Per Enna città, l’abolizione della provincia e la costituzione dei liberi consorzi dei comuni è una brutta notizia che somiglia all’annuncio di un possibile declino, che probabilmente neppure la presenza della libera università Kore riuscirà ad arrestare. E’ auspicabile che ciò non accada, ma realisticamente è difficile pensare che tutto possa restare come prima perché la città Enna, negli 87 anni in cui è stata capoluogo di provincia, ha avuto una debole capacità attrattiva sugli altri 19 comuni della provincia. Nel report finale giugno 2000 su “Servizi e politiche sociali nelle Regioni del Mezzogiorno: sette aree a confronto”, redatto da Italia Lavoro e dal Consorzio Aaster su commissione del dipartimento per gli affari sociali della presidenza del Consiglio dei ministri, leggiamo, a proposito della provincia di Enna, che “all’interno della provincia non si notano processi di concentrazione urbana significativi, essenzialmente a causa della estrema e permanente debolezza attrattiva del capoluogo: tale fenomeno è ampiamente dimostrato dall’articolazione dell’offerta dei servizi che, fatta eccezione alla localizzazione delle attività amministrative connesse allo status di capoluogo di provincia, non si differenzia sensibilmente da quella degli altri centri maggiori”. La domanda provinciale di beni e servizi gravita prevalentemente su Catania.
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