L’inclusione scolastica dei minori con disabilità ai tempi del Covid.

Marzo 23, 2021 853

In Sicilia la percentuale delle scuole i cui insegnanti di sosteno hanno frequentato corsi specifici in materia di tecnologie educative ( dati riferiti all'a.s 2018/2019) è la seguente: l'11% delle scuole non ha nessun insegnante, il 61% solamente alcuni  e solamente il 28,50% delle scuole siciliane vi sono insegnanti che hanno frequentato corsi specifici. Di recente in una trasmissione televisiva il neo ministro della pubblica istruzione Patrizio Bianchi ha anche sottolineato di voler ripartire , dopo il Covid, dai ragazzi più fragili per costruire una scuola che sia più inclusiva. E' senza dubbio un ottima notizia ma dai dati delle scuole siciliane si può notare che solamente il 28,50 degli Istituti possono contare su insegnanti di sostegno che hanno frequentato corsi specifici. Ed è la prossima sfida che il Covid impone perchè per i minori con disabilità la socialità con gli altri compagni e gli adulti è un aspetto essenziale. Il percorso di inclusione che la scuola può realizzare, infatti, è inscindibile dalle relazioni che si sviluppano con i coetanei e dal supporto degli insegnanti. Da questo punto di vista, la didattica a distanza rende molto più difficile attuare un simile processo. La mancanza di spazi fisici di condivisione e la difficoltà di interagire attraverso la didattica a distanza costituisce un ostacolo oggettivo all'inclusione. Anche per questi motivi, la partecipazione dei minori con disabilità alla Dad è purtroppo venuta meno, per quasi uno studente su 4.Ma quanti sono in Italia gli alunni con disabilità ?

Dalla ricerca effettuata da Openpolis , sono quasi 300 mila, ovvero il 3,5% del totale, gli alunni con disabilità in Italia. Parliamo di bambine e bambini, ragazze e ragazzi che – in base ad una diagnosi redatta dalla Asl – hanno la necessità di supporto didattico da parte di un insegnante di sostegno. Proprio come i coetanei, devono essere messi in condizione di poter frequentare la scuola e di partecipare alle attività degli altri studenti. Un diritto che comporta tanti aspetti diversi, anche in base all’età del minore e al tipo di disabilità: dalla presenza di servizi nella scuola, all’assistenza di insegnanti e figure per il sostegno. A maggior ragione nella fase che stiamo vivendo, segnata dall’emergenza Covid e da tutte le difficoltà connesse, tra chiusure delle scuole e didattica a distanza.La quota di bambini e ragazzi con disabilità che frequentano la scuola è cresciuta negli anni, un dato che testimonia anche gli sforzi verso una maggiore inclusione e pone nuove sfide in questa direzione. Tra tutti gli studenti, dall’infanzia alle superiori, la percentuale di chi ha una disabilità è cresciuta dal 2,7% dell’anno scolastico 2014/15 al 3,5% attuale. Gli alunni con disabilità erano meno del 2% nel 1989 (in particolare 1,7% nelle primarie e 1,9% nelle secondarie di primo grado). Trent'anni dopo, nell'anno scolastico 2019/20, hanno superato il 4% del totale.Si tratta in quasi la metà dei casi di una disabilità intellettiva (41,9%, in calo rispetto al 45% del 2013/14). L’incremento degli alunni con sostegno, che ha interessato le scuole primarie e secondarie di primo grado negli ultimi anni, si osserva per ogni tipologia di problema, tuttavia la quota maggiore è imputabile all’aumento di alunni con disturbo dello sviluppo (...) in linea con quanto rilevato dagli studi epidemiologici internazionali. Sintetizzando, nell'anno scolastico più recente a disposizione (a.s. 2019/20), quasi 300mila studenti hanno diritto al sostegno, 13 mila in più rispetto all'anno scolastico precedente.  Il loro diritto all'istruzione si sostanzia in prerogative specifiche, previste dalla legge. Allo stesso tempo, la fase emergenziale ha comportato nuove difficoltà e sfide per l'apprendimento di tutti, e in particolare di questi bambini e ragazzi. Per i minori con disabilità la socialità con gli altri compagni e gli adulti è un aspetto essenziale. Il percorso di inclusione che la scuola può realizzare, infatti, è inscindibile dalle relazioni che si sviluppano con i coetanei e dal supporto degli insegnanti.

Parliamo di oltre 70mila bambini e ragazzi, cui fare didattica a distanza nei mesi del primo lockdown è risultato impossibile. Ma per quali motivi? Generalmente soprattutto per la gravità della propria patologia (27% dei casi). In un caso su 5, sono state citate difficoltà da parte dei familiari di collaborare nell'attivazione della didattica a distanza. In oltre uno su 6 il motivo è un disagio socio-economico della famiglia, che quindi si va a sommare a una situazione di disabilità. E' la sfida che attende la nostra Scuola e per vincerla si rende necessaria la sinergia di progettualità  che parta dalle Università , La Scuola e i Comuni .

 

Ultima modifica il Martedì, 23 Marzo 2021 15:25
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