C’è un esercito composto da oltre tre milioni e mezzo di famiglie in Italia che si avvia a diventare il simbolo di questa crisi e della nuova povertà che spesso la accompagna: sono i titolari del pubblico impiego, le prime vittime silenziose di uno stravolgimento epocale che peserà in maniera insopportabile sui loro già asfittici bilanci familiari. Una strage sociale perpetrata da questo governo delle banche e della finanza nella più completa indifferenza, senza che nessuna forza politica abbia sentito il bisogno di intervenire, prendere posizione, difendere il cuore pulsante del nostro sistema Paese.
È infatti in arrivo, come annunciato dal “Sole24Ore”, il decreto di Economia e Funzione pubblica che prolunga al 2013-2014 il congelamento di contratti e stipendi nel pubblico impiego. Un provvedimento che, a regime, dovrebbe bloccare anche l’indennità di vacanza contrattuale e che, unito al primo blocco triennale vissuto nel 2010-2012, costerà in termini di mancati aumenti quasi il 10% dello stipendio. Per un impiegato significa avere fino a 4mila euro in meno all’anno.