31 luglio 2 agosto '43....Riflessioni a cuore aperto....

Agosto 14, 2017 830

"Quando i Canadesi entrarono a Regalbuto, proprio dietro le truppe della Brigata Malta che aveva occupato il paese, videro una scena di distruzione molto più vasta di ogni altra vista in Sicilia prima. Il paese aveva ricevuto un’abbondante dose di cannonate e di bombardamenti aerei e, quasi, nessuna costruzione era rimasta intatta. Macerie bloccavano completamente la strada principale; un passaggio venne aperto quando il genio con bulldozers aprì, in una strada secondaria, un viottolo stretto che permetteva il passaggio di un solo veicolo. Per la prima volta non c’era la folla applaudente a darci il benvenuto, insieme alla usuale richiesta, a voce alta, di sigarette, cioccolate o biscotti. Il paese era deserto; la maggior parte degli abitanti era scappata nelle colline intorno o nei tunnel della ferrovia. E ora cominciavano a ritornare, sporchi, laceri e apparentemente affamati, cercando pietosamente miseri oggetti tra le macerie delle loro case distrutte." E' il commento finale scritto dal Ten.-Col. G. W. L. Nicholson, dell'esercito Canadese dopo la tre giorni di dura battaglia che hanno messo a dura prova la nostra città. Non è importante ricordare , ma proviamo a farlo. Cioè proviamo per un attimo di immaginare come è stato vissuto quell'agosto del 1943. Il 2 agosto i Canadesi entrarono a Regalbuto, trovarono una città completamente distrutta con le sue 134 vittime civili, numeri che dimostrano come la nostra comunità sia stata messa a dura prova, forse la più dura che si ricorda dagli annali di storia. Ancora più dura della strage avvenuta poco più di cento anni prima dopo la rivolta del 1948. In quell'estate del 1943 le famiglie si preparavano a festeggiare il patrono San Vito ed è immaginabile con quale stato d'animo : case e strade distrutte, famiglie in lutto , figli e padri soldati, fame , disperazione mista però alla gioia di ritrovarsi vivi e avere voglia di ricominciare. L'intera comunità si unì , forse per la prima volta o forse l'unica, mettendo ognuno a disposizione le proprie energie per ricostruire il paese per rinascere dalle macerie e dai lutti della guerra. Sarebbe interessante poter raccogliere i ricordi di allora, le storie della propria famiglia, gli aneddoti personali e soprattutto i sentimenti che accomunavano le famiglie. Mio padre fu colpito alla testa da una scheggia per lo scoppio di un mortaio in uno di quei giorni perchè si era recato a casa , in via Don Giuseppe Campione, perchè nella galleria dove era rifugiato a ripararsi con la sua famiglie erano finiti i viveri . Rimase vivo per miracolo ma forse altri non ce l'hanno fatta. Altri purtroppo morirono sotto i colpi delle mitragliatrici degli aerei degli alleati davanti ai rifugi, altri purtroppo lungo le strade. Vittime incolpevoli. " Ricordarli pubblicamente, ha significato andare oltre quella sofferenza collettiva e personale di chi l’ha vissuta, per rinnovare ancora oggi la consapevolezza di quanto sia costata la nostra pace attuale, pur con tutte le sue contraddizioni e limiti”.( cit Angelo Plumari ).

Ultima modifica il Lunedì, 14 Agosto 2017 14:56
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