Al santuario, tuttora frequentato, era legata una insolita espressione di pietà popolare nota come - corsa del fuoco o "delle frasche" - Annualmente la sera del 13 dicembre tutti gli adolescenti ed i ragazzi, escluse le donne, salivano al santuario di S. Lucia, dove i giovani più grandi e gli anziani avevano già preparato le "frasche": fascine a forma di cono eseguite con legna minuta e 'canne legate con rami di oleastro. Quindi accese le torce i giovani più grandi dinanzi e i più piccoli dietro si lanciavano, gridando e correndo, lungo il pendio della strada che va dal santuario al centro abitato, e arrivati nella attuale piazza Vittorio Veneto giravano per tre volte intorno ad una catasta di legna, approntata in precedenza, e vi appiccavano il fuoco. Iniziava allora l'ultima fase del rito. I giovani riuniti in cerchio attorno al falò, per dar prova di virilità e coraggio, si lanciavano tra le fiamme saltandole. Naturalmente più grande era la fiamma e il salto, più alta era la considerazione che il ragazzo acquistava tra i suoi coetanei e, soprattutto, tra le sue coetanee. Vana appare ogni ricerca per determinare l'origine della singolare "processione": nata al sorgere dei tempi in essi si perde. Inoltre non bisogna dimenticare che le "frasche", portate da adolescenti, erano a forma di cornucopia. Questo simbolo era particolarmente caro all'adolescente Attis, dio delle piante e figlio della dea Cibele; e il culto di Attis e di Cibele doveva essere particolarmente vivo qui da noi, come inducono a pensare i numerosi reperti votivi dedicati a questi dei e ritrovati in varie zone del territorio rebalbutese.
La chiesa di S. Lucia
Situata sulla sommità del monte e del quartiere che da essa prende il nome, è una chiesa rurale costruita su un preesistente luogo di culto di cui nulla rimane in alzato. Addossati alla chiesa e accanto ad essa si trovano vari ambienti ed edifici, costruiti in epoche diverse, per il ristoro dei pellegrini e degli animali che salivano al santuario. Il piccolo tempio, di certo esistente alla fine del XV secolo, subì successivi lavori di ripristino di cui i più importanti si ebbero intorno al 1713; allorquando si pensò di dare una più degna allocazione al nuovo simulacro di S. Lucia. È la cappella costituita da una navata rettangolare e dall'abside su cui si erge l'altare e la nicchia che custodisce il simulacro ligneo della Santa. Alla chiesetta, servita da una piccola sacrestia, è stato tempo fa sostituito l'antico pavimento, utilizzando la stessa pavimentazione marmorea della parrocchia di S.M. della Croce.