Dopo aver tentato di estorcere più oro del pattuito ai romani per lasciare Roma, Brenno, dopo aver pronunciato la frase "vae victis", "guai ai vinti", venne interrotto dall'arrivo di Furio Camillo (che pronunciò la frase "non auro sed ferro patria recuperanda est"), nominato dittatore in assenza, e dell'esercito romano, che sbaragliò i barbari: "Poiché quelli si rifiutavano dicendo che il patto era già stato conchiuso, egli (Camillo) negò che fosse valido quell’accordo stretto senza sua autorizzazione da un magistrato inferiore in grado, dopo che egli già era stato nominato dittatore, ed intimò ai Galli di prepararsi a combattere. Diede ordine ai suoi di deporre i bagagli, di preparare le armi e di riconquistare la patria col ferro, non con l’oro, avendo davanti agli occhi i templi degli dèi, le mogli, i figli, il suolo della patria deturpato dai mali della guerra, e tutte le cose che era sacro dovere difendere e riprendere e vendicare." (Tito Livio, AUC, V, 49, 1 sgg.)
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