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( GIAN MARIO SPACCA) La forma di governo oggi più diffusa è la democrazia.
Eppure è sempre più evidente nei cittadini un atteggiamento di forte insoddisfazione nei confronti della politica. Tanto da arrivare a chiedersi se davvero la politica è importante, se c’è ancora spazio e disponibilità per un impegno civile che abbia come obiettivo il benessere della collettività.
È la sfida che Gerry Stoker raccoglie fornendo una riflessione sui punti deboli della situazione attuale e indicando una serie di sentieri per conseguire una rinnovata passione per la ‘cosa pubblica’.
I cittadini avvertono una distanza sempre maggiore della politica dalla loro quotidianità, dai loro interessi, da ciò che ritengono importante e vitale. E rispondono con altrettanta distanza, con un disamore e un disincanto che li portano a considerare la politica appannaggio di un ristretto gruppo di professionisti da cui non si sentono più rappresentati. È l’ondata dell’antipolitica, la tentazione di chiudere con la partecipazione, di non credere più che ci siano strade percorribili per far sentire la propria voce, mediare con le richieste degli altri e rendere possibile la cooperazione.
Ci sono margini per un nuovo slancio della passione civile?
Stoker comincia col verificare le cause della situazione attuale, analizzando quanto è avvenuto nei governi democratici più importanti dell’Europa e del mondo, arrivando alla conclusione che i problemi non nascono, come si sarebbe portati a credere, dalla corruzione della classe politica, né da un distacco dagli ideali democratici.
Responsabili della disillusione attuale sono piuttosto le ‘patologie’ caratteristiche della nostra società: anzitutto il prevalere dell’individualismo e del consumismo, che portano a cercare benefici personali e non collettivi;
poi un atteggiamento di forte cinismo, che genera una sfiducia totale nelle parole dei politici;
infine una rinnovata fortuna del populismo, che rende incapaci di vedere la complessità della politica.
Di fronte a questo quadro, la proposta di Stoker è articolata su diversi piani – dalla ricostruzione di una politica rappresentativa e militante a una nuova architettura delle istituzioni e dei partiti, all’attenzione verso una governance multilivello che guardi al globale come al locale e si condensa infine in uno slogan: quello di cui abbiamo bisogno è una politica ‘amatoriale’, che si contrapponga all’attuale arena professionalizzata.
Occorre che i giovani si rendano protagonisti della nuova stagione e i cittadini si trasformino in ‘dilettanti competenti’, capaci di civismo e volontariato, disposti ad accogliere con realismo efficace le sfide della convivenza civile.