Queste scelte necessitano, però, di comportamenti coerenti con conseguente capacità di assunzione di responsabilità. Non può essere sufficiente che qualche sindaco affermi che l’attuale collegio debba farsi da parte perché possa aprirsi una fase nuova in discontinuità col passato, se a dichiararlo è chi dal passato proviene, con la doppia aggravante di essere stato amministratore diretto, quale sindaco socio, della EnnaEuno ed indiretto della controllata Sicilia Ambiente, e dall’altro di avere consentito l’assunzione di decine di dipendenti, giusto per contenere i costi del personale, così come millantato. A proposito di assunzioni è opportuno ricordare che questo collegio ha dovuto affrontare e risolvere gli effetti di una problematica di lavoro interinale finalizzata a nuove assunzioni che si appartengono al passato. Fermarsi a riflettere avrebbe consentito a tutti di affrontare con sufficiente serenità i problemi cogenti nella consapevolezza che, ognuno per la propria parte di competenza, avrebbe dovuto assumerne le relative responsabilità derivanti dal ruolo rivestito. Questa pausa di riflessione avrebbe accelerato la costituzione e la operatività della SRR, e avrebbe dato un nuovo corso al sistema rifiuti in provincia. E se questo processo doveva passare, perché conducente, attraverso un cambio di guardia dei liquidatori della EnnaEuno, la nostra disponibilità al cambio sarebbe stata immediata e repentina. Sarebbe stata sufficiente una semplice richiesta informale. Avremmo preso atto che i sindaci necessitavano di interlocutori diversi, magari a loro più vicini e/o comunque più confacenti, nella fase di attivazione operativa della SRR, nella paventata costituzione di due società di scopo per la gestione degli impianti e dei servizi. Avremmo capito che in quella sfera di interessi non poteva esservi più spazio per soggetti non allineati al nuovo corso della politica dei sindaci. Nel rispetto della nostra intelligenza dobbiamo riconoscere che in fondo c’è dell’altro, magari meno nobile di quanto da noi supposto, ma che sicuramente ha scatenato la reazione di qualche Sindaco capace di raccogliere il supporto, più o meno consapevole, dei suoi colleghi per trasformare una “frustrazione” personale in frustrazione collettiva. Solo questo aspetto della vicenda può giustificare certi atteggiamenti dei sindaci, contraddittori e lesivi degli interessi della società e persino dei rispettivi comuni.
Qualche riferimento a supporto è necessario farlo. Alla data del febbraio 2014 i sindaci tornano a chiedere spiegazioni sulla cessione dei contratti dei lavoratori di Sicilia Ambiente, avvenuto nel dicembre del 2012, e dopo che agli stessi sono stati trasmessi tutti i supporti necessari per capire, giustificare od opporsi, se del caso, così come ha fatto il comune di Troina. E’ ovvio che tale richiesta ha carattere strumentale nel mal celato tentativo di giustificare comportamenti del tutto ingiustificabili. I sindaci sanno benissimo che la decisione del Collegio di cessione dei contratti, fatta il 13/12/2012, si imponeva, non tanto e non solo perché deliberata dall’Assemblea dei soci nel 2011, quanto e soprattutto perché sapevano che al 31/12/2012 la società controllata, Sicilia Ambiente, non poteva essere più destinataria di ulteriori proroghe autorizzative e che, pertanto, non potendosi più reiterare l’anomalo ed illegittimo comando, avrebbe dovuto avviare la procedure di mobilità e/o di licenziamento dei propri dipendenti. Così come i sindaci sapevano e sanno che la conseguenza immediata sarebbe stata l’interruzione del servizio di igiene ambientale nell’intero ambito, in quanto la società EnnaEuno non aveva né i mezzi né le maestranze necessarie ad assicurare il regolare svolgimento del servizio, cui per legge era obbligata. Appare chiaro che a questo collegio s’ imponeva assumere una decisione di merito. Decisione che, come affermato da qualche sindaco che dopo avere gridato allo scandalo per la decisione assunta, scrive al collegio che dette scelte si appartengono allo stesso, quali atti di gestione connesse al ruolo. Altro strumentale argomento nel pretestuoso tentativo di delegittimare il collegio è quello legato al computo delle spese delle società partecipate ai fini del calcolo dell’incidenza tra spesa di personale e spesa corrente. A tal fine i sindaci sanno, fosse anche per il tramite dei loro uffici, che il computo delle spese è rimasto del tutto invariato e che, pertanto, il paventato rischio di mancata stabilizzazione dei precari o di mancate possibili nuove assunzioni nei rispettivi Enti risulta essere una leggenda metropolitana perché destituita di ogni fondamento. Così come strumentale e capziosa appare la censura fatta sulle variazioni contrattuali che avrebbe aumentato a dismisura i costi del personale. Come ampiamente dimostrato il costo è aumentato di un migliaio di euro, a fronte di un efficientamento degli uffici e dei servizi che non ha aumentato il costo generale, tutt’altro, e che ha consentito un servizio più efficiente e più efficace. Vale la pena ricordare che proprio in virtù delle tanto vituperate variazioni contrattuali, la società ha chiuso transattivamente ed in conciliazione diverse vertenze di lavoro facendo risparmiare alla società diverse migliaia di euro. Laddove non è stato possibile intervenire, magari perché le cause erano in decisione, i lavoratori ricorrenti hanno avuto una sentenza favorevole che ha riconosciuto loro il livello richiesto (vedi ex ispettori ATO che dal IV° livello iniziale hanno avuto riconosciuto il VI°).I sindaci hanno lamentato la mancanza dell’adozione di un piano industriale. Il piano industriale è lo strumento con il quale una S.P.A. programma, nel tempo, la propria attività. Ne discende che il tempo è la condizione di base per una corretta e coerente programmazione. Ma a quale tempo questo collegio avrebbe dovuto riferirsi per una coerente programmazione? Non può sfuggire a nessuno che questo collegio si è insediato nel mese di luglio del 2012 e che ope legis avrebbe dovuto chiudere la propria attività gestionale il 30 settembre dello stesso anno; e che da quella data si è andati avanti di proroga in proroga fino al 30 settembre dell’anno successivo, stante che dal 1° di ottobre 2013 la gestione operativa è stata demandata ai Commissari Straordinari. E’ di tutta evidenza, anche in questo caso, la natura strumentale e capziosa della contestazione. Quanto poi alla problematica connessa alla richiesta di revoca della riscossione TIA, sbandierata ai quattro venti dai sindaci bollandola come illegittima, bisogna dire con molta serenità che ha rasentato il burlesco. Il dovere registrare che un atto già predisposto dal precedente collegio, non opposto da alcun sindaco anzi da tutti avallato, solo perché portato avanti da questo collegio è da revocare, adducendo solo ora una presunta illegittimità, è sconfortante per il collegio ed inqualificabile per i richiedenti. Ancor più se si pensa che ad una precisa richiesta del collegio, inviata a tutti i sindaci interessati alla riscossione, relativa alla legittimità delle delibere TIA approvate dai rispettivi Consigli Comunali fossero viziate o meno da profili di illegittimità al fine di poterne determinare l’applicabilità, ad oggi, quasi tutti i sindaci non hanno dato risposta e quei pochi che l’hanno fatto hanno certificato la legittimità e, quindi, l’applicabilità dell’atto. E ragionevole, quindi, desumere che anche questo attacco al collegio fosse strumentale e capzioso, contornato da una massiccia dose di populismo e di demagogia. Così come strumentali e capziose sono la allusioni fatte sulla società Kappadue e l’attuale collegio. A rinfresco della memoria dei dimentichi per opportunità, ci piace ricordare che il contratto con la menzionata società è stato siglato in data antecedente la nostra nomina e che i rapporti tra la stessa società e l’ATO risalgono al lontano 2004, mentre quelli con la controllata Sicilia Ambiente portano una data ancora più lontana, il 13 aprile del 1993 ( è sufficiente a disinnescare la mina, o occorre altro?). Sull’attacco legato alla discarica ci limitiamo solo a dire che questo collegio ha riesumato la problematica, l’ha portata avanti con determinazione, ha ottenuto il finanziamento per l’ampliamento riprendendone l’iter per la riapertura, il tutto con la collaborazione fattiva di soggetti diversi dai diretti interessati che si sono distinti solo per l’assordante silenzio e la conseguente mancata collaborazione.
Questo collegio, nella sostanza, è stato da sempre abbandonato a se stesso, nell’assunto che lo stesso avesse una marcata connotazione politica e che, pertanto, gli si appartenessero tutte le problematiche e le relative soluzioni. Avendo introdotto il tema della mancata collaborazione tra CDL e soci, non si può non evidenziare che la mancata nomina del revisore unico, sempre posto all’O.d.G. dell’Assemblea, che di fatto ha impedito di concludere l’iter dell’approvazione dei bilanci societari che com’è noto è fermo al 2007.
E’ opportuno ricordare che questo collegio ha approvato tutti i bilanci fino al 31/12/2012 e che, pertanto, se i soci si fossero limitati semplicemente ad adempiere al proprio dovere, si sarebbe potuto procedere alla loro approvazione in assemblea, con conseguente velocizzazione della liquidazione. Sarebbe stata l’occasione per ricostituire la massa attiva al fine di provvedere a come far fronte alla massa passiva. Ovviamente ciò avrebbe necessitato di un presupposto di base quale l’assunzione di responsabilità legata ai ruoli da ciascuno ricoperti; presupposto mai verificatosi totalmente.
Alla luce di quanto sin qui esposto si evince con estrema chiarezza da un lato la necessità dei sindaci di avere nuovi interlocutori e dall’altro emerge inconfutabilmente la loro totale inaffidabilità, in ultimo certificata dalla negazione di quanto da loro stessi deliberato nell’ultima assemblea, nonostante le registrazioni li inchiodino al deliberato. Certo la foga del momento in uno all’impellenza di porre fine a questa farsa ci hanno indotto alla convocazione straordinaria dell’assemblea dei soci con all’o.d.g. Revoca e nomina del collegio. Revoca, perché al momento ritenevamo interessante ascoltare le ragioni a supporto della stessa, ed altrettanto interessanti darne le controdeduzioni qui in parte contenute. Col passare dei giorni, però, a mente più serena ci siamo resi conto che i toni del dibattito sarebbero potuto scadere al punto che, probabilmente, saremmo stati costretti a ricordare ai sindaci Il classico aneddoto ennese………………….., e ciò non avrebbe giovato a nessuno, ma soprattutto abbiamo preso piena coscienza della inaffidabilità dei sindaci dalla quale ne consegue una sfiducia totale. Da queste ultime considerazioni è maturata la decisione di evitare che un qualche rischio, per quanto remoto, potesse rinviare o, peggio, far cadere la revoca. I sindaci hanno manifestato sfiducia nei nostri confronti utilizzando argomentazioni di circostanza, senza precisare per cosa, noi manifestiamo profonda sfiducia nei confronti dei sindaci per quanto sin qui detto, ma soprattutto per avere strumentalizzato a livello personale e non nella qualità la figura dei liquidatori insinuando, altresì, che la provenienza politica di uno dei liquidatori ne impedirebbe la imparzialità(di cosa e per cosa?). Considerato che la “politica” che ha determinato la nostra elezione è stata soppiantata da politica “altra” dalla quale siamo in totale distonia, nell’esprimere la nostra gratitudine alla prima, riteniamo di potere finalmente gridare la nostra stanchezza per cui, senza indugio, rimettiamo irrevocabilmente il nostro mandato dimettendoci con effetto immediato. Questo atto, già maturato da tempo, viene formalizzato alla data odierna 19/03/2014 nel rispetto delle regole deontologiche che al ruolo si appartengono, perché abbiamo ritenuto utile e necessario affrontare le problematiche in itinere, prima fra tutte quelle relative alla discarica per la quale il collegio è stato convocato dal Dipartimento per il giorno 18 c.m.”.{jcomments on}
Il testo della lettera di dimissioni dei due componenti il collegio di liquidazione di EnnaUno. In evidenza
Di seguito pubblichiamo il testo integrale delle dimissioni dei due componenti il collegio di liquidazione EnnaUno.Una lettera a parer nostro piuttosto pesante e interessante perchè i due oramai ex commissari descrivono e ripercorrono fatti forse sconosciuti ai più. Questo il testo (a nostro avviso sconcertante per i cittadini di tutta la provincia di Enna) a firma dei Commissari Giovanni Interlicchia e Giovanni Sutera:
"In presenza di condizioni di normalità rappresentare le proprie dimissioni da una qualsiasi carica sarebbe un fatto che si potrebbe concretizzare in un classico atto formale di poche righe contenenti soprattutto i formalismi che si appartengono all’atto specifico. Nel caso in specie appare lapalissiano che non si è in presenza di situazione normale ma, quanto meno, anomala. Ed è proprio questa forma di anomalia che ci impone introdurre, senza volere innescare una sterile polemica fine a se stesa, alcuni elementi di riflessioni per meglio chiarire quanto sta accadendo e per qualificare l’atto di dimissioni nel presente documento contenuto. Ci esimeremo dal fare l’elencazione di quanto fatto da questo collegio per evitare di essere prolissi e stucchevoli, ma soprattutto perché lasceremo, come è giusto che sia, che siano altri a giudicarne l’operato. A noi preme qui evidenziare che questo Collegio ha improntato la propria condotta gestionale della Società ad una filosofia che privilegiasse il fare al dire, l’essere all’apparire e comunque finalizzata all’interesse della stessa e, per essa, nell’interesse dei soci. Noi eravamo consapevoli che il periodo che ci avrebbe impegnato durante la nostra gestione sarebbe stato difficilissimo e che ci avrebbe imposto decisioni e scelte che avrebbero potuto, e per certi versi dovuto, provocare delle reazioni da più parti e che al contenimento delle stesse bisognava prepararsi ed attrezzarsi dotandosi di adeguati strumenti. La nascita della nuova SRR, la conclusione della fase di gestione dei rifiuti e l’attivazione piena della fase di liquidazione della società d’ambito, avrebbe portato inesorabilmente al “redde rationem” che, di fatto, ha messo in oggettiva difficoltà tutti i Sindaci, nessuno escluso. E, secondo un vezzo comune a tutti i mortali, si è cercato di trovare nell’attuale collegio di liquidazione il capro espiatorio, quasi che ad esso si appartenessero tutte le “responsabilità” operative e gestionali del passato, nonché la “genesi” della società d’ambito e non solo. Una società, occorre ricordarlo, voluta e creata dalla politica ennese (allora buona ora cattiva), alla quale va correlata la creazione di altra società, Sicilia Ambiente, attraverso le quali da un lato si è incardinato il sistema rifiuti in provincia, dall’altro si è creata occupazione, ancorché utilizzata per scopi clientelari, a soddisfacimento delle esigenze della politica tutta, sindaci in testa. Per cui appare paradossale che la stessa politica oggi si cimenti a processare questo collegio per responsabilità che non gli si appartengono. Oggi la politica, rappresentata nel caso in specie dai sindaci, a nostro modestissimo avviso, avrebbe dovuto responsabilmente fermarsi un attimo a riflettere e trovare delle soluzioni concrete al fine di evitare che la nuova gestione dei rifiuti diventasse una copia del vecchio modello, non più sostenibile.
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