Emergenza idrica. Sistema a regime.
Nel giro di poche ore Acqua Enna è riuscita a mettere a regime il sistema di pompaggio nella stazione Sisto. E' naturalmente una situazione tampone che comunque permetterà il normale flusso di acqua potabile , in attesa del definitivo ritorno alla normalità.
Tra gli Allievi vanta scudetti con la Rappresentativa Regionale Siciliana e con la Meta. In rossazzurro la prima esperienza in Prima Squadra: il giovane classe 2000 affiancherà l’esperto Dario Pacini, anche lui saracinesca della squadra etnea.
Cavi elettrici e trasformatori rubati nel deposito di acqua a Sisto. Utilizzare l'acqua con parsimonia.
Non poteva esserci danno maggiore. I ladri di cavi di rame hanno colpito ancora una volta sottraendo addirittura l'intero trasformatore del deposito di contrada Sisto.Questa notte, un grave furto al deposito di Sisto. Sono stati sottratti i cavi elettrici ed il trasformatore, oltre ad ulteriori danni. Sul posto i carabinieri e i tecnici di acqua enna. Utilizzare l'acqua con parsimonia
Fake News ? Catania . Palermo con il Freccia Rossa .......Era il 2016 ! Il Sud dimenticato.
Spesse volte ci chiediamo perchè i nostri giovani emigrano e abbandonano la nostra terra. Uno di questi motivi forse è quello dello stato di strade e ferrovie . L'articolo è tratto da Live Unicit scritto il 17 agosto 2015.
"Nuova accelerazione nei progetti per la realizzazione delle linee alta velocità Napoli-Bari e Palermo-Catania-Messina. Sono stati infatti approvati ulteriori progetti per l’ampliamento e il miglioramento di alcune tratte ferroviarie cruciali per il sud Italia.
Da quanto si legge sul sito internet ufficiale Frecciarossa, il cantiere siciliano, per l`asse Palermo-Catania-Messina, prevede il progetto preliminare per il raddoppio della tratta Catenanuova-Raddusa Agira, il progetto definitivo di soppressione del passaggio a livello al km 3+639 nel comune di Centuripe (raddoppio della tratta Bicocca – Catenanuova), a seguito della conclusione della conferenza di servizi. È stata, inoltre, indetta la conferenza di servizi sul progetto definitivo della nuova viabilità al km 13 + 000 nel Comune di Catenanuova. L’obiettivo è quello di iniziare i lavori delle opere propedeutiche, a cominciare da viabilità e cantieristica, ed avviare i principali cantieri entro il 2016.
Il costo complessivo della linea Napoli-Bari è stimato in circa 6 miliardi di euro, di cui 3 già stanziati, quello della Palermo-Catania-Messina è di circa 8,9 miliardi di euro, di cui 830 milioni di euro già stanziati. Una volta completati i lavori i tempi di percorrenza a regime dovrebbero essere i seguenti: Bari sarà raggiungibile da Napoli in due ore e da Roma in tre ore, Catania sarà raggiungibile da Palermo in un’ora e 44 minuti e da Messina in 43 minuti. Se ciò sarà vero e i lavori non durano anni, come spesso capita nel Sud Italia, queste opere potrebbe essere davvero il motore di rilancio per far viaggiare tutta l’Italia alla stessa velocità. Fare un elenco dei vantaggi è superfluo, tutti noi sappiamo che settori come quello industriale, turistico, sociale e culturale ne trarrebbero enormi benefici senza contare la crescita dell’economia e dell’occupazione del meridione. Non solo infrastrutture, queste opere servono anche e soprattutto a unire l’Italia, permettendo a tutti coloro che viaggiano di raggiungere più facilmente tutta la penisola."
San Vito. Al via con la processione dell'alloro.
Mancano pochissime ore all'avvio della Festa di San Vito e già i preparativi della festa sono rodati da parte degli organizzatori. Si inizierà con la tradizionale processione dell'alloro che a partire dalle 17 si snoderà per le vie principali della città. La descrizione è tratta dal libro di Ignazio E. Buttitta dal titolo " Le feste dell'alloro in Sicilia". Nel tempo molte cose sono cambiate rispetto alla descrizione di Buttitta: non ci sono più le auto al seguito e altre cose ... . Ma la processione continua ad emanare quel fascino antico e soprattutto religioso che fa parte di tradizioni che si perdono nel tempo manifestate dalla simbologia vegetale dell'alloro. Buona lettura.
Alla festa di Troina segue in ordine di tempo quella di san Vito a Regalbuto. Essa si svolge tra l’8 e l’11 agosto, articolandosi in diversi momenti caratterizzati da una differente processione per ogni data. La processione dell’alloro si svolge il pomeriggio del giorno 8. Nei giorni immediatamente precedenti, i fedeli compiono il viaggiu in diverse zone dei Nebrodi, per raccogliere dei rami di alloro. Lo scopo effettivo e dichiarato del “viaggio”, così come il gesto di raccogliere l’alloro56, è il desiderio di ingraziarsi il Santo. Il fedele fa una promisioni (voto) al Santo e la assolve effettuando u viaggiu anche per diversi anni successivi. Il “viaggio” non è necessariamente effettuato con l’intenzione di sciogliere un voto, ma anche per “semplice” devozione. Il viaggiu viene compiuto da singoli individui o a gruppetti, prevalentemente in automobile, ma anche, sebbene in minor misura rispetto al passato, a piedi. I fedeli utilizzano l’automobile per raggiungere i luoghi della raccolta, perché i siti distano anche diverse diecine di chilometri e la gestione del tempo ha mutato i suoi modi. Agira, Gagliano, Mistretta sono alcune delle mete dei fedeli di san Vito. Essi non hanno, come in altri casi, un luogo d’elezione per la raccolta, né il loro pellegrinaggio è organizzato dall’autorità religiosa. Questo almeno è quanto avviene oggi, poiché non si deve escludere feste dell’alloro in sicilia 53 che nel passato le forme e i luoghi del pellegrinaggio fossero codificate, come tuttora si osserva per la festa di san Silvestro a Troina e per quella di san Cataldo a Gagliano Castelferrato. Conclusosi il viaggiu i fedeli si danno appuntamento il pomeriggio del giorno 8, intorno alle 16:30, presso la chiesa di San Vito, appartenente all’ordine dei padri Cappuccini. La chiesa del XV secolo è una struttura a tre navate, che conserva tracce di un’originaria architettura gotico-normanna, nonostante le alterazioni apportate dai frati. Questi giunsero a Regalbuto nel 1585 ponendo la loro sede fuori dal paese, nei pressi di un’altra chiesa più antica dedicata a san Vito, in una località della quale oggi si è perduta traccia e memoria. Peculiarità di tale edificio era l’avere nei pressi una sorgente dalle virtù miracolose, che si voleva fatta scaturire per opera del Santo. In un secondo tempo i Cappuccini, installatisi presso l’attuale chiesa di San Vito, vi trasferirono la memoria del passaggio del Santo e dei suoi miracoli. Famoso tra tutti è quello di avere ricomposto e ridato la vita alle membra dilaniate di un giovane, dopo avere ammansito i feroci cani che lo avevano straziato. Un altro riferisce che san Vito restituì ad un malcapitato la mano asportatagli dal morso di un cane idrofobo. In relazione a questi miracoli si intende la particolare funzione del Santo quale patrono dei morsicati da cani rabbiosi , e si giustifica il continuo pellegrinaggio cui era fatta oggetto la sua chiesa di Regalbuto negli anni in cui quello della rabbia era un flagello della civiltà rurale. Di queste qualità taumaturgiche, peraltro, si serba traccia nell’iconografia relativa al Santo che lo mostra fiancheggiato ai lati da due cani e nella presenza di cani nella processione odierna58 . Questa, come si è già accennato, si comincia a organizzare intorno alle 16:30 quando i fedeli iniziano ad affluire in chiesa. Singolarmente o a piccoli gruppi, recando in mano rami di alloro, scendono dalla strada che porta al lago di Pozzillo lungo la quale si trova la chiesa. Alcune fedeli, sempre meno col passare degli anni, si mostrano a piedi scalzi e con le capigliature sciolte (comportamenti questi che richiamano forme di nudità rituale). Ai singoli rametti è legata con un nastrino rosso un’immaginetta del Santo59. Giunti alla chiesa i fedeli seguono un percorso prestabilito: entrano dall’ingresso principale e, percorsa la navata destra, sfilano dinanzi all’altare, dove è situata una statua rappresentante il Santo Patrono, offrendo degli oboli in denaro. Infine escono da un ingresso laterale, sito a metà della navata sinistra, andando a incolonnarsi per la processione. Durante l’esecuzione di questo itinerario all’interno della chiesa, i fedeli cominciano a levare acclamazioni, che si susseguiranno poi per tutta la durata della processione. Una singola voce maschile o femminile propone: E griramu, e griramu cu cori cuntritu, e gli altri in coro rispondono: Viva Ddiu e Santu Vitu. Intanto, mentre la folla va aumentando, sopraggiungono i ntinni (le antenne). Si tratta di lunghe pertiche in legno rivestite interamente di alloro e arricchite da fazzoletti multicolori e nastri perlopiù rossi. Anche due cani con mantellina rossa ricoperta di foglie di alloro vengono introdotti in chiesa e seguono lo stesso percorso di tutti prendendo parte, come ho già detto, alla processione. In occasione della festa dell’8 agosto 1990, i ntinni presenti erano in numero di tre, portate a braccia. Secondo le testimonianze di alcuni anziani, avvalorate peraltro da quanto dice in proposito Naselli, esse, ancor più riccamente decorate di quanto non lo siano oggi, e in numero maggiore, erano trasportate in processione anche a dorso di cavalli e muli60 . La processione si articola secondo il seguente ordine: aprono la schiera il sacerdote e i chierichetti, uno dei quali in posizione centrale reca il reliquiario del Santo; segue il complesso bandistico che suonerà pressoché ininterrottamente per tutta la durata del rito. Dietro la banda musicale ecco levarsi le tre “antenne”, affiancate ai due lati dai cani, seguite dalla gran massa dei fedeli ciascuno con il suo ramo di alloro in mano. La scena risulta estremamente suggestiva e suggerisce l’idea di un’immensa foresta itinerante. Dietro la lunga teoria dei fedeli appiedati, seguono alcune cavalcature scarsamente addobbate le quali (anch’esse secondo le testimonianze degli anziani che si riferiscono a circa venti anni fa) erano in passato molto più sfarzose nei finimenti e arricchite da grandi fasci di alloro, oltre ad essere molto più numerose. Oggi l’uso del cavallo cede però il passo alle automobili che ricoperte di alloro seguono le cavalcature, partecipi in tutto alla processione. Una coppia di artificieri, con relativo mortaio, che precede di un centinaio di metri la processione, si occuperà di sparare i bbummi dall’inizio dell’itinerario sino alla benedizione dei rami. La processione inizialmente segue un percorso che, partendo dalla chiesa di San Vito ai Cappuccini, risale la via Garibaldi per giungere in piazza Vittorio Veneto, dove si eleva la chiesa di Santa Maria. Non appena la processione entra in piazza tutte le campane della chiesa prendono a suonare vivacemente, mescolandosi alla musica della banda e alle sempre più alte e frequenti invocazioni dei devoti. feste dell’alloro in sicilia 55 Da qui i fedeli si inoltrano per il corso, la via Ingrassia, e lo percorrono fino a giungere una prima volta alla piazza Matrice sulla quale si affaccia la chiesa di San Basilio. Dalla piazza la processione si dirige poi verso la parte alta del paese, effettuando un lungo giro tra vie e vicoli contorti e, giunta sull’asse della via Roma, ridiscende alla chiesa di Santa Maria, per inoltrarsi infine nuovamente nel corso. La processione, a questo punto alle sue battute finali, giunge finalmente ai piedi della scalinata della chiesa Madre. In capo a essa il sacerdote, munito d’aspersorio, comincia a benedire i ntinni, i rami e le fronde protesi dai devoti che sfilano dinanzi a lui. Viene poi il turno dei cavalieri e infine delle automobili. Via via che i fedeli ricevono la benedizione, effettuano un giro dietro la chiesa e vanno disperdendosi con i loro rami benedetti. Questi ultimi (così come avviene per le palme pasquali) verranno custoditi, all’interno delle abitazioni, nelle stalle etc., fino all’anno successivo, quando un nuovo ramo li sostituirà. Una tradizione ormai estintasi per l’intervento dell’autorità giudiziaria, di fronte al verificarsi di diversi incidenti, era quella che prevedeva, il giorno successivo alla festa, una particolare cavalcata. Un nutrito gruppo di cavalieri in groppa a muli e cavalli riccamente bardati, impugnando vecchi fucili a avancarica (i scupetti), ripercorreva l’itinerario compiuto il giorno precedente dalla processione, sparando ripetutamente. Su questa tradizione riferisce un’opera di storia locale: «Nei tempi antichi, quando i rilievi vicini erano ricoperti di boschi ed erano popolati dai lupi, la gente vi si recava in cerca di alloro munita di fucili e relative munizioni, le quali, se non fossero state utilizzate durante il viaggio sarebbero state consumate in segno di giubilo rientrando in paese» (Venticinque - Monaco 1988). Al di là della validità dell’interpretazione offerta, appare evidente l’analogia con quanto avveniva fino a pochi anni fa al rientro dei pellegrini a Troina. La festa non ha termine se non il giorno 11, risultando netta la scissione del rito tra quanto avviene il giorno 8 e quanto avviene nei giorni successivi e cioè le processioni delle reliquie di san Vito, che verranno prima portate dalla chiesa Madre alla chiesa dei Cappuccini per poi esservi ricondotte, e la solenne processione del fercolo del Santo. Ambedue, in tempi non troppo lontani, vedevano operare la ricca e potente confraternita di San Vito rimasta ormai solo un ricordo. Sembra abbastanza evidente che su un’originale festa precristiana, le cui tracce sono ancora leggibili nelle prime fasi cerimoniali, si sia innestato un tentativo di rielaborazione e legittimazione da parte della Chiesa. Esso, tuttavia, a Regalbuto (come altrove) non ha sortito gli esiti voluti: la sacralità dell’alloro si ripropone ancora autonomamente rispetto a quella dei Santi
Le vigilie della Festa di San Vito.
La città si appresta a vivere la " Festa delle Feste ". Manca poco oramai a mercoledì 8 Agosto quando le strade di Regalbuto saranno invase da migliaia di devoti che parteciperanno alla tradizionale processione degli allori. Intanto è già tutto pronto . E' stato pubblicato il calendario liturgico delle Funzioni Religiose e le famiglie si preparano al viaggio ad Agira per la raccolta dell'alloro ; il "corso" e la "Piazza" si sono abbellite dall'illuminazione. Già dalla prossima settimana non mancheranno le bancarelle.Quelli che vivremo saranno 5 giorni intensi ricchi di fede ma anche di saluti, abbracci tra persone che vivono e lavorano altrove e che per San Vito ritornano a Regalbuto per poi lasciarci ancora diretti verso il Nord. I ricordi della festa passeranno anche nella mente di chi non potrà esserci : penseranno con nostalgia mista a gioia ai momenti vissuti insieme ad amici e familiari. Buona Festa dunque ! Che sia una festa di Fede . Che sia una festa che ci faccia però ricordare che siamo una comunità e come tale deve essere vissuta anche dopo il 12 agosto quando i fuochi d'artificio al Campo Sportivo daranno l'arrivederci all'agosto 2019.
AgoVit
L' inarrestabile migrazione dalla Sicilia.
È soprattutto la Sicilia la regione meridionale che cresce meno, segnando un rallentamento rispetto a Calabria, Sardegna e Calabria. Se nel 2017 queste ultime hanno sfiorato un tasso di sviluppo del +2% (rispettivamente 2%, +1,9% e +1,8%), l’Isola invece si è fermata allo +0.4%. È quanto emerge dalle anticipazioni del Rapporto Svimez 2018 sul Mezzogiorno, presentato questa mattina a Roma.
“Il numero di famiglie meridionali con tutti i componenti in cerca di occupazione è raddoppiato tra il 2010 e il 2018, da 362 mila a 600 mila (nel Centro-Nord sono 470 mila)”. Così la Svimez che parla “di sacche di crescente emarginazione e degrado sociale, che scontano anche la debolezza dei servizi pubblici nelle aree periferiche”. E definisce “preoccupante la crescita del fenomeno dei ‘working poors'”, ovvero del “lavoro a bassa retribuzione, dovuto a complessiva dequalificazione delle occupazioni e all’esplosione del part time involontario”.
“Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero. Quasi 800 mila non sono tornati”. E’ questo il ‘bollettino’ della Svimez sulla ‘fuga’ dal Sud, il cui peso demografico non fa che diminuire.
\ aise\ - “ Fare un giro in internet è sempre molto interessante , perché si scoprono pagine di "storia" della nostra Città molto belle, che grazie al nostro lavoro di giornalisti riusciamo a fare emergere. Abbiamo scelto di far conoscere una interessante figura di imprenditore Giuseppe Virzì, corrispondente per il "Progetto Sicilia nel Mondo" da Brisbane Australia”. Così scrive Domenico Interdonato che ha intervistato Virzì per il Progetto Sicilia nel Mondo.
“Virzì – scrive Interdonato – è stato uno dei primi ad arrivare a Brisbane dalla lontana Regalbuto, in Australia con la sua intraprendenza è riuscito a creare tante attività economiche non trascurando mai la sua sicilianità e lo stile italiano. L'imprenditore con le sue attività si è sempre distinto per onestà ed impegno, doti che gli hanno permesso di brillare, nel panorama dei siciliani d’Australia”.
Questa l’intervista.
“D. Come si sentono i siciliani che vivono all'estero?
R. Noi ci sentiamo i veri siciliani, siamo quelli che negli anni abbiamo saputo mantenere i legami con la nostra terra natia e periodicamente veniamo in Sicilia per rinverdire i nostri ricordi.
D. Di cosa si occupa a Brisbane?
R. Ho un importante ritrovo - ristorante “La Dolce Vita”, punto di riferimento culturale e gastronomico, del nostro "Italian Style”, location frequentata dalla élite economica e culturale australiana e internazionale. Nel mio locale può capitare di gustare un buon caffè torrefatto in Sicilia, trovandosi accanto Vip dello sport o della moda. Sono stato il primo ad importare alcuni brand di caffè siciliano e altro ancora come: pomodori secchi, olive verdi schiacciate, provolone e tante altre delizie culinarie, che si possono gustare nel mio locale.
D. Le aziende siciliane cosa fanno per promuovere i loro prodotti in Australia?
R. Purtroppo nulla. Da quando sono in Australia non ho visto mai nelle attività espositive aziende siciliane, pertanto siamo noi a cercarle, questo è un grosso limite perché riduce moltissimo il potenziale commerciale dei nostri prodotti, che rispetto agli altri sono di qualità eccellente.
D. Sono ancora tanti i giovani siciliani che emigrano in Australia?
R. Sì, sono tanti, si sta ripetendo il grande esodo di fine ottocento, quando milioni di italiani compresi i siciliani, lasciarono la patria per emigrare nei diversi continenti, un dramma che nessuno pare voglia arginare.
D. I giovani emigranti siciliani conservano come voi le tradizioni?
R. Purtroppo no, loro si integrano facilmente, sposano le australiane e tendono a dimenticare le loro origini. Per limitare l'integrazione totale, suggerisco scambi culturali, con di borse di studio che servano a tenere vivo e alimentare l'interesse verso la madre patria.
D. Oltre ai rapporti commerciali cosa gradiscono i siciliani di Australia?
R. A noi piace il folklore, l'arte e la canzone e dobbiamo lavorare insieme, per esportare la grande bellezza italiana e siciliana.
D. Lei si è distinto anche nel sociale?
R. Certamente. Sono stato il promotore di una importante Associazione e anche di una Radio, per esempio nel terremoto dell'Irpinia abbiamo contribuito alla ricostruzione con delle donazioni, raccolte con grande spirito di solidarietà.
D. Cosa ne pensa dell'attuale momento politico italiano?
R. Purtroppo l'unica realtà vincente è la corruzione. Qui noi viviamo bene perché c'è una cultura anglosassone, che garantisce una sobria attività politica e amministrativa, per esempio negli ultimi anni, tanti italiani che vivevano in Sudamerica si sono trasferiti qui, a causa della corruzione galoppante, simile a quella italiana.
D. Per concludere cosa pensa del nuovo governatore della Sicilia?
R. Mi auguro per i siciliani che cambi veramente qualcosa, la fiducia non deve mai mancare, approfitto per inviare un saluto a tutti in Sicilia dalla nostra bella e ospitale Australia, a presto”. (aise)
Regalbuto. Il coraggio di ricostruire una città.
"Quando i Canadesi entrarono a Regalbuto, proprio dietro le truppe della Brigata Malta che aveva occupato il paese, videro una scena di distruzionemolto più vasta di ogni altra vista in Sicilia prima. Il paese aveva ricevuto un’abbondante dose di cannonate e di bombardamenti aerei e, quasi, nessuna costruzione era rimasta intatta. Macerie bloccavano completamente la strada principale; un passaggio venne aperto quando il genio con bulldozers aprì, in una strada secondaria, un viottolo stretto che permetteva il passaggio di un solo veicolo. Per la prima volta non c’era la folla applaudente a darci il benvenuto, insieme alla usuale richiesta, a voce alta, di sigarette, cioccolate o biscotti. Il paese era deserto; la maggior parte degli abitanti era scappata nelle colline intorno o nei tunnel della ferrovia. E ora cominciavano a ritornare, sporchi, laceri e apparentemente affamati, cercando pietosamente miseri oggetti tra le macerie delle loro case distrutte."
Quando lessi per la prima volta la relazione di G. W. L. NICHOLSON tradotta da Angelo Principe sulla "Cattura di Regalbuto " mi colpi proprio quest'ultima parte della descrizione dei fatti che si erano susseguiti dal 27 luglio 1943 al 2 Agosto. Data , quest'ultima, della definitiva fine di una battaglia cruenta che mise duramente alla prova la stremata popolazione regalbutese. Regalbuto il 2 Agosto non festeggiò l'ingresso dei Canadesi , gli effetti dei bombardamenti causarono 134 vittime civili accertate ufficialmente. In quei giorni la nostra Città pagò un caro prezzo ad una guerra che causò vittime civili, militari e dispersi dei quali non si conoscevano i luoghi di prigionia.
Se oggi ammiriamo e amiamo questa città così come abbiamo modo di viverla coi suoi palazzi, le chiese , le strade , le case , è solo grazie alla paziente e determinata volontà di quei regalbutesi che vollero sollevarsi dal ricordo di quei giorni. La città ricominciò a vivere, da lì a poco dopo il 2 Agosto, la Festa di San Vito , cerco di immaginare le preghiere , la partecipazione , la voglia di scendere in strada e vivere la festa nonostante i morti,le case distrutte, la fame. La mia però è solo immaginazione perchè forse non vi era nulla da festeggiare. Tutti erano uniti nella gioia e nel dolore delle perdite: la gioia di rivedersi , di abbracciarsi , di raccontare. I miei ricorsi si fermano in tal senso ai sabati e domeniche sera durante i quali il "corso" era affollato di famiglie che amavano passeggiare,la Piazza , e nelle sere d'estate la passeggiata verso il "Calvario" con il suo viale di eucaliptus fino alle tre Croci. Regalbuto era lì in questo senso di appartenenza. In questo voler uscire di casa per incontrare e incontrarsi. In quella comunione di volontà che forse oggi si è perduta o che abbiamo dimenticato.
AgoVit
SiciliAntica presenta ricorso contro l’apertura della cava di calcare Fassa Bortolo ad Agira
SiciliAntica presenta ricorso contro l’apertura della cava di calcare Fassa Bortolo ad Agira
Il 20 luglio scorso SiciliAntica ha presentato ricorso di annullamento in autotutela di tutti i provvedimenti che autorizzano l’apertura di una cava di calcare a Monte Scalpello, in località Santa Nicolella in territorio di Agira (EN), da parte della società trevigiana Fassa Bortolo.
Il sito infatti ricade e si trova sottoposto interamente a vincoli paesaggistici, boschivi, idrogeologici, idrologici e, parzialmente, archeologici. Inoltre l’area è di interesse geologico e paleontologico, in quanto nella parte meridionale del Monte Scalpello sono stati ritrovati i resti afferenti a due ittiosauri e nella parte interessata sono presenti numerosi fossili.
A ciò occorre aggiungere che per sfruttare la cava di Monte Scalpello, si prevede una movimentazione giornaliera di circa 80 camion che dovrebbe utilizzare una regia trazzera Raddusa-Regalbuto, sulla quale in alcuni tratti, oggi in parte coperti da asfalto, è presente basolato antico, che verrà irrimediabilmente compromesso dal calpestio dei camion, determinando anche un notevole danno alle coltivazioni presenti nell’area.
SiciliAntica considera peraltro viziata da illegittimità, eccesso di potere e incompetenza, l’autorizzazione ad utilizzare esplosivi, in quanto non sorretta da valida giustificazione scientifica circa l’impatto sull’area circostante e, in particolare, sulle strutture e sui manufatti archeologici presenti nell’intero sito, nonché sull’assetto statico del complesso monastico esistente sul monte.
Il progetto della Fassa Bortolo prevede, infatti, uno sbancamento di 4.075.675 m³, di cui 3.242.145 m³ di calcare, ricadenti tutti in area vincolata, con un abbassamento del rilievo di circa 100 m che danneggerebbe gravemente e irreversibilmente il contesto paesaggistico che fa da sfondo alle numerose evidenze storico-archeologiche del sito (frequentato senza soluzione di continuità dalla Preistoria al Medioevo), secondo quanto già evidenziato a suo tempo nel decreto di vincolo di Monte Scalpello tra le cui finalità rientrava, difatti, la protezione non delle semplici evidenze archeologiche, ma dell’insieme derivante dalla compenetrazione dei valori storico-archeologici, geomorfologici, paesaggistici e ambientali su cui si fonda l’unicità del sito.
Il ricorso è stato notificato alle Amministrazioni che hanno concorso al rilascio dell’autorizzazione:
DIPARTIMENTO REGIONALE DELL’ENERGIA,
DIPARTIMENTO DEI BENI CULTURALI DELLA REGIONE SICILIANA
DISTRETTO MINERARIO DI CALTANISSETTA
SOPRINTENDENZA AI BB.CC.AA. DI ENNA
che dovranno annullare tutte le autorizzazioni e i nulla osta rilasciati per l’apertura della cava suddetta, in quanto tali provvedimenti sono stati adottati in violazione dei vincoli e/o sono viziati da eccesso di potere e/o incompetenza.
Un ricorso dovuto, dunque, che fa emergere, in modo chiaro e inequivocabile, l’illegittimità dell’apertura della cava, contro la quale SiciliAntica ha preso fin da subito ufficialmente posizione, mentre altri hanno taciuto o si sono limitati a sbandierare la notizia dei presunti 100 posti di lavoro, al fine di ottenere il consenso popolare, quanto in realtà ne sono stati autorizzati soltanto 7.
Il Presidente Regionale
Prof.ssa Simona Modeo