Lo scorso fine settimana sono andati in scena la commedia dialettale brillante in tre atti“‘Mprestami a to’ mugghieri”, di Pippo Anzalone , e portata sul palco dal “Gruppo teatrale La Salle” di Regalbuto  con la regia di Donatella Guardione  che ha fatto di questo testo, tra i più rappresentati in Sicilia, uno dei propri cavalli di battaglia. Diciamo subito che i tre atti sono piaciuti al numeroso pubblico che sia il 15 che il 16 marzo scorso hanno assistito alle quattro recite perché  hanno dedicato il momento speciale  alla spensieratezza, in cui gli spettatori hanno avuto la possibilità di assistere ad uno spettacolo che ha fatto  prevalere soprattutto il buonumore. La trama ruota attorno al protagonista, Peppe, interpretato da un esilarante Vito Fabbio, che apostrofa con aforismi sulla moglie,Giusi Migliastro, ( è un bene personale, come i mutandoni di lana e per questo motivo non si presta a nessuno), il compare Giovanni, Sergio Politi, il quale, invece, è alla ricerca disperata di soluzioni per uscire dalla matassa di situazioni ingarbugliate in cui si è cacciato. L’arrivo dello zio dall’America,Vito Cardaci, infatti, mette in subbuglio due famiglie, creando situazioni esilaranti senza, però, tralasciare mai le emozioni umane. L’amore per la famiglia, infatti, primeggia su tutto superando ogni ostacolo.Tra gli altri interpreti , tutti molto bravi, Monia Liuzzo ( Rosalia),Giuseppe Saitta ( Felice),Arturo Miceli ( il Notaio),Irene Migliastro ( Celestina),Giovanna Di Pasquale ( zia Rosetta) e Ivana Liuzzo Scorpo ( la vicina di casa).La scenografia è stata curata da Fabbrizio Scravaglieri, i trucchi da Eleonora Catalano , mentre le musiche sono state curate da Pietro Vitale. Infine le piante e i fiori di scena sono state fornite dalla ditta Parisi di Regalbuto.

E’ di questi giorni la notizia, formalizzata dal Dipartimento della P.S. che, in nome dello spending review , pretende che la sicurezza dei cittadini sia presa a colpi di mannaia.
In un momento in cui l’esigenza di sicurezza dei cittadini si fa sempre più pregnante, esposti come sono all’aggressività crescente della criminalità, resa ancor più diffusa dalla contingente crisi economica che fa registrare un allarmante aumento dei reati predatori, viene elaborato un progetto che prevede la chiusura di 11 commissariati, 73 uffici di polizia ferroviaria, 73 sezioni di polizia postale, 27 uffici di polizia stradale, 4 nuclei artificieri, 11 squadre a cavallo, 4 sezioni sommozzatori, 50 squadre nautiche.
A questo scellerato taglio, orizzontale, e che – in un’ottica meramente ragioneristica – non tiene in alcun conto le pecularietà locali, non è sottratta la provincia di Enna, dove si prevede la soppressione di due eccellenti presidi: la sezione Polizia postale di Enna e la Polizia stradale di Nicosia.
Se realizzata, una tale scelta si tradurrebbe in una immediata perdita di professionalita’ e sicurezza che per i cittadini della provincia di Enna rappresentano un punto di riferimento autorevole e necessario.
La chiusura della Polizia postale di Enna sembra del tutto illogica, rispetto alla società attuale che vede i social network e internet entrare (anche prepotentemente, talvolta) nella vita quotidiana. Non si può pensare, in un tale contesto, di fare a meno degli investigatori del web che sono chiamati ogni giorno a tutelare soprattutto le fasce piu’ deboli: i giovanissimi, che la polizia postale tutela dalle numerose insidie della rete, capace di celare individui senza scrupoli che alimentano il sempre piu’ vasto mercato della pedopornografia o che alimentano, coperti dall’anonimato, quelle derive che le cronache ci restituiscono in fragili adolescenti istigati al suicidio dalle devianze del web; gli anziani, che nel personale della polizia postale trovano un ascoltatore paziente ed accorto, oltre che capace di contrastare truffe informatiche e clonazione di carte.
Senza contare il contrasto ai reati di diffamazione, minaccia, invasione della privacy che sulla rete trovano il terreno piu’ fertile, dove l’anonimato consente a qualunque dr. Jekill di trasformarsi in Mr. Hide.
La chiusura della polizia stradale di Nicosia, poi, farebbe venire meno, sul quel difficile territorio, , un importante avanposto in una zona geograficamente isolata dove le avverse condizioni climatiche rendono indispensabile le eccellenti attivita’ di viabilita’ e soccorso pubblico disimpegnate dagli uomini della polizia stradale su tratti impervi, spesso coperti di ghiaccio e neve, e dove – con altrettanta specifica competenza – non sono presenti altri presidi di sicurezza.

Era il 14 marzo di un anno fa quando Salvatore Gritti fu colto da un malore letale sull’aereo che lo avrebbe dovuto portare a Roma per assistere al giuramento della moglie, Maria Greco, eletta pochi giorni prima per la prima volta a Montecitorio. Un anno dopo, ecco l’on. Greco presentare alla Camera dei Deputati una proposta di legge per l’istituzione di un servizio di assistenza sanitaria sugli aerei di piccola, media e lunga tratta. “E’ stato calcolato che ogni anno nel mondo muoiono da 500 a 1000 persone per infarto nell’ambito dei viaggi in aereo – ha spiegato la parlamentare nazionale del PD nella relazione allegata alla proposta di legge – da qui nasce la necessità di installare a bordo degli aerei i defibrillatori utilizzati da personale medico opportunamente qualificato. Con 1000 euro, tasse incluse, si acquista uno strumento che aiuta a spostare in avanti la parola fine”. Solo alcune compagnie aeree, infatti, hanno fin qui deciso di tenere il defibrillatore a bordo, chiaramente con il personale istruito all’utilizzo. “Costa poco, è facile da usare, salva vite umane, io ritengo sia necessaria una norma generale che obblighi tutte le compagnie aeree a dotarsi di defibrillatori a bordo”, sostiene l’on. Maria Greco, che ricorda poi alcuni casi di infarto accaduti in aereo, in Italia, negli ultimi anni: “una donna di 74 anni è morta su un aereo Ryanair diretto da Las Palmas a Pisa; una 63enne non ce l’ha fatta dopo il decollo di un aereo diretto da Orio al Serio a Lamezia Terme; un pilota Usair è morto a bordo dell’aereo della compagnia per cui lavorava; e l’anno scorso, sul volo Alitalia Catania – Roma, ho perso mio marito colto da malore nel corso delle operazioni di atterraggio e deceduto per arresto cardiocircolatorio”.
La deputata nazionale originaria di Agira ricorda che “in caso di morte cardiaca improvvisa, il tempo limite per il ripristino del regolare battito cardiaco della vittima è ridotto a pochi minuti. Ma senza un defibrillatore disponibile, anche i soli venti minuti per l’atterraggio risultano troppi e dunque fatali. Da qui la necessità di dotare gli aerei di apparecchi DAE attrezzando all’uso tutto il personale di volo: l’adozione del defibrillatore è un decisivo mezzo per salvare vite umane che non può essere lasciato alla discrezionalità delle compagnie aeree”.

Si è costituito a Palermo su iniziativa di alcuni giornalisti professionisti siciliani, il Sindacato Autonomo Giornalisti Italiani ( S.A.G.I). La sede legale è nel capoluogo dell'isola, ma quella operativa è a Roma. Confederato con l'Unione dei Sindacati Autonomi Europei, il SAGI è la nuova voce sindacale nel panorama del giornalismo italiano. < Già in poche settimane si registrano centinaia di adesioni al sindacato di base>- afferma il Segretario Nazionale Nino Randisi, giornalista professionista >. < Il nostro obiettivo sancito per statuto è quello di rappresentare non soltanto coloro che sono iscritti ai due albi, ma i tanti, che oggi operano nel variegato mondo dell'informazione>. Al centro dell'azione sindacale del SAGI vi è il lavoro, e quindi la la tutela dei giornalisti regolarmente stabilizzati e la difesa di quelle migliaia di giornalisti che non godono di alcuna tutela e che oggi vivono la precarietà.
Il SAGI, per questo, in Sicilia, ha chiesto di incontrare il Presidente della Regione Crocetta per affrontare alcune questioni scottanti come la revisione delle norme che riguardano gli uffici stampa degli enti locali e il blocco dei finanziamenti pubblici per quelle imprese editoriali ( Tv, radio e giornali) che non hanno regolarizzato il personale dipendente che opera nelle strutture giornalistiche. < E' un primo passo, prosegue, il segretario nazionale Nino Randisi- per cercare di mettere un punto fermo in un settore dove vige una vera e propria giungla >. < Il nostro sindacato, conclude Randisi, si siederà al tavolo con proposte operative e concrete in favore dei tanti giornalisti che chiedono soltanto di potere svolgere il loro lavoro con certezza e con tutte le tutele necessarie>. La Sicilia, per il SAGI è un primo banco di prova, poi l'azione sindacale sarà rivolta al resto del Paese, dove per la verità la situazione dei giornalisti non è tanto diversa. A coordinare il SAGI in Sicilia è il giornalista professionista Massimo D'Antoni, il quale a metà della prossima settimana nominerà i ccordinatori di area delle ex nove province. Venerdi  a Catania presso il centro Voltaire di via Scuto, si sono riuniti i vertici del SAGI e i giornalisti del comprensorio alla presenza del segretario generale dell' Unione Sindacati Autonomi Europei, Adamo Bonazzi.

L’Ars ha approvato il ddl che istituisce le aree metropolitane e i liberi consorzi dei comuni. Voti a favore 62, contrari 14, astenuti 2. Contro hanno votato Fi, gruppo Musumeci, Cantieri popolari e parte di Mpa di cui due deputati si sono astenuti. Subito dopo il voto, i presidenti dell’Ars Ardizzone e della Regione Crocetta hanno ringraziato tutti i deputati sia che abbiano votato a favore o che abbiano votato contro. Per diventare legge, ora si attende il pronunciamento del commissario dello Stato e la conseguente promulgazione in toto o in parte.Un pasticcio. Lo conferma che il testo già esaminato ed approvato nell’articolato abbia subito alcune modifiche. Gli uffici dell’Ars, che hanno svolto un lavoro egregio ed accurato, in sede di coordinamento hanno riscontrato incongruenze, suggerendo alcune modifiche che sono arrivate in Aula sotto forme di emendamenti del governo. Ma l’emendamento governativo dalle chiare caratteristiche politiche riguarda la soglia minima per la formazione dei Liberi consorzi. In sede di discussione dell’articolato, a scrutinio segreto, era stato stabilito che non fosse di 150 mila abitanti come proposto dal governo, ma di 180 mila. Un voto interpretato come un siluro alla eventuale formazione di un consorzio attorno a Gela. Come dire un siluro destinato al governatore Crocetta. Ieri, col nuovo emendamento del governo si è ripristinata la soglia di 150 mila abitanti, ma con uno percorso diverso e tuttavia tendente a raggiungere lo stesso obbiettivo di Gela. Non potendo annullare il voto precedente su 180 mila abitanti, si è escogitato che quella soglia riguardava la formazione dei nuovi consorzi, mentre eventuali uscite, col nuovo emendamento del governo, si pone come condizione che il consorzio di provenienza non andasse sotto i 150 mila abitanti.

L'abolizione delle Province siciliane è legge. L'Assemblea siciliana  ha approvato con voto finale (62 favorevoli, 14 contrari e 2 astenuti) la soppressione delle nove Province regionali che vengono sostituite da altrettanti Liberi consorzi dei comuni con la possibilità di crearne di nuovi entro sei mesi, purchè i comuni raggruppino almeno una popolazione di 180 mila abitanti e quelli coincidenti con gli enti soppressi non abbiano una popolazione inferiore a 150 abitanti.L'elemento cardine della legge è la soppressione del voto diretto, gli organismi dei Liberi consorzi, infatti, saranno di secondo livello, eletti non dal popolo ma dalle assemblee dei consorzi.

Altra novità è la creazione delle tre aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina, la cui elezione degli organismi, sempre di secondo livello, sarà disciplinata con una successiva legge che il governo Crocetta porterà in aula il prossimo autunno. Rinviati alla prossima legge anche i compiti e le funzioni dei Liberi Consorzi. Il disegno di legge è stato approvato dalla maggioranza e dal gruppo parlamentare dei 5stelle. Contrari i gruppi di opposizione.

Dai risultati dell’indagine sulle imprese siciliane condotta nel 2011 dall’Osservatorio economico dell’Unioncamere Sicilia la provincia di Enna non ne esce bene. Confermano, con cifre alla mano, quello che si intuiva: economicamente la provincia non sta proprio bene. Il reddito disponibile delle famiglie è aumentato dell’11% dal 2004 al 2010 passando da 1 miliardo e 713 milioni di euro a 1 miliardo e 911 milioni di euro. E’ cresciuto di meno rispetto all’incremento del 12% e del reddito disponibile delle famiglie siciliane e di più rispetto all’incremento del 10% del reddito disponibile delle famiglie italiane. Per essere più chiari, è come se un corridore raggiunge chi lo precede non perché corra più velocemente, ma perché il suo competitore rallenta la sua corsa. Si sente spesso dire che la provincia deve puntare sul turismo, ma è considerevole lo scarto tra le dichiarazioni sul ruolo che può avere il turismo nella crescita economica della provincia e i dati sulle presenze turistiche: nel 2008 furono 51 mila i viaggiatori stranieri che visitarono la provincia di Enna, nel 2011 ne sono venuti 31 mila. Considerano il periodo dal 2007 al 2011, la punta massima dei pernottamenti fu raggiunta nel 2008 con 845 mila pernottamenti il doppio dei 426 mila pernottamenti registrati nel 2011. Sorprendente è il dato sulla diffusione delle imprese giovanili, che sono il 19% sul totale delle imprese. 

Le sedi dei giudici di pace che saranno mantenute, a seguito della firma del decreto del ministro della Giustizia Andrea Orlando, in Sicilia: Mussomeli, Riesi, Agira, Barrafranca, Centuripe, Leonforte, Piazza Armerina, Regalbuto, Troina, Mazzarino, Niscemi, Militello in val di Catania, Ramacca, Acireale, Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Giarre, Mascalucia, Paternò, Randazzo, Chiaramonte Gulfi, Vittoria, Avola, Floridia, Lentini, Noto, Palazzolo Acreide, Sortino, Milazzo, Novara di Sicilia, Francavilla di Sicilia, Rometta, Santa Teresa di Riva, Naso, Sant’Agata di Militello, Sant’Angelo di Brolo, Tortorici, Licata, Castelvetrano, Carini, Partinico, Bivona, Menfi, Partanna, Ribera, Bagheria, Cefalù, Corleone, Gangi, Lercara Friddi, Alcamo.
Sono state dunque accolte quasi integralmente le istanze formulate dagli enti locali che si impegnano a mantenere a loro cura e spese gli uffici giudiziari di prossimità nei loro territori.

Enna. La riunione della nuova società rifiuti, che avrebbe dovuto riunirsi ieri mattina, presso la sala riunioni della Provincia regionale, sotto la presidenza del dottor Salvatore Caccamo, è saltata perché nella convocazione dei sindaci, non è sta fatta per tempo, solo che il presidente del Consiglio di Amministrazione ha convocato lo stesso l’assemblea. I sindaci si sono riuniti a porte chiuse dentro la sala riunione per quasi due ore ma alla fine non è stato fatto niente. Il Commissario della provincia regionale, Caccamo, per il dopo “conclave” aveva annunciato che avrebbe fatto sapere ai rappresentanti della stampa presenti in quella circostanza che avrebbe dato “notizie”. Il sindaco di Regalbuto, dopo avere lui solo come Sindaco esternato il non gradimento della stampa a seguire i lavori (forse perché nell’ultima riunione dei Sindaci dell’ATO aveva dichiarato davanti a tutti che si sarebbe dimesso dalla carica per cui è stato eletto nella Srr, e da noi riportato), si è esibito dicendo che la stampa non ha capito niente di che cosa significa Ato e cosa è Srr, Tia e Tarsu e noi aspettiamo che ce lo chiarisca, sperando però non attraverso il suo blog. Il fatto che non si può disconoscere è che dalla costituzione della nuova società rifiuti e la noma del consiglio di amministrazione non si è fatto proprio niente. La situazione dei rifiuti in provincia di Enna continua ad essere provvisoria ed improvvisata e rischia di esplodere sul piano economico e sul piano anche della raccolta dei rifiuti.

Dopo avere ricevuto la croce di cavaliere della Repubblica dalle mani del Presidente, Giorgio Napolitano, Franca Viola – colei che disse no al picciotto di mafia che l’aveva rapita per sposarla – ha detto di volere dedicare quel riconoscimento al padre, che era stato sempre dalla sua parte, e al marito, che l’avrebbe poi portata all’altare. Una dedica a due uomini nella giornata della donna. E’ trascorso più di mezzo secolo, Franca Viola è rimasta una grande siciliana.

Ma non fu certo l’unica a subire le angherie del suo tempo, come donna.  Qualche anno dopo una ragazza diciottenne di Gela che chiameremo Concetta con un nome di fantasia – ha diritto all’oblio – fu sequestrata dal fidanzato con l’aiuto dei familiari di lei, come nel film “Sedotta e abbandonata” di Pietro Germi. Non voleva sentirne dello spasimante e la sua riluttanza, tenace, rischiava di mandare all’aria il contratto di matrimonio  stipulato fra le due famiglie. A mali estremi, estremi rimedi. I genitori della fanciulla, con l’accordo dei parenti dello spasimante, decisero di mettere sul fatto compiuto la sposa riluttante. Come? Un sequestro di persona, organizzato in pieno centro, come nel copione del film di Germi.

L’episodio non destò alcuna sorpresa a Gela, perché negli anni Sessanta le fuitine erano all’ordine del giorno. Nessuno credette in un sequestro ma all’ennesima “scappatina” di due ragazzi che hanno deciso di “consumare” per affrettare le nozze oppure per “saltare” le spese della costosa festa di nozze. Questa consuetudine, peraltro, poteva contare su esperti “mediatori”, procuratori di matrimoni. Un’attività fiorente, redditizia e rispettata.

Il fatto è che stavolta arrivò all’orecchio del pretore di Gela, Mario Fantacchiotti, una informazione curiosa, attraverso i carabinieri, che cioè Concetta non era affatto d’accordo e che non si trattava della solita “scappatina” organizzzata con la benedizione dei familiari, ma di un sequestro di persone bello e buono.

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