Giuseppe Conte, l’intervento sul Fatto Quotidiano: “Ecco perché ho chiuso alle 18. Nessuno ora soffi sul fuoco”
Giuseppe Conti scrive al Fatto Quotidiano spiegando i motivi della scelta di chiudere alle 18. " Abbiamo appena varato un Dpcm con misure più restrittive, ma necessarie. Quel Dpcm è nato da un lungo confronto tra tutte le forze di maggioranza, rappresentate dai rispettivi capi-delegazione. Queste misure non sono in discussione. Piuttosto vanno spiegate a una popolazione in sofferenza, che legittimamente chiede di capire i motivi delle scelte del governo. In queste ore molti ci chiedono: perché chiudete proprio i ristoranti, perché le palestre, i cinema e i teatri, che pure applicano rigorosamente i protocolli di sicurezza? A queste categorie – e ai cittadini tutti – va data una risposta razionale, perché razionali sono i criteri che ci hanno ispirato.
Non abbiamo deciso queste chiusure indiscriminatamente. Tutte le misure messe in campo rispondono alla necessità di tenere sotto controllo la curva dei contagi. Con lo smart working e il ricorso alla didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado, puntiamo a ridurre momenti di incontri e soprattutto l’afflusso nei mezzi di trasporto durante il giorno, perché sappiamo che è soprattutto lì che si creano affollamenti e quindi occasioni di contagio. Acquistare subito centinaia di nuovi mezzi pubblici è impossibile, per questo andava decongestionato il sistema del trasporto pubblico agendo su scuola e lavoro e altre occasioni di uscita come lo sono l’attività sportiva in palestre e piscine. Stessa cosa abbiamo fatto la sera: abbiamo ridotto tutte le occasioni di socialità che spingono le persone a uscire nelle ore serali e a spostarsi con i mezzi pubblici. Uscire la sera per andare al ristorante, cinema o teatro significa prendere mezzi pubblici o taxi, fermarsi prima o dopo in una piazza a bere qualcosa o a incontrarsi con amici abbassando la propria soglia di attenzione e creando assembramenti. Ecco perché abbiamo sospeso le attività di ristoranti, cinema e teatri. Così si è meno incentivati a uscire di casa.Non solo: diminuendo le occasioni di socialità, abbassiamo anche il numero di contatti che ognuno di noi può avere, rendendo così più facile fare i tracciamenti nel caso in cui una persona risulti positiva. Senza queste misure la curva è destinata a sfuggirci di mano.
Sono queste le motivazioni che ci hanno spinto ad adottare misure che sappiamo essere dure. Ora è il momento della responsabilità. La politica – e questo vale soprattutto per chi è al governo – deve saper dar conto delle proprie scelte ai cittadini, assumersi la responsabilità delle proprie azioni e non soffiare sul fuoco del malessere sociale per qualche percentuale di consenso nei sondaggi. Ora è il momento di mettere il Paese in sicurezza, evitando la diffusione del contagio e il rischio di non riuscire a garantire cure e ricoveri adeguati e di non riuscire a preservare il tessuto economico e produttivo.
Siamo tutti pienamente consapevoli delle ricadute economiche di queste misure, delle difficoltà a cui molti cittadini italiani vanno incontro, penso a chi lavora nel settore della ristorazione, del turismo, dello spettacolo, della cultura, delle palestre e di tutti i settori connessi. Ma proprio per questo oggi approviamo un decreto importante con ingenti risorse che ci permette di ristorare tutte queste persone, di dare loro in maniera rapida e diretta risorse per colmare le perdite dovute alle chiusure. Saranno soldi certi e rapidi."
* presidente del Consiglio
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Coronavirus. Salgono a 36 i positivi a Regalbuto.
Sono saliti a 36 i casi di persone positive al coronavirus che attualmente sono in isolamento. L'Asp ha attuato tutte le misure necessarie previste dal protocollo di emergenza. Trentasei sono i casi accertati , ma c'è il timore che i numeri potrebbero ancora aumentare. Da ieri sera bar,ristoranti e pub hanno iniziato a chiudere alle ore 18 e si vede sempre meno gente in strada. Nel territorio ennese fa notizia i 67 casi accertati a Centuripe e i 36 a Catenanuova. Un triangolo questo che nella prima fase del contagio era stato "risparmiato". La foto di Silvia Squillaci , scattata lunedì sera rappresenta una Regalbuto vuota a luci spente. Intanto si spera che i casi positivi si fermino e pian piano si cerca di tornare alla normalità. Il paese è fermo e la situazione economica di artigiani e commercianti è destinata a diventare sempre più precaria. Fermi anche lo sport e le palestre.
FOTO DI SILVIA SQUILLACI
Il coprifuoco alle 18.
Bar , ristoranti e pub alle 18 hanno abbassato le saracinesche anche a Regalbuto così come in tutto il territorio italiano. Immaginare i pensieri di quanti gestiscono questi locali non crediamo sia difficile. " Sarebbe stato meglio che ci obbligassero a chiudere per l'intera giornata " Ci dice uno di loro , visibilmente contrariato. " Avevamo speso soldi e sacrifici per organizzare il locale, secondo le disposizioni che avevamo ricevuto, ma è stato tutto inutile." A luci spente le vie della città si sono improvvisamente svuotate . In molti hanno compreso di non dover più circolare al calar della sera , in pochi , soprattutto giovani e adolescenti , si sono radunati come di consueto lontano dal centro. Sarà così fino a tutto novembre in attesa che i numeri del contagio calino , ma tra la popolazione c'è ancora paura per l'aumento dei casi ( 34 a ieri) ma c'è chi giura che a essere positivi siano di più. Quanti ? Difficile dirlo. Il consiglio è quello di affidarsi ai numeri ufficiali emanati dall'Asp di Enna. Regalbuto è in semi lockdown , ma ciò non basta perchè a prevalere dovrà essere il senso di responsabilità di tutti , anche e sopratutto dei giovani, perchè da ognuno di noi dipende la vita degli altri.
Renzi “Chiederemo a Conte di modificare il Dpcm”
ROMA (ITALPRESS) – “Mentre si chiedono (ancora) sacrifici, sarebbe molto utile, secondo me, che il Governo chiarisse questi punti. E ci spiegasse quali sono i dati scientifici e le analisi sui quali si prendono le decisioni: i dati scientifici, non le emozioni di un singolo ministro”. Lo scrive il leader Iv Matteo Renzi nella e-news in cui annuncia che Iv chiederà al premier Giuseppe Conte di modificare il dpcm “nella parte su ristoratori, luoghi di cultura e attività sportiva”. “Mi ha colpito – aggiunge – che proprio il Ministro della Cultura abbia giustificato la chiusura dicendo che dobbiamo salvare vite umane. Io dico che certo, è vero, vogliamo salvare vite umane. Ma basta essere andati al cinema o al teatro, in queste settimane, per capire che non sono posti dove si rischia di morire, ma dove – anzi – si impara a vivere meglio. Affrontare la pandemia è un dovere di tutti. Ma bisogna farlo senza cedere alla paura”.
(ITALPRESS).
AGI - Non i 525 mila contagiati ufficiali riportati ieri nell'ultimo bollettino quotidiano, ma dieci volte tanto, oltre 5 milioni di italiani (ovvero il 10% della popolazione) che sono entrati in contatto con il SARS-CoV-2. È il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista "Science of the Total Environment" e condotto dal professor Giuseppe Arbia del Dipartimento di Scienze Statistiche della Facoltà di Economia, Università Cattolica, campus di Roma, in collaborazione con la professoressa Francesca Bassi dell'Università di Padova e del dottor Piero Demetrio Falorsi dell'ISTAT.
Con i dati attualmente a disposizione, spiega Arbia, non è possibile avere una stima precisa del numero di persone entrate finora in contatto con il SARS-CoV-2 e quindi una stima della letalità del virus (che si calcola facendo il rapporto tra il numero di decessi e il numero di persone contagiate).
Infatti, dati i criteri con i quali vengono effettuati i tamponi ad oggi (ovvero testando i soli sintomatici o chi vi è entrato in contatto e non facendo tamponi di screening sulla popolazione), risultano sovra-rappresentate le persone infette e con sintomi e, di contro, sottorappresentati gli asintomatici e i pauco-sintomatici.
"Nel nostro lavoro - afferma il professor Arbia - abbiamo tentato di ovviare a questa distorsione proponendo un modello statistico attraverso il quale i dati ufficiali vengono 'pesati' sulla base della struttura per sesso ed età della popolazione italiana. In altre parole, ad esempio, dato che gli individui più giovani rientrano raramente nei dati ufficiali in quanto più spesso asintomatici - spiega l'esperto - nel nostro modello vengono pesati maggiormente" (come se ogni giovane positivo che viene testato valesse di più di un individuo positivo di età maggiore).
L'esito è una stima delle persone entrate in contatto col virus di molto superiore ai dati ufficiali e pari a circa 5.263.000 (ovvero un po' meno del 10% della popolazione), ben di più anche della stima di 1.482.000 emersa dall'indagine sierologica condotta dall'ISTAT.
"Il dato che emerge dalla nostra ricerca - continua - è peraltro in linea con le stime dell'Imperial College di Londra (Report 13 - Estimating the number of infections and the impact of non-pharmaceutical interventions on COVID-19 in 11 European countries) e con quelle diffuse da Mike Ryan dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) le quali convergono nell'affermare che i contagiati sarebbero, appunto, il 10% circa della popolazione mondiale".
Due sono le conseguenze, una negativa ed una positiva, di questa stima, sottolinea Arbia. La prima è che il numero di contagiati è di molto superiore a quello che pensiamo e, quindi, è maggiormente elevato il rischio di ulteriore trasmissione rapida e incontrollata del virus.
"La seconda è che la letalità del virus potrebbe essere di molto inferiore a quella stimata ufficialmente. Secondo i dati diffusi dalla protezione civile, infatti, la letalità sarebbe del 9,5%, secondo l'indagine sierologica dell'ISTAT essa scenderebbe al 2,4% e secondo le nostre stime si abbasserebbe addirittura allo 0,6% ovvero 6 persone su mille", conclude Arbia, ricordando che la letalità della pandemia spagnola del 1918 è stata del 4%, mentre quella dell'influenza stagionale si aggira annualmente intorno allo 0,1%. La letalità del Covid19, dunque, sarebbe sei volte superiore a quella di una comune influenza stagionale.
Coronavirus, Musumeci: "Ogni ospedale deve 'cedere' qualcosa"
«Mai si è avvertita la necessità di essere solidali e uniti come in questo momento. A cominciare da chi, a qualsiasi livello, rappresenta le Istituzioni pubbliche e, perciò, ha il dovere di non cedere a impulsi emotivi e di scegliere quel che è giusto e non quel che appare utile. Anche in Sicilia dobbiamo prepararci al peggio. Servono sempre più posti letto per i positivi bisognosi di cure e sempre più posti di terapia intensiva per chi è in grave difficoltà».
Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.
«Ma, assieme ai posti letto - prosegue il governatore - servono i sanitari specialisti: dobbiamo far bastare quelli di cui già disponiamo (che ringrazio di cuore, assieme agli operatori), perché ovunque, in Italia, c'è paurosa carenza di queste figure professionali. Ogni ospedale deve, dunque, cedere qualcosa per dare precedenza assoluta ai malati di Covid. Egoismi e guerre di campanile non sarebbero accettabili, specie in tempi di "guerra" come quelli che viviamo. E l'ospedale di Acireale è fra questi: perché ha la capienza, ha la terapia intensiva, ha il personale sanitario necessario ed è a sette minuti dal più vicino ospedale di Catania».
«Ritengo però necessario che, assieme alla sua temporanea conversione - aggiunge Musumeci - l'ospedale acese mantenga attivo il suo Pronto soccorso: l'emergenza deve essere assicurata giorno e notte, in assoluta sicurezza anti Covid. Lo stesso vale per tutti i servizi ambulatoriali, che dovranno continuare a essere forniti ai cittadini di Acireale, seppure in un altro sito della città. E' una misura sofferta ma necessaria, condivisa con l'assessore regionale per la Salute. E sono certo che la generosa Comunità acese saprà, anche stavolta, esprimere solidarietà concreta verso i più sfortunati che verranno colpiti dal Covid. Solo se restiamo uniti e prudenti riusciremo a vincere questa dura battaglia, a conclusione della quale l'ospedale di Acireale potrà riprendere la sua normale attività, peraltro più dotato e attrezzato di prima».
Coronavirus. Il dpcm contestato.
l dpcm firmato dal premier Conte ha finito per scontentare tutti. Ma qui non si tratta solo di "accontentare" quosto o quello perchè la guerra economica - covid è qualcosa che andrà conmbattuta fino in fondo e non è facile scegliere se privilegiare l'economia o la diffusione del coronavirus. Il Governo forse è arrivato al " punto di confusione" tirato da tutte le parti dal Comitato Tecnico Scentifico, dagli alleati, dalle opposizioni, dagli sportivi , dalle scuiole , dai sindacati da tutta quella gente che al mattino si alza per aprire il proprio bar o ristorante. La sensazione che si ha è quella che forse avrebbe avuto a disposizione l'intera estate per mettere mano per esempio ai trasporti , ai maggiori controlli della movida , degli assembramenti che sapevano di liberi tutti. Oramai però il danno è fatto e bisogna corrwere ai ripari. Il Dpcm ultimo potrebbe essere solo il primo provvedimento restrittivo per arginare la diffusione del Coronavirus. Gli scienziati, infatti, non sono pienamente soddisfatti che le norme prese dal governo possano essere efficaci. Saremo ripetitivi ma restiamo dell'iodea che ognuno debba organizzare il proprio lockdown , scegliendo in libertà come evitare di essere contagiato.
Regalbuto. Salgono ancora i positivi al Covid.
Pronta ordinanza anticovid di Musumeci. Stop alle lezioni in presenza nelle superiori.
Nelle prossime ore sarà pubblicata la nuova ordinanza restrittiva che il presidente Musumeci si appresta a firmare. In sintesi i punti salienti :
la sospensione delle lezioni in presenza nelle scuole superiori dell'Isola con il contestuale avvio della didattica a distanza; il dimezzamento dell'utilizzo dei posti passeggeri nei mezzi trasporti pubblico urbano ed extraurbano, ferroviario e marittimo e il divieto di circolazione con ogni mezzo dalle ore 23 alle 5 del giorno successivo. I provvedimenti che il governatore si accinge a varare sono frutto del confronto con il Comitato tecnico scientifico siciliano che ha analizzato l'andamento epidemiologico nell'Isola. Va specificato, infatti, che attualmente in Sicilia non si registrano criticità analoghe a quelle di altri territori del Paese, ma - come rilevano gli stessi esperti - è necessaria una azione di contenimento per evitare situazioni d'allarme nelle prossime settimane.