Guardare l’Italia attraverso la metafora dell’oleandro. Della pianta che grazie a una minoranza dei suoi fiori colora un intero paesaggio e stabilisce la superiore bellezza di un luogo. I fiori dell’oleandro sono qui le tante donne sconosciute che si battono per una giustizia generosa verso i deboli e per chi ha visto calpestati i suoi diritti. Le donne che in veste di avvocato, giornalista o architetto, sindaco o militante dell’antimafia, creatrice di cooperative o barista o studentessa, scienziata o operaia, cantante o stagista, suora o professoressa o viaggiatrice misteriosa, comunicano a chi è sopraffatto dalle immagini di un paese indecente un’altra idea dell’Italia. Che regala serenità, un senso profondo di decoro morale, il piacere di scoprire che il paese descritto come privo di esempi ne è invece ricco dalla Lombardia alla Sicilia. Un libro che restituisce con naturalezza al lettore una realtà fatta di dignità, di impegno e di fiaba inconsapevole.Il progetto del libro muove da questa metafora. Anche un paese infarcito di codardi e di infingardi, di meschini e di arrivisti, diventa bello e degno di essere vissuto se ha le sue minoranze che pensano e costruiscono, donano e seminano. Lottano contro le ingiustizie o regalano gentile ed educata convivenza, fanno avanzare la scienza o conferiscono nobiltà alle istituzioni. In fondo, anche se di questi tempi l’affermazione un po’ stride con il mito trionfale delle maggioranze, ormai abilitate a decidere – in quanto tali – che cosa sia giusto o ingiusto, falso o vero, sono le minoranze che fanno la storia.
Le minoranze sono rappresentate dalle donne e dalle loro storie, fuori dai luoghi comuni, dai cliché e dalla solita storia (maschile) a cui siamo stati abituati. Da qui, forse, un giorno, riusciremo a ripartire.