Storie. Il Circo Massimo a Roma.
Ragusa è la provincia Siciliana con più alunni stranieri.
Nel territorio di Enna il 2 % degli alunni sono di nazionalità straniera. A Catania il dato sale al 2,8%. In provincia di Messina si arriva al 4,4%.La percentuale più alta registrata in Sicilia è quella di Ragusa con il 10,8% di alunni stranieri nelle scuole. A Trapani è al 4,1% . A Agrigento si arriva al 3,2% .Siracusa al 3,4%.Palermo 2,8%. I dati sono riferiti all’anno scolastico 2019/20 e sono aggiornati al 31 dicembre 2020.In base ai dati Miur, quella degli studenti stranieri nati in Sicilia e più in generale in Italia è l'unica componente in crescita nella popolazione scolastica italiana. La quota di nati in Italia rispetto al totale degli alunni stranieri è infatti aumentata in maniera considerevole nella scuola secondaria di II grado (+18 punti percentuali tra 2018 e 2019) e di I grado (+12,8 punti). Ma la crescita è stata inferiore per la scuola primaria (+3 punti) e nel caso della scuola dell'infanzia si è addirittura registrato un calo (-3,3 punti percentuali). La nota dolente purtroppo arriva dai dati riferiti all'integrazione . Nonostante l’elevato numero di alunni stranieri iscritti presso le scuole italiane, ancora esistono divari rispetto ai compagni di nazionalità italiana, soprattutto rispetto al percorso scolastico intrapreso.
Musumeci. Niente Dad in zona arancione.
(ANSA) - PALERMO, 18 GEN - L'ordinanza del presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, sui collegamenti marittimi in Sicilia, abroga, da domani, anche l'articolo 2 dell'ordinanza del 7 gennaio scorso che concedeva ai sindaci di comuni in zona arancione la possibilità di chiudere le scuole con didattica in presenza e attivare la Dad. Diversi sindaci anche di città capoluogo avevano chiuso le scuole provocando ricorsi e decisioni del Tar che aveva ordinato la riapertura degli istituto. La norma nazionale concede deroghe per la presenza a scuola solo ai comuni in zona rossa. L'art. 2 della precedente ordinanza di Musumeci diceva che nei territori dichiarati zona rossa o arancione e in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta al rischio estremamente elevato di diffusione del covid 19, previo parere dell'Asp, il sindaco può adottare provvedimenti di sospensione totale o parziale delle attività didattiche con conseguente adozione della Dad.
Il lavoro sportivo dilettantistico.
Dopo la decisione della CTR Trentino Alto Adige che avevamo commentato il mese scorso (“La giurisprudenza e la riforma del lavoro sportivo” in Euroconference News del 6 dicembre scorso), la Suprema Corte di Cassazione ha continuato il suo lavoro di nomofilachia con una serie di sentenze, tutte emesse durante le recenti vacanze natalizie, sul lavoro sportivo dilettantistico (sentenze nn. 41397/2021; 41467/2021; 41418/2021; 41419/2021; 41420/2021; 41468/2021; 41570/2021; 41729/2021; 175/2022; 177/2022; 952/2022; 953/2022; 954/2022).
Tredici decisioni, tutte della sezione lavoro, univoche e conformi nel ritenere che, in presenza di una attività sportiva dilettantistica svolta a titolo oneroso, con continuità, in maniera professionale, i compensi sportivi dilettantistici di cui all’articolo 67, comma 1, lett. m), Tuir non possano essere riconosciuti (“… non consente di includere all’interno dell’area dei redditi diversi le somme percepite da coloro i quali svolgono professionalmente le attività cui le somme si riferiscono..).
Queste decisioni si pongono in netta controtendenza rispetto ad un’ampia giurisprudenza di merito.
Secondo la Corte d’appello Firenze, sentenza n. 683/2014: “… la finalità perseguita dal legislatore è quella di realizzare un regime di favore a vantaggio delle associazioni sportive dilettantistiche esentando dal pagamento dell’imposta (e della contribuzione) quanto queste corrispondano in forme di rimborsi forfettari o di compensi non solo agli atleti ma anche a tutti coloro che collaborino con mansioni tecniche o anche gestionali, al funzionamento della struttura riconosciuta dal Coni. Vi sottende, ovviamente, la necessità di incentivare questo tipo di attività e di alleggerirne i costi di gestione, sul presupposto della oggettiva valenza della funzione, anche educativa che consegue all’esercizio di attività sportive non professionistiche“.
Il Tribunale Ancona, con sentenza n. 3642/2011 ha statuito quanto segue: “deve, pertanto, ritenersi che il legislatore abbia previsto l’esonero da tassazione e contribuzione in favore dell’intera attività sportiva dilettantistica, in tutte le sue manifestazioni, anche laddove non strettamente collegate ad un evento agonistico, così come reso evidente dall’inclusione in tale esonero anche delle attività di carattere amministrativo-gestionale”.
Sul punto si veda anche la sentenza della Corte d’Appello Milano, Sez. Lav., n. 1172/2014 secondo la quale il mancato riferimento alla non professionalità per le prestazioni sportive dilettantistiche contenuto nell’articolo 67, comma 1, lett. m), Tuir sarebbe significativo della voluntas legis di non attribuire alcuna rilevanza a detto requisito: ci sarebbe “una sorta di presunzione del carattere non professionale delle prestazioni in esame”.
Ma l’orientamento di legittimità in esame appare anche in controtendenza rispetto ad una precedente pronuncia della Suprema Corte: “.…invero, in un’ottica premiale della funzione sociale connessa all’attività sportiva dilettantistica, quale fattore di crescita sul piano relazionale e culturale, il legislatore ha inteso definitivamente chiarire che anche i compensi per le attività di formazione, istruzione ed assistenza ad attività sportiva dilettantistica beneficiano dell’esenzione fiscale e contributiva, senza voler limitare, come in precedenza in alcuni ambiti sostenuto, tale favor alle sole prestazioni rese in funzione di una partecipazione a gare e/o a manifestazioni sportive…” (Cassazione Civile, Sez. lavoro, ordinanza n. 24365 del 30.09.2019).
Il Collegio, in tutte le tredici decisioni in commento, che ripetono le medesime motivazioni, ripercorre la storia legislativa in ordine alla tutela assicurativa dello sport fino al quadro normativo attuale.
Dopo aver ricordato la disciplina dello sport professionistico e la scelta verso la subordinazione per presunzione legislativa, la Corte punta a distinguere la prestazione sportiva dilettantistica inquadrata come attività a carattere ludico da quella svolta nell’ambito di una prestazione sinallagmatica a carattere lavorativo.
Viene quindi definitivamente smentita la tesi che inquadrava il lavoro sportivo dilettantistico come norma speciale e fattispecie dotata di terzietà rispetto ai criteri ermeneutici del lavoro autonomo o del lavoro subordinato sulla quale si era posta anche la prassi amministrativa.
In tale direzione si erano posti prima il Ministero del Lavoro con la sua nota del 21 febbraio 2014 prot. n. 4036 (“In questo quadro il Ministero ravvisa pertanto l’opportunità di farsi promotore d’intesa con Inps di iniziative di carattere normativo volte ad una graduale introduzione di forme di tutela previdenziale a favore di soggetti che, nell’ambito delle associazioni e società sportive dilettantistiche riconosciute dal Coni, dalle Federazioni Sportive Nazionali nonché dagli enti di promozione sportiva, svolgono attività sportiva dilettantistica nonché attività amministrativa gestionale non professionale ex articolo 67 primo comma lett. m) ultimo periodo del Tuir”) e, successivamente, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro con propria lettera circolare del 01.12.2016 n. 1/2016 (che testualmente riporta: “… la volontà del legislatore … è stata certamente quella di riservare ai rapporti di collaborazione sportivo – dilettantistici una normativa speciale volta a favorire e ad agevolare la pratica dello sport dilettantistico rimarcando la specificità di tale settore che contempla anche un trattamento differenziato rispetto alla disciplina generale che regola i rapporti di lavoro…”).
Conte. "Servono altri aiuti e immediate misure"
La "bomba" questa volta l'ha lanciata Silvio Berlusconi alla vigilia del "conglave" di Forza Italia e degli incontri in programma con i partner degli altri partiti. La frase è chiara , il messaggio ancora più chiaro e non crediamo ci sia bisogno di ulteriori spiegazioni. Il non voler rispondere alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di ieri sul tema " Quirinale" , Draghi di fatto ha costretto il leader di Forza Italia ad agitare da subito lo spettro delle elezioni anticipate. “FI non si sente vincolata a sostenere alcun governo senza Draghi a Palazzo Chigi, e, nel caso, uscirebbe dalla maggioranza” - ha continuato Berlusconi. Un messaggio agli alleati, ma anche a chi non vuole rischiare di perdere il posto in Parlamento. Indiscrezioni a cui replica duramente il segretario del Pd, Enrico Letta: “Penso che Berlusconi smentirà quelle parole. Se fossero state dette veramente sarebbero molto gravi. La tempistica è sbagliata, profondamente”.
Giorgia Meloni attacca Mario Draghi.
Nella serata di lunedì 10 gennaio, poco dopo la conclusione della conferenza stampa tenuta dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, è intervenuta la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni la quale ha rivolto aspre critiche nei confronti del premier attraverso un post condiviso tramite il suo account Facebook. “Dal Presidente del Consiglio Draghi ci saremmo aspettati un atto riparatorio ben diverso da una conferenza stampa concessa dopo giorni di silenzio: un atto di verità e di onestà intellettuale, con le scuse agli italiani e l’ammissione degli errori commessi finora. I cittadini sono alle prese ogni giorno con tutti i problemi legati ai provvedimenti caotici e contraddittori dell’Esecutivo ma oggi Draghi, Speranza, Bianchi e Locatelli non hanno fatto altro che ripetere che va tutto bene e che la strategia portata avanti finora dall’Esecutivo ha avuto successo – e ha aggiunto –. A questo si aggiunge la grande disinvoltura con la quale si è cambiata versione sui vaccini: prima ci avevano detto che il vaccino serviva a impedire al virus di circolare, oggi invece serve al singolo a limitare il rischio di contrarre il Covid in forma grave, soprattutto per i più anziani. Come sempre sostenuto da Fratelli d’Italia." Infine, Giorgia Meloni si è detta convinta che il Governo stia mettendo in atto una strategia sbagliata, precisando: “Il Governo continua a puntare tutto sulla vaccinazione e sul green pass mentre continua a non dare risposte su tutte le altre misure necessarie per fermare il contagio, dal potenziamento dei mezzi pubblici all’areazione meccanica controllata nelle scuole. Una strategia sbagliata che FdI continuerà a denunciare”.
Dove non arrivano i Sindaci , forse riuscirà Asso-Consum , la quale ha già diffidato Acqua Enna a non emettere nelle prossime bollette la voce "partite pregresse" . A darne notizia è Pippo Bruno il quale ha annunciato che a muoversi è lo stesso presidente nazionale Ettore Salvadori al fine di tutelare i cittadini e invitare Acqua Enna al rispetto delle sentenze della Corte di Cassazione e del Tribunale di Enna che hanno ritenuto illegittime i pagamenti delle partite pregresse, attivando le procedure previste dal Codice del Consumo finalizzate ad ottenere dalla competente Autorità Giudiziaria un mirato provvedimento inibitorio nei confronti della società “Acqua-Enna”. Sarà un muro contro muro a furor di carte bollate che non mancherà di riempire ancora le cronache di una vicenda frutto solamente dalla negligenza e dal silenzio dei Sindaci del territorio che forse hanno perso l'occasione per mettere la parola fine a una vicenda che nel tempo ha finito per alzare il costo dell'acqua potabile a discapito dei propri cittadini.
Le Regioni chiedono stop tamponi per gli asintomatici.
Stop ai tamponi per chi è asintomatico. L’appello è stato fatto dai governatori delle Regioni al governo, dal momento che l’operazione di test, dato l’elevatissimo numero di contagi e di richieste di tamponi di questo periodo, è diventata insostenibile. Gli hub dove poter fare i tamponi sono inavvicinabili e il sistema di tracciamento è andato in tilt. Inoltre per molti presidenti di Regione il costo dei test sta pesando eccessivamente sulle casse e il tracciamento si sta rivelando uno spreco di risorse e personale che potrebbe invece essere utilizzato per incrementare il ritmo delle vaccinazioni giornaliere .Sulla proposta delle Regioni il Governo assicura un confronto in tempi strettissimi con il Cts: spetterà dunque all’organo sanitario prendere una decisione in tal senso ."Ho chiesto ai ministri Gelmini e Speranza di poter smettere di fare tamponi a raffica sulle persone asintomatiche perché oggettivamente questo sistema non regge più in tutta Italia. Tutte le Regioni sono disperate. È impossibile fare un tracciamento quando i casi sono milioni e nel giro di una settimana andrebbe tracciata quasi tutta la popolazione”, ha sottolineato il presidente dell'Abruzzo, Marco Marsilio.A margine della riunione dell'Unità di crisi regionale, il governatore ha spiegato come si stia “cercando di incrementare al massimo possibile la capacità di vaccinazione” e la questione dei tamponi non può che incidere sulla somministrazione delle dosi per l’immunizzazione. “Non si è in grado di sostenere questa mole di casi positivi e di tracciamento e fare contestualmente la campagna vaccinale, gli screening” Dello stesso parere anche Donato Toma, governatore del Molise: "Stiamo facendo tanti tamponi ai negativi asintomatici e questo ci sottrae risorse. Il tampone andrebbe fatto secondo me al primo sintomo sospetto, su questo le Regioni sono compatte. È una raccomandazione che facciamo per non sovraccaricare un sistema già in fibrillazione. Basterebbe rispettare un'auto-sorveglianza precisa e consapevole” Anche dallo Spallanzani di Roma arriva un appello a evitare tamponi moleocolari superflui. "Non facciamo test inutili. Nell'ultima settimana è andata crescendo la richiesta di tamponi per SARS CoV2. E si sta già determinando in alcune situazioni una difficoltà ad ottenere un tampone molecolare in tempi brevi. Ma le alternative ci sono. In moltissimi casi, ad esempio tamponi fatti da persone asintomatiche a basso rischio, basta il risultato di un tampone antigenico".
Fonte Sky tg24
Ritorno a scuola. Cresce il numero dei Presidi che chiedono la Dad di due settimane.
Si ha l'impressione di essersi " incartati" ( come si dice di solito quando una persona non riesce più a capire come risolvere un problema. Perchè , piaccia o no , il problema è quello del rirtorno a scuola alla luce dell'aumento incessante dei contagi. A chiedere la Dad sono i capi d'Istituto i quali sostengono che il ritorno in aula degli studenti sarebbe ingestibile. ”Si tratta di una situazione epocale, mai sperimentata prima- scrivono i dirigenti-, rischiosa e ad oggi già prevedibile. Non è possibile non tenerne conto. Una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa”. A tre giorni dall'inzio delle lezioni sembra che il Governo Nazionale voglia resistere nel mantenere intatte le proprie decisioni e che si sia creato un muro contro muro che ha finito per generare confusione , incertezza , sconcerto con l'effetto sicuramente prevedibile che alla fine saranno i genitori coloro che prenderanno le decisioni secondo coscienza per tutelare i propri figli. Altro tema scottante è quello dei trasporti. Su questo argomento è meglio stendere un velo pietoso perchè nessun Ministro e nessun Governo è riuscito a trovare la soluzione non solo sui controlli ma anche nell'intera organizzazione dei traporti locali. Insomma la Omicron avanza e si diffonde a tal punto che i medici di alcune ASL hanno lanciato l'allarme di eventuale zone nere. " Già adesso - scrivono - siamo al collasso." Temono cioè di trovarsi a decidere chi curare e chi no.