Mentre il mondo si confronta con la crisi sanitaria, altre emergenze umanitarie rischiano di essere dimenticate, e tra queste quella alimentare. Già prima dell’arrivo della pandemia infatti quasi 690 milioni di persone soffrivano la fame, un dato che secondo l’organizzazione Onu per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) potrebbe aumentare di altri 132 milioni per effetto del coronavirus. Attualmente sono 687,8 milioni di persone che nel 2019 hanno sofferto la fame. Una situazione drammatica che mette in ulteriore difficoltà gli sforzi, già insufficienti, per raggiungere l’obiettivo delle Nazioni unite Zero fame entro il 2030. Peraltro anche senza considerare gli effetti della pandemia la Fao stimava per i prossimi anni una crescita considerevole del numero di persone denutrite nel mondo.

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I dati preliminari Ocse 2020 e i fondi della cooperazione per affrontare la pandemia - Negli scorsi giorni l’Ocse ha rilasciato i dati preliminari sulla cooperazione nel 2020. Questi confermano come gli importi italiani destinati a questo settore rimangano molto bassi. Inoltre per la prima volta vengono diffuse informazioni sui fondi destinati alla lotta alla pandemia. Leggi

Cooperazione Italia, il rilancio necessario di fronte alla pandemia - Nel 2019 i richiedenti asilo accolti in Italia erano lo 0,20% della popolazione residente nei territori che li ospitava. L’analisi delle presenze a livello territoriale restituisce un quadro tutt’altro che emergenziale. Leggi

 

Barbara Gallavotti, biologa, accademica, divulgatrice scientifica, è una delle donne e dei volti più interessanti, colti, preparati dell’intera tv italiana. Alla domanda specifica che le è stata posta da Floris nel corso del programma del martedì sera : “I gay sono contronatura?” ha semplicemente risposto così , secondo la scienza. “A parte che non si capisce perché gli esseri umani dovrebbero adeguare il proprio comportamento alle altre specie” ha detto. “Però nel caso dell’omosessualità il problema non c’è perché non solo è prevista dalla natura e dall’evoluzione, ma anche estremamente diffusa. Ci sono almeno 1500 specie diverse nelle quali si sono visti comportamenti omosessuali, dai mammiferi al moscerino della frutta: coppie stabili, coppie temporanee, coppie che si formano per allevare una prole ottenuta con l’aiuto di qualche altra specie. Ci sono anche animali che cambiano sesso nel corso della vita: magari trascorrono la prima parte della loro esistenza come maschi e la finiscono come femmine. Quindi, se ci appelliamo alla natura possiamo considerarci massimamente liberi. Resta da capire se vogliamo basare i nostri diritti fondamentali su quello che fanno i moscerini della frutta, perché ci resta di girare intorno alle mele marce e poco altro.”

 

Tra 10 anni ci saranno 1,4 milioni di studenti in meno. A lanciare l'allarme è stato il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, nel corso dell'audizione davanti alle commissioni Istruzione e Cultura di Camera e Senato dove ha illustrato le linee programmatiche del suo dicastero. Nonostante questa previsione, il ministro ha sostenuto che serviranno comunque più docenti per arrivare a sconfiggere l'annoso problema delle cosiddette 'classi pollaio'.Inoltre, ha ribadito l'impegno a risolvere l'altro difficile problema del mondo della scuola, quello relativo alla stabilizzazione dei precari. "Il Mef ci ha riconosciuto gli organici del passato e ha dato qualcosa in più - ha spiegato Bianchi - nei prossimi 10 anni avremo 1 milione e 400 mila ragazzi in meno, avremmo quindi dovuto avere tanti insegnanti in meno. Ma abbiamo bisogno di docenti per avere classi meno numerose".E poi, ha proseguito: "Servirà anche aumentare il tempo scuola, dobbiamo uscire dalla meccanica lineare tot docenti-tot studenti. Abbiamo bisogno anche di più dirigenti che hanno una funzione fondamentale: non abbiamo dato il giusto peso alla gravosità degli impegni che hanno avuto, questo va e andrà riconosciuto di più nel confronto contrattuale".

Nelle ultime settimane il cosiddetto ddl Zan, la proposta di legge che prevede l’introduzione nel nostro ordinamento di misure di contrasto a omofobia, transfobia e altre discriminazioni riferite all’identità di genere e la disabilità, è tornato prepotentemente al centro del dibattito. Dopo essere stato approvato alla camera nel novembre scorso infatti adesso la proposta deve concludere il proprio iter al senato.Prima di approdare in aula però il provvedimento deve essere discusso e approvato nella commissione di palazzo Madama competente per materia. Cioè la commissione giustizia presieduta dall’esponente della Lega Andrea Ostellari. E proprio il Carroccio, fortemente contrario al provvedimento, ha cercato tramite il proprio senatore di rallentarne il più possibile l’iter rinviandone la calendarizzazione. Una situazione di stallo che si è sbloccata solo nei giorni scorsi grazie al voto della maggioranza dei membri della commissione. Giudicata una legge divisiva da alcuni, liberticida da altri o inutile da altri ancora, il percorso per arrivare all’approvazione di questa proposta di legge pare essere ancora molto lungo e ricco di ostacoli. In questo approfondimento cercheremo di capire meglio quali sono i contenuti di questa proposta, quali sono i suoi obiettivi e se presenta delle criticità.Il termine hate speech deve essere inteso come l’insieme di tutte le forme di espressione che si diffondono, incitano, sviluppano o giustificano l’odio razziale, la xenofobia, l’antisemitismo ed altre forme di odio basate sull’intolleranza contro le minoranze. Negli ultimi anni l’utilizzo di parole d’odio, specie online, è diventato un fenomeno dalle proporzioni preoccupanti. Secondo alcuni studi infatti quando personaggi influenti adottano linguaggi d’odio, incoraggiando forme di violenza e discriminazione, questo fenomeno può portare anche a gravi conseguenze per le vittime.

Al via dal 5 Maggio in Sicilia le prenotazioni anche per gli over 50 (nati fino al 1971 compreso) e da venerdì la vaccinazione di massa per tutti i maggiorenni delle isole minori, prima Lampedusa e Linosa poi le altre. Lo ha annunciato il presidente della Regione, Nello Musumeci, nel corso di una conferenza stampa organizzata a Palazzo Orleans, a Palermo. Presenti all’incontro con i giornalisti il dirigente generale dell’assessorato alla Salute Mario La Rocca e i commissari per l’emergenza Covid delle tre Città metropolitane di Palermo (Renato Costa), Catania (Pino Liberti) e Messina (Alberto Firenze).
“In mattinata – ha spiegato Musumeci – partirà una comunicazione in tal senso al generale Figliuolo. Nessuna volontà di disobbedire al Piano nazionale, spero abbia comprensione. Alle due precedenti lettere inviate ci è stato risposto che prima bisognava mettere in sicurezza gli ultra 80enni e i ‘fragilì: un principio nobile che condividiamo pienamente. Ma è chiaro che non abbiamo poteri sanzionatori o coercitivi per convincere i riottosi a vaccinarsi. Nessuno, pertanto, può accusarci di fughe in avanti. Dobbiamo correre, altrimenti non usciremo mai da questo tunnel”.
Dall’inizio della campagna vaccinale, in Sicilia sono stati già somministrati oltre un milione e mezzo di vaccini (poco più di un milione come prima dose e il resto come seconda). Al momento, nell’Isola, risulta già immunizzato (con doppia dose o monodose del vaccino Janssen) il 10 per cento di tutta la popolazione. Mentre la prima somministrazione copre il 21 per cento dei cittadini siciliani.
Nel corso della conferenza stampa, il dirigente generale La Rocca ha fornito anche il dato delle scorte di AstraZeneca ancora in possesso delle autorità sanitarie regionali: 250 mila, di poco inferiori alle dosi necessarie per poter effettuare i richiami nelle prossime settimane. Il presidente Musumeci ha annunciato, inoltre, che sabato a Catania si sottoporrà anche lui alla vaccinazione. “Dobbiamo andare avanti – ha proseguito il governatore – vaccinando quanta più gente possibile. Abbiamo aspettato abbastanza e nessuno può accusarci di non aver rivolto la prioritaria attenzione alle fasce più deboli e fragili. Niente più scorte nei frigoriferi, in attesa che avvenga una ‘conversionè da parte dei cittadini diffidenti. Aver registrato in Sicilia cinque decessi, che secondo i mass media potevano essere collegati alla somministrazione di AstraZeneca, ha determinato una psicosi comprensibile ma ingiustificata. Tutto questo ha rallentato non solo l’immunizzazione della fascia anagrafica interessata, ma ha anche avuto una ricaduta negativa sugli ultra ottantenni. E non ce lo possiamo permettere. Gli operatori sono pronti e le Asp già mobilitate: andiamo avanti”.
A condividere il percorso della vaccinazione generalizzata nelle isole minori, il commissario messinese Firenze. “Avevamo già programmato – ha spiegato – l’invio dei vaccini per l’immunizzazione delle Isole Eolie. Aprire ai cinquantenni, inoltre, la reputo una cosa fondamentale e il coinvolgimento dei medici di medicina generale è importantissimo: siamo in guerra e dobbiamo vaccinare il più possibile”. “Abbiamo bisogno – gli ha fatto eco il commissario palermitano Costa – di rispondere alla voglia di vaccinarsi che c’è. Non è vero che la gente non vuole farlo. Bisogna avere fiducia in tutti i vaccini: Janssen sta avendo un grande successo, siamo fiduciosi”.
“Abbiamo messo in campo – ha aggiunto il commissario etneo Liberti – una forza importante. Adesso serve che la gente venga a vaccinarsi. Sono morte più di 100 mila vaccini per il covid e nessuna per il vaccino, questo è il messaggio che deve passare. Il modello attuato in Israele ha fatto sì che si tornasse alla normalità, bisogna tendere a questo modello. I medici di medicina generale sono indispensabili, conoscono i loro pazienti e si fidano di loro. Nell’ottica di proteggere i più deboli, anche a Catania partiremo a breve con i vaccini per i ‘senza fissa dimorà, come già fatto a Palermo”.
(ITALPRESS).

I discorsi d’odio (hate speech) sono purtroppo una realtà crescente delle nostre società. La diffidenza e la discriminazione verso il diverso infatti, sono sempre esistite, ma la diffusione di questi contenuti attraverso i social network amplifica enormemente la portata del fenomeno, estendendo la platea di chi può sentirsi colpito da affermazioni razziste o comunque discriminatorie.I minori stranieri in questo contesto sono colpiti due volte all’odio in rete. Come tutti i giovani, quale che sia la loro nazionalità, sono molto esposti a quello che leggono online, senza contare l’effetto moltiplicatore che può avere su un ragazzo vittima di atti di bullismo la condivisione sui social. A questo poi si aggiunge il fatto di essere stranieri e in quanto tali oggetto diretto o indiretto di espressioni d’odio. Si tratta in molti casi di ragazzi che si sentono italiani e che pensano in Italiano. Nonostante questo ottenere la cittadinanza può essere per loro un percorso complesso, scoraggiando un già difficile processo di integrazione. nfatti se 20 anni fa gli studenti con cittadinanza straniera che frequentavano scuole italiane erano poco più di 196mila al già nel 2016 erano diventati oltre 826mila.Una realtà cresciuta molto negli ultimi anni, che il paese dovrebbe fare ogni sforzo per integrare nella società. Si tratta infatti di bambini che in larga parte si sentono italiani e pensano in italiano.Se si guarda i ragazzi stranieri che frequentano le scuole secondarie sono il 37,8% quelli che dichiarano di sentirsi italiani, dato che sale al 47,5 per i ragazzi nati in Italia. Eppure non appena qualcuno, parlando di ius soli, ha provato a riportare il tema dell'integrazione al centro del dibattito, si è riacceso uno scontro dai toni non sempre civili e adeguati. La discussione infatti non si è sviluppata intorno a proposte politiche differenti che riflettono visioni diverse su come sia più opportuno migliorare le politiche di integrazione. Al contrario lo scontro si è acceso, nel migliore dei casi, sulla semplice opportunità di affrontare l'argomento. Ma cosa prevede oggi la legge sull'acquisizione della cittadinanza italiana? La normativa attuale stabilisce che un ragazzo di nazionalità straniera possa richiedere la cittadinanza al raggiungimento dei 18 anni, ma solo se nato in Italia. Tanto basta per creare discriminazioni e difficoltà che a volte diventano insuperabili in un contesto sociale in continua evoluzione ma per quanto sia comunque positivo tornare a parlare di un tema così importante, è improbabile che nell'attuale contesto politico riforme di questo genere possano realmente avere successo.

Un luogo di arte deve e può diventare anche luogo di ritorno alla vita nel nome dell’inclusione sociale. Succede a Villa Zito, a Palermo, che, in attesa di riaprire al pubblico, si trasformerà in un Centro vaccinale dedicato a chi vive per strada e ha più di 60 anni. E, aspettando il vaccino, gli ospiti potranno conoscere qualcosa in più sulla pinacoteca e sulla stessa Villa, attraverso gli operatori museali di Civita Sicilia.
Fondazione Sicilia aderisce così all’iniziativa “Accanto agli ultimi” – lanciata dal governo regionale, in collaborazione con il Comune e la Croce rossa italiana – che parte proprio dal capoluogo in via sperimentale.
Da domani, giovedì 29 aprile, alle 16, prenderanno il via le somministrazioni nello storico sito, che per l’occasione ha messo a disposizione alcune sale espositive della pinacoteca in via Libertà. Tre le postazioni che saranno attivate, con una sala d’attesa pre e post vaccino.
“Un ritorno alla normalità non può non passare per una campagna vaccinale che tenga conto di tutti, senza alcuna distinzione. Per questa ragione abbiamo deciso – afferma il presidente di Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore – di aderire all’iniziativa lanciata dal governo regionale e di farlo a modo nostro, ribadendo la vocazione culturale di Villa Zito attraverso la narrazione dei suoi tesori”.
“In questo periodo complesso – osserva Renata Sansone, amministratore delegato di Civita Sicilia – è importante sottolineare che l’emergenza sanitaria va di pari passo con l’inclusione, che passa anche attraverso la cultura. Da qui l’idea di ribadire la funzione di Villa Zito e della sua pinacoteca come luoghi da fare conoscere e da raccontare agli ospiti attraverso i nostri operatori museali, in attesa del vaccino”.
Per chi vive in condizioni di indigenza e marginalità sociale vaccinarsi può diventare infatti notevolmente più difficile.
“Parliamo di persone esposte al contagio e, loro malgrado, potenziale veicolo di trasmissione del virus. Persone che spesso non riescono a raggiungere i centri vaccinali. Dunque vogliamo essere noi a raggiungere loro. La pandemia – dichiara Renato Costa, commissario della Regione per l’emergenza Covid nella provincia di Palermo – si combatte insieme, vaccinando più persone possibili, comprese quelle in difficoltà, che hanno diritto al vaccino come chiunque sia in target. Ecco perché vogliamo destinare una parte del siero Johnson & Johnson ai senzatetto dai sessant’anni in su. Una sola inoculazione può consentirci di mettere subito al sicuro anche questa fascia di popolazione, che non può essere abbandonata”.
“Siamo l’Isola della solidarietà concreta, fatta di azioni e non solo di buone volontà – commenta il presidente della Regione, Nello Musumeci -. Medici e infermieri saranno messi a disposizione a titolo gratuito dalla nostra struttura commissariale per mettere al sicuro dal pericolo del contagio le persone non garantite, che hanno scelto o sono state costrette a vivere ai margini della società attiva. Spero sia la nostra una iniziativa da ripetere altrove”.
“La vaccinazione ai soggetti più fragili ed esposti fragili è di importanza strategica per tutta la comunità – conclude Giuseppe Mattina, assessore comunale alla cittadinanza solidale – e utilizzare il maggior numero possibile di luoghi del territorio è fondamentale per abbattere le differenze sociali. Il mio grazie va a Fondazione Sicilia per questa e per altre iniziative in favore dei più bisognosi”.
Ospedali, buoni spesa, pasti caldi e scuola: le iniziative di Fondazione Sicilia per contrastare gli effetti del Covid-19
“Abbiamo cercato di non trascurare alcun aspetto sociale per tamponare la pandemia. Con il progetto Fondazione Sicilia PER la scuola – conclude Raffaele Bonsignore – in collaborazione con Sicily Art and Culture e Civita Sicilia, abbiamo consegnato tablet e schede a 38 scuole di primo e secondo grado particolarmente svantaggiate, presenti nelle nove province siciliane e individuate in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, con cui abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa. Dispositivi didattici sono stati inoltre consegnati dalla Fondazione agli studenti lungodegenti dei nosocomi pediatrici siciliani per sostenere il servizio di scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare”.
(ITALPRESS).

Lo scorso 15 aprile si è tenuta la prima seduta della nuova commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Nel corso della sessione è stata eletta presidente la senatrice Liliana Segre. Una scelta dall’alto valore simbolico.La costituzione di questo nuovo organo era stata deliberata più di un anno e mezzo fa, il 30 ottobre 2019, quando il senato approvò una mozione che vedeva proprio la senatrice a vita come prima firmataria. All’epoca l’atto passò con 151 voti favorevoli e l’astensione di 98 senatori del centrodestra. I compiti della commissione saranno quelli di proporre ed esaminare preventivamente le proposte di legge in tema di istigazione all’odio e alla violenza e, in casi specifici, procedere direttamente alla loro approvazione. La commissione è inoltre chiamata a sollecitare l’attuazione delle leggi e delle convenzioni relative ai fenomeni di intolleranza. Infine dovrà anche promuovere iniziative e campagne di sensibilizzazione sia a livello nazionale che internazionale." Io spero che possa diventare un momento importante per la Repubblica - ha dichiarato la senatrice Segre - visto che il linguaggio dell'odio è una cosa che mi ha ferito tutta la vita. Ho cominciato a sentire molto presto le parole dell'odio e se posso concludere la mia vita mettendo una di quelle piccole pietre che nei cimiteri ebraici si mettono sulle tombe per dire ‘io sono venuto a trovarti', allora anche questo inizio di commissione è una piccola pietra "

Il mondo della musica in lutto: è morta all'età di 82 anni Milva, la rossa della canzone italiana: viveva nella casa di via Serbelloni, a Milano.

A 71 anni "ho avuto delle soddisfazioni e una carriera invidiabile - ha detto la cantante che già l'8 settembre aveva annunciato uno stop ai concerti per problemi di salute -. Credo sia veramente il momento di dire basta, quello che ho dato ho dato, per ora non desidero altro".

I partigiani del Sud Italia hanno dato un contributo importante alla lotta contro il nazi-fascismo. Migliaia di giovani provenienti dalle regioni del sud d’Italia hanno partecipato alle vicende della resistenza piemontese con ruoli diversi: da quelli di primo rilievo nel comando e nella guida del movimento ai più oscuri e semplici militanti. Quella scelta ha comportato costi elevati, sacrifici per tutti e per molti anche il prezzo della vita. Le loro storie sono poco conosciute. Per tante ragioni: le difficoltà del dopoguerra, il ritorno nelle famiglie che avevano lasciato anni prima e di cui non sapevano nulla, la fatica quotidiana per sopravvivere in un’Italia impoverita dalla guerra, la ricerca di un lavoro. Inoltre il clima politico di quegli anni, condizionato dal più generale clima della guerra fredda, rese presto difficili le cose per chi aveva compiuto la scelta di portare le armi per la libertà del proprio paese.Migliaia di ragazzi si sono trovati ad affrontare percorsi diversi. Percorsi intrecciati, ma differenziati rispetto ai quali si possono indicare alcuni esiti immediati e più frequenti: la cattura e la deportazione come IMI nei campi di raccolta in Germania; l’occultamento presso famiglie piemontesi, soprattutto nelle campagne, dove una parte di loro trova rifugio e sostituisce le braccia che la guerra ha portato via; l’entrata nelle formazioni partigiane o la presentazione ai comandi tedeschi e fascisti. Ma il dato che si vuole sottolineare è che questa complessità di percorsi comporta per tutti i giovani, ed in modo ancora più pesante per i giovani meridionali sbandati, un elemento di rischio più elevato rispetto ai compagni di origine centro

Settentrionale. Dal libro Meridionali e Resistenza pubblicato dalla Regione Piemonte abbiamo tratto il numero complessivo dei partigiani siciliani e della provincia di Enna che hanno partecipato alla resistenza. Tra questi da ricordare il nostro Vincenzo Gamiddo. Dalla Sicilia sono stati 2192 i partigiani di cui 169 di Enna dei quali 8 caduti , 5 feriti , 1 invalido , 38 benemeriti ,e 41 patrioti . La Scilia tra le regioni del Sud è quella che ha fornito il maggior numero di giovani partigiani che copre circa un terzo della cifra complessiva, a cui seguono Puglia, Campania e Calabria con cifre vicine e infine Sardegna e Basilicata. Ovviamente nel considerare l’apporto di ciascuna regione andrebbe tenuto conto della popolazione, dei programmi di reclutamento delle Forze armate, della distribuzione territoriale nei vari corpi in Italia e sui fronti di guerra (Francia, Balcani, Grecia e Isole dell’Egeo). Le maggiori presenze di partigiani meridionale si registrano nelle formazioni Autonome e nelle Garibaldi. Tra questi vogliamo citare Pompeo Colajanni (Barbato) nasce a Caltanisetta nel 1906 da famiglia di orientamenti risorgimentali, democratici, mazziniani e garibaldini; la madre di origini nobili, è di orientamenti liberali. Le vicende del dopoguerra e i conflitti sociali che ne derivano lo vedono schierato contro i latifondisti locali prima e poi contro le iniziative delle squadre fasciste. Si orienta verso le formazioni politiche che sostengono i diritti dei lavoratori e la lotta di classe; nel 1921 si iscrive all’organizzazione dei giovani comunisti di Caltanisetta, mantenendo però una notevole disponibilità al dialogo con tutte le componenti della sinistra. È coinvolto in alcuni scontri con le squadre fasciste e diventa un soggetto sottoposto a sorveglianza da parte delle autorità. Frequenta l’Università a Palermo e conosce gli ambienti intellettuali della città. Si laurea in giurisprudenza nel 1928 e subito dopo è assegnato al corso allievi ufficiali della Scuola di cavalleria di Pinerolo. in Sicilia la sua carriera politica si svilupperà nel partito comunista come segretario della Federazione del PCI aPalermo e poi a Enna; farà parte anche del Comitato centrale. Dal 1947 farà parte del Comitato Nazionale dell’ANPI. Sarà eletto nel Consiglio comunale di Palermo e con la costituzione della Regione Sicilia sarà per due legislature vice presidente del Consiglio Regionale. Svolgerà per il partito anche una notevole attività di relazioni internazionali. Verrà infine eletto nel 1975 alla Camera dei deputati nella circoscrizione di Torino.. Tra i 21 caduti di origine meridionale in provincia di Asti è ricordato nel libro il nostro Vincenzo Gamiddo, nato a Regalbuto (Enna) nel 1924, garibaldino, fucilato per rappresaglia il 23 novembre 1944 alle porte di Asti  ( Variglie) insieme ad altri tre partigiani. le vittime rappresentano uno spaccato significativo e rappresentativo di che cosa fu il movimento di liberazione in cui generazioni diverse per età, provenienza, genere, estrazione sociale e scelta di impegno, si trovano affiancate nel rifiuto di fascismo e nazismo e nella testimonianza attiva di un antifascismo che guarda al futuro. Vincenzo Gamiddo sacrificò la sua vita appena ventenne per  sentirsi cittadino di un paese che con la scelta del 1943-45 aveva concorso a liberare e cambiare. Ma l’Italia seppe cambiare veramente ? Le vicende dei partigiani meridionali quando la guerra finisce sono difficili da seguire. Una parte consistente non appena poté ritornò a casa, per riprendere la propria vita, considerando l’esperienza vissuta una parentesi chiusa; una parte significativa, anche se difficilmente quantificabile, restò o, a distanza di qualche tempo, ritornò in Piemonte a cercare lavoro. Molti lo trovarono e misero su famiglia. Alcuni sia al sud sia al nord continuarono l’impegno che li aveva portati nelle fila partigiane nelle forme che la democrazia conquistata a fatica poteva consentire, assumendo impegni e responsabilità nella politica, nel sindacato o nell’associazionismo attivo nella società civile. Sotto varie forme contribuirono ad alimentare un’idea di cittadinanza che l’esperienza partigiana aveva fatto loro scoprire. Dalle ricerche effettuate dal compianto Franco Santangelo citiamo un elenco dei partigiani regalbutesi.

 

 

 

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