Pietro Albertelli, fotografo, si presenta nel suo paese di origine, Regalbuto, con la prima mostra fotografica dedicata appunto ai suoi compaesani, rendendo in omaggio una citazione di Charles Bukowski “La gente è il più grande spettacolo del mondo.” “ E non si paga il biglietto”, ciò la dice lunga, di questo ritorno a casa, per capire quanto Pietro ama la sua gente che l’ha visto nascere e crescere.
Mi è piaciuto da sempre, dice Pietro, osservare le persone, le loro manie, i loro comportamenti, perché siamo attori involontari del palcoscenico della vita. Provo a raccontare delle piccole storie, a rubare momenti e fissarli in un ricordo, a volte ci riesco, a volte no. Quando non ci riesco, perdonatemi, ho tanto da imparare.
CINQUANTA MENO UNO – 1965 – 2014 – MOSTRA FOTOGRAFICA DI PIETRO ALBERTELLI 6/7 Giugno 2014
Chiostro di S. Agostino – REGALBUTO (Enna)
Graziano Perrotti, fotoreporter di fama internazionale, firma la presentazione della mostra:
Quando Pietro Albertelli mi ha chiesto una presentazione per la sua mostra a Regalbuto, ho accettato volentieri. Non ho mai voluto scrivere su fotografi che non conosco personalmente o che non ho seguito, almeno per un periodo, la loro crescita fotografica, crescita…nel senso che mai bisogna sentirsi fotograficamente adulti eavere la consapevolezza di potere ancora migliorarsi. L’autore lo sa e, personalmente, questo mi piace molto, la sua ricerca fotografica ne ha tratto benefici.
Pietro è cresciuto molto nei suoi recenti scatti e non si limita più come una volta ad immortalare persone che semplicemente camminano pur con tecnica perfetta e magari anche con perfetta regola dei terzi e altri paletti che in fotografia spesso limitano il saper guardare con “occhi diversi”. Pietro è cresciuto fotograficamente e ne è consapevole.
L’autore di questa bella mostra fotografica “Cinquanta meno uno – 1965 – 2014” ora si sofferma su una atmosfera dentro un attimo di vita e sa raccontarla a noi osservatori attenti. L’elemento umano è sempre il centro delle sue attenzioni ma come in una scena teatrale è spesso perfettamente ambientato in quinte sapientemente descritte e che danno vita a quell’attimo.
Il palco dove attinge sono le strade, le piazze e gli scorci delle nostre splendide città, da Nord a Sud, un palco preferito da Pietro che ama i suoi personaggi e li ritrae con rispetto e bravura stilistica. In alcuni scatti, ad esempio, la stupenda immagine scattata in un vicolo di Regalbuto, con una signora e un gatto (forse il suo…ma non importa) che la segue oppure i due signori seduti in un bar di Pavia ti danno la sensazione di essere trasportato in un atmosfera ormai perduta, sino ai tempi del neo realismo.
Concludo questa presentazione augurando a Pietro di consumare sempre più scarpe e che il suo palco sia sempre più affollato da attori da riprendere sempre con più maestria. A noi spettatori non resta che aspettare i suoi futuri scatti, una nuova quinta teatrale con una moltitudine di personaggi avvolti nel loro essere fotografati da Pietro Albertelli a cui noi spettatori dedicheremo i meritati applausi. Graziano Perotti.
Chiediamo anche a Franco Santangelo saggista e critico un suo pensiero su Pietro Albertelli e la mostra:
Carpe Diem, tradotto in cogli l’attimo, si addice perfettamente a Pietro Albertelli che lo insegue e lo coglie con un “clic” per immortalarlo, a volte neanche il soggetto, quando l’attimo fuggente è stato riprodotto, nel rivederlo si accorge di come sfuggono alla nostra attenzione le nostre immagini attraverso il nostro comportamento. Dicevano i latini “Mentre parliamo il tempo sarà già fuggito,come se ci odiasse”, Lui, Pietro Albertelli, non insegue il tempo, che porta via ogni cosa, ma l’immagine, che vuole conservare anche se il tempo scorre. La mostra quindi è da vedere per scoprire cosa c’è dietro l’angolo.(tratto da Regalbuto da Vivere)