Al via dal 5 Maggio in Sicilia le prenotazioni anche per gli over 50 (nati fino al 1971 compreso) e da venerdì la vaccinazione di massa per tutti i maggiorenni delle isole minori, prima Lampedusa e Linosa poi le altre. Lo ha annunciato il presidente della Regione, Nello Musumeci, nel corso di una conferenza stampa organizzata a Palazzo Orleans, a Palermo. Presenti all’incontro con i giornalisti il dirigente generale dell’assessorato alla Salute Mario La Rocca e i commissari per l’emergenza Covid delle tre Città metropolitane di Palermo (Renato Costa), Catania (Pino Liberti) e Messina (Alberto Firenze).
“In mattinata – ha spiegato Musumeci – partirà una comunicazione in tal senso al generale Figliuolo. Nessuna volontà di disobbedire al Piano nazionale, spero abbia comprensione. Alle due precedenti lettere inviate ci è stato risposto che prima bisognava mettere in sicurezza gli ultra 80enni e i ‘fragilì: un principio nobile che condividiamo pienamente. Ma è chiaro che non abbiamo poteri sanzionatori o coercitivi per convincere i riottosi a vaccinarsi. Nessuno, pertanto, può accusarci di fughe in avanti. Dobbiamo correre, altrimenti non usciremo mai da questo tunnel”.
Dall’inizio della campagna vaccinale, in Sicilia sono stati già somministrati oltre un milione e mezzo di vaccini (poco più di un milione come prima dose e il resto come seconda). Al momento, nell’Isola, risulta già immunizzato (con doppia dose o monodose del vaccino Janssen) il 10 per cento di tutta la popolazione. Mentre la prima somministrazione copre il 21 per cento dei cittadini siciliani.
Nel corso della conferenza stampa, il dirigente generale La Rocca ha fornito anche il dato delle scorte di AstraZeneca ancora in possesso delle autorità sanitarie regionali: 250 mila, di poco inferiori alle dosi necessarie per poter effettuare i richiami nelle prossime settimane. Il presidente Musumeci ha annunciato, inoltre, che sabato a Catania si sottoporrà anche lui alla vaccinazione. “Dobbiamo andare avanti – ha proseguito il governatore – vaccinando quanta più gente possibile. Abbiamo aspettato abbastanza e nessuno può accusarci di non aver rivolto la prioritaria attenzione alle fasce più deboli e fragili. Niente più scorte nei frigoriferi, in attesa che avvenga una ‘conversionè da parte dei cittadini diffidenti. Aver registrato in Sicilia cinque decessi, che secondo i mass media potevano essere collegati alla somministrazione di AstraZeneca, ha determinato una psicosi comprensibile ma ingiustificata. Tutto questo ha rallentato non solo l’immunizzazione della fascia anagrafica interessata, ma ha anche avuto una ricaduta negativa sugli ultra ottantenni. E non ce lo possiamo permettere. Gli operatori sono pronti e le Asp già mobilitate: andiamo avanti”.
A condividere il percorso della vaccinazione generalizzata nelle isole minori, il commissario messinese Firenze. “Avevamo già programmato – ha spiegato – l’invio dei vaccini per l’immunizzazione delle Isole Eolie. Aprire ai cinquantenni, inoltre, la reputo una cosa fondamentale e il coinvolgimento dei medici di medicina generale è importantissimo: siamo in guerra e dobbiamo vaccinare il più possibile”. “Abbiamo bisogno – gli ha fatto eco il commissario palermitano Costa – di rispondere alla voglia di vaccinarsi che c’è. Non è vero che la gente non vuole farlo. Bisogna avere fiducia in tutti i vaccini: Janssen sta avendo un grande successo, siamo fiduciosi”.
“Abbiamo messo in campo – ha aggiunto il commissario etneo Liberti – una forza importante. Adesso serve che la gente venga a vaccinarsi. Sono morte più di 100 mila vaccini per il covid e nessuna per il vaccino, questo è il messaggio che deve passare. Il modello attuato in Israele ha fatto sì che si tornasse alla normalità, bisogna tendere a questo modello. I medici di medicina generale sono indispensabili, conoscono i loro pazienti e si fidano di loro. Nell’ottica di proteggere i più deboli, anche a Catania partiremo a breve con i vaccini per i ‘senza fissa dimorà, come già fatto a Palermo”.
(ITALPRESS).

I discorsi d’odio (hate speech) sono purtroppo una realtà crescente delle nostre società. La diffidenza e la discriminazione verso il diverso infatti, sono sempre esistite, ma la diffusione di questi contenuti attraverso i social network amplifica enormemente la portata del fenomeno, estendendo la platea di chi può sentirsi colpito da affermazioni razziste o comunque discriminatorie.I minori stranieri in questo contesto sono colpiti due volte all’odio in rete. Come tutti i giovani, quale che sia la loro nazionalità, sono molto esposti a quello che leggono online, senza contare l’effetto moltiplicatore che può avere su un ragazzo vittima di atti di bullismo la condivisione sui social. A questo poi si aggiunge il fatto di essere stranieri e in quanto tali oggetto diretto o indiretto di espressioni d’odio. Si tratta in molti casi di ragazzi che si sentono italiani e che pensano in Italiano. Nonostante questo ottenere la cittadinanza può essere per loro un percorso complesso, scoraggiando un già difficile processo di integrazione. nfatti se 20 anni fa gli studenti con cittadinanza straniera che frequentavano scuole italiane erano poco più di 196mila al già nel 2016 erano diventati oltre 826mila.Una realtà cresciuta molto negli ultimi anni, che il paese dovrebbe fare ogni sforzo per integrare nella società. Si tratta infatti di bambini che in larga parte si sentono italiani e pensano in italiano.Se si guarda i ragazzi stranieri che frequentano le scuole secondarie sono il 37,8% quelli che dichiarano di sentirsi italiani, dato che sale al 47,5 per i ragazzi nati in Italia. Eppure non appena qualcuno, parlando di ius soli, ha provato a riportare il tema dell'integrazione al centro del dibattito, si è riacceso uno scontro dai toni non sempre civili e adeguati. La discussione infatti non si è sviluppata intorno a proposte politiche differenti che riflettono visioni diverse su come sia più opportuno migliorare le politiche di integrazione. Al contrario lo scontro si è acceso, nel migliore dei casi, sulla semplice opportunità di affrontare l'argomento. Ma cosa prevede oggi la legge sull'acquisizione della cittadinanza italiana? La normativa attuale stabilisce che un ragazzo di nazionalità straniera possa richiedere la cittadinanza al raggiungimento dei 18 anni, ma solo se nato in Italia. Tanto basta per creare discriminazioni e difficoltà che a volte diventano insuperabili in un contesto sociale in continua evoluzione ma per quanto sia comunque positivo tornare a parlare di un tema così importante, è improbabile che nell'attuale contesto politico riforme di questo genere possano realmente avere successo.

Un luogo di arte deve e può diventare anche luogo di ritorno alla vita nel nome dell’inclusione sociale. Succede a Villa Zito, a Palermo, che, in attesa di riaprire al pubblico, si trasformerà in un Centro vaccinale dedicato a chi vive per strada e ha più di 60 anni. E, aspettando il vaccino, gli ospiti potranno conoscere qualcosa in più sulla pinacoteca e sulla stessa Villa, attraverso gli operatori museali di Civita Sicilia.
Fondazione Sicilia aderisce così all’iniziativa “Accanto agli ultimi” – lanciata dal governo regionale, in collaborazione con il Comune e la Croce rossa italiana – che parte proprio dal capoluogo in via sperimentale.
Da domani, giovedì 29 aprile, alle 16, prenderanno il via le somministrazioni nello storico sito, che per l’occasione ha messo a disposizione alcune sale espositive della pinacoteca in via Libertà. Tre le postazioni che saranno attivate, con una sala d’attesa pre e post vaccino.
“Un ritorno alla normalità non può non passare per una campagna vaccinale che tenga conto di tutti, senza alcuna distinzione. Per questa ragione abbiamo deciso – afferma il presidente di Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore – di aderire all’iniziativa lanciata dal governo regionale e di farlo a modo nostro, ribadendo la vocazione culturale di Villa Zito attraverso la narrazione dei suoi tesori”.
“In questo periodo complesso – osserva Renata Sansone, amministratore delegato di Civita Sicilia – è importante sottolineare che l’emergenza sanitaria va di pari passo con l’inclusione, che passa anche attraverso la cultura. Da qui l’idea di ribadire la funzione di Villa Zito e della sua pinacoteca come luoghi da fare conoscere e da raccontare agli ospiti attraverso i nostri operatori museali, in attesa del vaccino”.
Per chi vive in condizioni di indigenza e marginalità sociale vaccinarsi può diventare infatti notevolmente più difficile.
“Parliamo di persone esposte al contagio e, loro malgrado, potenziale veicolo di trasmissione del virus. Persone che spesso non riescono a raggiungere i centri vaccinali. Dunque vogliamo essere noi a raggiungere loro. La pandemia – dichiara Renato Costa, commissario della Regione per l’emergenza Covid nella provincia di Palermo – si combatte insieme, vaccinando più persone possibili, comprese quelle in difficoltà, che hanno diritto al vaccino come chiunque sia in target. Ecco perché vogliamo destinare una parte del siero Johnson & Johnson ai senzatetto dai sessant’anni in su. Una sola inoculazione può consentirci di mettere subito al sicuro anche questa fascia di popolazione, che non può essere abbandonata”.
“Siamo l’Isola della solidarietà concreta, fatta di azioni e non solo di buone volontà – commenta il presidente della Regione, Nello Musumeci -. Medici e infermieri saranno messi a disposizione a titolo gratuito dalla nostra struttura commissariale per mettere al sicuro dal pericolo del contagio le persone non garantite, che hanno scelto o sono state costrette a vivere ai margini della società attiva. Spero sia la nostra una iniziativa da ripetere altrove”.
“La vaccinazione ai soggetti più fragili ed esposti fragili è di importanza strategica per tutta la comunità – conclude Giuseppe Mattina, assessore comunale alla cittadinanza solidale – e utilizzare il maggior numero possibile di luoghi del territorio è fondamentale per abbattere le differenze sociali. Il mio grazie va a Fondazione Sicilia per questa e per altre iniziative in favore dei più bisognosi”.
Ospedali, buoni spesa, pasti caldi e scuola: le iniziative di Fondazione Sicilia per contrastare gli effetti del Covid-19
“Abbiamo cercato di non trascurare alcun aspetto sociale per tamponare la pandemia. Con il progetto Fondazione Sicilia PER la scuola – conclude Raffaele Bonsignore – in collaborazione con Sicily Art and Culture e Civita Sicilia, abbiamo consegnato tablet e schede a 38 scuole di primo e secondo grado particolarmente svantaggiate, presenti nelle nove province siciliane e individuate in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, con cui abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa. Dispositivi didattici sono stati inoltre consegnati dalla Fondazione agli studenti lungodegenti dei nosocomi pediatrici siciliani per sostenere il servizio di scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare”.
(ITALPRESS).

Lo scorso 15 aprile si è tenuta la prima seduta della nuova commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Nel corso della sessione è stata eletta presidente la senatrice Liliana Segre. Una scelta dall’alto valore simbolico.La costituzione di questo nuovo organo era stata deliberata più di un anno e mezzo fa, il 30 ottobre 2019, quando il senato approvò una mozione che vedeva proprio la senatrice a vita come prima firmataria. All’epoca l’atto passò con 151 voti favorevoli e l’astensione di 98 senatori del centrodestra. I compiti della commissione saranno quelli di proporre ed esaminare preventivamente le proposte di legge in tema di istigazione all’odio e alla violenza e, in casi specifici, procedere direttamente alla loro approvazione. La commissione è inoltre chiamata a sollecitare l’attuazione delle leggi e delle convenzioni relative ai fenomeni di intolleranza. Infine dovrà anche promuovere iniziative e campagne di sensibilizzazione sia a livello nazionale che internazionale." Io spero che possa diventare un momento importante per la Repubblica - ha dichiarato la senatrice Segre - visto che il linguaggio dell'odio è una cosa che mi ha ferito tutta la vita. Ho cominciato a sentire molto presto le parole dell'odio e se posso concludere la mia vita mettendo una di quelle piccole pietre che nei cimiteri ebraici si mettono sulle tombe per dire ‘io sono venuto a trovarti', allora anche questo inizio di commissione è una piccola pietra "

Il mondo della musica in lutto: è morta all'età di 82 anni Milva, la rossa della canzone italiana: viveva nella casa di via Serbelloni, a Milano.

A 71 anni "ho avuto delle soddisfazioni e una carriera invidiabile - ha detto la cantante che già l'8 settembre aveva annunciato uno stop ai concerti per problemi di salute -. Credo sia veramente il momento di dire basta, quello che ho dato ho dato, per ora non desidero altro".

I partigiani del Sud Italia hanno dato un contributo importante alla lotta contro il nazi-fascismo. Migliaia di giovani provenienti dalle regioni del sud d’Italia hanno partecipato alle vicende della resistenza piemontese con ruoli diversi: da quelli di primo rilievo nel comando e nella guida del movimento ai più oscuri e semplici militanti. Quella scelta ha comportato costi elevati, sacrifici per tutti e per molti anche il prezzo della vita. Le loro storie sono poco conosciute. Per tante ragioni: le difficoltà del dopoguerra, il ritorno nelle famiglie che avevano lasciato anni prima e di cui non sapevano nulla, la fatica quotidiana per sopravvivere in un’Italia impoverita dalla guerra, la ricerca di un lavoro. Inoltre il clima politico di quegli anni, condizionato dal più generale clima della guerra fredda, rese presto difficili le cose per chi aveva compiuto la scelta di portare le armi per la libertà del proprio paese.Migliaia di ragazzi si sono trovati ad affrontare percorsi diversi. Percorsi intrecciati, ma differenziati rispetto ai quali si possono indicare alcuni esiti immediati e più frequenti: la cattura e la deportazione come IMI nei campi di raccolta in Germania; l’occultamento presso famiglie piemontesi, soprattutto nelle campagne, dove una parte di loro trova rifugio e sostituisce le braccia che la guerra ha portato via; l’entrata nelle formazioni partigiane o la presentazione ai comandi tedeschi e fascisti. Ma il dato che si vuole sottolineare è che questa complessità di percorsi comporta per tutti i giovani, ed in modo ancora più pesante per i giovani meridionali sbandati, un elemento di rischio più elevato rispetto ai compagni di origine centro

Settentrionale. Dal libro Meridionali e Resistenza pubblicato dalla Regione Piemonte abbiamo tratto il numero complessivo dei partigiani siciliani e della provincia di Enna che hanno partecipato alla resistenza. Tra questi da ricordare il nostro Vincenzo Gamiddo. Dalla Sicilia sono stati 2192 i partigiani di cui 169 di Enna dei quali 8 caduti , 5 feriti , 1 invalido , 38 benemeriti ,e 41 patrioti . La Scilia tra le regioni del Sud è quella che ha fornito il maggior numero di giovani partigiani che copre circa un terzo della cifra complessiva, a cui seguono Puglia, Campania e Calabria con cifre vicine e infine Sardegna e Basilicata. Ovviamente nel considerare l’apporto di ciascuna regione andrebbe tenuto conto della popolazione, dei programmi di reclutamento delle Forze armate, della distribuzione territoriale nei vari corpi in Italia e sui fronti di guerra (Francia, Balcani, Grecia e Isole dell’Egeo). Le maggiori presenze di partigiani meridionale si registrano nelle formazioni Autonome e nelle Garibaldi. Tra questi vogliamo citare Pompeo Colajanni (Barbato) nasce a Caltanisetta nel 1906 da famiglia di orientamenti risorgimentali, democratici, mazziniani e garibaldini; la madre di origini nobili, è di orientamenti liberali. Le vicende del dopoguerra e i conflitti sociali che ne derivano lo vedono schierato contro i latifondisti locali prima e poi contro le iniziative delle squadre fasciste. Si orienta verso le formazioni politiche che sostengono i diritti dei lavoratori e la lotta di classe; nel 1921 si iscrive all’organizzazione dei giovani comunisti di Caltanisetta, mantenendo però una notevole disponibilità al dialogo con tutte le componenti della sinistra. È coinvolto in alcuni scontri con le squadre fasciste e diventa un soggetto sottoposto a sorveglianza da parte delle autorità. Frequenta l’Università a Palermo e conosce gli ambienti intellettuali della città. Si laurea in giurisprudenza nel 1928 e subito dopo è assegnato al corso allievi ufficiali della Scuola di cavalleria di Pinerolo. in Sicilia la sua carriera politica si svilupperà nel partito comunista come segretario della Federazione del PCI aPalermo e poi a Enna; farà parte anche del Comitato centrale. Dal 1947 farà parte del Comitato Nazionale dell’ANPI. Sarà eletto nel Consiglio comunale di Palermo e con la costituzione della Regione Sicilia sarà per due legislature vice presidente del Consiglio Regionale. Svolgerà per il partito anche una notevole attività di relazioni internazionali. Verrà infine eletto nel 1975 alla Camera dei deputati nella circoscrizione di Torino.. Tra i 21 caduti di origine meridionale in provincia di Asti è ricordato nel libro il nostro Vincenzo Gamiddo, nato a Regalbuto (Enna) nel 1924, garibaldino, fucilato per rappresaglia il 23 novembre 1944 alle porte di Asti  ( Variglie) insieme ad altri tre partigiani. le vittime rappresentano uno spaccato significativo e rappresentativo di che cosa fu il movimento di liberazione in cui generazioni diverse per età, provenienza, genere, estrazione sociale e scelta di impegno, si trovano affiancate nel rifiuto di fascismo e nazismo e nella testimonianza attiva di un antifascismo che guarda al futuro. Vincenzo Gamiddo sacrificò la sua vita appena ventenne per  sentirsi cittadino di un paese che con la scelta del 1943-45 aveva concorso a liberare e cambiare. Ma l’Italia seppe cambiare veramente ? Le vicende dei partigiani meridionali quando la guerra finisce sono difficili da seguire. Una parte consistente non appena poté ritornò a casa, per riprendere la propria vita, considerando l’esperienza vissuta una parentesi chiusa; una parte significativa, anche se difficilmente quantificabile, restò o, a distanza di qualche tempo, ritornò in Piemonte a cercare lavoro. Molti lo trovarono e misero su famiglia. Alcuni sia al sud sia al nord continuarono l’impegno che li aveva portati nelle fila partigiane nelle forme che la democrazia conquistata a fatica poteva consentire, assumendo impegni e responsabilità nella politica, nel sindacato o nell’associazionismo attivo nella società civile. Sotto varie forme contribuirono ad alimentare un’idea di cittadinanza che l’esperienza partigiana aveva fatto loro scoprire. Dalle ricerche effettuate dal compianto Franco Santangelo citiamo un elenco dei partigiani regalbutesi.

 

 

 

Il Comune di Regalbuto è tra quelli che hanno aderito al forum per lo sviluppo delle aree interne. Gli altri Sindaci dei Comuni dell’ennese sono : Fabio Accardi di Barrafranca, Piero Capizzi di Calascibetta, Leonardo Giuseppe Principato Trosso di Capizzi, Salvatore La Spina di Centuripe, Silvestro Chiovetta di Cerami, Salvatore Calì di Cesarò, Salvatore Zappulla di Gagliano Castelferrato, Luigi Bonelli di Nicosia, Salvatore Vincenzo Messina di Pietraperzia, Francesco Bivona di Regalbuto ( nella foto) , Valentina Costantino di San Teodoro, Giuseppe Cuccì di Sperlinga  e Fabio Venezia di Troina. Per i sindaci non sarà un compito facile, ma il loro proposito è quello di creare figure professionali che potranno  mettere in moto processi di sviluppo locale legati al territorio in un contesto comunque di grande difficoltà quali rappresentano le aree interne. E’ forse una delle prime forme di collaborazioni tra Comuni che non potrà che far bene all’intero territorio ennese caratterizzato da una scarsa capacità di rappresentanza politica , sociale ed economica . Ma è proprio da queste premesse e da questa consapevolezza che il “forum” potrà trarre punti di forza per tentare di rompere quei paradigmi che fino ad ora hanno caratterizzato un intero territorio dalle grandi opportunità e dove è possibile realizzare progetti.

Siamo finalmente usciti dalla zona rossa !  Ma ciò non basta. Si allentano i divieti, ma ciò non vuol dire “liberi tutti” perché ci sono regole da rispettare sia che riguardino quelle stabilite per legge sia quelle dettate dal buon senso di ognuno . Ed è proprio sul buon senso che abbiamo il dovere di puntare alla luce dell’esperienza già vissuta, in attesa che si raggiungano il maggior numero di vaccinati il che ci consentirà di poterci muovere con maggiore libertà. L’attenzione è massima perché il numero dei positivi a Regalbuto è ancora moderato e anche nei paesi limitrofi i casi di positività al Covid-19 sono aumentati. Intanto si ha notizia del fatto che l’Asl ha programmato a Regalbuto la vaccinazione della seconda dose nei giorni 6 e 7 maggio. Chi non vorrà aspettare quelle date è preferibile recarsi a Enna nel giorno già programmato per la seconda dose.

- ENNA, 22 APR - Un orto aereo per coltivare ortaggi, verdure, frutta. Sbarca ad Enna l'idroponica, una tecnica di coltivazione delle piante fuori suolo, senza terra e grazie all'acqua, nella quale vengono sciolte sostanze nutritive adatte per far crescere le piante velocemente e in salute.Il punto di forza di questa tecnica è che le piante possono essere coltivate in un ambiente chiuso e isolato dall'esterno che combinato con l'assenza di terreno permette di annullare l'esposizione delle piante ad agenti infestanti facilitando ulteriormente il loro sviluppo.
    L'idea è di un geometra di Leonforte in pensione, Nino Pollara, dell'associazione culturale 38° Parallelo, che insieme ad un giovane apicultore ennese, Endrius Giannotta, ha impiantato una coltivazione idroponica in pieno centro storico.
    "L'agricoltura idroponica è il futuro - dice Nino Pollara - Intanto è una coltivazione che non usa pesticidi e dunque salutare. Il costo di avvio è davvero basso, E poi non implica la fatica necessaria per coltivare nella terra ed è tecnologica.
    Una caratteristica, questa, che potrebbe attrarre tanti giovani". Nino vuole proporre la sua idea al Comune di Enna.
    "Nel capoluogo ci sono tante case abbandonate. Si potrebbe creare una coltivazione tutta ennese, di un ortaggio, di una verdura, di un legume made in Enna, da impiantare nei tanti stabili abbandonati della città, Questo avrebbe il duplice obiettivo di riqualificare il centro storico, di avvicinare tanti giovani ad una prospettiva di lavoro, con prodotti sani e redditizi e di far muovere un certo tipo di turismo". Le province siciliane più dedite a questa pratica colturale sono Ragusa, Siracusa e Agrigento, ma si trovano diverse realtà aziendali anche nel marsalese. La produzione idroponica e fuori suolo riguarda, principalmente, colture ortive e, in modo particolare, il pomodoro. ( ANSA)

 

 

Secondo PlasticsEurope, nel 2019 l’Europa ha prodotto 58 milioni di tonnellate di plastica. Un valore alto, pari al 16% della produzione globale, ma che rispetto al 2018 è calato del 3% .Da anni la produzione di plastica è una questione centrale nel dibattito sulla tutela ambientale. Si tratta infatti di un materiale riconosciuto come dannoso, sia per la salute dell’uomo che per l’intero ecosistema di terra e di mare. La plastica rilascia sostanze chimiche nocive per la salute dell’essere umano e dannoso per la biodiversità. Infatti, i rifiuti plastici vengono smaltiti in frazioni microscopiche, le cosiddette “microplastiche”, ossia delle micro-particelle di dimensioni inferiori ai 5 mm. Queste sono ampiamente diffuse nei mari e negli oceani ed entrano nella catena alimentare degli animali portando a diverse problematiche salutari. Inoltre, la plastica viene prodotta attraverso la lavorazione del petrolio combustibile fossile altamente inquinante.

La maggiore consapevolezza dei rischi legati a tale produzione ha spinto negli anni l’Unione europea ad agire. Da un lato, per limitare la fabbricazione di oggetti di plastica, specialmente di quella usa e getta. Dall’altro, per incentivare il riciclo e il riutilizzo di questo materiale.

Il 94% dei rifiuti urbani è composto da imballaggi di plastica. Un dato preoccupante, che ha spinto sia l’Ue che l’Italia a mettere in atto misure volte sia a promuovere un riutilizzo ecosostenibile di questo materiale, che a ridurne la produzione. A livello europeo nel 2018 è stato promosso il pacchetto sull’economia circolare attraverso il quale si stabiliscono obiettivi molto ambiziosi per il riciclaggio e il riutilizzo di diversi materiali. Tra i vari targhet, uno prevede di conseguire il riciclo del 50% degli imballaggi di plastica entro il 2025 e del 55% entro il 2030.

A livello nazionale, il nostro paese ha recepito le direttive Ue incluse nel pacchetto sull’economia circolare, attraverso il decreto legislativo 116/2020.

Le misure introdotte dal decreto sono volte a prevenire la produzione di rifiuti provenienti da involucri sia di plastica che di altri materiali, a incentivarne il riutilizzo e il riciclaggio e, conseguentemente, la riduzione dello smaltimento finale di questi rifiuti. In particolare, vengono stabiliti dei criteri che le aziende produttrici devono rispettare. In primis sulla composizione del packaging, che deve essere idonea a tutelare la salute dell’uomo, a ridurre l’impatto ecologico e a proteggere il prodotto senza inquinarlo.

Dai dati Ispra pubblicati nel rapporto 2020 sui rifiuti urbani si nota come in Italia la fabbricazione di imballaggi di plastica dal 2015 non sia stata ridotta, anzi è aumentata dell'8,7%. In particolare, nel 2019 sono state prodotte 2.315 migliaia di tonnellate di involucri di plastica, pari a 186,5 migliaia di tonnellate in più rispetto al 2015. Conforta il fatto che Se da una parte la produzione delle confezioni di plastica non diminuisce, dall'altra aumenta notevolmente il riciclo e il riutilizzo di questo materiale. In linea con le misure messe in atto dall'Unione europea e dall'Italia, in materie prime o prodotti secondari che può avvenire con una modifica sostanziale della struttura chimica del materiale (riciclo chimico) o senza (riciclo meccanico).

Image
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale , ai sensi della legge n° 62 del 7/3/2001.