Lo scorso 30 marzo il senato ha dato il suo via libera alla proposta di legge che prevede la delega al governo per l'istituzione di un assegno unico e universale per i figli. Tale passaggio parlamentare è stato celebrato come l’atto finale dell’iter. La politica ha parlato di un "cambiamento epocale per combattere la denatalità”. In realtà però la misura è ancora tutta da scrivere. Nonostante gli annunci di questi giorni infatti sia l'ammontare dell'assegno che la sua effettiva entrata in vigore sono ancora da definire. Nella legge delega vengono semplicemente elencati alcuni profili generali a cui attenersi ma sarà poi l'esecutivo a dover stabilire come funzionerà la nuova misura in concreto. L’iter è quindi lontano dall’essere concluso. L'effetto degli annunci fatti in questi giorni è quindi solo quello di rendere ancora meno comprensibile e trasparente l'iter legislativo. Inoltre, c'è il rischio che il dibattito si focalizzi solo sull’entità finale del contributo che ogni famiglia riceverà. Concentrarsi su questo aspetto però significa non affrontare una riflessione complessiva sul sistema di welfare nel nostro paese, di cui invece l’assegno unico dovrebbe essere il primo tassello.

Leggo il libro di Vito Bonanno , “ Eventi Regalbutesi 1820 – 1870 – E’ un invito a rileggere cinquant’anni della nostra vita che hanno scosso anche la comunità di allora. Anni difficili , anni cruciali per la storia d’Italia e d’Europa perché segnano il passaggio della fine dell’impero borbonico e della nascita dell’unità d’Italia. Negli eventi che accaddero a Regalbuto non sappiamo quanta parte abbiano avuto gli “ideali” e quanta parte invece abbiano avuto le lotte tra le famiglie più importanti del paese. Famiglie oggi  pressocchè scomparse . Nomi importanti quali gli Azzaro, Compagnini , La Guidara , Citelli, Carchiolo, Gerardi , Campione,Ragusa, Palazzolo, e altri il cui elenco sarebbe ancora lungo da citare , che hanno segnato e ne sono stati i protagonisti della vita di quegli anni. Da un lato vi erano queste famiglie dall’altro l’intera comunità fatta per lo più di braccianti agricoli  , analfabeti , piccoli artigiani e commercianti la cui economia ruotava attorno all’agricoltura. Quella comunità di cittadini nel 1838 venne descritta nella relazione sui Comuni del Circondario di Centuripe come cittadini di indocilità mal repressa incline al disordine meritevoli di sorveglianza. Nelle cronache giudiziarie di quel tempo venivano riportate  le razie , le denunce , le violenze  , spesse volte esageratamente e reiterate , gli intrighi che quotidianamente caratterizzavano il malessere di una società in continua evoluzione trascinata forse dalle lotte intestine proprie di quelle famiglie più agiate del paese, probabilmente assetate di potere , che incutevano timore verso coloro che da quelle famiglie avevano da che sfamarsi e dunque incapaci , perché condizionati, di poter scegliere se chiamarsi fuori da situazioni che non gli  appartenevano. Basti leggere una delle tante leggere anonime , riportate nel libro e agli atti giudiziari, per rendersi conto che nella lotta per il “decurionato” di Regalbuto venivano riportate le malefatte degli appartenenti alle varie famiglie. Il decurionato fino all’età napoleonica, costituiva l’insieme delle persone che attualmente chiameremmo amministrazione comunale. Era costituito da un numero ristretto di persone elette per sorteggio. Il potenziale decurionato doveva avere una rendita annua non inferiore a 24  ducati nei paesi fino a 3000 abitanti, doppia fino a 6000 abitanti, quadrupla in quelli maggiori. I decurioni erano tre per ogni 1000 abitanti. Si riunivano almeno una volta al mese e assieme al cancelliere , il parroco  e il sindaco formavano le liste di leva , proponevano le guardie urbane ordinarie e supplenti. Un’organismo dunque di potere formato per lo più da persone della stessa famiglia e parentela che avevano interessi personali a discapito di altre famiglie e da qui si potrebbe evincere il perché delle continue lotte che sfociavano in violenze e fatti giudiziari che furono  cause dei gravi fatti di violenze del 1848 che a Regalbuto videro così tanti morti. Con l’Unità d’Italia gli elettori nel Comune di Regalbuto erano 150 e nelle elezioni del 2 settembre 1865 i votanti sono stati 102. Da questi dati forse si capisce meglio la composizione della società di allora e come era diviso il potere. Il libro di Vito Bonanno invita alla lettura , nelle sue pagine non vi è alcuna considerazione o giudizio personale , perché vengono riportati alla luce documenti frutto di accurate ricerche , documenti rimasti sconosciuti tra quelli sopravissuti  , molti dei quali distrutti o incendiati durante gli assalti nelle case di alcune famiglie o negli studi notarili o spariti tra quelli depositati negli uffici giudiziari e nell’archivio comunale. Quegli anni dal 1820 al 1870 e oltre sono stati determinanti nella evoluzione sociale ed economica della nuova Italia particolarmente nel Sud dove dalla spartizione delle terre , dal brigantaggio e dalla fine delle famiglie cosiddette nobili , ne è nata la società forse diversa da quella di allora ma pur sempre in lotta per la spartizione del potere , specie quello “politico” dove ancora oggi le “liste” vengono formate per numero di voti e non più secondo ricchezza, da persone scelte dai partiti e movimenti e dove imperano gli accordi , alcuni dei quali a favore di famiglie , altre per lo sviluppo sociale della città. Il libro di Vito Bonanno non è in vendita nelle librerie ma meriterebbe di poter stare tra i libri nelle librerie delle case perché è uno spaccato di storia da rileggere nei documenti riportati tra le sue pagine , al pari di altri autori regalbutesi di libri su Regalbuto che sono indicativi sui fatti accaduti e sulla   storia della nostra città.

C’è il rischio , fondato o meno , che a Regalbuto la zona rossa possa essere prolungata al 22 aprile ? I dati dell’ASP ,  indicano che ancora il numero ufficiale dei positivi è a tre cifre e a meno di una accelerata dei guariti , tutto fa pensare che nei quattro giorni ( fino al 14 zona rossa), difficilmente potrebbe essere raggiunta la percentuale necessaria per far uscire la città dalla zona rossa. Ma tutto può accadere.. Considerata la repentina evoluzione dei contagi e la diffusione delle varianti del Covid, il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha appena firmato un'ordinanza che dispone la zona rossa in tutti i Comuni della Città metropolitana di Palermo.L'efficacia del provvedimento partirà da domenica 11 e cesserà giovedì 22 aprile. Stesse restrizioni, così come richiesto dalle amministrazioni comunali e a seguito delle relazioni delle Asp, a Marsala in provincia di Trapani e a San Cataldo nel Nisseno. Anche in questo caso la durata delle prescrizioni andrà dall'11 al 22 aprile.Escono, invece, dalla zona rossa i Comuni siracusani di Priolo Gargallo e Buscemi, dopo le note dei rispettivi sindaci e dell'Azienda sanitaria aretusea.

In Sicilia sono 796 le farmacie che hanno aderito alla campagna vaccinale. Agrigento, 62; Caltanissetta, 46; Catania, 161; Enna, 35; Messina, 121; Palermo, 227; Ragusa, 40; Siracusa, 66; Trapani, 38. Federfarma nazionale ha consegnato alla Struttura commissariale del Generale Francesco Paolo Figliuolo l’elenco delle farmacie italiane che hanno aderito alla campagna vaccinale, al fine di organizzare la logistica per la distribuzione dei vaccini. I numeri dicono che la tanto attesa svolta adesso è possibile. Infatti, sono già pronte ad effettuare le somministrazioni ben 11.000 farmacie in tutto il territorio nazionale (10.479 associate a Federfarma più circa 600 farmacie comunali) con oltre 25mila farmacisti che hanno seguito il Corso di formazione erogato dall’Istituto superiore di Sanità. Poiché si stima che ogni farmacia potrà eseguire da 15 a 20 immunizzazioni al giorno, è ipotizzabile che alle attuali circa 250mila dosi somministrate ogni giorno negli hub già allestiti sul territorio nazionale se ne possano aggiungere quasi 200mila presso le farmacie, per arrivare a quota 450mila.

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Era prevedibile e la notizia che fino al 14 aprile la città di Regalbuto resterà zona rossa , non ha stupito più di tanto perchè i casi delle persone positive sono ancora piuttosto alti , sebbene in leggera discesa. Era auspicabile anche che le scuole rimanessero chiuse, e così è stato confermato nell'ordinanza del Presidente della Regione , sentiti l'Asl e il Sindaco Francesco Bivona. Insomma tutto è andato come previsto anche se nessuno ha voglia di rallegrarsi sopratutto perchè c'è la consapevolezza che i sacrifici della chiusura non saranno sprecati invano anche perchè dopo il 14 aprile si è prossimi alla seconda dose vaccinale e se , come annunciato dagli organi del Governo, arriveranno altri vaccini si potrebbe raggiungere l'auspicata " immunità di gregge" che significherebbe maggiore sicurezza e più libertà di muoversi ( con parsimonia).

Si attende da Roma il disco verde al Piano per i ristori alle imprese, predisposto dal governo Musumeci, che prevede l'utilizzo di 250 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione. Con la riprogrammazione delle risorse, già deliberata dalla Giunta di governo, si tende a garantire sostegno al credito anche per le aziende più fragili. L'obiettivo della Regione è quello di evitare la polverizzazione delle risorse che non risolverebbe alcun problema di tenuta e di favorire invece la concessione di capitale immediatamente spendibile per far ripartire il sistema produttivo siciliano: prestiti a tasso zero di interessi e rimborsabili a lungo termine.

Questa, in sintesi, è anche l'intesa raggiunta nei giorni scorsi dalle più rappresentative organizzazioni di categoria durante l'incontro a Palazzo Orleans con i dirigenti degli uffici della presidenza e degli assessorati alle Attività produttive e all'Economia.

«Lo sforzo che il governo regionale sta compiendo, sia chiaro - precisa il presidente Musumeci- non può essere sufficiente se non è accompagnato dagli interventi del governo nazionale, che speriamo siano più incisivi di quelli operati finora. Servono risposte più puntuali e noi, assieme ai 250 milioni previsti, metteremo in campo anche i cento milioni di euro di sostegno al credito, garantiti dalla convenzione della Bei con l'assessorato all'Economia».

ROMA (ITALPRESS) – “Se il Pd si allea con i grillini no, non entreremo in questa alleanza. Siamo distanti dalla destra antieuropeista di Salvini e Meloni ma anche dal becero populismo di Di Battista e Beppe Grillo. Non con i sovranisti, non con i populisti. Ma tutto mi sembra in divenire”. Così, in un’intervista al Corriere della Sera, il leader di Italia viva Matteo Renzi. In vista delle amministrative dice di avere proposto a Letta nel corso dell’incontro avuto ieri “di ascoltare ciò che ha detto lui stesso. La cosa più incisiva che il segretario ha fatto, ad oggi, è stata cambiare capigruppo imponendo la questione femminile. Ma allora bisogna continuare. Si vota a Torino, Milano, Bologna, Roma, Napoli e per il seggio parlamentare di Siena penso sia doveroso scegliere anche candidature femminili”. Quanto a un suo possibile addio alla politica, dice chiaramente: “E’ il sogno dei miei avversari. Molti di loro ci sperano, li capisco. Mi spiace deluderli: io non smetterò di fare politica”. Sulla situazione di Italia viva, Renzi sottolinea che “un partito lo misuri dalle proposte che fa, da quanto incide nella vita politica, dal contributo che porta al Paese. Non dai sondaggi più o meno ammaestrati. Non so se come dicono Italia viva abbia davvero il 2%. Se così fosse dovrebbero darci un premio doppio. Perchè col 2% abbiamo cambiato la storia dei prossimi anni imponendo Draghi al posto di Conte. Se col 2% siamo stati capaci di questo, si figuri che cosa potremmo fare se solo avessimo l’8-10%”.
(ITALPRESS).

Venti milioni di euro per gli enti locali siciliani. Si tratta di un acconto sulle risorse spettanti per il 2021 a titolo di reintegro del minor gettito derivante dall'abrogazione dell'addizionale all'accisa sull'energia elettrica per le Province e i Comuni.«Abbiamo disposto, contestualmente alla pubblicazione della Legge che autorizza la proroga dell'esercizio provvisorio per altri due mesi - evidenzia l'assessore alle Autonomie locali Marco Zambuto - un ulteriore anticipo agli enti locali. Una scelta che il governo Musumeci ha fatto per andare incontro alle esigenze di Città metropolitane, Liberi consorzi e Comuni, nell'attesa che con la pubblicazione del Bilancio e della Legge di stabilità, appena approvati dall'Ars, si blocchi la spesa per tutto l'anno».

I relativi provvedimenti sono già stati firmati dal dirigente del dipartimento regionale delle Autonomie locali, Margherita Rizza. In particolare, si tratta del secondo acconto (relativo a ulteriori 2/12 dell'importo complessivo di 117 milioni di euro) del 2021. Nel dettaglio, alle tre Città metropolitane andranno 4,99 milioni di euro, così divisi: 1,97 milioni a Palermo; 1,83 milioni a Catania, e 1,18 milioni a Messina. Ai sei Liberi consorzi di Comuni sono destinati 3,35 milioni di euro: 635 mila euro ad Agrigento; 381 mila euro a Caltanissetta; 229 mila euro a Enna; 700mila euro a Ragusa; 752 mila euro a Siracusa; 652 mila euro a Trapani. Ai 390 Comuni verranno trasferiti 11,15 milioni di euro.

Praticare sport è un’attività fondamentale per lo sviluppo e la crescita di bambini e ragazzi. Non solo da un punto di vista fisico, ma anche psicologico e sociale. Facendo sport infatti i minori imparano l’importanza di rispettare i compagni di squadra, di seguire delle regole e di impegnarsi per raggiungere degli obiettivi. Il tutto avendo anche la possibilità di giocare e divertirsi insieme ai propri coetanei. In questo periodo, le restrizioni imposte dalla pandemia in corso limitano le possibilità di praticare sport, specialmente al chiuso e in gruppo. Una misura necessaria per contenere i contagi da Covid-19, ma che rischia di avere dei risvolti negativi sullo sviluppo dei minori.Strutture che, in fasi di minore allarme pandemico, potrebbero forse permettere almeno la pratica sportiva all’aperto. Oltre a dare la possibilità ai bambini e ragazzi che abitano nelle città di accedere ad aree verdi, una risorsa fondamentale per mitigare gli effetti dell’inquinamento sulla salute, specialmente dei minori. Da un’indagine Istat del 2019 sulle abitudini della popolazione italiana in merito all’attività fisica, emergono dati interessanti riguardo i minori. Sono i bambini in età di scuole elementari e medie, tra 6-10 anni e tra 11-14, a praticare con maggiore frequenza sport in modo continuativo. Mentre l’abitudine è meno diffusa tra i più piccoli (3-5 anni) e i più grandi (15-17). Un altro divario messo in evidenza dall'indagine Istat, oltre a quello geografico, emerge mettendo a confronto i comuni più e meno abitati. Solo nei centri più abitati (dai 50mila abitanti in su) la quota di persone che praticano sport con continuità supera la media nazionale (26,6%). Risulta evidente come mediamente i capoluoghi del nord e del centro, rispetto a quelli del sud, offrano più aree sportive all'aperto in relazione alla popolazione minorile. C'è da sottolineare infine che lLa maggior parte dei capoluoghi del sud infatti non offre più di 10mq di area sportiva per residente 0-17. Analizziamo adesso quali sono i dati in Sicilia. Il capoluogo siciliano che offre la maggiore quantità di spazi all'aperto è Enna con 16 mq di aree sportive all'aperto per residenti ( 0 - 17) . Seguita da Ragusa e Agrigento , fanalini di coda sono Siracusa e Catania con appena 1.2  e 1.9 mq all'aperto di impianti sportivi. Dati che fanno riflettere perchè denotano poca attenzione sull'utilità educativa dei campi all'aperto dove poter praticare attività sportiva.

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