Una delle priorità trasversali del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) riguarda la riduzione dei divari territoriali che caratterizzano il nostro paese. Non solo tra nord e sud ma anche tra i centri maggiori e le zone periferiche. In questo senso gli investimenti in infrastrutture e mobilità rappresentano un elemento fondamentale. Questi interventi infatti possono rivelarsi decisivi non solo per migliorare la vita dei cittadini ma anche come volano per l’economia e per rilanciare alcune aree depresse. Lo scorso 21 dicembre il ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) ha annunciato la definizione di tutti gli atti finalizzati all’assegnazione del 98% delle risorse del Pnrr di sua competenza. Parliamo di una cifra che si attesta oltre i 60 miliardi. Il 42% circa di queste risorse sono classificate dal ministero come “territorializzate”. Ossia assegnate a regioni, enti locali o altri soggetti attuatori per interventi che ricadono su specifiche aree del paese. Gli investimenti in infrastrutture e mobilità sono considerati evidentemente un settore strategico dal governo. Infatti al ministero preposto è stata affidata la parte più consistente delle risorse europee assegnate al nostro paese. Ma l’amministrazione centrale si occuperà direttamente solo di una porzione degli investimenti in questo ambito. Un ruolo di primo piano infatti sarà svolto anche da altri enti che già operano sui territori. Tali enti sono definiti come “soggetti attuatori”. Si tratta di organismi di varia natura a cui è affidata la gestione di una parte dei fondi e a cui competerà la realizzazione pratica dei progetti previsti dal Pnrr. A livello regionale, il territorio che beneficerà maggiormente degli investimenti del Mims sarà la Sicilia. Qui infatti arriveranno circa 3,5 miliardi di euro. Al secondo posto troviamo la Campania (2,9 miliardi), al terzo la Puglia (2,8). Al quarto posto troviamo la prima regione del centro-nord che è la Lombardia con 2,5 miliardi. Il fatto che ai primi tre posti di questa classifica si trovino 3 grandi regioni del sud non deve stupire. Infatti una delle regole previste dal Pnrr impone una riserva del 40% a favore delle aree meridionali. In base ai dati disponibili possiamo osservare che - in questo caso - tale disposizione è stata rispettata. Al mezzogiorno (isole comprese) infatti è stata assegnata addirittura più della metà delle risorse già territorializzate.
fonte Openpolis