B.C.C. di Regalbuto: non fermate la nostra riforma.

Luglio 05, 2018 3716

Il mondo del Credito Cooperativo continua a prendere posizione sull’ipotesi di moratoria e revisione della riforma delle BCC alla luce del preannunciato intento, da parte del governo, di sospendere la medesima riforma, approvata nel 2016 ed ormai quasi del tutto realizzata con le relative misure attuative. E dopo il significativo comunicato unitario da parte diConfcooperative, Federcasse e dei treGruppi Bancari Cooperativi, con cui si auspica che lacitata riforma parta nei tempi attualmente previsti dalla normativa, con l'avvio dei nuovi Gruppi Bancari Cooperativi programmato, al più tardi, per il 1 gennaio 2019, molto importante appare, per la valenza che esso assume in questo delicato frangente, l’ulteriore appello congiunto, contro ogni possibile moratoria, lanciato nei giorni scorsida una parte significativa della “base”del Credito Cooperativo, e cioè dalle 85 Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali e Raiffeisenkassen, aderenti al Gruppo di Cassa Centrale Banca, e che titola “Il futuro non si arresta ma si governa”. Fra queste anche la Banca di Credito Cooperativo La Riscossa di Regalbuto.“L’eventuale ‘moratoria’, che intervenissenell'attuale fase diavanzata attuazione della riforma del comparto,collocherebbe tutte le Bcc in una sorta di ‘limbo operativo’, con il rischio di cagionare loro esiti dannosi sotto il profilo gestionale, organizzativo e financo reputazionale. Abbiamo sul tavolo una riforma a cui manca davvero ‘l'ultimo miglio’ per dare un senso compiuto alle nostre scelte, ai nostri investimenti, alle volontà assembleari espresse nel corso degli ultimi due anni, nel rispetto dei dettami di legge. Non possiamo fermarci ora.Ritengo che le Capogruppo e le singole BCC possano nutrire al riguardo una legittima aspettativa di diritto.”. Lo dichiara il Presidente Arturo La Vignera(nella foto con il Presidente di Cassa Centrale Banca, Giorgio Fracalossi, presente lunedì scorso a Regalbuto) il quale aggiunge: “Abbiamo bisogno dei nuovi Gruppi Bancari Cooperativi, per dare forza alla dimensione territoriale della nostra rete, semplificandone al contempo la filiera organizzativa interna, migliorandone l’efficienza in una nuova logica di autonomia responsabile”. Chiediamo al Presidente La Vignera, quale sia l’esatto obiettivo di questa riforma:“La riforma serve a mettere in sicurezza l’intero comparto, per consentirgli di superare le sfide che l’attualità impone e che ormai si profilano come dirimenti per comprendere appieno come coniugare, in chiave moderna, i principi della cooperazione del credito, del mutualismo e della solidarietà, a fronte delle sollecitazioni delle normative europee ed a regole di mercato sempre più selettive. Per fare ciò era necessario ideare un quadro di regole nuove, pensato per organizzazioni nuove, coerenti con il nuovo e più complesso scenario dell’Unione Bancaria. Serviva, in buona sostanza, una forma innovativa di integrazione in grado di mantenere salva la natura mutualistica delle Bcc. La riforma, sollecitata dalla BCE e dalla Banca d’Italia, e che ricalca in larga parte la proposta di autoriforma elaborata in esito ad un percorso partecipato con tutte le istituzioni preposte, risponde a queste necessità. Il modello prescelto, di assoluta originalità, è basato su un’architettura che riunisce le BCC attorno ainuovi Gruppi Bancari Cooperativi, ormai prossimi alla partenza, composti ognuno da una banca capogruppo in forma di società per azioni, dalle BCC affiliate alla Capogruppo attraverso un contratto (detto “di coesione”), nonché da altre società bancarie, finanziarie e strumentali.”. Ma, chiediamo ancora al Presidente La Vignera, i nuovi Gruppi Bancari Cooperativi sapranno tutelare l’identità e la libertà di espressione delle banche del territorio? “I nuovi gruppi rafforzeranno le finalità mutualistiche delle BCC, consentendo lorodi mantenere la titolarità della licenza bancaria e di restare responsabilmente liberi e autonomi nel rispetto dei principi di meritevolezza stabiliti a salvaguardia della forza e stabilità del gruppo.Tutte le banche affiliate rimarranno comunque titolari del proprio patrimonio, detenendo al contempo il controllo societario della Capogruppo.E’ giusto poi evidenziare che quest’ultima non avrà soltanto dei poteri da esercitare a fronte di rilevanti responsabilità, ma anche degli obblighi stringenti da eseguire, secondo quanto espresso dalle norme, strumentali allo sviluppo dello scambio mutualistico declinato in ambito localistico. Il controllo della maggioranza del capitale della Capogruppo da parte delle Bcc affiliate conferma che il Gruppo Bancario Cooperativo nascerà ed opereràal servizio delle BCC, che ne saranno oltre che azionisteanche garanti e clienti.”.

Chiediamo ancora se l’introduzione dei Gruppi Bancari Cooperativi servirà efficacemente a colmare le varie esigenze patrimoniali e finanziarie delle BCC: “La riforma sostiene certamente la principale ed oggettiva necessità di un adeguamento strutturale rispetto ad un contesto normativo e di vigilanza che richiede meccanismi di capitalizzazione immediata in caso di necessità. Ma segna a mio avviso anche un passo in avanti. Le BCC, grazie alla propria rete di protezione interna, non hanno mai fatto pagare a nessuno (né allo Stato, né alle altre Banche e, soprattutto, neanche ai clienti e agli obbligazionisti) il costo delle difficoltà di alcune di loro.Anzi, dai nostri risultati di gestione abbiamodovuto distogliere ulteriori risorse da destinare anche al salvataggio di altre banche, non appartenenti al nostro sistema.Con l’avvento dei nuovi Gruppi Bancari Cooperativi, sappiamo che ogni forma di intervento, sostegno, ristrutturazione o riassetto interno sarà opportunamente finalizzata e dovutamente inquadrata in una logica industriale, condivisa, di sviluppo e stabilità”.

Circa i possibili margini di miglioramento della riforma, il Presidente La Vignera sostiene: “Tutto è migliorabile,pur ritenendo che, in tal senso, i margini più utili vadano opportunamente ricercati ai livelli normativi comunitari e nella loro declinazione applicativa in termini di disposizioni di vigilanza, onde assicurare ai costituendi Gruppi Bancari Cooperativi una tutela, ispirata a principi di proporzionalità applicata alla regolamentazione, coerente con la natura, la storia e la specificità delle Banche di Credito Cooperativo. La proporzionalità è ilvero tema, centrale e nevralgico. Proporzionalità significa norme più semplici per le banche più piccole, che sono generalmente meno rischiose di quelle più grandi. Un approccio normativo diverso, più proporzionale e aderente alle nostre realtà. Noi non giochiamo ai piccoli banchieri, siamo essenza mutualistica, siamo e vogliamo restare semplici cooperatori del territorio.Applicare alle piccole banche lo stesso criterio applicato ai grandi Istituti bancari non è corretto, poiché i costi, in particolare per le complesse norme prudenziali, sono più elevati rispetto a quelli delle grandi banche e i benefici sarebbero diversi. Anche perché, è giusto ricordarlo, le BCC non mettono i soldi nella finanza speculativa ma nel finanziamento dell’economia reale dei territori. La richiesta di una maggiore proporzionalità nella regolamentazione e nella vigilanza nel settore bancario è in aumento, non solo negli Stati Uniti e in Europa, ma anche a livello mondiale. Le piccole banche incontrano maggiori difficoltà nel conformarsi a normative complesse. Ciò può metterle in una posizione di svantaggio e quindi ridurre la diversità nel settore bancario. Tuttavia, un’ampia diversità delle banche di piccole e medie dimensioni rende il settore bancario più stabile. La proporzionalità è quindi necessaria per promuovere tale diversità.”. Chiediamo infine al Presidente La Vignera, se esista davvero una “ricetta perfetta” che consenta alle ultracentenarie banche del territorio di mantenere integri i valori cooperativi di riferimento, costituzionalmente garantiti, e capaci di resistere ai tempi che cambiano così rapidamente. “L’efficienza dei nuovi gruppi bancari cooperativi sarà la migliore e concreta risposta ai tempi che cambiano. La riforma del credito cooperativo è una riforma che punta al cambiamento e non alla conservazione. Spero quindi che il governo nazionale, autodefinitosi appunto‘del cambiamento’, raccolga lucidamente le necessità rappresentate.Perché, ciò che conta alla fine, è che il socio e il cliente della BCC possano contare su una cooperativa bancaria ancora più coerente ai propri valori di riferimento, ancora più competitiva, stabile e presente sul proprio territorio.”.