In genere , dopo ogni campagna elettorale il peso delle scorie accumulate iniziano a scrollarsi di dosso dalle spalle dei protagonisti , a soffiare sul fuoco restano coloro che dalla informazione cercano di trovare un argomento che possa generare polemiche. Perchè usiamo il termine " polemiche" ? Chi ha minimamente partecipato a qualche corso di giornalismo sa che la buona notizia nella maggior parte dei casi non incoraggia alla lettura. Di contro la polemica, la lite , un evento dramatico suscita l'attenzione. Ma non è di ciò che vogliamo parlare. Hanno vinto i partiti di centro destra; forse per la prima volta nella storia democratica italiana una donna potrebbe diventare premier, il partito democratico è nella bufera dopo il flop elettorale , i 5 Stelle perdono metà dei consensi ma , per le note vicende delle scorse settimane, nessuno avrebbe scommesso per loro e per il buon successo elettorale. Intanto ognuno dei protagonisti e ogni partito dovrà fare i programmi sulla posizione da tenere nelle aule parlamentari. Nel centro destra , infine, sono già iniziate le consultazioni a tu per tu per definire gli argomenti e gli uomini da presentare a Mattarella in caso di incarico alla Meloni. Su tutte queste vicende e sulle quantità di discredito verso l'indiziata principale , cioè la Meloni, mi ha fatto ricredere sulla bellezza della Politica ( P maiuscola) , la telefonata intercorsa tra Letta e Meloni , forse , così si dice, amici nella vita , ma veri avversari in politica. In un mondo dove la politica spesse volte scade nell'odio , nella biega avversione, nel tentativo morboso di scavare nel personale , dove ad ogni costo cioè si tenta , non con le opinioni , badate bene, ma con il discredito l'avversario , il gesto di quella telefonata appare , almeno per quanti credono nella bellezza dei gesti, uno squarcio di luce. Chi ha assistito allo scontro andato in onda martedì scorso tra La Russa e Fratoianni , che si sono scambiati reciprochi definizioni del tipo " tu sei un fascista , e di rimando tu sei un comunista" francamente chissà quanti hanno cambiato canale. Se ancora oggi le ferite sono aperte , consigliamo dileggere il libro di Paolo Mileli . Mieli ci guida con l’abilità del grande saggista alla ricerca di quelle lesioni del passato che ancora oggi fanno sentire le proprie conseguenze. Lesioni che, scrive ancora l’autore, «se tenute sotto sorveglianza sono parte della “salute” dell’umanità. Di contro se le ferite resteranno perennemente aperte e se in certi momenti rispolveriamo i fatti del comunismo e del fascismo , ebbene è meglio cambiare canale per far capire a certi signori che la storia del mondo è cambiata. E' meglio occuparci nel discutere e prendere coscienza che si sta tentando di stabilire un nuovo ordine mondiale, è meglio prendere atto che le guerre di oggi sono anche e soprattutto di natura economica , e meglio discutere sulla minaccia dell'uso dell'atomica e del non ritorno globale dell'umanità. Concludo dicendo che il 1968 mi manca. Mi manca - essendo daccordo con Pietrangelo Buttafuoco , quando scrive che stiamo assistendo a tutto ciò senza alcuna volontà di ribellione. Nel sessantotto già si sarebbero moltiplicate in tutti gli Stati, in ogni angolo della terrà le proteste , gli scioperi , persino gli scontri per scoraggiare coloro che hanno il dito su quel fatidico tasto. Se proviamo anche in Italia a stringerci la mano dopo ogni tornata elettorale avremo realizzato ciò che è nella nostra Costituzione. La democrazia.
AgoVit