Articoli filtrati per data: Gennaio 2025
Emergenza Covid 19, in distribuzione quattordici milioni di mascherine per la protezione delle vie respiratorie
Poco meno di tredici milioni di mascherine confezionate in trecentomila buste, questi sono i numeri dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie che in queste ore il Dipartimento Regionale della Protezione Civile Sicilia sta veicolando in tutti i comuni della Sicilia. In aggiunta alle mascherine “di comunità” ci sono anche seicentocinquarantamila mascherine chirurgiche. La distribuzione è stata disposta dal Dirigente Generale del DRPC, ingegnere Salvo Cocina.
Le cosiddette “mascherine di comunità” sono provenienti da diverse forniture del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile: il loro scopo è di contribuire a ridurre la circolazione dei virus e non sono soggette a particolari certificazioni. Considerando che le mascherine usa e getta hanno una vita d’utilizzo comunque limitata nel tempo, la fornitura di queste ore è quantomai utile per supplire eventuali mancanze sul territorio. Le mascherine di comunità, prodotte dalla Grafica Veneta, sono state testate con successo nelle scuole secondarie durante gli esami di Stato.
Insularità, studio della Regione: costa 6,54 miliardi di euro all'anno
A causa della condizione di insularità, negli ultimi vent'anni, ogni singolo residente in Sicilia (neonati compresi) avrebbe pagato una sorta di tassa occulta quantificabile, annualmente, in 1.308 euro. Un costo che si traduce in circa sei miliardi e 540 milioni di euro (pari al 7,4 per cento del Prodotto interno lordo regionale) ogni dodici mesi. Tenendo, invece, in considerazione i costi dei trasporti e le conseguenze sugli operatori economici e i vari settori di attività, la stima dell'impatto della riduzione dei prezzi sul Pil risulterebbe pari al 6,8 per cento: il risultato è che l'Isola è gravata di una penalità quantificabile in sei miliardi di euro all'anno.
A rivelarlo è uno studio - "Stima dei costi dell'insularità per la Sicilia" - condotto dal governo Musumeci attraverso il Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Regione Siciliana e il Servizio statistica e analisi economica dell'assessorato all'Economia, con il supporto dell'Istituto di ricerca Prometeia. Il documento è stato presentato stamane dal vicepresidente della Regione e assessore all'economia Gaetano Armao. Gli effetti dell'insularità sulla Sicilia sono stati stimati attraverso due differenti approcci metodologici: il modello econometrico definito dall'Istituto Bruno Leoni e il modellomultisettoriale della Regione. Si è tenuto conto di svariati fattori che spaziano dalla dotazione infrastrutturale ai costi di trasporto.
«Questo studio - ha spiegato Armao - ci consente di introdurne i risultati nel negoziato con il Governo centrale perché tale costo occulto, che i siciliani pagano per la condizione di insularità, deve essere considerato nelle relazioni finanziarie tra Stato e Regioni, così come richiede la Corte Costituzionale. Sei miliardi e mezzo di euro annui rappresentano un peso assai rilevante: è come se l'economia siciliana negli ultimi venti anni avesse subito un peso analogo a quello portato dalla pandemia. L'Italia dopo la Brexit è divenuto il Paese europeo con il più alto numero di cittadini insulari.
L'ordinamento europeo impone di considerare la condizione di insularità e questo lo hanno recentemente ribadito sia la presidente Von der Leyen che il commissario Ferreira. Lo svantaggio patito da famiglie e imprese dovrà trovare immediatamente considerazione e compensazione da parte dello Stato, anche consentendo l'utilizzo della fiscalità' di sviluppo per attrarre investimenti e favorire le nostre imprese».«Se a livello europeo - si legge nel documento che è stato ratificato dalla giunta di Palazzo Orleans - è possibile registrare una certa vivacità del dibattito che ruota intorno al tema dell'insularità e sui suoi impatti, a livello nazionale si rileva una carenza o inadeguatezza di azioni concrete o atti normativi volti a tenere in debito conto questo svantaggio e ad operare una necessaria compensazione»". «Un danno che era già sotto gli occhi di tutti ma che adesso - sottolinea il governatore Nello Musumeci - ha contorni ben precisi e assume plasticamente le sembianze di un macigno che soffoca lo sviluppo dell'Isola, penalizzata da sempre sia nel contesto europeo che in quello nazionale. Si tratta di una tassa occulta e inaccettabile che grava sul nostro futuro ed è per questo che abbiamo riportato con forza al centro dell'attenzione il tema della compensazione degli svantaggi dovuti all'insularità».
La Commissione europea riconosce gli effetti penalizzanti dell'insularità, intesa come discontinuità territoriale, e considera le regioni interessate meritevoli di azioni politiche capaci di ridurre il gap rispetto alle aree continentali. La Sicilia, con i suoi circa cinque milioni di residenti, si colloca al di sotto della media italiana ed europea rispetto alla maggior parte degli indicatori sociali ed economici che Bruxelles adotta proprio per operare i confronti spaziali e temporali tra le varie regioni. L'Isola figura indietro soprattutto alla voce "competitività" riferita, in particolare, a infrastrutture, capitale umano e innovazione. Anche nel contesto nazionale l'Isola è storicamente caratterizzata da un pesante divario rispetto alle altre regioni italiane, come registrato dai principali indicatori socio-economici: nel 2018 il prodotto interno lordo pro capite è risultato pari a 17.721 euro collocandola in penultima posizione, seguita soltanto dalla Calabria con un Pil pro capite di 17.021 euro.
«Con il governo centrale - conclude l'assessore all'Economia - ci confronteremo sulla condizione di insularità all'interno del negoziato per l'attuazione dell'autonomia fiscale e finanziaria, insieme ad altri temi fondamentali come la fiscalità di sviluppo per attrarre investimenti e la perequazione infrastrutturale. L'entità finanziaria annuale dei costi dell'insularità e' per la Sicilia maggiore degli effetti economici della pandemia Covid 19. Lo studio rappresenta, nel caso ce ne fosse bisogno, un argomento in più per ottenere ciò che chiediamo, vale a dire le stesse opportunità di ogni altro territorio.
L'esigenza di affrancarci da questo oggettivo handicap è legittima e a Roma non si può continuare a far finta di niente. E così ,come abbiamo voluto ribadire anche nel Documento di economia e finanza regionale 2020-2022, è necessario concludere al più presto uno specifico accordo con lo Stato e l'Ue sulla continuità territoriale, per introdurre misure compensative in favore dei cittadini e delle imprese dell'Isola».
Coronavirus: pronto soccorso in tilt a Palermo.
Il problema che un pò tutti sostengono e con cui bisognerà fare i conti è quello dell'intasamento dei pronto soccorsi. Le cronache ci portano a Palermo dove le persone sono assistiti sulle ambulanze perchè sono già pieni i presidi covid del Civico , del Cervello ma anche quelli di Villa Sofia , Policlinico e dell'Ingrassia. E' una situazione difficile quella di Palermo ma il timore è quello dell'aumento dei contagi anche in altre province , anche se pare che la Sicilia sia già al limite. Non mancano gli appelli: non tutte le persone risultate positive ai test relativi all’infezione da nuovo coronavirus vengono ospedalizzate; se i sintomi sono lievi o si è asintomatici, le direttive sanitarie impongono l’isolamento nella propria abitazione e l’assistenza domiciliare. Solo la necessità di assistenza respiratoria rende fondamentale il ricovero in terapia intensiva: chi sviluppa solo sintomi lievi o rimane asintomatico, se ha meno di 70 anni e non presenta malattie pregresse magari croniche o gravi, dovrà restare in completo isolamento fino al termine della sintomatologia e comunque per almeno 14 giorni (dopodiché si potrà effettuare nuovamente il test del tampone). Durante questo periodo sarà istituita una linea diretta con le autorità sanitarie che verrà interrotta solo alla risoluzione clinica del caso.
Antonella Viola. " Immunità di gregge. No."
Coronavirus. A Regalbuto scuole chiuse fino a nuove disposizioni.
A comunicarlo il Vice Sindaco Concetta Giaggeri , la quale preso atto della nota dell'Asp , ha disposto la chiusura delle scuole di ogni ordine e gradoin tutto il territorio comunale fino a nuova comunicazione. " Come già di concerto con il dirigente scolastico - si legge nel messaggio - per non creare interruzione all'attività didattica, da giovedì 29 ottobre si procederà alla didattica a distanza" Infine il Vice Sindaco Giaggeri fa appello alla responsabilità e al buion senso di ognuno visto il delicato momento che tutta la comunità sta vivendo.
Giuseppe Conte, l’intervento sul Fatto Quotidiano: “Ecco perché ho chiuso alle 18. Nessuno ora soffi sul fuoco”
Giuseppe Conti scrive al Fatto Quotidiano spiegando i motivi della scelta di chiudere alle 18. " Abbiamo appena varato un Dpcm con misure più restrittive, ma necessarie. Quel Dpcm è nato da un lungo confronto tra tutte le forze di maggioranza, rappresentate dai rispettivi capi-delegazione. Queste misure non sono in discussione. Piuttosto vanno spiegate a una popolazione in sofferenza, che legittimamente chiede di capire i motivi delle scelte del governo. In queste ore molti ci chiedono: perché chiudete proprio i ristoranti, perché le palestre, i cinema e i teatri, che pure applicano rigorosamente i protocolli di sicurezza? A queste categorie – e ai cittadini tutti – va data una risposta razionale, perché razionali sono i criteri che ci hanno ispirato.
Non abbiamo deciso queste chiusure indiscriminatamente. Tutte le misure messe in campo rispondono alla necessità di tenere sotto controllo la curva dei contagi. Con lo smart working e il ricorso alla didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado, puntiamo a ridurre momenti di incontri e soprattutto l’afflusso nei mezzi di trasporto durante il giorno, perché sappiamo che è soprattutto lì che si creano affollamenti e quindi occasioni di contagio. Acquistare subito centinaia di nuovi mezzi pubblici è impossibile, per questo andava decongestionato il sistema del trasporto pubblico agendo su scuola e lavoro e altre occasioni di uscita come lo sono l’attività sportiva in palestre e piscine. Stessa cosa abbiamo fatto la sera: abbiamo ridotto tutte le occasioni di socialità che spingono le persone a uscire nelle ore serali e a spostarsi con i mezzi pubblici. Uscire la sera per andare al ristorante, cinema o teatro significa prendere mezzi pubblici o taxi, fermarsi prima o dopo in una piazza a bere qualcosa o a incontrarsi con amici abbassando la propria soglia di attenzione e creando assembramenti. Ecco perché abbiamo sospeso le attività di ristoranti, cinema e teatri. Così si è meno incentivati a uscire di casa.Non solo: diminuendo le occasioni di socialità, abbassiamo anche il numero di contatti che ognuno di noi può avere, rendendo così più facile fare i tracciamenti nel caso in cui una persona risulti positiva. Senza queste misure la curva è destinata a sfuggirci di mano.
Sono queste le motivazioni che ci hanno spinto ad adottare misure che sappiamo essere dure. Ora è il momento della responsabilità. La politica – e questo vale soprattutto per chi è al governo – deve saper dar conto delle proprie scelte ai cittadini, assumersi la responsabilità delle proprie azioni e non soffiare sul fuoco del malessere sociale per qualche percentuale di consenso nei sondaggi. Ora è il momento di mettere il Paese in sicurezza, evitando la diffusione del contagio e il rischio di non riuscire a garantire cure e ricoveri adeguati e di non riuscire a preservare il tessuto economico e produttivo.
Siamo tutti pienamente consapevoli delle ricadute economiche di queste misure, delle difficoltà a cui molti cittadini italiani vanno incontro, penso a chi lavora nel settore della ristorazione, del turismo, dello spettacolo, della cultura, delle palestre e di tutti i settori connessi. Ma proprio per questo oggi approviamo un decreto importante con ingenti risorse che ci permette di ristorare tutte queste persone, di dare loro in maniera rapida e diretta risorse per colmare le perdite dovute alle chiusure. Saranno soldi certi e rapidi."
* presidente del Consiglio
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/27/perche-ho-chiuso-alle-18-nessuno-ora-soffi-sul-fuoco/5980963/?utm_medium=Social&utm_source=Facebook#Echobox=1603785615
Coronavirus. Salgono a 36 i positivi a Regalbuto.
Sono saliti a 36 i casi di persone positive al coronavirus che attualmente sono in isolamento. L'Asp ha attuato tutte le misure necessarie previste dal protocollo di emergenza. Trentasei sono i casi accertati , ma c'è il timore che i numeri potrebbero ancora aumentare. Da ieri sera bar,ristoranti e pub hanno iniziato a chiudere alle ore 18 e si vede sempre meno gente in strada. Nel territorio ennese fa notizia i 67 casi accertati a Centuripe e i 36 a Catenanuova. Un triangolo questo che nella prima fase del contagio era stato "risparmiato". La foto di Silvia Squillaci , scattata lunedì sera rappresenta una Regalbuto vuota a luci spente. Intanto si spera che i casi positivi si fermino e pian piano si cerca di tornare alla normalità. Il paese è fermo e la situazione economica di artigiani e commercianti è destinata a diventare sempre più precaria. Fermi anche lo sport e le palestre.
FOTO DI SILVIA SQUILLACI
Il coprifuoco alle 18.
Bar , ristoranti e pub alle 18 hanno abbassato le saracinesche anche a Regalbuto così come in tutto il territorio italiano. Immaginare i pensieri di quanti gestiscono questi locali non crediamo sia difficile. " Sarebbe stato meglio che ci obbligassero a chiudere per l'intera giornata " Ci dice uno di loro , visibilmente contrariato. " Avevamo speso soldi e sacrifici per organizzare il locale, secondo le disposizioni che avevamo ricevuto, ma è stato tutto inutile." A luci spente le vie della città si sono improvvisamente svuotate . In molti hanno compreso di non dover più circolare al calar della sera , in pochi , soprattutto giovani e adolescenti , si sono radunati come di consueto lontano dal centro. Sarà così fino a tutto novembre in attesa che i numeri del contagio calino , ma tra la popolazione c'è ancora paura per l'aumento dei casi ( 34 a ieri) ma c'è chi giura che a essere positivi siano di più. Quanti ? Difficile dirlo. Il consiglio è quello di affidarsi ai numeri ufficiali emanati dall'Asp di Enna. Regalbuto è in semi lockdown , ma ciò non basta perchè a prevalere dovrà essere il senso di responsabilità di tutti , anche e sopratutto dei giovani, perchè da ognuno di noi dipende la vita degli altri.
Renzi “Chiederemo a Conte di modificare il Dpcm”
ROMA (ITALPRESS) – “Mentre si chiedono (ancora) sacrifici, sarebbe molto utile, secondo me, che il Governo chiarisse questi punti. E ci spiegasse quali sono i dati scientifici e le analisi sui quali si prendono le decisioni: i dati scientifici, non le emozioni di un singolo ministro”. Lo scrive il leader Iv Matteo Renzi nella e-news in cui annuncia che Iv chiederà al premier Giuseppe Conte di modificare il dpcm “nella parte su ristoratori, luoghi di cultura e attività sportiva”. “Mi ha colpito – aggiunge – che proprio il Ministro della Cultura abbia giustificato la chiusura dicendo che dobbiamo salvare vite umane. Io dico che certo, è vero, vogliamo salvare vite umane. Ma basta essere andati al cinema o al teatro, in queste settimane, per capire che non sono posti dove si rischia di morire, ma dove – anzi – si impara a vivere meglio. Affrontare la pandemia è un dovere di tutti. Ma bisogna farlo senza cedere alla paura”.
(ITALPRESS).
Cinque milioni di italiani potrebbero essere entrati in contatto col virus
AGI - Non i 525 mila contagiati ufficiali riportati ieri nell'ultimo bollettino quotidiano, ma dieci volte tanto, oltre 5 milioni di italiani (ovvero il 10% della popolazione) che sono entrati in contatto con il SARS-CoV-2. È il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista "Science of the Total Environment" e condotto dal professor Giuseppe Arbia del Dipartimento di Scienze Statistiche della Facoltà di Economia, Università Cattolica, campus di Roma, in collaborazione con la professoressa Francesca Bassi dell'Università di Padova e del dottor Piero Demetrio Falorsi dell'ISTAT.
Con i dati attualmente a disposizione, spiega Arbia, non è possibile avere una stima precisa del numero di persone entrate finora in contatto con il SARS-CoV-2 e quindi una stima della letalità del virus (che si calcola facendo il rapporto tra il numero di decessi e il numero di persone contagiate).
Infatti, dati i criteri con i quali vengono effettuati i tamponi ad oggi (ovvero testando i soli sintomatici o chi vi è entrato in contatto e non facendo tamponi di screening sulla popolazione), risultano sovra-rappresentate le persone infette e con sintomi e, di contro, sottorappresentati gli asintomatici e i pauco-sintomatici.
"Nel nostro lavoro - afferma il professor Arbia - abbiamo tentato di ovviare a questa distorsione proponendo un modello statistico attraverso il quale i dati ufficiali vengono 'pesati' sulla base della struttura per sesso ed età della popolazione italiana. In altre parole, ad esempio, dato che gli individui più giovani rientrano raramente nei dati ufficiali in quanto più spesso asintomatici - spiega l'esperto - nel nostro modello vengono pesati maggiormente" (come se ogni giovane positivo che viene testato valesse di più di un individuo positivo di età maggiore).
L'esito è una stima delle persone entrate in contatto col virus di molto superiore ai dati ufficiali e pari a circa 5.263.000 (ovvero un po' meno del 10% della popolazione), ben di più anche della stima di 1.482.000 emersa dall'indagine sierologica condotta dall'ISTAT.
"Il dato che emerge dalla nostra ricerca - continua - è peraltro in linea con le stime dell'Imperial College di Londra (Report 13 - Estimating the number of infections and the impact of non-pharmaceutical interventions on COVID-19 in 11 European countries) e con quelle diffuse da Mike Ryan dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) le quali convergono nell'affermare che i contagiati sarebbero, appunto, il 10% circa della popolazione mondiale".
Due sono le conseguenze, una negativa ed una positiva, di questa stima, sottolinea Arbia. La prima è che il numero di contagiati è di molto superiore a quello che pensiamo e, quindi, è maggiormente elevato il rischio di ulteriore trasmissione rapida e incontrollata del virus.
"La seconda è che la letalità del virus potrebbe essere di molto inferiore a quella stimata ufficialmente. Secondo i dati diffusi dalla protezione civile, infatti, la letalità sarebbe del 9,5%, secondo l'indagine sierologica dell'ISTAT essa scenderebbe al 2,4% e secondo le nostre stime si abbasserebbe addirittura allo 0,6% ovvero 6 persone su mille", conclude Arbia, ricordando che la letalità della pandemia spagnola del 1918 è stata del 4%, mentre quella dell'influenza stagionale si aggira annualmente intorno allo 0,1%. La letalità del Covid19, dunque, sarebbe sei volte superiore a quella di una comune influenza stagionale.