Pallavolo. La lezione di Julio Velasco . Sfidiamo la sindrome di Brad Pitt.

Dicembre 09, 2019 2788

Mi è capitato di ascoltare Julio Velasco. Non mi sarei mai perso il suo intervento all'Educational 2 di Anderlini che si è svolto a Aci Castello. Non me lo sarei mai perso perchè Velasco è l'uomo delle sfide nel variegato mondo della pallavolo,Dopo aver portato al primo livello mondiale l’Italia negli Anni 90, cambiando la mentalità, dopo avere propiziato la nascita della scuola femminile azzurra (1997), il Velasco 3.0 si getta in un’altra impresa “disperata”: invertire la tendenza che vede un calo dei tesserati maschili (a oggi circa un terzo delle donne). E lo fa a modo suo, andando a parlare alla base. Da chi allena i giovani. “Scusate se ci sono anche delle donne - arringa in una delle tante convention patrocinate dalla federazione, l’ultima in Sicilia -. Noi non dobbiamo avere la sindrome di Brad Pitt. Quando ero ragazzo se volevi uscire con la compagna di classe più carina ti dovevi dare da fare. Cercare di capire cosa le piaceva, arrampicarti sugli specchi. Io non sono mai stato Brad Pitt, che si siede in un bar e viene agganciato da una donna. Nello sport italiano Brad Pitt è il calcio: aspetta e ci sono i ragazzini che fanno la fila per andare a giocare. Noi no, dobbiamo andarli a prendere, convincerli. conquistarli. Anzi dico di più dobbiamo renderci conto che il calcio può essere un nostro grande alleato. Dobbiamo fare calcetto agli allenamenti, provare a convincere i ragazzi che - per un motivo o per l’altro - smettono con il calcio, si convertano alla pallavolo”. E rilancia. “Io fra un allenatore giovanile che è mediocre tendente allo scarso, ma che porta ragazzi e un allenatore bravo che non porta atleti sceglierò sempre quello più scarso che mi porta i giovani in palestra perché questo per noi è il problema principale oggi”. “La pallavolo è uno sport difficile da praticare, noi dobbiamo aiutare i giovani a giocare di più essendo anche meno fiscali tecnicamente. Per questo abbiamo deciso di fare alcuni cambi di regolamento: eliminata la ‘doppia’, inserimento del libero anche in under 14 e stiamo studiando come sgonfiare la palla per fare in modo che il gioco, in quella età, duri maggiormente e che i ragazzi si possano divertire di più. Per cercare di diminuire ‘l’abbandono’ che è uno dei problemi che ha questo sport a livello giovanile”. Va oltre e allarga il discorso che diventa “filosofico”, sfrutta alcuni dei suoi cavalli di battaglia di quando allenava. “Basta parlare ‘dei miei tempi, o dei “giovani di una volta che erano meglio di quelli di oggi’. Confronti quasi sempre falsati dal ricordo. Quei tempi che a noi sembravano tanto belli in realtà erano magici perché eravamo giovani. Noi diamo ai ragazzi di oggi nuove zavorre da portare”. Anche il modo di porsi è diverso e può essere cambiato. “Quando passai dal settore maschile a quello femminile, per imparare, andai a vedere un allenamento di Jenny Lang Ping (campione olimpico con la Cina, prima da giocatrice poi come allenatrice, ndr Un esercizio bastato sul raccogliere palloni in difesa: durissimo nella pratica, ma lei quasi a ogni tuffo dell’atleta diceva ‘brava’. Ho pensato che ha più detto ‘brava’ lei in un allenamento di quanti ne avevo pronunciati io con la Nazionale maschile in 7 anni. Ai giovani hai bisogno di fare sentire che tu credi in loro, che hai fiducia. Senza viziarli. Per questo ho chiesto alla federazione che i viaggi delle Nazionali giovanili siano low cost, non solo per risparmiare, ma anche per dare un segnale. Imparare ad adattarsi alle situazioni, senza avere tutto troppo comodo e scontato”. Va oltre. “Spesso sento dire che questo giocatore non arriverà. Perché non ha i centimetri che vorremmo: dimenticando che la nostra storia è fatta di campioni che non erano tutti alti e grossi. In più anche quelli che oggi portiamo al volley e che non diventeranno giocatori di Superlega resteranno sempre legati all’ambiente (se si sono divertiti). Magari tra 30 anni si riaffacceranno a questo sport come sponsor, dirigenti... Insomma l’Italia (volley compreso) troppo spesso guarda al bicchiere mezzo vuoto. Io citando Mara Maionchi dico ‘riempite questo bicchiere e non rompete i c....’”.

Ultima modifica il Lunedì, 09 Dicembre 2019 16:29