Detto questo, però, non può non rinvenirsi, nei modi e nei tempi oltre che nei fatti, anche un’aggressione sistematica e mirata nei confronti della provincia di Enna. Il nostro territorio, infatti, non è soltanto vittima delle iniziative “liquide” dello Stato, ma anche e soprattutto di iniziative “liquidatorie” da parte della Regione. Questo secondo aspetto non è comune all’intero Paese, è un fatto che riguarda soltanto la Sicilia e che risale al governo Lombardo.
Con il governo del presidente Raffaele Lombardo, dopo il suo giravolta politico ed il passaggio dal centro-destra al centro-sinistra, Enna venne scelta come provincia da destabilizzare proprio dai nuovi padroni della Regione. Dava fastidio il protagonismo del “modello Enna” e il fatto che la nostra provincia raccogliesse qualche successo – tra tutti, l’Università – a fronte di un diffuso fallimento dei progetti di sviluppo negli altri territori.
Il nostro “delitto di Sarajevo”, il pretesto che fece saltare i nervi a qualcuno e scatenò la “prima guerra mondiale” contro la provincia di Enna (che tutt’ora continua), fu probabilmente il rifiuto nel 2010 di ospitare una mega discarica a Dittaino. Da lì in poi la guerra contro Enna non è mai finita. Qualcuno ricorderà che si arrivò a commissariare la Camera di commercio, e soprattutto i suoi soldi, con il pretesto che non ne erano stati nominati tutti i membri del consiglio camerale, anche se i membri che mancavano erano, guarda caso, proprio quelli della stessa Regione che commissariava.
Commissariare Enna è diventato lo sport preferito degli ultimi due governi regionali, spesso con la collaborazione di ascari locali: oltre la Camera di commercio, l’Area di sviluppo industriale, l’Azienda sanitaria provinciale (la più commissariata d’Italia), il Parco Floristella, e così via, curando che nessun commissario fosse originario della provincia di Enna. Insomma, una sorta di genocidio di un territorio e di una popolazione rei di non essere sufficientemente mafiosi per giustificare la presenza di una certa antimafia.
La nostra provincia, forse troppo diversa per essere in questa Regione, è oggi priva di paracadute. È naturale che l’unica Prefettura da sopprimere in Sicilia sia stata individuata in quella di Enna e che il governo regionale non abbia minimamente reagito nei confronti di Roma. Avrebbe dovuto far notare al governo Renzi che in Sicilia le prefetture sono tutte soppresse dal 1946 e che sopprimerne oggi una sola non ha alcun senso, Ma questo il governo regionale potrebbe farlo soltanto se è stato vittima della soppressione e non carnefice. Gli ultimi cinque anni fanno propendere per la seconda ipotesi.
Di fronte a questo disegno, non bisogna sbagliare prendendosela con lo Stato. Il nostro nemico non è lo Stato. Manteniamo dunque la calma, la nostra onestà e la nostra pulizia, anzi rafforziamole. Prima o poi, più prima che poi, avremo ragione. Oggi sappiamo che dobbiamo farcela da soli, senza le targhette statali e nonostante le aggressioni continue e sistematiche.
Cataldo Salerno