L'UNDICESIMO COMANDAMENTO In evidenza

Gennaio 23, 2013 827

Può la violenza diventare una sofferta poesia? Dopo aver letto Undicesimo comandamento – uccidi chi non ti ama - sì, penso che la violenza possa essere raccontata anche come una poesia amara ben cadenzata.Undicesimo comandamento si incentra sulla dimensione domestica della violenza. Il breve e intensissimo romanzo è un concentrato di ossimori:  la casa, il luogo deputato ad essere porto sereno di ogni esistenza, diviene lo scenario quotidiano di gesti brutali e inevitabilmente indelebili. E poi il nome della vittima, Serena, che niente ha a che fare con la vita infernale a cui la costringono i soprusi di suo marito Diego.Come purtroppo ci insegna la cronaca, spesso le donne vittime della violenza sono state bambine infelici e adolescenti incomprese. Serena rispetta questo copione, e subisce le angherie inferte da suo marito come una giusta punizione per espiare le sue colpe. Quali siano queste colpe, però, è impossibile stabilirlo. Serena sente sul proprio esile corpo martoriato il dovere di ripercorrere la passione di Cristo per raggiungere la salvezza dalla pena e la beatitudine di amore e carezze tanto cercate, e sempre negate.

 

Elena Mearini tratteggia il dolore sulle pagine, nessun termine è casuale, nessuna frase è lì per caso. Tuttocontribuisce a rendere il racconto un bisturi con cui scavare dentro di noi e guardare in faccia il male di cui siamo capaci: responsabili di atrocità verso altri, ma anche martiri di noi stessi. Come per la passione cristiana, Serena avrà la sua agognata liberazione dalla sofferenza, ma solo  quando deciderà di imporla con la sua forza. La salvezza è una questione di testa, muscoli, tenacia e volontà, e Serena riprende in mano la sua vita, anche a costo di uccidere chi le ha “donato” ematomi e ossa fratturate rubandole la dignità. Nessuna violenza serve a espiare colpe inesistenti: Serena lo ha capito tardi, ma in tempo per proteggere e ricostruire il futuro.