I risultati della ricerca, condotta su un campione di 3.600 intervistati rappresentativo dei cittadini italiani tra i 18 ed i 34 anni, restituiscono dalla viva voce dei giovani il loro vissuto personale e lavorativo, ma anche le preoccupazioni e le aspettative verso il futuro.
“Si tratta di una generazione – ha affermato il direttore dell’istituto Demopolis Pietro Vento – che, fra incertezza occupazionale e tutele sociali ridimensionate, è indotta sempre più a vivere al presente, come meccanismo di difesa ma anche di adattamento. Secondo il 61% degli intervistati, chi oggi studia o inizia a confrontarsi con il mondo del lavoro occuperà in futuro, nel nostro Paese, una posizione sociale ed economica peggiore rispetto alla precedente generazione. L’ascensore sociale è ormai fuori uso: nella percezione collettiva, sarà difficile che i giovani italiani possano godere in prospettiva delle medesime certezze e del tenore di vita degli attuali genitori.
L’insicurezza nel mondo del lavoro e l’assenza percepita di concrete prospettive occupazionali stanno divenendo, per molti, precarietà esistenziale. Oltre al contesto di crisi economica, sulle inquietudini delle nuove generazioni – ha aggiunto Pietro Vento – incide un diffuso disorientamento: la maggioranza assoluta, il 55% degli intervistati, ammette di non sapere quali siano oggi, in Italia, i settori con maggiori opportunità di inserimento lavorativo”.
Fra gli aspetti che mettono più in difficoltà le nuove generazioni, l’84% dei giovani intervistati dall’Istituto Demopolis indica, al primo posto, l’incertezza sull’avvenire; il 72% segnala la temporaneità del lavoro, circa 7 su 10 la mancanza di un reddito adeguato alla pianificazione della propria vita, ma anche la discontinuità della retribuzione (65%) e la continua, logorante ricerca di un nuovo impiego (57%).
All’incertezza sistemica dei tempi che corrono, le nuove generazioni del Paese stanno imparando ad adattarsi. Ma al proprio futuro lavorativo non smettono di guardare con timore: incidono la paura di restare senza lavoro (70%) o di averne uno precario (61%); di non poter costruire una famiglia (60%), di non maturare una pensione (56%); di non riuscire a risparmiare (53%) o ad acquistare una casa (51%). E la preoccupazione cresce ulteriormente tra le giovani donne.