AGI . Emanuele Macaluso in uno degli ultimi discorsi , prima di passare a migliore vita giusto oggi , continuava ad affermare che la "questione sociale" è alla base del fare politica della sinistra e lamentava il fatto che la sinistra di oggi fosse diventata piuttosto sbiadita. Il 21 Gennaio 1921 al Congresso di Livorno del Partito socialista, infatti, la minoranza di sinistra rompe con il resto del movimento e fonda il Partito comunista d'Italia. L'Avanti!' saluta la scissione con un titolo al vetriolo: "L'inesorabile volontà di Mosca si è compiuta". Personalmente ( data la mia età) ho indelebili ricordi degli uomini e donne che a Regalbuto facevano parte del PCI. La bandiera rossa con falce e martello sempre esposta davanti alla sezione , la festa dell'Unità , ma ciò che ricordo ancora erano i discorsi appassionati che quegli uomini contrapponevano alla Democrazia Cristiana e agli altri partiti. Qui voglio ripercorrere le tappe salienti di un partito o meglio di una sinistra che anche secondo me ha smarrito quella questione sociale a difesa dei lavoratori e dei più deboli che ha lasciato spazio invece a un liberismo economico a tutto vantaggio delle lobbie. 

 La storia del Pci è durata 70 anni, ha attraversato diverse stagioni in cui il partito ha avuto varie evoluzioni. La data dello scioglimento è il 3 febbraio 1991, quando la maggioranza decide di chiudere la storia del più grande Partito comunista dell'Europa occidentale e di fondare il Partito democratico della sinistra. Per l'ultimo segretario del Pci Achille Occhetto, e per il suo omologo nella Federazione giovanile comunista Gianni Cuperlo, il Partito comunista ha svolto un ruolo "fondamentale" per lo sviluppo della democrazia italiana. Al contrario, secondo l'ex ministro socialista,
 
Rino Formica, quella della nascita del Pci è una data da "dimenticare". 

 

Dalla scissione di Livorno alla Bolognina

Il Pci del 1921 era sicuramente diverso da quello del secondo dopoguerra e poi da quello della 'svolta della Bolognina'. L'ultimo segretario del Partito comunista italiano, Achille Occhetto, sottolinea che "a Livorno era nato un partito leninista, strettamente legato all'idea fondamentale di difendere la Rivoluzione russa". Ma oggi "il Pci di cui parliamo tutti, è profondamento diverso, perché è quello rifondato dopo il 1945". Un partito che, nel frattempo, spiega Occhetto, aveva modificato la sua "concezione dello Stato", aveva un "differente il rapporto con la democrazia rappresentativa" e "concepiva la Costituzione non solo come legge da rispettare, ma come l'orizzonte nel quale collocare la via italiana al socialismo". 

Poi, aggiunge Gianni Cuperlo, con Berlinguer il partito si aprì "alla stagione dei movimenti, al pacifismo, ai germi della cultura ambientalista che si sarebbe sviluppata negli anni successi,      

all'attenzione per i diritti della persona". E tenne la 'barra' della democrazia dritta "con il contrasto alla deriva eversiva, che si manifestò anche a sinistra in quegli anni". 

Una lettura che, tuttavia, non convince Rino Formica. "Si tratta - chiede l'ex ministro del Psi - di una data da dimenticare o da celebrare? Io non sono un celebrante, ritengo che ebbe ragione Saragat quando fu chiamato ad esprimere un giudizio su fascismo e comunismo e disse: 'il fascismo è la vergogna del capitalismo, il comunismo la tragedia del socialismo'". Formica, poi, invita ad approfondire "cosa fu il Pci tra il 1926 e il 1944, quando di fatto era la sezione italiana del Pcus. Il Togliatti che torna in italia nel 1944, era certamente il Togliatti della scissione del '21, del Comintern, però è anche il Togliatti dell'Hotel Lux di Mosca", uno dei luoghi simbolo delle 'purghe' staliniane. Dunque si faccia "uno sforzo per farci capire cosa fu il Pci tra il 1926 e il 1945, perché è la parte che poi spiega il dopo '45: fu una vera adesione alla democrazia o fu semplicemente una accettazione delle condizioni che si erano create, in accordo col Pcus?".   

Gli errori, a cominciare dall'Ungheria

Sia Occhetto che Cuperlo individuano, comunque, alcuni errori commessi dal partito. Per l'ex segretario del Pci la mancata condanna dell'invasione sovietica dell'Ungheria nel 1956 è il principale: "Siamo stati diversi ma non innocenti, perché abbiamo condiviso molte scelleratezze del blocco sovietico", sottolinea l'ex segretario del Pci. "Allora - continua - ero segretario di un circolo universitario, avevo 20 anni, e scrissi il primo documento della mia vita con titolo 'Il furore alberga nel cuore dei giovani comunisti'".

Oltre a quell'evento, Cuperlo aggiunge: "Il limite fu l'errore di non avere ben compreso la svolta che stava investendo l'Occidente: le vittorie della destra con Thatcher e Reagan, aprivano la stagione del neo-liberismo e archiviavano quella dell'economia keynesiana. Ci fu un ritardo e un limite nella comprensione di questi processi e forse questo ebbe a che fare con il declino politico del partito". 

Le opinioni di Formica da un lato e di Occhetto e Cuperlo dall'altro, divergono anche sul rapporto che il Pci ha avuto fino alla fine con il Partito comunista sovietico. "La critica vera al comunismo internazionale dell'Urss - attacca l'ex ministro - gli eredi del Partito comunista l'hanno fatta solo quando è caduto il comunismo internazionale. Non c'è stato un distacco prima del comunismo italiano, non è diventato revisionista, se non quando il Pcus scompare". Ma Cuperlo, che si è iscritto al Pci nel 1976, sottolinea che, almeno la sua generazione "non ha mai messo in dubbio l'appartenenza all'Occidente, non ha mai subito il fascino delle società comuniste dell'est". Dunque "la scelta di campo era netta per noi". 

FONTE : DC Sicilia . C’è spazio per la Democrazia Cristiana. Oggi più di ieri. L’ha capito Totò Cuffaro, che dopo aver chiuso con la politica – con le dimissioni da senatore, poco meno di dieci anni fa, in seguito alla condanna per favoreggiamento – torna in campo. In prima linea, fra l’altro. Ma ci tiene subito a mettere in chiaro una cosa: “Io non sono candidato, né candidabile. Mi hanno interdetto dai pubblici uffici. Questo è il mio lascito alle nuove generazioni”.

Dietro un “mi piace” su Facebook, però, si cela un incarico ufficiale: “Sono stato nominato commissario regionale di “questa” Democrazia Cristiana. Di cui fanno parte Luigi D’Agrò, Renato Grassi, Alberto Alessi. Quella dell’ultimo congresso. A cui una sentenza della Corte di Cassazione civile ha assegnato lo scudocrociato. E una sentenza non si discute. Gli altri partiti che vorrebbero appropriarsi dello scudo, piuttosto, discutono della validità di quel congresso. Ma è stato fatto vent’anni fa, quindi…”. Quindi è blindato, al sicuro. Cuffaro getta le fondamenta di questa avventura. “Sa che dopo l’approdo sui social mi hanno contattato migliaia di persone, compresi assessori e consiglieri comunali, per dirmi che vogliono farne parte?”.

Presidente, l’avevamo lasciata alla scuola di formazione. Perché questa (ritrovata) vena di competere?

“Ho messo in piedi una riflessione, che è subito diventata un ragionamento: cioè che in Sicilia c’è ancora un grande spazio che i moderati possono occupare. Ad Agrigento i tre candidati a sindaco più importanti erano moderati. Nella più grande città al voto, Marsala, ha vinto un moderato (Massimo Grillo). In questo momento la Dc è una grande emozione: noi vogliamo trasformarla in una realtà elettorale. E poi, mi lasci dire una cosa…”.

Prego.

“La Democrazia Cristiana sta soffrendo di una grande anomalia. L’idea sturziana vince dappertutto, mentre la Dc, che era l’incarnazione partitica dell’idea di Sturzo, è finita. E dopo aver dedicato 40 anni a difendere i valori sturziani, non posso lasciare che lo facciano altri”.

Al di là del voto delle Amministrative, c’è davvero un bisogno di Dc da colmare?

“Da parte di molte persone, nell’ultimo periodo, c’è ritrosia ad andare incontro ai populismi, dell’uno e dell’altro schieramento; inoltre, la gente è sfiduciata, perché non si sente più rappresentata dai partiti, e comunque non è più coinvolta nei processi della politica. Pensi che non può nemmeno scegliere i propri rappresentanti, che vengono indicati dall’alto. Questo malessere porta a una disaffezione: il risultato è che nessuno va più a votare”.

Vorreste colmare il desiderio, sopito, di tornare alle urne?

“Noi pensiamo a un’idea di partito antico, come è stata la Democrazia Cristiana, che abbia la forza e la capacità di parlare alle persone, di riaprire le sezioni, di celebrare i congressi e metterci la faccia. Che parli di valori. Io, a differenza del mio amico Micciché, penso che questo spazio ci sia, che la balena bianca non è morta. Che la politica non sia soltanto business, ma ideali”.

Quindi, a chi vi rivolgete?

“Innanzi tutto, ai 250 allievi della mia scuola di formazione. La Dc è uno strumento con cui potranno misurare il loro impegno politico. In questo momento siamo un po’ fermi a causa del Covid. Ma finita questa fase li ripoteremo in classe, insieme, perché la cosa più importante è socializzare, confrontarsi e, un domani, ritrovarsi all’interno delle amministrazioni. Il tempo c’è, e loro sono giovani. Dovranno fare l’esatto opposto di quello che ho fatto io 40 anni fa”.

Cioè?

“Noi abbiamo costruito un grande partito perché eravamo in mezzo alla gente e ci occupavamo dei bisogni della gente. Forse anche troppo… I ragazzi di oggi sono diversi e più liberi. Guardano a un partito fatto di valori, e non gliene frega nulla di avere un posto tramite raccomandazione. Preferiscono partecipare a un concorso e vincerlo. La Dc deve misurarsi con queste persone, non può più essere un partito di “scambio” come in passato. Anche se il voto di scambio, da parte nostra, era praticato in maniera artigianale. Oggi, invece, è tutto più industriale: guardi cosa è accaduto col reddito di cittadinanza. Legale, per l’amor di dio, ma pur sempre uno scambio. Nel nuovo partito vogliamo che si affermino quelli bravi, colti e meritevoli”.

Si ritiene la persona giusta a determinare questo cambiamento?

“Qualcuno dice che non lo sono, e magari avrà pure ragione. Ma non ho interessi e non sono l’utilizzatore finale: lo faccio per spirito di rivincita politica. Far rivivere la Democrazia Cristiana è la cosa più bella che posso immaginare”.

Come va la campagna sui social?

“In ventiquattr’ore abbiamo ottenuto tremila like. Vogliamo arrivare a 30 mila, poi cominceremo a strutturare il partito. Raccoglieremo le adesioni, faremo i segretari di sezione, i segretari provinciali, insomma tutto quello di cui un partito deve munirsi, ma che negli altri partiti – ad eccezione del Pd – non esiste. Nei partiti di adesso c’è il leader e nient’altro. Noi vogliamo che non ci sia un leader, ma che ci sia tutt’altro. Quando il Covid ci darà tregua, organizzeremo una manifestazione in cui i grandi della Dc ci ringrazieranno, e ringrazieranno i nostri ragazzi, per avere avuto il coraggio di riprendere il filo di una grande storia. La Democrazia Cristiana non può morire mentre vince la sua idea”.

Tra i big della politica siciliana, ha già scelto i suoi compagni d’avventura?

“Ci sono tante persone che non possono non stare all’interno di questa idea, nel senso che condividono con noi uno spazio moderato. Immagino che un pezzo di questo centro sia Idea Sicilia di Roberto Lagalla, o il Cantiere Popolare di Saverio Romano. Credo debba esserlo Italia Viva. E al di là delle cose che ha detto il coordinatore regionale Terrana, anche l’Udc dovrebbe farne parte”.

Terrana ha detto che lei e Romano non siete adeguati a rilanciare un partito.

“La nuova Dc non nasce con l’idea che “ora ci siamo noi e voi non siete nessuno”. Guai a escludere. E’ esattamente l’opposto: noi vogliamo includere, mettere insieme. Qualunque cosa abbia pensato Terrana, quel pensiero non mi appartiene. E comunque l’ho già rassicurato, dicendogli in un tweet che io sono il vecchio e lui il nuovo. Almeno sta tranquillo. Lo ripeto: non sto lavorando per me”.

L’Udc teme che questa operazione sia il trampolino di lancio per Saverio Romano alla presidenza della Regione o a sindaco di Palermo.

“Nessuno sta pensando di candidare nessuno, anche se Saverio può aspiravi legittimamente. Noi vogliamo contribuire a ricreare un’area moderata, e all’interno si deciderà chi è il migliore. Senza quest’area, i populisti di destra e di sinistra avranno vita facile. Ma intanto troviamo il modo di fare una cosa insieme. La mia Dc è anche una provocazione in questo senso. Tutto deve diventare centro”.

Presidente, un’ultima domanda da osservatore. Secondo lei il governo regionale come sta gestendo l’emergenza Covid?

“All’inizio, bene. Ma questa è una fase difficile e i contagi aumenteranno. Bisogna spingere con i mezzi e le risorse umane a disposizione. Accelerare sui tamponi: c’è gente che aspetta due settimane una prenotazione, così non ha senso. L’unica cosa che non serve è la polemica. E l’unico consiglio che posso dare è quello di avere più coraggio: per affrontare questioni delicate, non basta un disegno di legge”.

 

Dopo quasi due anni di assenza Gaetano Amoruso torna in libreria con un romanzo liberamente

tratto da una storia vera dal titolo “Ribelli” edito per il tipi della GAEditori. In questa vicenda lo
scrittore di Agira narra delle gesta di una piccola associazione locale impegnata nello sgombero di
una statua della Madonna da una chiesa parzialmente crollata in una nuova ubicazione. I
componenti del piccolo gruppo imboccano un sentiero poco tracciato ritrovandosi in un luogo che
può diventare straordinario e pieno di sorprese, la vita.
Lungi da fare spoiler di qualsiasi tipo, lo abbiamo raggiunto telefonicamente per rispondere alle
nostre domande.
Gaetano, come riesci nel tuo doppio impegno di editore e scrittore? Dove trovi il tempo?


È la passione il fulcro di tutto. GAEditori mi impegna tantissimo ma se l’ispirazione fa capolino mi
fermo e torno a prendere carta e penna per mettere giù i miei pensieri.

Perché “Ribelli”?


Lo spunto parte da una vicenda realmente accaduta in Sicilia. Siamo alla fine degli anni ’90, la
mafia è incattivita dalla reazione dello Stato dopo gli attentati a Falcone e Borsellino e un gruppetto
sparuto di studenti universitari amanti dell’arte si pongono l’obiettivo di tutelare una statua
marmorea della Madonna della Visitazione, opera del Gagini, incontrando una miriade di difficoltà,
anche di tipo intimidatorio… ma questo può bastare…

Si, certo hai ragione…la pubblicazione di Ribelli è legata ad un evento?

Il romanzo vuole festeggiare i cinque anni della casa editrice fondata il 31 gennaio 2016. Nessuno
di noi (GAEditori è frutto anche dell’iniziativa di un altro scrittore, Antonello La Piana ndr) poteva
mai immaginare quello che sarebbe accaduto. Tante, tantissime gratificazioni hanno coronato questi
straordinari cinque anni e chissà cosa ci aspetta…
Così, di concerto con Antonello, abbiamo deciso di pubblicare questo romanzo per ricordare questo
periodo e la perseveranza che abbiamo avuto nel concretizzare le tante iniziative che si sono
presentate nel corso del tempo, più o meno come gli studenti di cui si scrive nel libro.
Alcune case editrici più grandi e meglio attrezzate hanno avuto qualche difficoltà nel corso
dell’anno appena passato. Come ha reagito GAEditori alle restrizioni provocate come
contromisure al Covid?
Stringendo i denti e ponendosi come unico obiettivo quello di continuare a far volare la farfalla (il
logo della casa editrice è una farfalla bicolore giallo e fucsia ndr). In silenzio e con abnegazione
abbiamo lavorato tantissimo. Il 2020 è stato per noi un trampolino di lancio verso mete più
ambiziose.

Cosa puoi dire ai lettori che vorrebbero leggere il tuo romanzo per incentivarli nell’acquisto?

Questa è la fiaba che divori quando sei innamorato, la storia che tieni accanto se ti senti perduto.
Al prossimo libro allora…
Vorrei tanto scriverlo con Eveljn Emmanuello che si è rivelata una partner eccezionale con il saggio
“La delusione di Dio”. Abbiamo già un progetto comune ma il tempo per ora ha la meglio…Ci
vuole pazienza, mi ripeto spesso, pazienza e tanto, tanto amore verso la scrittura.
L’uscita del libro è prevista per il 19 gennaio 2021.

E' lecito pensare , numeri alla mano, che la 74^ edizione del carnevale di Regalbuto non si potrà svolgere per via del Covid 19 ciò  costringerà soprattutto gli amanti di questo evento a non poter partecipare alla festa forse più attesa dell'anno. L'idea che vogliamo proporre  è  quella di far rivivere attraverso i filmati e le foto , aneddoti , storie e racconti  delle edizioni passate del nostro carnevale pubblicate sui social e in particolare sulla pagina facebook Carnevale di Regalbuto e Visit Regalbuto . Un modo per dichiarare aperta ufficialmente l'edizione 2021 da casa nostra. Non sarà il miglior modo per festeggiare un evento , tanto antico quanto bello che fa parte della nostra tradizione popolare ,  ma almeno non si spegneranno le luci di una festa che ogni anno richiama un gran numero di persone. 

Insieme al turismo e alla ristorazione, la cultura è uno dei settori più colpiti dall’emergenza pandemica in corso. A settembre l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (Ocse) ha stimato nel comparto una   percentuale a rischio dei posti di lavoro  che varia dallo 0,8% al 5,5%, a seconda dell’analisi nelle regioni più culturalmente vivaci all’interno dei paesi membri . Sebbene le più grandi piattaforme di contenuti online abbiano tratto vantaggio dal lockdown, il brusco calo delle entrate nell’ambito della cultura e dello spettacolo dal vivo sta portando a una riduzione del numero di imprese e di salari, con ripercussioni su tutta la catena del valore.

In Italia ci sono 291mila imprese legate alla cultura, che impiegano circa 1,5 milioni di occupati

Secondo Cassa deposito e  Prestiti , cultura e creatività hanno un effetto moltiplicatore molto significativo: per ogni euro di valore aggiunto prodotto, infatti, si attivano 1,8 euro nel resto dell’economia. Basti pensare che solo le attività legate alle performing  arts (cinema, teatro, concerti, mostre ed esposizioni) hanno registrato nel 2018 un volume di affari pari a circa 4 miliardi di euro, con un numero di presenze superiore a 60 milioni di persone in un anno. Se poi prendiamo ad esempio la musica, particolarmente legata allo spettacolo dal vivo, Cassa depositi e prestiti stima una perdita di ricavi di circa 350 milioni di euro a fine estate 2020. A questi bisogna aggiungere circa 200 milioni di euro di mancati introiti legati alle royalties, oltre a un calo superiore al 70% delle vendite di CD e vinili. Il settore culturale vive da sempre di piccoli e grandi finanziamenti derivanti dalle istituzioni a tutti i livelli territoriali, dal ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo alle regioni fino ai comuni. Nei bilanci comunali le amministrazioni includono le spese per la cultura nella voce “Interventi culturali e interventi diversi nel settore culturale“. Qui sono compresi gli importi necessari al funzionamento e al sostegno delle strutture (biblioteche, musei, teatri, sale, etc.) e alle manifestazioni culturali (concerti, produzioni teatrali e cinematografiche, mostre, etc.), le sovvenzioni, i prestiti o i sussidi a sostegno di organizzazioni e operatori, oltre che di giardini e musei zoologici e di istituti di culto, se non sono di interesse storico. In questo caso, infatti, le spese finiscono nella voce “valorizzazione di beni di interesse storico”, come peraltro tutto l’ambito relativo alle ristrutturazioni e manutenzioni di beni storico-artistici come monumenti, edifici di pregio o scavi archeologici.

In “Interventi culturali e interventi diversi nel settore culturale” sono comprese inoltre le spese per la promozione e lo sviluppo delle biblioteche comunali, per la valorizzazione degli spazi museali e spese per la realizzazione di programmi strategici in ambito culturale, finanziati anche in concorso con le risorse comunitarie. La voce include, infine, le spese per la tutela delle minoranze linguistiche, se non attribuibili a specifici settori d’intervento.

Le voci “Interventi culturali e interventi diversi nel settore culturale” e “valorizzazione di beni di interesse storico”, insieme a “Politica regionale unitaria per la tutela dei beni e delle attività culturali” (che però riguarda solo le regioni) fanno parte della “missione 5” (“tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali”), nell’ambito della classificazione delle spese degli enti pubblici. Ma quando spende il COMUNE DI REGALBUTO nel settore della Cultura ? Per capirlo meglio  e soprattutto leggerlo , OPENBILANCI ha pubblicato i bilanci dei Comuni relativi al 2019 , tra questi  anche quello relativo al Comune di Regalbuto. 

fonte Openpolis  CLICCA QUI PER IL BILANCIO 2019 DI REGALBUTO 

 

"Gli studenti hanno bisogno di sfogare la loro socialità. Tanto vale che lo facciano all'interno della loro classe". La ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina in un intervento a "Tutti in classe" su Rai Radio 1 ammette di essere "molto preoccupata. A marzo scorso - ricorda - sono stata io a volere la didattica a distanza che però è uno strumento che va bene per qualche settimana o per qualche mese. È evidente che non può più funzionare. I ragazzi sono arrabbiati e disorientati ed io sono preoccupata come ministro per il deflagrare della dispersione scolastica".  Sulla maturità il ministro ha così risposto: "Il ministro sta lavorando, Abbiamo chiesto agli studenti, come l'anno scorso, di farci delle proposte perché è giusto che siano coinvolti: l'anno scorso ci hanno presentato proposte ragionevoli e di buon senso". La ministra Azzolina assicura che "una decisione la prenderemo a breve: i ragazzi vivono una situazione di incertezza assoluta ci sono date che slittano come in una tela di Penelope, hanno bisogno di avere certezze e a breve le avranno". "Sappiamo tutti che il rischio 'zero' non esiste, a scuola come in nessun altro ambito. Ma all'interno delle scuole il rischio è molto basso, ci sono tanti studi italiani ed europei che ce lo confermano", ha ribadito la ministra dell'Istruzione.

8/1/2021  La Regione siciliana ha pubblicato la graduatoria dei 96 Comuni che hanno ottenuto un finanziamento per la realizzazione di parchi gioco inclusivi. Già approvato un emendamento che consentirà di premiare altri 40 progetti. È stata approvata dalla Regione Sicilia e pubblicata sul sito dell’assessorato alla Famiglia la graduatoria per la creazione o l’adeguamento di parchi gioco inclusivi. Delle 320 istanze pervenute, 96 sono state ammesse a contributo, per un importo di 3,8 milioni di euro, su lavori che avranno un costo complessivo di oltre 5 milioni e mezzo. Inoltre, 74 progetti sono stati ammessi ma non finanziati per esaurimento delle risorse, 122 hanno ottenuto in istruttoria un punteggio inferiore al minimo richiesto, mentre 28 sono stati giudicati non ammissibili.

In seguito, la Commissione Bilancio ha dato il via libera a un emendamento che aumenta di un milione la dotazione finanziaria, che potrà consentire di ampliare la graduatoria ad almeno altri 40 Comuni.

Qui di seguito l’elenco degli interventi finanziati, con l’indicazione dell’importo dei lavori previsti, raggruppati per provincia.

Passa in fascia arancione la Sicilia. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia firmerà in serata una nuova ordinanza che andrà in vigore a partire da domenica 10 gennaio. Oltre alla Sicilia, passano in area arancione le Regioni Calabria, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.

Da lunedì 11 gennaio l'Asp ha Enna ha comunicato sul proprio sito che partirà la campagna di vaccinazioni per gli ultraottantenni. Delle quattro categorie che il Ministero della Salute ha identificato come da vaccinare in via prioritaria nella fase iniziale, con circa 1.500 vaccini già inoculati, sono già state quasi completate quella degli operatori sanitari e sociosanitari e delle RSA ed è già stata avviata quella delle case di riposo secondo criteri di maggiore numero di ospiti.

Parte, invece, lunedì, la vaccinazione per gli oltre 13.000 ultraottantenni, nati dal 1940 indietro,  della nostra Provincia che potranno prenotarsi già da subito per uno dei due punti di vaccinazione, l’Umberto I di Enna ed il Basilotta di Nicosia, tramite CUP.

L’Azienda Sanitaria Provinciale, tenuto conto che in relazione alla campagna vaccinale degli ultraottantenni che partirà, come comunicato, a far data da lunedì 11 gennaio p.v. ha già ricevuto oltre un centinaio di richieste, ritiene opportuno attivare un canale unico preferenziale per l’accesso alla prenotazione da parte dell’Utenza della fascia di età interessata (80 anni e oltre).

Pertanto, è stata prevista l’apertura straordinaria del Call Center nella giornata di sabato 09/01/2021 dalle 8.15 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 17.00 che potrà essere contattato telefonando da telefono fisso al numero verde 800.679977 o da telefono cellulare al numero 0935.520810.

Negli successivi giorni la prenotazione potrà avvenire solo tramite Call Canter dal lunedì al venerdì dalle 8,15 alle 17,00, sempre ai numeri sopra indicati.

Fino a quando non saranno aumentate le dosi di vaccino messe a disposizione dal Ministero e dalla Regione, saranno vaccinati ognuno dei giorni da lunedì a sabato, 132 ottantenni all’Umberto I e 48 al Basilotta di Nicosia.

 

C'era da aspettarselo e del resto non poteva essere diversamente. A Catania è stata annullata la festa di Sant'Agata e vorremmo immaginare quanto sia stato difficile prendere una tale decisione. Annullata la Festa di Sant'Agata a causa dell'emergenza Covid
I membri promotori del Comitato per la Festa di Sant'Agata, vista l'emergenza sanitaria causata dalla pandemia e alla luce delle attuali disposizioni delle competenti autorità e di quelle che a breve si prevedono, comunicano che la Festa della Santa Patrona quest'anno non potrà svolgersi con le modalità consuete. Saranno assicurati esclusivamente alcuni momenti religiosi, il cui calendario verrà comunicato successivamente.