leonforte, Villarosa, Regalbuto, Valguarnera Caropepe.

Tracce storiche e personaggi - Una famiglia Allegra possedette a Palermo il feudo di San Teodoro ed un'altra famiglia Allegra fu inserita nella Mastra Nobile di Taormina. Giovanni Allegra, confrate della Venerabile ed Ospedaliera Compagnia dello Spirito Santo, in Palermo, lasciò il suo cospicuo patrimonio alla sopraddetta Compagnia con l'obbligo di soddisfare a diversi legati di culto e di beneficenza. Gabriele Allegra, nato a San Giovanni La Punta il 16 dicembre 1907, morto a Hong Kong il 16 gennaio 1976, sacerdote e venerabile religioso e biblista italiano; tradusse in lingua cinese l'intera Bibbia.

 

AMARÙ

Cognome di origine siciliana, diffuso in circa 60 comuni, per la maggior parte concentrati in Sicilia; con piccoli nuclei è presente anche in altre regioni coma Lombardia, Piemonte, Lazio, Liguria, Emilia Romagna, Calabria, Toscana, Veneto, ecc. In Sicilia è presente nel Catanese (9 comuni, fra cui Mineo, Catania, Castel di Judica), nel Ragusano (5 comuni, fra cui Vittoria, Comiso, Acate), nel Nisseno (Gela, Riesi, Caltanissetta), nel Palermitano, nel Siracusano, nel Messinese, nell'Ennese ( Pietraperzia, Regalbuto, Catenanuova).

Per G.B.Alessio Amarù ed il suo aferetico Marù, deriverebbero dal tardo greco “Almurodes” = salso, salato; per G.Caracausi ( Dizionario onomastico della Sicilia) il cognome sarebbe probabilmente di origine francese, Amarrou (V.Blunda).

Tracce storiche e personaggi: - Andrea Amarù (Comiso 1796/1837) – di professione bordonaro (mulattiere), nel 1837 partecipò alla rivolta popolare contro i Borboni che interessò in particolare le province di Catania e Siracusa.

 

AMATO

Il cognome Amato e le sue varianti provengono dal nome medioevale Amatus che, per i cristiani, vale come “amato, protetto da Dio”. Il cognome, grazie al suo chiaro valore augurale, si è diffuso nel tempo in tutta Italia e anche oltre i confini della penisola (in spagnolo Amado, in francese Aimé).

Una seconda ipotesi lo vuole nato dalla italianizzazione del nome arabo Ahmad o dal più noto Muhammad (aferetico della prima sillaba): nel mondo arabo-musulmano (come anche nel Corano) i due nomi vengono usati in riferimento al profeta Maometto. Etimologicamente Muhammad e Ahmad derivano dal verbo arabo hamida (lodare, encomiare) e vengono spesso tradotti con il significato di “lodevole, degno di lode”. Amato è presente in circa 1500 comuni italiani distribuiti in tutte le regioni; ha i ceppi più consistenti in Sicilia e Campania; diffuso in ordine decrescente in Puglia, Lombardia, Lazio, Calabria, Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, ecc. In Sicilia si trova in tutte le province, in particolare nel Palermitano (41 comuni, Palermo, Carini, Misilmeri, ecc.), nel Catanese (45 comuni, Catania, Biancavilla, Caltagirone, ecc.), nel Messinese (43 comuni, Messina, Milazzo, Castel di Lucio, ecc.), nell’Agrigentino (Palma di Montechiaro, Agrigento, Licata, ecc.), nel Trapanese (Marsala, Alcamo, Petrosino, ecc.), nel Siracusano (Siracusa, Avola, Augusta), nell’Ennese (Piazza Armerina, Enna, Nicosia, Regalbuto, ecc).

Riferimenti storici e personaggi - I nomi arabi “Muhammad” e “Ahmad” sono i più diffusi nel mondo musulmano e, sembra, anche i più diffusi nel mondo. Va notata la vasta diffusione e concentrazione di

famiglie Amato soprattutto in Sicilia terra, che più di ogni altra, risente degli influssi della dominazione araba.

 

AMORE

Amore nasce verso la fine del Medioevo come nome di persona augurale e devozionale: amore come carità cristiana e come amore di figlio; etimologicamente deriva dal verbo latino “amare”, termine che è un archetipo, cioè non deriva da nessun altro, non è composto: la sua radice significa se stessa. Il nome Amore veniva imposto ad un figlio (un bimbo o una bimba) molto atteso, in riferimento anche al culto per Sant’Amore, monaco di Amoback, nella Franconia, patrono delle sorgenti di acque curative. Poi il nome venne cognominizzato; soprattutto nelle varianti D’Amore e Dell’Amore era usato anche come cognome per i trovatelli, ad indicare un “figlio dell’amore” (cfr. E. De Felice)

Il cognome è diffuso in tutte le regioni italiane, soprattutto in Sicilia, Campania, Lombardia, Lazio, Piemonte, Toscana, Puglia. Nell’Isola è noto in tutte le province ma in particolare nel Catanese (Catania, Caltagirone, Vizzini, Nicolosi, Paternò, Adrano, Gravina di Catania, Acireale, Motta Sant’Anastasia, Grammichele, San Giovanni La Punta, Bronte, Tremestieri, ecc.), nel Ragusano (Modica, Ispica, Pozzallo, Ragusa, Comiso, Scicli, ecc.), nel Siracusano (Siracusa, Lentini, Augusta, Rosolini, Pachino, ecc.), nell’Agrigentino (Ribera, Canicattì, Sciacca, ecc.), nel Nisseno (Sommatino, Caltanissetta, Sutera, ecc.)

Riferimenti storici e personaggi. Amore fu cospicua e antica famiglia in Sicilia: alcuni suoi esponenti ebbero titoli e incarichi pubblici. Un Gualtiero fu cavaliere ad Aidone nel 1283, un Giovanni giurato di Caltagirone nel 1401/1402, un Antonio Amore fu al servizio di Federico III, altri ebbero onorevoli incarichi dal Re Martino e dalla Regina Bianca (cfr. Nobiliario di Sicilia). Verso la metà del 1400 la famiglia Amore venne in possesso in Sicilia, del Feudo di Lorsa e poi dei feudi di Siccara, Casacchio, Sulla e Crucifia.

 

AMORUSO - AMOROSO

Amoruso è un cognome presente in tutte le regioni italiane con preferenza in tutto il centro sud, in totale 1450 comuni. E' diffuso in Puglia, Campania, Lombardia, Calabria, Piemonte, Lazio, Sicilia, Emilia Romagna, Toscana, Molise, Basilicata, ecc. In Sicilia è frequente nelle province di Catania (12 comuni, fra cui Catania, Calatabiano, Giarre), di Enna (Agira, Nicosia, Sperlinga, Enna, Regalbuto), di Messina.

Meno diffusa è la forma “Amoroso”, presente in 715 comuni di varie regioni, con grossi nuclei in Campania e Sicilia, ma presente anche in Lombardia, Calabria, Abruzzo, Lazio, Puglia, Piemonte, Molise, ecc.; in Sicilia è presente in tutte le province, in particolare Palermo (20 comuni, fra cui Palermo, Bagheria, Gangi), Catania (21 comuni, fra cui Adrano, Catania, Calatabiano), Messina (12 comuni), Trapani (12 comuni). Nell'ennese è noto nei comuni di Barrafranca, Valguarnera, Calascibetta, Nicosia, Regalbuto, Catenanuova.

I due cognomi Amoruso e Amoroso derivano dal nome tardo-latino Amorosus o Amoriusius nel senso di “pieno d'amore, innamorato” e anche “molto caro, molto amato”: Amoruso è un cognome molto diffuso aBari e a Molfetta. (fin dall'XI secolo).

Tracce storiche e personaggi - La casata Amoroso d'Aragona è una fra le più antiche e nobili casate ex regnanti, presenti oggi in Italia. Questa famiglia (come afferma il notaio Martino di Bari nel 1890), ha origini dall'imperatore bizantino Michele II Balbo d'Amorio, discendente secondo molti storici dalla stirpe romana di Marco Accio. Alessandra Amoroso (Galatina 12/8/1986) – cantante italiana venuta alla ribalta nel 2009 grazie alla partecipazione e alla vittoria nel Talent show “Amici” di Maria De Filippi (da Wikipedia).

 

ANDOLINA

Andolina potrebbe derivare dal termine arabo El Andolus = una persona dei vandali, o da nome personale longobardo “Andolenus” (V. Blunda)) successivamente cognominizzato.

E’ un cognome tipico siciliano, diffuso in circa 140 comuni di varie regioni italiane: Sicilia, Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, ecc. Nell’Isola è presente in tutte le province, in particolare nel palermitano (14 comuni: Palermo, Sciara, Valledolmo, ecc.), nel Catanese (Catania, Acireale, Aci Catena, ecc.), nel Ragusano (Chiaramonte Gulfi, Comiso, Ragusa, ecc.), nel Siracusano (Avola, Siracusa, Melilli, ecc..); nell’Ennese (Aidone, Enna, Barrafranca, Regalbuto, ecc.).

La sua variante Landolina ha molte occorrenze nel Palermitano (Misilmeri, Bagheria, Villafrati, ecc.), nel Siracusano (Noto, Siracusa, Avola, ecc.), nell’Agrigentino (Agrigento, Naro, Canicattì, ecc.), nel Nisseno.

Riferimenti storici e personaggi – Il cognome Andolina è presente in Sicilia fin dal XVI secolo; nell'agrigentino, a Naro, si ricorda la religiosa e insigne letterata Suor Maria Andolina (1632/1689).

 

ANGEMI

Cognome molto raro, presente solo in circa 30 comuni italiani; ha un nucleo principale in Sicilia e piccoli nuclei in Puglia, Liguria, Toscana, Calabria. In Sicilia è presente nelle province di Catania (10 comuni, fra cui Catania, San Giovanni La Punta, Trecastagni), Enna (comune di Regalbuto), Messina, Siracusa.

Questo cognome è un'aferesi di Cangemi o Gangemi che deriverebbero da un nome di località, contrada Cangemi a Termini Imerese, ad esempio. Potrebbe anche derivare dal cognomen latino Cangemius di cui si ha traccia nel 1600 con il medico Franciscus Cangemis, autore di un trattato medico sulla cura di varie patologie. Nel 1593 ad Alessandria della Rocca, in provincia di Agrigento, venne nominato primo parroco della chiesa madre di S.Maria del Pilerio il reverendo Don Natale Cangemi “che ebbe assegnati dal barone 78 onze per le primizie”. Angemi potrebbe, inoltre, avere origine dal vocabolo arabo haggam che vuol dire applicatore di mignatte (sanguisughe) ma anche barbiere, chirurgo, guaritore; soprannome riferito forse all'attività del capostipite.

Tracce storiche e personaggi - Giuseppe Angemi (1896/1917) – eroe regalbutese caduto nel corso della Prima Guerra mondiale 1915/18. Morì a 21 anni nel Friuli-Venezia Giulia, nel tratto di strada Bonetti-Vermegliano. È sepolto nel Sacrario Militare di Redipuglia.

 

ANTONACI

Cognome tipicamente pugliese, diffuso in 170 comuni di molte regioni italiane, in particolare Puglia (in 73 comuni, di cui 51 nel Leccese e ben 11 nel Tarantino), Lazio, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Campania, ecc. In Sicilia è presente solo in quattro province, Caltanissetta, Messina, Trapani, Enna (comune di Regalbuto).

Antonaci deriva dalla italianizzazione del nome e cognome greco Antonakis (Antonello) ed è un patronimico con suffisso in -akis (= figlio di Antonio); il cognome si insediò in terra d'Otranto ad opera di coloni greco-bizantini. Ha come variante Antonacci.

Tracce storiche e personaggi – Biagio Antonacci (Milano 9/11/1963) – noto cantautore italiano.

 

ANTONUZZO

Cognome del centro-sud diffuso solo in circa 30 comuni di alcune regioni italiane: Sicilia, Lombardia, Piemonte, Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche; in Sicilia è presente nelle province di Catania (Maletto, Catania, Bronte), Palermo (Villabate, Marineo, Villafrati), Caltanissetta (Gela, Caltanissetta), Enna (Regalbuto), Siracusa (Avola).

Antonuzzo è un adattamento dialettale di Antonuccio, derivato dal nome medioevale Antonocius. Tracce di questa cognominizzazione si trovano a Pacentro (L'Aquila), dove nel 1400 viene citato un certo “Antonocius dictus Zachardus”, mentre nel 1513, nell'elenco degli studenti dell'Università di Perugia, è inserito un certo Antonocius de Buclano. Baptista Antonocius, teologo e letterato, visse a Gubbio tra il 1532 e il 1585.

 

ARCARIA

Cognome rarissimo, presente solo in sette comuni di tre regioni italiane: in Sicilia si trova nei comuni di Leonforte e Regalbuto (EN), nei comuni di Catania e Biancavilla (CT), nel comune di Floridia (SR); in Lombardia, nel comune di Monza, nel Lazio, ad Albano Laziale.

L’arcario, termine derivato dal latino “arcarius, nell’impero romano e durante il medioevo, era un pubblico funzionario preposto alla sorveglianza del tesoro, ma si dava il nome di arcario anche a chi custodiva gli abiti che si deponevano e si riprendevano al bagno e, perfino, i vestimenti del padrone (Tommaseo). Il cognome “Arcaria” è probabile, quindi, che sia legato al lavoro svolto dal capostipite della famiglia.

 

ARCODIA

Arcodia ha numerose varianti, Arcolia, Arcudia, Arcoleo, Arcudi, Arculia; è un cognome tutto siciliano anche se alcuni piccoli nuclei si trovano in Lombardia, Toscana, Lazio, Piemonte, Valle d'Aosta, Sardegna: è diffuso in poco più di 40 comuni italiani. In Sicilia è diffuso nel messinese, a San Marco d'Alunzio, a Tortorici, Naso, Torrenova, Capo d'Orlando, San Salvatore di Fitalia, Messina. E' presente anche nel catanese, nel

palermitano, nell'ennese (Regalbuto, Catenanuova, Centuripe). Questi cognomi hanno origine, direttamente o attraverso modificazioni dialettali, da nomi grecanici (grecanico era il greco parlato in Italia) originati dal greco antico arktos (orso) o dal nome greco arkoudi con lo stesso significato. Potrebbe anche derivare dal nome dell'isola greca Arkoudi, situata fra Lefkada ed Itaka.

Tracce storiche e personaggi - Nel 1500 visse il teologo Petrus Arcodius, autore del De concordia Ecclesiae occidentalis et orientalis; nel 1600 visse il vescovo di Musco (AV), Francesco Arcudio.

 

ARENA

Etimologicamente il termine arena deriva dal latino “arena”, ed indica la sabbia; indicherà poi tutte le persone dedite ad attività legate alla lavorazione, al trasporto o all’estrazione della sabbia, attività comuni nel medioevo in Sicilia, o che abitavano in zone sabbiose. Il cognome scaturisce dalla cognominizzazione di tale soprannome. Esso è diffuso in tutt’Italia, conta circa 5000 famiglie, di cui 2000 solo in Sicilia, circa 500 in Calabria, il resto distribuito in tutte le regioni della penisola (Lombardia, Lazio, Piemonte, Liguria, Puglia, ecc.): in tutto circa 1060 comuni. Toponimi “Arena” si trovano a Cosenza, Salerno, Pisa, Pavia e in tante altre località. In Sicilia il cognome è frequente (176 comuni) soprattutto nel Messinese, nel Catanese (Catania, Misterbianco, Adrano, Mascalucia), nel Palermitano, nell'Ennese (nei comuni di Valguarnera Caropepe, Piazza Armerina, Barrafranca, Agira, Aidone, Centuripe, Catenanuova, Assoro, Leonforte, Regalbuto, Calascibetta, Nicosia, Pietraperzia, Nissoria), nel Ragusano, Agrigentino, Trapanese.

Tracce storiche e personaggi – Sembra che Il progenitore della famiglia Arena in Sicilia sia stato un Federico, maggiordomo prima degli Aragona a Napoli, poi del Re Manfredi il quale, conoscendone l'abilità, gli diede la reggenza della Calabria Cetra e, dopo, del Regno di Sicilia ove egli comprò Catania e numerosi altri feudi. Morì a Capua lasciando eredi dei suoi beni Giorgio e Tommaso, suoi figli e paggi della regina Costanza. Giuseppe Arena (Catania, 12/4/1953) – avvocato, sindaco del comune di Centuripe dal 30/11/1997 al 12/05/2007.

 

ARMELI GRICIO

Cognome molto raro, presente soltanto in una decina di comuni distribuiti soprattutto in Sicilia, nel Messinese (Tortorici, Sant'Agata Militello), nel Catanese (Misterbianco), nell'Ennese (Regalbuto e Troina) e in Lombardia (zona Saronno).

Armeli è un cognome etnico, cioè generato dalla etnia di provenienza; deriva dal greco medioevale Αρμένης (Armeno), diventato Armeli per dissimilazione consonantica, testimonianza del cosmopolitismo bizantino e postbizantino (Macris). Probabilmente è riferito ad un capostipite proveniente dall'Armenia. Il doppio cognome “Gricio”, come sappiamo molto diffuso nel messinese, potrebbe derivare dal termine dialettale “griciu” usato nella zona Tortorici, Castell'Umberto, Capo d'Orlando, ecc., per indicare persona dai capelli grigi, brizzolati.

 

ARMENIA

Cognome molto diffuso in Sicilia dove è presente in tutte le province, in particolare nel Ragusano (con un grosso nucleo), nel Siracusano, nel Catanese, nel Messinese, nel Palermitano; nell'Ennese è noto nei comuni di Enna e Regalbuto. Oltre che in Sicilia, è presente, con piccoli nuclei, anche in altre regioni, Lombardia, Lazio, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Basilicata, Campania, Puglia, Toscana: in tutto 74 comuni.

Il cognome è probabilmente un etnico di Armenia, la regione caucasica posta ai confini con la Turchia, la Georgia, l'Azerbaigian, l'Iran; in tal caso indicherebbe la terra di origine del capostipite; ma è più probabile che derivi da una variazione del nome di persona Erminio o da una corruzione del vocabolo “arimanno”.

 

ARONA

Il cognome è presente in circa 50 comuni italiani sparsi in varie regioni: Sicilia, Piemonte, Lombardia, Calabria. In Sicilia, forse importato dal nord ad opera di immigrati settentrionali, è presente nelle province di Catania (sei comuni, fra cui Catania, Misterbianco, Belpasso, ecc.), Enna (Troina, Sperlinga, Enna, Nicosia, Regalbuto), Siracusa, Palermo (Gangi).

Il cognome è di etimologia incerta: forse proveniente dal toponimo Arona, comune in provincia di Novara dove aveva avuto sede il capostipite. Tale toponimo potrebbe derivare da radici celtiche art (monte) e on (acqua), con il significato di “monte sull'acqua”. Potrebbe inoltre derivare dal latino aron, dal greco aron =

pan di serpe, gigaro (un tipo di pianta erbacea), oppure da arone o eron (riccio della castagna, ma anche cesto).

 

ARRIGO

Sono circa 300 i comuni italiani in cui è diffuso il cognome Arrigo; in prevalenza si trova in Sicilia, poi in Lombardia, Liguria, Piemonte, Lazio, Calabria, Toscana. Sardegna, Campania, Veneto. In Sicilia è presente in tutte le province, in particolare nel Messinese (25 comuni, fra cui Messina, Saponara, Barcellona Pozzo di Gotto), nel Palermitano (17 comuni, fra cui Palermo, Termini Imerese, Altofonte), nell'Agrigentino (9 comuni), nel Catanese (12 comuni, Catania, Randazzo, Aci Catena, ecc.); nell'Ennese è presente nei comuni di Nicosia, Regalbuto, Enna, Nissoria.

Il cognome Arrigo deriva dal nome gotico Heimrich composto da heimat (casa, patria) e rich (potente, dominante) con il significato di potente, dominante nella sua patria. Il nome poi venne latinizzato in Henricus e divenne Enrico.

Tracce storiche e personaggi - Un Francesco Arrigo, dottore in legge, fu giudice della Gran Corte; il 14 dicembre 1750, venne aggregato alla Mastra di Catania.

 

ARTIMAGNA

Cognome molto raro; è presente solo in Sicilia, nel comune di Regalbuto. Ha un etimo incerto, potrebbe derivare dal vocabolo portoghese artimanha che vuol dire artificio, astuzia, frode. Con il significato di “artificio”, sebbene raramente, viene usato anche nella lingua italiana (Diz. Battaglia). Esso potrebbe derivare, inoltre, da nome personale di origine linguistica longobarda composto da due elementi, hardhu ( = valore) e mann, con il significato di “uomo di valore”(Vito Blunda). Artimagna ha un toponimo a Troina (mulino dell'Artimagna).

Tracce storiche e personaggi - Nell'Archivio Storico Siciliano (Società Siciliana per la storia patria, Palermo 1978) a pag.158, troviamo un documento registrato agli atti del notaio Francesco Cultraro (che) attesta che la stagliata (terreno scosceso) della Morata è stata data in subappalto a Minico Artimagna da Giovan Pietro Polizzi. Quest'ultimo l'aveva acquistata 'virtute parlamenti et actus liberationis”.

 

ASARO

Asaro è un cognome tipico del trapanese (Mazara del Vallo, Castellammare del Golfo, Trapani, ecc.), ma, è diffuso anche in tutte le altre province: nell’Agrigentino (Canicattì, Campobello di Licata, Castrofilippo, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Giuliana, ecc.), nell’Ennese (Pietraperzia, Regalbuto, Enna, ecc.), nel Nisseno, nel Catanese, ecc. Nuclei di Asaro si trovano anche in Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Puglia, Toscana e in altre regioni italiane. Asaro potrebbe derivare dal toponimo Assoro (EN), che in passato si chiamò Assorus (vedi Cicerone, Plinio il Vecchio), Aseros, Asseros o Assoros, e che alcuni collegano ad Assàraco, mitico re troiano, figlio di Troo e bisnonno di Enea, tutti discendenti da Giove. Potrebbe derivare anche dal nome arabo azar o assar (con il significato di occorrenza, caso, nel gioco) o zahr (che significa fiore, ma anche “azzardo”, pericolo, danno): asaro è una pianta tossica che cresce in ambienti aridi. Gli Asaro sono una popolazione della Papua Guinea, così chiamati perché vivono nella vallata del fiume Asaro

Riferimenti storici e personaggi - Aser = felice, beato, nome personale e toponimo: nome del figlio di Giacobbe e del territorio della sua tribù, nell'attuale Libano (vedi Genesi 30,13). Asaro è una famiglia, originaria della Navarra in Spagna, che ebbe parecchi ammiragli nella marina spagnola: un don Manuel Dionisio Asaro fu tesoriere e commissario di guerra della Repubblica di Genova. Un Antonino de Assaro fu barone nel feudo Salto dei Molini di Piazza Armerina; alla sua morte, il 2 settembre 1649, tale feudo passò alla figlia Silvia.

 

ASCOLI

Il cognome deriva dal toponimo Ascoli Piceno, capoluogo dell’omonima provincia nelle Marche o da Ausculum Apulum città dell’Apulia, attuale Ascoli Satriano, comune in provincia di Foggia, in Puglia. In latino era Ausculum o Asculum o Asclum, in osco Auhsclum, in greco Ασκλον. Ascoli (e più raramente D’Ascoli) è anche cognome frequente di famiglie israelitiche che risalgono a un’antica comunità di Ascoli Piceno che, tra il XVII e XVIII secolo, fu costretta ad accentrarsi nei ghetti di Roma e di Ancona (F. De Felice); ma si potrebbe anche trattare di un tipico cognome ebraico portato anche da famiglie non di origine ebrea. Ascoli

è diffuso in circa 140 comuni italiani sparsi in varie regioni, in ordine di consistenza: Lombardia, Campania, Lazio, Puglia, Marche, Piemonte, Liguria, Sicilia, Calabria, Toscana, Emilia Romagna. In Sicilia è presente nell’Ennese (Agira, Regalbuto), nel Messinese (Barcellona Pozzo di Gotto, Letojanni), nel Catanese (Catania), nel Palermitano (Palermo), nel Trapanese (Alcamo)

Riferimenti storici e personaggi – Un Umana de Asculi possedette il feudo di Faverchi (nei pressi di Lercara Friddi); alla sua morte, in mancanza di eredi, il feudo fu dato da Re Martino a Guglielmo de Matina. ABRAMO ALBERTO ASCOLI (Trieste 15/8/1877 - Milano 28/9/1957), medico veterinario, professore di Patologia e Anatomia veterinaria a Milano. GRAZIADIO ISAIA ASCOLI (Gorizia 16/7/1829 – Milano 4/1/1907), linguista, glottologo e glottoteta (detto di chi progetta e sviluppa fonologia, vocabolario e grammatica di una nuova lingua artificiale). Docente universitario, insegnò per 40 anni Storia comparata delle lingue classiche e neolatine all’Accademia scientifico-letteraria di Milano. FRANCESCO ASCOLI (1949), storico, ha studiato paleografia, grafologia, storia della calligrafia e pedagogia della scrittura; è stato uno dei fondatori dell’Associazione Calligrafica Italiana.

 

ASSENNATO

Cognome non comune, diffuso solo in circa 50 comuni italiani, concentrati in gran parte in Sicilia fra le province di Catania (Catania, Giarre, Gravina di Catania, ecc.), Enna, Siracusa (Pachino, Siracusa, Avola, Priolo Gargallo), Caltanissetta, Catania, Palermo, ma anche, Ragusa e Trapani. Nell'ennese è noto nei comuni di Assoro, Leonforte, Enna, Barrafranca, Pietraperzia, Nissoria, Agira, Regalbuto. Alcune famiglie Assennato si trovano anche nel Lazio, in Lombardia, Toscana, Puglia, Emilia Romagna, Piemonte, Campania, Calabria, Veneto. Il cognome deriva probabilmente da soprannome attribuito ad un capostipite che, per il suo operare, era ritenuto dotato di senno, giudizio, prudenza, maturità o da nome personale che i genitori assegnavano al figlio a cui auguravano “che abbia molto senno” (V. Blunda)

 

AUTERI

Auteri e le sue numerose varianti (Autera, Auterio, Autero, Autieri, Autiero, Autuori) derivano dai nomi di origine germanica di tradizione franca, “Altiero, Autiero, Ottiero”, originati dalla fusione dei termini “alda” (anziano, saggio) o “audha” (potere, ricchezza) e “haria”(esercito). Auteri è cognome specifico della Sicilia Orientale, diffuso soprattutto nel Catanese (Palagonia, Catania, Paternò, San Giovanni La Punta, ecc.) e nel Siracusano (Solarino, Floridia, Siracusa, ecc.; con piccoli nuclei, nel Palermitano, nel Trapanese, nell’Ennese. (Nissoria, Leonforte, Regalbuto) Gli Auteri sono presenti anche in altre regioni italiane come Lombardia, Liguria, Piemonte, Calabria, Toscana, ecc.

Riferimenti storici e personaggi. Il nome di persona “Auterius” è documentato in Liguria, a Genova, fin dal XII secolo; toviamo tracce di questa cognominizzazione agli inizi del 1300 con Petrus Auterii, esponente del movimento albigese (Catari). SALVATORE AUTERI MANZOCCHI (Palermo 1845 – Parma 1924), musicista. Studiò a Palermo e a Firenze dove fu allievo di Teodulo Mabellini (1817/1897. Si distinse per una capacità innata di insegnare la tecnica del canto

 

AVILA

Cognome diffuso in 54 comuni italiani sparsi in tutta Italia: Sicilia, Lombardia, Piemonte, Lazio, Toscana e, con piccoli ceppi, anche nelle altre regioni. In Sicilia è presente in tutte le province, in particolare nel trapanese (sei comuni, fra cui Alcamo, Calatafimi, Trapani), nel catanese (Caltagirone, Catania, San Gregorio, Grammichele), nel palermitano (Palermo, Carini, Terrasini), nell'ennese (Piazza Armerina e Regalbuto).

Questo cognome deriva dal toponimo Avila, città spagnola nella regione di Castiglia e Leòn; capoluogo più alto di Spagna posta a 1131 metri s.l.m., in zona rocciosa. La storia di Avila inizia dalla leggenda: secondo la mitologia Abyla era moglie di Ercole dal quale ebbe un figlio chiamato Alcideo che avrebbe conquistato la penisola iberica e fondato una città alla quale impose il nome della madre, appunto Abyla. Il cognome si riferisce probabilmente a capostipite proveniente da quella città.

Tracce storiche e personaggi - La famiglia Avila, di antichissima origine, deve il nome alla città di origine, Avila in Spagna. Alcuni suoi membri giunsero a Roma ai primi del '500, facendo ben presto fortuna; la famiglia ebbe due cardinali, Francesco Avila, ordinato nel 1596 e Girolamo Avila, ordinato nel 1606

Questo articolo è tratto dalla rivista ” IN FRATERNITA’ CON FRANCESCO” e dal Blog di Giovanni Pepi ( giornalista) Se è così... Ed è stato scritto da Enzo Giunta

Alla domanda su quale fosse il primo dei comandamenti, Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”». E soggiunse subito dopo: «E il secondo è questo: «Amerai il prossimo tuo come te stesso». Non c’è altro comandamento più importante di questo”. Con una battuta, Gesù ha lanciato un messaggio “rivoluzionario”: il Decalogo, come lo si conosceva fino a quel momento, viene “integrato” con quello che detta l’amore verso il prossimo e che è secondo soltanto all’amore dovuto a Dio. I cristiani sono pienamente consapevoli di tale importantissimo comandamento? Vediamo di riflettere sull’applicazione di questi precetti. Per un cristiano, o comunque per un credente, amare Dio, il proprio Dio, dovrebbe essere abbastanza facile. Come si fa a non amare Colui che ti ha dato la vita, che ha creato attorno a te un universo di meraviglie e che ti offre la possibilità, dopo quella breve terrena, di godere di una Vita eterna, nella Sua contemplazione e avulsa dai problemi, dalle asprezze e dai dolori?Tutto semplice? No. Le cose si complicano quando si tratta di mettere in pratica il secondo precetto: «amare il prossimo come se stessi», che postula il superamento dell’egoismo, cioè della tendenza propriamente umana a mettere se stessi al centro del mondo, sfruttandone oltre misura tutte le risorse. Pregiudiziale, tuttavia, è la necessità di stabilire chi è il “prossimo” da amare: i familiari più stretti, i parenti, gli amici, i nostri benefattori? Ci spiega il Signore che “prossimo” sono tutti gli altri uomini e le altre donne, compresi gli sconosciuti e compresi coloro i quali ci hanno fatto del male, non soltanto in senso fisico ma anche (se non soprattutto) sotto il profilo morale, screditandoci, denigrandoci, mettendo in risalto le nostre deficienze o inventandole di sana pianta, e comunque procurandoci danni morali e materiali rilevanti e talvolta non sanabili.

Ne consegue, spontanea, la domanda: come può un Dio “Giusto” pretendere tanto? Come può pretendere che si ami chi ha procurato un danno ingiusto, chi ha offeso e ferito la dignità della persona e magari continua a farlo? Gesù, lo testimoniano i Vangeli, ha esortato esplicitamente: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano”. Gesù, ovviamente, non si è limitato a enunciare questo importante precetto, ma ha dimostrato, nella Sua natura umana, che può essere messo in pratica. Egli stesso, infatti, pur avendo subito ogni tipo di maltrattamento e mortificazione, nello spirito e nel corpo, con un grande gesto d’amore, ha “difeso” chi più si era accanito contro di Lui. Basta ricordare le parole pronunciate in punto di morte: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.  Dei precetti dell’Amore si sono occupati i più grandi Dottori della Chiesa. Sant’Agostino, fra i più noti. Essi ci dicono che il prossimo si deve amare con un amore “affettivo ed effettivo, con puro cuore e non con simulata coscienza, desiderandogli cioè, un benessere verace e alle circostanze adoperandosi per lui”. L’Apostolo, nonché Evangelista, Giovanni riporta la seguente esortazione di Gesù ai discepoli: “Vi do’ un nuovo comandamento: affinché vi amiate l’un l’altro come io ho amato voi” e soggiunge: “Fatevi carico dei problemi degli altri e così adempirete il precetto di Cristo”. Gesù, con le sue opere e la sua parola, ci ha fatto intendere che l’Amore, vero e sincero, è Carità, è Misericordia, mediante le quali si perdona il nemico e lo si può anche amare. Ci ha spiegato che Dio, oltre a essere Giusto è soprattutto Misericordioso e perdona noi e i nostri errori. Perché ci ama e ci ha amato, fino al punto di consentire che il proprio Figlio assumesse natura umana e, al prezzo di indicibili sofferenze e della Sua stessa vita, fosse l’intermediario per una Nuova Alleanza e per la redenzione dal peccato. Ciò non ha mutato i limiti e le debolezze delle creature umane, che possono “tendere” al Bene, alla perfezione, ma che, nella vita terrena, in genere, non riescono a conseguire.

Tuttavia, i “precetti dell’Amore” affascinano. Ci dicono che così come, volendo, abbiamo la forza di perdonare chi ci ha fatto del male, possediamo le potenziali capacità di operare come Gesù Uomo ha operato e come ci ha insegnato, invitandoci a meditare: “Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.” Per certi versi, potremmo dire che è una “sfida” al nostro amor proprio, alla capacità di governare il nostro “io”, per dimostrare a noi stessi che non siamo schiavi di comportamenti ancestrali, che ci spingerebbero a reagire contro chi ci infligge un male fisico o spirituale, come reagirebbe un animale privo delle capacità di ragionare. È noto: se un animale, anche uno di quelli abituati a convivere con la razza umana, viene maltrattato, nella migliore delle ipotesi fugge da chi gli ha fatto del male, ma può capitare anche che lo aggredisca, per una sorta di difesa preventiva, in quanto l’istinto lo porta a classificare il suo torturatore come un nemico. Che non sia impossibile rispondere al male con il bene ce lo provano tanti Martiri, anche rimasti nell’ombra. Ma noi Siciliani abbiamo un esempio recente che è quello di don Pino Puglisi. Un sacerdote di periferia che seppe guardare negli occhi il suo assassino sorridendogli. Vero, non tutti siamo come don Pino. Tuttavia, si può mettere in pratica il secondo precetto dell’Amore cominciando con il perdonare chi ci ha fatto del male (e possibilmente continua a farne), accomunando nella preghiera l’offeso e l’offensore.  A questo punto è evidente che l’amore per il prossimo è diverso da quello che naturalmente si nutre per i genitori, i figli, il coniuge, il compagno, la compagna, l’amico, l’amica. È un modo di testimoniare l’amore per Dio, di vedere Dio nell’altro, nel prossimo. Non dimentichiamo, infine, le parole di Gesù, in ordine alla valutazione del nostro comportamento: il Padre darà il Premio a coloro i quali meriteranno di essere definiti “figli dell’Altissimo”, […] “perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio”. 

ENZO GIUNTA

Già sindaco di Termini Imerese , incarico che ha svolto per due mandati. È Laureato in Giurisprudenza. È stato dipendente della Cassa di Risparmio, dove ha ricoperto importanti incarichi direttivi.Ha maturato notevoli e diversificate esperienze in campo politico, sociale e amministrativo. Cultore di storia locale, è autore di numerose pubblicazioni e collabora con associazioni culturali e istituzioni scolastiche e religiose. È autore di numerose pubblicazioni.

Diversi studenti dell’Istituto Comprensivo “Gian Filippo Ingrassia” Scuola Media ad Indirizzo Musicale, hanno partecipato al Concorso Nazionale “Giovani in Musica”, organizzato presso il Comune di Montagnana in provincia di Padova che ha visto come protagonisti studenti provenienti da tutte le Regioni d’Italia.

In particolare, i partecipanti sono state le classi di clarinetto e di pianoforte preparati, durante il percorso scolastico di studi di strumento musicale, rispettivamente dalla Prof.ssa Grasso e dal Prof. Valenti.

La qualità dell’insegnamento dei Professori suddetti, insieme all’impegno e alle doti di musicalità degli alunni hanno permesso di ottenere importanti traguardi per un totale di: cinque primi premi a livello nazionale nella sezione musica da camera all’ensemble classe terza di pianoforte formata da Silvio Armeli Gricio, Calcerano Simone, Cardaci Soraya, Proiti Asia e Zitelli Luca, al duo clarinetto e pianoforte  Gianluca Armeli Gricio e Simone Calcerano, all’ensemble classe seconda di pianoforte formata da Sofia Allegro, Bentivegna Francesca, Iannitello Roberta, Lanna Luca, Nicosia Agostino e Politi Greta, all’ensamble di clarinetto di prima media formato da Cardaci Giuseppe, Tabbabi Doua e Zitelli Matteo, al trio di clarinetto formato da Carlotta Cantali, Greta Mangione e Gianluca Armeli Gricio; un primo premio come solista di clarinetto a Gianluca Armeli Gricio; cinque secondi premi nella sezione solisti di pianoforte a Sofia Allegro, Simone Calcerano, Silvio Armeli Gricio, Soraya Cardaci e Luca Zitelli.

Gli arrangiamenti dei brani sono stati realizzati per l'occasione dal prof. Valenti e prof. ssa Grasso, al fine di valorizzare ogni alunno delle classi, nella propria unicità, secondo un chiaro fine didattico: valorizzazione individuale e musica concepita anche  come occasione di aggregazione e crescita.

I brani presentati erano stati proposti dagli alunni in occasione del Saggio Musicale di clarinetto e pianoforte tenutosi presso l Istituto G.F. Ingrassia di Regalbuto, che ha visto la partecipazione, in quell’occasione di Giuseppe Marchese, riscuotendo tutti un grande successo tra il pubblico, confermato, poi, dai riconoscimenti ottenuti in occasione del Concorso citato sopra. ‎

GAEditori si aggiudica il Premio Etnaci 2024 riservato agli editori "per la diffusione e produzione di opere editoriali di notevole importanza".
Ancora un traguardo per la casa editrice con sedi ad Agira (Enna) e Catania che, dopo il primo posto al Premio Apollo 2023, tenutosi a Reggio Calabria, si ripete anche quest'anno confermandosi come una delle realtà siciliane più interessanti. Antonello La Piana e Gaetano Amoruso saranno premiati nel corso di una serata che si terrà sabato 6 luglio '24 ad Aci Sant'Antonio (Catania) presso la corte di Palazzo Cantarella con inizio alle 21. L'evento sarà presentato da Mary Fichera e Rosario Sorace.

"Quella sui destini del “centro” -la sua minorità, le sue potenzialità, la sua egemonia trascorsa, il suo non andar più di moda- è una litania che si ripete di volta in volta, senza mai approdare da nessuna parte. Tanto più dopo un risultato elettorale deludente per le sue due liste, impegnate più che mai nel loro irrefrenabile litigio casalingo.

Così, all’indomani del voto europeo sono scattati subito i due tipici riflessi condizionati di queste occasioni. Prima, il processo intentato a Renzi e a Calenda, con qualche ingenerosità di troppo. Poi, l’affannosa ricerca di un taumaturgico (e improbabile) federatore capace di portare magicamente in quelle lande armonia e successo. Tempo perso, l’una e l’altra cosa.

La difficoltà del centro ha a che vedere peraltro con il successo altrui. E cioè con il fatto che le due vestali del nuovo ordine politico, Meloni e Schlein, hanno vinto tutte e due, e tutte e due paiono assai poco interessate a dialogare con quanti sono rimasti schiacciati dalla tenaglia di quella polarizzazione che le ha premiate. La premier si accontenta di dialogare con Forza Italia, partito a suo modo neocentrista ma anche assai leale al codice bipolare; e non sembra aver alcuna intenzione di spingersi più in là. Quanto alla segretaria del Pd, il suo orizzonte è il referendum che prima o poi si farà sulle riforme meloniane e che avrà bisogno di fare il pieno dei consensi cercandoli nelle piazze e alla sua sinistra. In un caso e nell’altro lo spazio verso il centro appare piuttosto esiguo e le diffidenze piuttosto forti.

D’altra parte, anche sommando i voti dei fu-partiti di Renzi e di Calenda non sembra esserci più abbastanza benzina per fare un lungo tratto di strada. Tanto più dopo aver perso l’occasione delle europee, dove se non altro si votava con la proporzionale. Dunque si annuncia ora un lungo cammino, piuttosto accidentato, che dovrà essere percorso con una grande pazienza e senza farsi troppe illusioni -almeno nel breve periodo. Non c’è insomma alle viste una nuova moda che possa aprire il cuore alla speranza, né un ritorno all’antico che possa recare un conforto più tradizionale. Si gioca semmai contro i favori del pronostico dovendo mettere nel conto che le vie del centro sono tutte costellate di difficoltà. Almeno per ora (e piuttosto a lungo, per quel che si capisce).

Dunque chi insiste a coltivare un’idea di centro dovrebbe abbandonare la speranza di inserirsi nei giochi altrui. E cominciare piuttosto a ragionare sul significato più profondo, meno effimero e strumentale, di quella vocazione a stare nel mezzo. Laddove non c’è più la comodità di un tempo, e neppure l’astuzia del barcamenarsi. Ma forse c’è, e andrebbe ritrovata, un’idea del paese.

E’ quella idea che andrebbe messa meglio a fuoco. L’idea cioè di un paese mosaico. Pluralistico, inclusivo, capace di valorizzare i suoi luoghi intermedi. I paesi e i paesini, piuttosto che le regioni. Il principio e il valore della rappresentanza. Il volontariato. Il popolo minuto e disperso. E ancora, la ricerca di una leadership più capace di ascoltare. La coltivazione di un potere meno monumentale, non più sacralizzato come ora sembra andare di moda. E via di questo passo. Insomma, non tanto l’esercizio delle buone maniere (che pure meriterebbero di essere coltivate anche loro). Ma la capacità di ascoltare i sentimenti profondi e nascosti di quella maggioranza di elettori che ormai non si scomoda più per andare a votare.

 

Con Socrate, a proposito dell’approvazione del cosiddetto disegno di legge sull’Autonomia differenziata, si potrebbe dire “tanto tuonò che piovve”. Infatti, dopo anni di dichiarazioni e di prese di posizioni sul tema, i leghisti sono riusciti a centrare l’obiettivo. Una vittoria parlamentare, certamente, un problema in più per questo Paese, sicuramente. Questo risultato è stato facilitato dal fatto che la Lega è parte essenziale di questa maggioranza di governo e gli alleati, Meloni compresa, NO non potevano dirglielo. Partiti come Fratelli d’Italia, ideologicamente legati ai valori nazional, hanno dovuto ingoiare il rospo di una riforma che, laddove venisse attuata, avrebbe conseguenze sulla coesione nazionale. Ho sottolineato “laddove venisse attuata” perché c’è un ostacolo fondamentale da superare, parlo della realizzazione dei LEP previsti dalla lettera m) del 2° comma dell’art.117 della Costituzione. I LEP, recita la norma citata, sono “i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.” È evidente che per realizzare i LEP sono necessarie enormi risorse finanziarie, risorse che attualmente lo Stato non può permettersi. E, forse, contando su questo, cioè sul fatto della difficoltà a realizzare i LEP, tanto Forza Italia che Fratelli d’Italia hanno dato il via libera alla riforma. Ma è proprio così, o come spesso accade, il “diavolo si nasconde nei dettagli”? La Commissione che dovrebbe definire i LEP, presieduta da un giurista come Sabino Cassese, forse per superare l’ostacolo, naturalmente si tratta di una nostra maliziosa illazione, pare stia operando un ridimensionamento degli stessi LEP riducendo l’impatto finanziario a cui la loro attuazione andrebbe incontro. Basta questo e il gioco è fatto. A questo punto l’unica possibilità di bloccare questa disastrosa riforma che penalizza il già depresso meridione è il ricorso al referendum abrogativo che, sono certo, vedrà il voto convinto di tanta gente che non si riconosce nella sinistra. Come dire : Un regalo inaspettato per l’opposizione al governo Meloni !”

Pasquale Hamel

Pasquale Hamel ( nella foto ) Già vice segretario generale dell’ARS, direttore del museo del risorgimento di Palermo e direttore scientifico della ” Federico Secondo . Ha insegnato e storia contemporanea nell’università di Palermo. . Opinionista del giornale di Sicilia, ha scritto su Avvenire e La Repubblica. E’ autore di numerosi libri tra cui breve storia della società siciliana.

Fonte Se è Così.....di Giovanni Pepi

Adesso è ufficiale. Prima da Commissario , il dott. Mario Zappia è il nuovo Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Enna. Con Decreto dell’Assessore Regionale alla Salute del 31/01/2024, era stato nominato alla guida dell’ASP di Enna come Commissario Straordinario. L’incarico di Direttore Generale  conferma  la scelta già operata dal governo regionale. Nato a Bronte, medico, 61 anni, in possesso di numerosi master universitari in campo scientifico e manageriale, il dott. Zappia vanta, nel suo curriculum prestigioso, incarichi di direzione presso le Aziende Sanitarie di Agrigento e Siracusa, Ospedali nazionali ad alta Specializzazione, l’IRCCS di Troina, e numerose docenze universitarie. Le congratulazioni per la nomina a Direttore Generale sono già pervenute in queste ore al Dott. Zappia da parte di realtà associative, autorità e cittadini.

“L’incarico di Direttore Generale – dichiara il dott. Zappia – sarà l’occasione per coinvolgere tutti i validi dirigenti e collaboratori presenti nell’ASP di Enna, al fine di dotare il nostro territorio di tutti i servizi mancanti, di rafforzare quelli carenti e di coinvolgere le forze sane della provincia, Amministratori locali e forze sociali, per operare con entusiasmo e offrire alla popolazione una sanità adeguata ai suoi bisogni, con una attenzione particolare alle persone con fragilità e alle loro famiglie.”

ROMA – L’estate, astronomicamente parlando, inizia ufficialmente oggi, 20 giugno. La stagione primaverile finisce alle 22.50, quando il Sole raggiungerà l’altezza massima possibile sull’orizzonte, regalandoci più ore di luce rispetto al solito. Il giorno più lungo dell’anno, dunque, a cui noi del nord equatore ci riferiamo come Solstizio d’estate.

PERCHÉ IL SOLSTIZIO D’ESTATE È IL 20 GIUGNO?

Nel 2023, il Solstizio d’estate è stato il 21 giugno, quest’anno è il 20 giugno. Le date cambiano a causa di una discrepanza tra il nostro calendario e l’effettiva durata della rivoluzione terrestre. La Terra, infatti, impiega poco più di 365 giorni per completare il suo giro intorno al Sole (precisamente 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 48 secondi). Tuttavia, il calendario gregoriano arrotonda l’anno a 365 giorni e non tiene conto dell’extra. Le ore in avanzo vengono riallineate ogni 4 anni con l’anno bisestile, facendo slittare o anticipare le date di equinozi e solstizi.

COS’È IL SOLSTIZIO

Il termine ‘Solstizio’ deriva dalle parole latine ‘sol’, cioè Sole, e ‘sistere’ ossia ‘fermarsi’: ovvero, il momento in cui il Sole si arresta nel suo punto più alto.

L’asse terrestre è sempre inclinato di un angolo di circa 23,5 gradi rispetto all’eclittica, ossia il piano immaginario creato dal percorso della Terra intorno al Sole. Tuttavia, l’orientamento dell’inclinazione cambia durante l’anno.

Il Solstizio d’estate, per noi a nord dell’equatore, si verifica proprio quando l’asse è più inclinato verso il Sole e i raggi colpiscono direttamente la linea di latitudine tropicale (per noi dell’emisfero boreale, il Tropico del Cancro).

n questo modo la nostra stella resta nel cielo per un periodo di tempo più lungo (circa 16 ore), producendo più luce. Da domani, il Sole inizierà gradualmente a calare, fino ad arrivare al suo punto minimo sull’orizzonte nel Solstizio d’inverno, che nel 2024 cadrà il 21 dicembre. Al contrario, invece, avviene nell’emisfero australe, dove il solstizio d’estate si verifica a dicembre con il Sole allo zenit al tropico del Capricorno.

A livello scientifico il Solstizio di giugno corrisponde all’inizio dell’estate astronomica, che terminerà il 22 settembre 2024 con l’Equinozio d’autunno.

 

IL SOLE DI MEZZANOTTE

A nord del Circolo Polare Artico, in prossimità del Solstizio d’estate, il Sole non scende sotto l’orizzonte per un lungo periodo, durante cui non cala mai la notte. Si assiste ad un interminabile tramonto, con il Sole ben visibile al di sopra dell’orizzonte anche alla mezzanotte. La durata dipende dalla latitudine.
Il fenomeno delle cosiddette ‘notti bianche’ interessa Alaska, Canada, Groenlandia, Russia, Norvegia, Svezia e Finlandia.

Il complesso monumentale di Stonehenge è il fulcro dei misteri legati al solstizio e all’equinozio: le pietre che lo compongono sono infatti allineate in corrispondenza dei punti in cui il sole sorge in quei particolari giorni, motivo per cui è stato ipotizzato che il sito fosse un antico osservatorio astronomico. Tuttavia, poco si sa riguardo la costruzione di Stonehenge: la tradizione più popolare la vede legata al culto dei druidi, che istituirono il sito come luogo di sacrifici. Ogni megalite che compone il complesso, ha un nome e una storia: la più curiosa è quella legata alla cosiddetta Pietra del Tallone (Heel Stone), anticamente conosciuta con i nomi di Pietra del Sole (Sun-Stone) e Tallone del Frate (Friar’s Heel).

Un racconto popolare spiega così l’origine del nome:

“Il diavolo comprò le pietre da una donna in Irlanda, le avvolse e le portò sulla piana di Salisbury. Una delle pietre cadde nel fiume Avon, le altre vennero portate sulla piana. Il diavolo allora gridò, ‘Nessuno scoprirà mai come queste pietre sono arrivate fin qui”‘ Un frate rispose, ‘Questo è ciò che credi!’, allora il diavolo lanciò una delle pietre contro il frate e lo colpì su un tallone. La pietra si incastrò nel terreno, ed è ancora lì.”

fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

La foto......

Giugno 19, 2024

L'autonomia differenziata è legge. Se da un lato , come osservatori della vita politica italiana , non commentiamo la legge , la foto di induce a riflettere sui motivi della legge. L'esposizione delle bandiere delle regioni del Nord e della Calabria da parte di alcuni senatori  è , secondo noi, di pessimo gusto . Si può esultare , ma con dignità e rispetto e se l'Italia è una , meglio con la bandiera dell'Italia. L'applicazione della legge ci dirà se è stata una buona o pessima legge. " A voler pensare male ...." diceva qualcuno  " spesse volte ci si azzecca"

Quando parliamo di tisane, ci riferiamo a bevande a base di erbe, piante o spezie, che vengono utilizzate per diversi scopi terapeutici. Negli ultimi anni, il loro utilizzo è tornato in voga ed è diventato sempre più popolare anche tra la popolazione giovane, che ha riscoperto i loro effetti benefici sulla salute

Le tisane possono essere bevute in qualsiasi momento della giornata e sono un’alternativa sana e naturale ai tè o alle bevande zuccherate. Ogni tisana ha proprietà specifiche, poiché ogni erba possiede qualità nutritive differenti: alcune possono aiutare a calmare l’ansia, altre a migliorare la digestione, altre ancora a rinforzare il sistema immunitario. 

Bere tisane può essere un’ottima abitudine da aggiungere alla propria routine quotidiana per rilassarsi e prendersi cura di sé stessi e aiuta, inoltre, a rimanere idratati anche nei periodi più freddi dell’anno, quando è facile sentir meno la sete o quando facciamo più fatica a bere acqua.

Cosa sono le tisane e perché fanno bene

La tisana è una bevanda ottenute attraverso l‘infusione di erbe, spezie o altri vegetali in acqua bollente. Vengono utilizzate da secoli per le loro proprietà vantaggiose e per il loro potere terapeutico e costituiscono un modo naturale per trarre beneficio dalle proprietà delle piante e degli ingredienti che le compongono, senza ricorrere all’uso di sostanze chimiche o di farmaci.

Gli infusi e tisane possono avere molti benefici per la salute, del corpo e della mente. Alcune erbe, spezie ed altri ingredienti utilizzati nella preparazione delle tisane possiedono proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antispasmodiche e sedative. Altre coadiuvano a calmare l’ansia e lo stress, a migliorare la digestione, a ridurre il dolore e l’infiammazione, a migliorare la qualità del sonno e ad alleviare i sintomi di malattie o disturbi.

Le tisane sono anche spesso utilizzate come integratori alimentari naturali, poiché alcune erbe e spezie contengono nutrienti importanti come vitamine, minerali e antiossidanti. Inoltre, ci aiutano a mantenere l’organismo idratato, favorendo la salute generale del corpo. È importante, tuttavia, tenere presente che le tisane non dovrebbero essere utilizzate come sostituto unico di una dieta equilibrata né tantomeno di uno stile di vita sano, e che alcune potrebbero interferire con particolari tipi di farmaci (qualora se ne stessero assumendo) o avere effetti collaterali indesiderati, se si soffre di patologie specifiche. Per questo motivo, è caldamente consigliato consultare sempre un medico o un erborista prima di utilizzare tisane a scopo terapeutico.

Come si prepara la tisana?

L’acqua per la tisana va scaldata in bollitori specifici a 90/100 gradi (alcuni the possono richiedere temperature inferiori, solitamente è scritto sull’etichetta) oppure su gas o piastra elettrica fino a ebollizione. La bustina  con la tisana deve essere messa prima di versare l’acqua nella tazza, in modo da fare sprigionare meglio gli oli essenziali e le caratteristiche benefiche della tisana e dargli un sapore più omogeneo e intenso, versando l’acqua direttamente sulla bustina.  Aggiungete quindi l’acqua facendo attenzione a coprire bene la bustina con il liquido (evitando che essa galleggi), magari aiutandosi anche con un cucchiaino.

Il filtro della tisana deve essere lasciato in infusione per un periodo variabile da pochi minuti (come per la camomilla, che in caso di infusione prolungata può dare effetti contrari al rilassamento) fino a 8 minuti. Ricordatevi di coprire la tazza con coperchio.

Trascorso tale tempo di infusione, è bene estrarre la bustina filtro e spremerla con il cucchiaino, facendo uscire il liquido che ha impregnato le erbe.

A questo punto, dolcificare la tisana a piacere con miele o assumere tal quale.

 

 

 

 

 

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