Il primo giorno di scuola....

Settembre 16, 2014 1206

Domani primo giorno di scuola per i nostri studenti. Ho voluto riportare un articolo apparso sul Fatto Quotidiano a firma di Alex Corlazzoli Maestro e Giornalista perchè mi sembra che sia il modo migliore per augurare ai nostri ragazzi non solamente un buon inizio di anno scolastico ma per dir loro che studiare è la prima forma di libertà che possiamo raggiungere e non essere discriminati. La lettera è vista dalla parte del Maestro. Da loro difatti dipende buona parte della formazione del futuro uomo. A loro dobbiamo rispetto ma anche pretendere di entrare in sintonia coi nostri figli e dare il massimo come sempre hanno fatto e faranno perchè dal loro sapere,dalla loro capacità di attrarre l'attenzione dei ragazzi dipende anche il futuro della nostra città.

"Oggi a scuola ho portato un fiore. L’ho messo sulla cattedra accanto al registro, alle penne, ai pastelli, al tablet e al giornale. Era da stamattina all’alba che mi domandavo cosa avrei detto ai miei ragazzi. Quando entri in classe all’inizio dell’anno non hai mai le parole giuste. Vorresti spiegare loro che solo insieme si potrà fare un cammino di vita.

Vorresti far capire loro che tu sei “solo” un maestro che prova ad appassionarli alla bellezza del sapere ma qualche volta può non riuscirci. Avresti voglia di scusarti in anticipo per quelle volte che non saprai fare un passo indietro, lasciare spazio alle loro voci, ai loro sorrisi, alla loro voglia di correre, saltare, giocare, piangere.

 

Ho scelto di dire tutto ciò con quel fiore sulla cattedra. Perché quella pianta resterà con noi tutto l’anno. Ho chiesto loro di portare ognuno un fiore perché possiamo imparare che solo prendendoci “cura” di una pianta, di una persona, di noi, della scuola, possiamo crescere.

Non conta il primo giorno di scuola ma ciò che ha valore sono gli altri 200 che passeremo insieme. Chi fa il maestro non dovrà dimenticare di appassionarsi ogni giorno, di reinventarsi, di rimettersi in gioco, di imparare ad ascoltare, a fare silenzio per lasciare spazio alle parole che nasceranno dal mettersi a parlare insieme della meraviglia delle Alpi, dell’importanza delle tabelline, della “magia” che la nostra lingua sa fare quando si scrive un racconto, quando si leggono autori che hanno fatto la storia del nostro Paese. Perché nessuna lezione esiste già. La lezione si fa con i ragazzi, si scolpisce nel legno per farla diventare la scultura più bella di quel giorno.

Non conta il primo giorno di scuola ma tutte quelle volte che sapremo aprire le porte delle nostre classi a chi ha qualcosa da dare alla scuola; tutte le volte che le mamme e i papà non verranno a prendere i loro figli o a portarli ma “entreranno” a far parte di questo cammino. Non esiste campanella d’inizio o fine lezione perché quando incontri un tuo alunno per strada, continui ad essere il maestro.

E non abbiamo bisogno nemmeno di chi fa passerella il primo giorno di scuola per poi lasciare le nostre aule senza connessione wifi, senza libri, senza maestri, senza fondi per fare un viaggio d’istruzione, senza docenti di sostegno, senza formazione. Una delle cose che i bambini insegnano ai maestri è quella di non fare promesse inutili. Nemmeno il primo giorno di scuola.

Io non so se voi ricordate quando avete messo piede tra i banchi la prima volta. Io no. Ma non posso dimenticare la maestra Teresa: quando in classe recitavamo la preghiera, quando il sabato leggeva Cipì di Mario Lodi, quando mi insegnò ad amare l’Africa parlando del nipote missionario in Mozambico.

Ultima modifica il Martedì, 21 Ottobre 2014 11:54
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