"Contiamoci per continuare a contare" In evidenza

Agosto 05, 2015 801

Sicilia - Contiamoci – per tornare a contare”: questo il titolo della campagna referendaria lanciata dal comitato “Possibile”, sotto forma di otto quesiti rivolti ai cittadini.

La campagna referendaria, dopo il deposito degli otto quesiti presso la Corte di cassazione il 16 luglio, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e la presentazione pubblica al Politicamp di Firenze, con discussione in un tavolo dedicato, è iniziata anche in Sicilia. Stampati 10.000 moduli che in queste ore verranno distribuiti in tutti i territori della Sicilia grazie all’aiuto di tantissimi volontari e del Comitato organizzatore aperto a tutti coloro che vogliono aderire e contribuire alla raccolta delle firme. In Sicilia hanno già aderito tante associazioni tra cui la Rete della Legalità del Mezzogiorno,  artisti, associazioni culturali, docenti universitari, costituzionalisti, studenti, insegnanti, soggetti politici come il PSS (Partito Socialista Siciliano) ed altre associazioni territoriali.

“La campagna è aperta a tutti – dichiara Valentina Spata, responsabile regionale di Possibile - come a tutti è stata aperta la proposta. I referendum, infatti, partono dal basso, con il contributo di tutti. È questa la loro grande forza. Noi abbiamo semplicemente creato una possibilità. Questa è del resto la ragione della nostra esistenza: creare possibilità, alternative, consentire di scegliere”.

“Il percorso di Possibile – dichiara il portavoce del comitato di Regalbuto Manoli Nicola- inizia con un programma chiaro: invertire la rotta, manifestare con i quesiti il nostro dissenso per le scelte scellerate di questo Governo. I Referendum possibili  riguardano quattro principali temi: la legge elettorale, la riconversione ecologica dell’economia (e lo sblocca Italia), i diritti dei lavoratori, la scuola e la libertà di insegnamento. Partiremo da Regalbuto per poi spostarci negli altri comuni della Provicnia ennese”.

La legge elettorale. Soltanto una legge elettorale che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere i propri eletti potrà riportare gli elettori alle urne e garantire che le scelte successivamente compiute in Parlamento siano frutto degli impegni assunti con il programma elettorale. L’Italicum va in tutt’altra direzione: lascia ai partiti la scelta della gran parte degli eletti; determina la formazione di un partitone di governo con tanti partitini di opposizione frammentata (per legge). Per questo riteniamo che l’Italicum vada abrogato, secondo quanto prevede il secondo quesito, in particolare i capilista bloccati (primo quesito).

 

La riconversione ecologica dell’economia. Insieme agli amici di Green Italia pensiamo che sia doveroso  affermare una nuova concezione dell’ambiente e dell’economia, in grado di collegare questi elementi in uno sviluppo sostenibile e virtuoso. Proprio l’opposto di quanto avviene con lo Sblocca-Italia ispirato a un’idea di sviluppo del tutto datata e nociva per il benessere dei cittadini. Ne sono una dimostrazione palese le trivellazioni. Quelle in mare, oggetto del terzo quesito. Ma anche le trivellazioni in generale, che sono state definite strategiche così da poter utilizzare tutta una serie di procedure derogatorie, spesso latrici – come noto – di abusi e corruzione. Ecco, quindi, che il quarto quesito, vuole superare tutto questo. Ma la questione delle deroghe e “semplificazioni” procedurali viene da lontano, dalla particolare attenzione per le grandi opere, che abbiamo visto avere portato ai più grandi episodi di corruzione e malaffare. Per questo riteniamo sia da superare la politica delle grandi opere e delle procedure in deroga. Servono procedure semplici ma uguali per tutti e in grado di consentire gli adeguati controlli (anche questi uguali per tutti). A questo mira la abrogazione della legge obiettivo con il quinto quesito.

La tutela del lavoro. Il lavoro non è, per la nostra Costituzione, un elemento qualunque, ma il fondamento della nostra Repubblica. È la stessa base della cittadinanza e di una reale uguaglianza. Con il jobs act sono state ulteriormente diminuite le garanzie già ridotte dalla riforma Fornero. Per questo con il sesto quesito si intende eliminare la nuova disciplina sul demansionamento, che contrasta con la protezione della dignità e della professionalità del lavoratore e con il settimo restituire la tutela dai licenziamenti compiuti in violazione della legge.

La scuola. La scuola è il primo momento di formazione dei cittadini. È attraverso l’istruzione che si forma un cittadino libero e consapevole. La scuola deve essere pluralista, aperta, basata su una piena libertà di insegnamento. Deve rappresentare una comunità di persone libere e uguali nella differenza delle loro funzioni. La legge di riforma della scuola appena approvata dal parlamento va in tutt’altra direzione: acuisce le disuguaglianze sociali, rompe il concetto di comunità, minaccia la libertà di insegnamento e il pluralismo. Si tratta di un sistema da ripensare interamente ma che risulta avere la sua cifra caratterizzante nella individuazione di un preside-manager che “capeggia” tutta la comunità, a partire dal suo potere di chiamata diretta, rompendo così quei fondamenti ai quali abbiamo fatto riferimento. Per questo l’ottavo quesito riporta il dirigente scolastico al suo ruolo, che non è certo quello di un manager, e mira a riportare un significato di uguaglianza, pluralismo e di comunità.

“Nessuna paternità, ovviamente, se non la proposta di provarci – continua la Spata - e nessuna primogenitura. Sarebbe bello se i ‘progenitori’ fossero diversi e fossero più di un milione di cittadine e cittadini liberi”.

E' una sfida avvincente che riporta i cittadini al centro perché in una democrazia non ci deve essere alcun blocco rispetto alla possibilità dei cittadini di incidere e di rovesciare in qualunque momento l'assetto del potere. Per questo motivo, prima che i provvedimenti del Governo Renzi producono effetti negativi è il momento di intervenire, senza perdere tempo, attraverso l’unico strumento che restituisce sovranità al popolo: il referendum abrogativo.

“Dobbiamo essere capaci di assumerci le nostre responsabilità – continua la Spata - se non lo facciamo adesso, mettendo da parte le nostre appartenenze, c’è il fondato rischio di ritrovarsi a subire passivamente le scelte scellerate di questo Governo a danno dei nostri territori e di tutti i cittadini. Non bastano le manifestazioni e i dissensi è necessario un fronte comune che, attraverso strumenti democratici quali i Referendum, possa fermare concretamente queste azioni di Governo che mettono a rischio la democrazia del nostro Paese”.

L’appello di Possibile in Sicilia, che ha trovato molti sottoscrittori, si estende anche a forze politiche come il M5S, Rifondazione Comunista ed in modo particolare a Sel (con cui il gruppo Civati siciliano ha sempre avuto un feeling importante) che in questi anni hanno portato avanti, anche se in modo diverso, le stesse battaglie. L’appello è rivolto anche al Presidente di Anci Sicilia, Leoluca Orlando - che ha presentato di recente un referendum contro le trivellazioni (sostenuto anche dal M5S) e un ddl contro la povertà assoluta a cui Possibile ha partecipato -  e a tutta la rete dei Sindaci e degli amministratori locali che condividono nel merito questa ambiziosa campagna referendaria.

 “Per dare concretezza a queste proposte – conclude la Spata – facciamo appello anche tutte le forze sociali, ai singoli cittadini siciliani, alle associazioni e ai comitati ambientalisti, a Legambiente e a Greenpace, alle associazioni studentesche, ai docenti e agli studenti singoli, al mondo della cultura e dello spettacolo, ai lavoratori, soprattutto a quelli della Formazione Professionale alcuni dei quali hanno usufruito dell’art. 18 per essere reintegrati nel posto di lavoro, ai sindacati, ai commercianti e anche alle associazioni dei pensionati. Il Comitato organizzatore siciliano è aperto a tutti coloro vogliono condividere questa battaglia di democrazia”.

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