( fonte Vivienna)Anche l’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva colloca la provincia di Enna al primo posto in Sicilia per esosità della tariffa corrisposta dagli utenti al fine di usufruire della somministrazione della vitale risorsa idrica. La spesa media annua per l’anno 2014 ha raggiunto quota 503,00 euro contro 446,00 di Agrigento, 482,00 di Caltanissetta, 194,00 di Catania, 293,00 di Messina, 315,00 di Palermo, 237,00 di Ragusa, 265,00 di Siracusa e 361,00 di Trapani. Ma vi è di più, la tariffa deliberata dalla competente autorità d’ambito ATO Idrico ENNA n. 5, ha subito un aumento del 6,4% rispetto al precedente anno 2013 e un aumento del 64,4% rispetto al 2007.
Siamo in presenza di dati sconfortanti che prima o poi qualcuno dovrà spiegarci e questa spiegazione dovrebbe arrivarci prioritariamente dai Sindaci che compongono per legge l’Autorità d’ambito e che, paradossalmente, hanno sempre approvato non solo i progressivi aumenti tariffari, poi richiesti agli utenti dall’ente gestore del servizio “AcquaEnna”, ma anche le famose “partite pregresse” oggetto di numerosi contenziosi.
E’ infatti strano che in una provincia come la nostra, definita la provincia dei laghi, si paghi una quota tariffaria così elevata. Se è vero che rispetto agli altri ambiti territoriali ottimali, nel nostro si registrano spese di investimento per il rifacimento della rete idrica che incidono sul costo del servizio e quindi, a ricaduta, sulla tariffa, è anche vero che la logica economica sottesa al sistema integrato del servizio idrico avrebbe dovuto prevedere, nel medio e lungo periodo, una riduzione progressiva della tariffa e non certo un aumento. Il superamento della logica comunale nella gestione del servizio idrico a favore dei più estesi ambiti territoriali ottimali infatti avrebbe dovuto consentire la realizzazione di opportune economie di scala, quali condizioni indispensabili affinchè il gestore del servizio fosse effettivamente in grado di fornire servizi di migliore qualità con costi e quindi prezzi realmente competitivi.
Poiché il sistema di gestione integrata dei servizi pubblici locali è un modello che funziona in tantissime altre parti d’Italia, è fin troppo evidente che le cause di tale fallimento sono da ricercare nella gestione del sistema e non sul modello. Non essendo apoditticamente a favore di una gestione privatistica del servizio idrico né, tanto meno, di una gestione pubblicistica, riteniamo che il problema stia nella fase dei controlli e quindi in chi governa l’Autorità d’ambito. Siamo sempre più convinti assertori che vi può essere un’efficiente gestione privatistica così come un’efficiente gestione pubblicistica di un servizio a condizione che via sia una gestione (questa sì pubblicistica) attenta e rigorosa di chi esercita la fondamentale funzione amministrativa di controllo e vigilanza.
Per concludere possiamo ragionevolmente affermare che se la tariffa ennese è arrivata a quota 506,00 euro la responsabilità non è del soggetto gestore che, da privato, fa certamente i propri interessi, ma del liquidando Consorzio ATO IDRICO Enna n. 5, che in questi ha operato manifestamente una politica del lassaiz faire. Ci auguriamo che la nuova Autorità d’Ambito che, nonostante l’incompetenza del legislatore siciliano, prenderà le redine del servizio idrico integrato, faccia tesoro di questi gravi errori di vigilanza e controllo sulla gestione del servizio idrico.