Il contributo dei meridionali nella lotta al nazi fascismo.

Aprile 23, 2021 3264

I partigiani del Sud Italia hanno dato un contributo importante alla lotta contro il nazi-fascismo. Migliaia di giovani provenienti dalle regioni del sud d’Italia hanno partecipato alle vicende della resistenza piemontese con ruoli diversi: da quelli di primo rilievo nel comando e nella guida del movimento ai più oscuri e semplici militanti. Quella scelta ha comportato costi elevati, sacrifici per tutti e per molti anche il prezzo della vita. Le loro storie sono poco conosciute. Per tante ragioni: le difficoltà del dopoguerra, il ritorno nelle famiglie che avevano lasciato anni prima e di cui non sapevano nulla, la fatica quotidiana per sopravvivere in un’Italia impoverita dalla guerra, la ricerca di un lavoro. Inoltre il clima politico di quegli anni, condizionato dal più generale clima della guerra fredda, rese presto difficili le cose per chi aveva compiuto la scelta di portare le armi per la libertà del proprio paese.Migliaia di ragazzi si sono trovati ad affrontare percorsi diversi. Percorsi intrecciati, ma differenziati rispetto ai quali si possono indicare alcuni esiti immediati e più frequenti: la cattura e la deportazione come IMI nei campi di raccolta in Germania; l’occultamento presso famiglie piemontesi, soprattutto nelle campagne, dove una parte di loro trova rifugio e sostituisce le braccia che la guerra ha portato via; l’entrata nelle formazioni partigiane o la presentazione ai comandi tedeschi e fascisti. Ma il dato che si vuole sottolineare è che questa complessità di percorsi comporta per tutti i giovani, ed in modo ancora più pesante per i giovani meridionali sbandati, un elemento di rischio più elevato rispetto ai compagni di origine centro

Settentrionale. Dal libro Meridionali e Resistenza pubblicato dalla Regione Piemonte abbiamo tratto il numero complessivo dei partigiani siciliani e della provincia di Enna che hanno partecipato alla resistenza. Tra questi da ricordare il nostro Vincenzo Gamiddo. Dalla Sicilia sono stati 2192 i partigiani di cui 169 di Enna dei quali 8 caduti , 5 feriti , 1 invalido , 38 benemeriti ,e 41 patrioti . La Scilia tra le regioni del Sud è quella che ha fornito il maggior numero di giovani partigiani che copre circa un terzo della cifra complessiva, a cui seguono Puglia, Campania e Calabria con cifre vicine e infine Sardegna e Basilicata. Ovviamente nel considerare l’apporto di ciascuna regione andrebbe tenuto conto della popolazione, dei programmi di reclutamento delle Forze armate, della distribuzione territoriale nei vari corpi in Italia e sui fronti di guerra (Francia, Balcani, Grecia e Isole dell’Egeo). Le maggiori presenze di partigiani meridionale si registrano nelle formazioni Autonome e nelle Garibaldi. Tra questi vogliamo citare Pompeo Colajanni (Barbato) nasce a Caltanisetta nel 1906 da famiglia di orientamenti risorgimentali, democratici, mazziniani e garibaldini; la madre di origini nobili, è di orientamenti liberali. Le vicende del dopoguerra e i conflitti sociali che ne derivano lo vedono schierato contro i latifondisti locali prima e poi contro le iniziative delle squadre fasciste. Si orienta verso le formazioni politiche che sostengono i diritti dei lavoratori e la lotta di classe; nel 1921 si iscrive all’organizzazione dei giovani comunisti di Caltanisetta, mantenendo però una notevole disponibilità al dialogo con tutte le componenti della sinistra. È coinvolto in alcuni scontri con le squadre fasciste e diventa un soggetto sottoposto a sorveglianza da parte delle autorità. Frequenta l’Università a Palermo e conosce gli ambienti intellettuali della città. Si laurea in giurisprudenza nel 1928 e subito dopo è assegnato al corso allievi ufficiali della Scuola di cavalleria di Pinerolo. in Sicilia la sua carriera politica si svilupperà nel partito comunista come segretario della Federazione del PCI aPalermo e poi a Enna; farà parte anche del Comitato centrale. Dal 1947 farà parte del Comitato Nazionale dell’ANPI. Sarà eletto nel Consiglio comunale di Palermo e con la costituzione della Regione Sicilia sarà per due legislature vice presidente del Consiglio Regionale. Svolgerà per il partito anche una notevole attività di relazioni internazionali. Verrà infine eletto nel 1975 alla Camera dei deputati nella circoscrizione di Torino.. Tra i 21 caduti di origine meridionale in provincia di Asti è ricordato nel libro il nostro Vincenzo Gamiddo, nato a Regalbuto (Enna) nel 1924, garibaldino, fucilato per rappresaglia il 23 novembre 1944 alle porte di Asti  ( Variglie) insieme ad altri tre partigiani. le vittime rappresentano uno spaccato significativo e rappresentativo di che cosa fu il movimento di liberazione in cui generazioni diverse per età, provenienza, genere, estrazione sociale e scelta di impegno, si trovano affiancate nel rifiuto di fascismo e nazismo e nella testimonianza attiva di un antifascismo che guarda al futuro. Vincenzo Gamiddo sacrificò la sua vita appena ventenne per  sentirsi cittadino di un paese che con la scelta del 1943-45 aveva concorso a liberare e cambiare. Ma l’Italia seppe cambiare veramente ? Le vicende dei partigiani meridionali quando la guerra finisce sono difficili da seguire. Una parte consistente non appena poté ritornò a casa, per riprendere la propria vita, considerando l’esperienza vissuta una parentesi chiusa; una parte significativa, anche se difficilmente quantificabile, restò o, a distanza di qualche tempo, ritornò in Piemonte a cercare lavoro. Molti lo trovarono e misero su famiglia. Alcuni sia al sud sia al nord continuarono l’impegno che li aveva portati nelle fila partigiane nelle forme che la democrazia conquistata a fatica poteva consentire, assumendo impegni e responsabilità nella politica, nel sindacato o nell’associazionismo attivo nella società civile. Sotto varie forme contribuirono ad alimentare un’idea di cittadinanza che l’esperienza partigiana aveva fatto loro scoprire. Dalle ricerche effettuate dal compianto Franco Santangelo citiamo un elenco dei partigiani regalbutesi.

 

 

 

Ultima modifica il Venerdì, 23 Aprile 2021 12:53
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