L’impronta ecologica degli alimenti e le etichette europee.

Dicembre 29, 2021 233

Il settore alimentare è uno dei principali responsabili delle emissioni di gas serra e, in vista della neutralità climatica, l’Unione europea si sta impegnando a limitarne l’impatto negativo. Una delle strategie è quella di introdurre etichette sui cibi per indicarne la sostenibilità e permettere così ai consumatori di compiere scelte maggiormente informate. Le potenzialità sono molte, ma gli strumenti sono ancora limitati. Secondo la commissione europea, il settore alimentare contribuisce per almeno un terzo alle emissioni globali di gas serra. A seconda del paese, in Ue questa quota si attesta tra il 25% e il 42%. In vista degli impegni presi per lo European green deal, che prevede la neutralità climatica entro il 2050, è quindi necessario limitare la capacità inquinante di questo settore. In questo senso è stata proposta l’introduzione delle etichette “a semaforo” simili a quelle relative all’efficienza energetica degli elettrodomestici. Questo sistema sta acquisendo grande popolarità in molti paesi europei. Le etichette indicherebbero le quantità di Co2 associate al prodotto che si intende acquistare.Al momento, su molti prodotti già si trovano etichette che indicano se l’alimento in questione è stato prodotto secondo certi standard. Parliamo ad esempio dell’etichetta attribuita ai prodotti biologici o del mercato equo-solidale, ma ce ne sono molte altre. Queste etichette, chiamate anche “etichette singole”, aiutano i consumatori a compiere una scelta consapevole quando fanno acquisti e sono inoltre un indicatore importante dell’impegno delle aziende verso standard elevati di produzione.Si tratta però di strumenti limitati, perché forniscono informazioni su un singolo aspetto del processo produttivo. Alcune poi sono ideate dalle stesse aziende produttrici, che in diversi casi non sono trasparenti rispetto ai criteri seguiti e si limitano a utilizzare termini generici come “green” o “ecologico”.Un’etichetta prodotta sulla base di standard definiti chiaramente e che tenga in considerazione vari fattori ambientali non solo sarebbe capace di fornire informazioni più complete ai consumatori, ma potrebbe essere anche uno strumento efficace per ridurre le emissioni legate al settore alimentare.Una recente ricerca dell’università di Oxford dimostra infatti che le etichette possono effettivamente influenzare le decisioni dei consumatori e persuaderli a scegliere i cibi meno inquinanti.Attraverso la strategia Farm to fork, parte dello European green deal, l’Ue intende armonizzare l’etichettatura dei cibi entro la fine del 2022. Sono 3 le principali proposte intorno alle quali si sta articolando il dibattito. In primo luogo, l’introduzione del “Nutri-score“, che classificherebbe gli alimenti secondo le loro qualità nutrizionali. Poi, un’etichetta riguardo il benessere degli animali durante il processo produttivo e un possibile ampliamento della gamma di prodotti per cui deve essere indicato il paese di origine. Non è ancora certo che la valutazione ambientale venga inclusa nel Nutri-score.Tuttavia, secondo uno studio del 2020, più della metà della popolazione Ue vorrebbe avere un’idea più chiara dell’impatto ambientale dei cibi da loro consumati.A giugno del 2020, un’iniziativa di cittadini europei ha proposto l’introduzione di un Eco-score, prendendo spunto dai progetti nazionali lanciati da alcuni paesi membri tra cui la Francia e la Germania. Un altro programma pilota, cui hanno partecipato una serie di grandi imprese, è quello dell'”Enviroscore“, che ha preso il via nell’autunno 2020.Il rischio che queste iniziative non abbiano effetti sostanziali, ma solo di facciata, è sempre alto. Il principale elemento critico sono i criteri utilizzati per la formulazione delle etichette. Spesso, questi trascurano aspetti importanti come l’uso di pesticidi, la biodiversità, il benessere animale e ambientale. Questioni che sono state incluse, per esempio, nel sistema di etichettatura francese “Planet-score”.Per contrastare efficacemente il fenomeno però, la soluzione migliore sarebbe quella di avere un’unica modalità di etichettatura a livello europeo, che faccia uso di criteri comprensivi. Anche se il Nutri-score, volendo congiungere la parte nutrizionale e quella ambientale, potrebbe paradossalmente risultare troppo ampia.

fonte Openpolis

Ultima modifica il Mercoledì, 29 Dicembre 2021 12:29
Image
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale , ai sensi della legge n° 62 del 7/3/2001.