I bambini “pagano” con i dati personali per stare sui social e non rimanere esclusi: l’allarme dal Regno Unito In evidenza

Marzo 06, 2025 80

In un articlo riportato su Fanpage Nell'era digitale, l'accesso alla tecnologia avviene sempre prima, tuttavia tale precocità non sempre si accompagna ad un'adeguata consapevolezza riguardo le potenzialità, e soprattutto i rischi, dello strumento che si sta utilizzando. Secondo una recente indagine condotta nel Regno Unito, infatti, i bambini che navigano in Rete non si fanno molti scrupoli a condividere informazioni e dati personali in cambio dell'accesso ad app e social. Il motivo? La paura di finire esclusi dal resto del gruppo. A riferire questa inquietante tendenza è stata un'indagine commissionata dall'Information Commissioner's Office (ICO) – l'equivalente inglese del nostro Garante per la Privacy – che ha analizzato il comportamento dei più piccoli quando si trovano a poter utilizzare liberamente un tablet o uno smartphone connesso a Internet.La notizia, riportata dal quotidiano britannico The Mirror, si lega a un rapporto dell'Office of Communications (l'autorità regolatrice per le società di comunicazione del Regno Unito) che ha riportato come un quarto dei bambini inglesi della fascia d'età tre/quattro anni possieda già uno smartphone e sia autorizzato a utilizzarlo con una certa libertà, tanto che molti dei genitori intervistati hanno ammesso di non sapere molto delle attività online dei loro figli. Tale fenomeno, probabilmente attribuibile alla crescente digitalizzazione della società e alla necessità percepita dai bambini di far parte del mondo che li circonda, ha però sollevato importanti interrogativi sulla consapevolezza delle implicazioni per la privacy e la sicurezza dei minori nel mondo digitale.Il sondaggio proposto dall'ICO ha infatti rivelato che molti bambini considerano i propri dati personali come una sorta di valuta necessaria per accedere a servizi e applicazioni digitali che già in quella tenera età vengono visti come una porta d'accesso indispensabile al mondo delle relazioni con gli altri: non poter varcare quella porta significherebbe restare tagliati fuori dal mondo e pur di non rimanere esclusi, i bambini condividono informazioni personali senza una piena consapevolezza dei possibili pericoli dietro a un tale comportamento.I ragazzi, a seconda della loro età, nella maggior parte dei casi non sono ben equipaggiati per comprendere i compromessi che stanno facendo e le implicazioni sulla privacy della loro attività online", ha dichiarato John Edwards, Commissario per l'Informazione del Regno Unito che ha anche annunciato l'avvio di ulteriori approfondimenti per capire come i social media e le piattaforme di condivisione video utilizzino simili dati.Oltre ai provvedimenti istituzionali – nel 2023, ad esempio, l'ICO ha multato TikTok per 12,7 milioni di sterline per non aver impedito l'accesso alla piattaforma ai minori di 13 anni e per l'uso improprio dei dati dei bambini – Edwards si è detto convinto del fatto che mamme e papà debbano assumersi la responsabilità non solo di monitorare le attività online dei bambini, ma anche di insegnare loro a utilizzare con maggiore consapevolezza i potenti strumenti digitali che la modernità ha messo a disposizione.

Per questo motivo l'esperto ha consigliato ai genitori di attivare sempre le impostazioni di parental control su tutte le applicazioni utilizzate dai loro figli e di essere curiosi riguardo a tutto ciò che i loro piccoli fanno quando si trovano un dispositivo connesso a Internet tra le mani. Instaurare un dialogo aperto e continuo con i propri figli può essere infatti la chiave per venire a conoscenza dei potenziali pericoli prima che essi possano nuocere ai più giovani.








Ultima modifica il Giovedì, 06 Marzo 2025 14:11